Photo credit: © Yoann Richomme/VG2024
Grande battaglia tra i tre in testa alla corsa: da martedì mattina, Yoann Richomme ha preso il comando ma il suo vantaggio su Charlie Dalin e Sébastien Simon è irrisorio.
I tre leader rimarranno così raggruppati probabilmente allargheranno il divario con il resto della flotta che hanno davanti a loro una cresta di alta pressione che continua a bloccare il loro percorso.
Intanto il trio festeggia. Yoann apprezza la sua rincorsa, Charlie dimostra di non arrendersi e Sébastien può finalmente allungare il ritmo navigando con mure a dritta (Simon naviga con un solo foil); i divari lo dimostrano in modo spettacolare: dopo 37 giorni di corsa, Yoann è solo 1,4 miglia e 3,1 miglia davanti ai suoi due rivali alle 15:00 di oggi!
Nel frattempo molti skipper accumulano sforzi dovuti alle condizioni meteo impegnative e problemi tecnici: purtroppo regata finita per la skipper inglese Pip Hare che ha domenica sera, quando si trovava in 15esima posizione 800 miglia a sud dell'Australia, ha disalberato e si sta ora dirigendo verso Melbourne con un armo di fortuna. Competizione abbandonata anche dallo skipper ungherese Szabolcs Weöres, che ha finito la sua navigazione a Città del Capo.
Sono alle prese con varie riparazioni Sébastien Marsset, Clarisse Crémer, Antoine Cornic e continuano a lottare con forti venti Guirec Soudee, Kojiro Shiraishi e Oliver Heer.
Sono molti gli skipper ancora in l'Oceano Indiano che hanno un solo sogno: allungare il passo, entrare nel Pacifico e beneficiare finalmente di condizioni più clementi.
Nell'immensità agitata dell'Oceano Indiano, dove ogni giorno è un confronto incessante contro gli elementi, si trova ancora anche Giancarlo Pedote, oggi al 21esimo posto.
Stanco ma risoluto, Giancarlo avanza con determinazione verso il Capo Leeuwin, il secondo dei tre grandi capi del suo giro del mondo, che prevede di superare domani. Se questo passaggio simbolico rappresenterà senza dubbio una tappa chiave, sia a livello mentale che nel suo percorso complessivo, lo skipper di Prysmian resta comunque concentrato. E per una buona ragione: più a est lo attende l'Oceano Pacifico, altrettanto misterioso e imprevedibile, carico di nuove sfide e opportunità.
«Sto bene, ma sono un po’ stanco perché in questo Indiano non c’è davvero mai un attimo di tregua», ha raccontato Giancarlo Pedote durante uno scambio con il suo team, questo lunedì. Infatti, dal passaggio del Capo di Agulhas, che segna l'ingresso in questo oceano un tempo chiamato Oceano Orientale o Mare delle Indie, il navigatore, come tutti i concorrenti del Vendée Globe, ha dovuto affrontare una serie di depressioni particolarmente violente. «È soprattutto lo stato del mare a rendere la vita a bordo molto difficile. Ogni spostamento diventa estremamente complicato».
Nonostante queste condizioni proibitive, l’italiano riesce a preservare la sua attrezzatura, navigando con attenzione e precisione in mezzo a questo caos. «La barca sta andando piuttosto bene, e questa è una buona notizia. Da poco, lo stato del mare è leggermente migliorato, ma siamo davanti a un sistema meteorologico importante. Bisogna quindi mantenere il ritmo. Il vento è a volte molto instabile, per cui bisogna adattarsi. In certi momenti la prua affonda un po', quindi bisogna cercare i giusti assetti», ha spiegato il fiorentino, che continua a spingere il più possibile verso est.
Alla ricerca di una traiettoria ottimale verso sud della Nuova Zelanda, Giancarlo Pedote privilegia la prudenza. «Restare un po’ più a nord è una scommessa per preservare il materiale e navigare in condizioni più gestibili. Vedremo se pagherà», ha aggiunto Giancarlo, che al momento è in lotta con Jean Le Cam, Isabelle Joschke e Alan Roura, preparandosi al contempo a superare la longitudine del Capo Leeuwin. «Sarà una tappa importante, soprattutto a livello mentale», ha sottolineato lo skipper di Prysmian, felice all'idea di lasciarsi alle spalle il secondo grande traguardo del suo giro del mondo, dopo il Capo di Buona Speranza, superato poco più di dieci giorni fa.
«Fa piacere, ma la strada è ancora lunga. Possono ancora succedere molte cose e l'avaria di Pip Hare, la scorsa notte, ce lo ha ricordato ancora una volta», ha raccontato l'italiano, inevitabilmente scosso dalla notizia del disalberamento della navigatrice britannica. «Sono molto dispiaciuto per lei, perché stava facendo una gara incredibile fino a quel momento. È una prova davvero dura per lei e per il suo team. Il nostro sport è uno sport meccanico, e a volte è terribilmente ingrato. Fortunatamente, si trovava vicino all'Australia. Se questo incidente fosse accaduto al Punto Nemo, la situazione sarebbe stata molto più complicata da gestire», ha spiegato Giancarlo, consapevole della fragilità di ogni impresa in mare aperto.
Ma l’Oceano Indiano non è l’unico a mettere alla prova i navigatori. Anche l’Oceano Pacifico riserverà la sua parte di difficoltà. «Speriamo di essere trattati meglio lì, perché l’Indiano è stato davvero poco ospitale», ha concluso Giancarlo, rimanendo fedele al suo motto: umiltà e concentrazione.
Credit: Press Giancarlo Pedote - Stefania Salucci
Redazione Velanet