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24/10/2023 - La Transat Jacques Vabre di Giancarlo Pedote

Photo credit: © Gauthier Lebec / Prysmian Group

Quando si pianifica una regata in doppio, ma ancor più quando ci si prepara a un grande evento come il Vendée Globe in solitario, la scelta del co-skipper è difficile ma essenziale, se si vuole progredire nel proprio percorso di crescita, perché permette di imparare dall'altro, anche solo in termini di metodo. Giancarlo Pedote lo sa bene. Dopo le sue prime due partecipazioni alla Transat Jacques Vabre come co-skipper, e altre due come responsabile del proprio progetto a bordo di Prysmian Group, il navigatore italiano sa che il fattore umano è un elemento chiave della performance, perché una buona intesa e una comunicazione efficace a bordo contano per raggiungere un livello superiore. La conferma è data dai suoi risultati nella famosa Route du Café, la Transat Jacque Vabre.
È un dato di fatto che nello sport, sia esso praticato in singolo o in doppio, il fattore umano è la chiave del successo. Cosa bisogna cercare quando si sceglie il proprio partner sportivo? Valori come la capacità, la personalità, l’esperienza e la motivazione sono necessari ma non sufficienti come garanzia di successo: l’intesa può essere un aspetto determinante perché quando c'è un'intesa perfetta, il successo può esserne diretta conseguenza. Nel mondo della vela oceanica, la Transat Jacques Vabre - la più importante transatlantica in doppio -è l’emblema di questa riflessione. È quanto è venuto fuori da una considerazione di Giancarlo Pedote, il navigatore oceanico italiano che domenica 29 ottobre salperà in direzione Martinica regatando nella Classe dei 60 piedi, i più grandi monoscafi tra le classi ammesse a partecipare alla Transat Jacques Vabre.

"Durante la mia prima Transat Jacques Vabre, nel 2015, ho avuto la fortuna di navigare al fianco di Erwan Le Roux, che aveva già vinto la regata nel 2009 e nel 2013, nella categoria Multi50 (oggi Ocean Fifty). A causa delle condizioni meteo davvero difficili, con una brutta bassa pressione da affrontare fin dalle prime miglia che, ricordo, aveva causato molti ritiri tra i nuovi IMOCA a foil, abbiamo avuto vita dura", ricorda lo skipper di Prysmian Group che, insieme al suo co-skipper, affrontò per l’occasione una certa dose di avversità. Una serie di ostacoli che li costrinse a sostenersi a vicenda per superare le difficoltà e lo stress della situazione. "Fummo costretti a concentrarci sul nostro obiettivo comune piuttosto che sulle nostre differenze", osserva il fiorentino, sottolineando che per creare il giusto collante a bordo è importante avere una comunicazione aperta e onesta, oltre che fiducia e rispetto reciproci. "È stata dura. Anche lunga, visto che all'epoca l'arrivo era a Itajai (in Brasile – ndr), ma siamo comunque riusciti ad andare avanti e a vincere!" dichiara Giancarlo, che non poteva sperare in un esito migliore per la sua prima esperienza in multiscafo.

Un'esperienza che, due anni dopo, ha fatto seguito con un'altra “prima volta”, ma questa volta a bordo di un IMOCA, come co-skipper al fianco di Fabrice Amedeo. "L'edizione 2017 della Route du Café mi ha dato l'opportunità di scoprire il mondo dei monoscafi di 60 piedi. Mi è piaciuto molto scoprire una nuova barca e una nuova classe ed è stato bello poterlo fare senza troppa pressione. Quando sei 'solo' un co-skipper, tutto quello che devi fare è mettere la borsa in pozzetto e occuparti del piano di regata, ma osservando tutto quello che accadeva intorno, ho capito subito che gestire un progetto IMOCA non è affatto come gestire un progetto Mini 6.50", ricorda il navigatore che rappresenterà l’Italia in Classe IMOCA, che parteciperà alla prossima edizione della regata a capo del proprio team.

"Per affiancarmi nell’avventura del 2019 scelsi un velista della Classe Figaro, Anthony Marchand, che oltre ad avere la reputazione di navigatore rigoroso e preciso, soprattutto sulle regolazioni dell’imbarcazione, ha la grinta necessaria per le regate con flotta numerosa, dove la battaglia si gioca quasi corpo a corpo. A livello umano, è stato molto gratificante. Ho un ottimo ricordo di quella edizione della regata transatlantica, che ho svolto con tutto il peso della responsabilità del leader del progetto. Ciò è stato tanto più vero poiché l'arrivo fu a Salvador de Bahia, una città che mi sta a cuore in quanto evocativa della Mini Transat", spiega il velista, che ha imparato una lezione importante: una leadership efficace aiuta a rafforzare la coesione.

"La mia ultima partecipazione, due anni fa con Martin Le Pape, è stata un vero successo a livello umano. Tutto è stato perfetto, ogni componente ha funzionato, compreso il risultato, con un bel 6° posto a Fort-de-France, in Martinica. In una parola, è stato fantastico, anche se venti giorni in mare sono stati impegnativi e abbiamo sofferto molto il caldo", sottolinea lo skipper di Prysmian Group, che quest'anno ha scelto Gaston Morvan, 4° alla recente Solitaire du Figaro, che ha un profilo molto simile a quello di Martin. "La pagina è vuota, nel senso che la storia deve essere ancora scritta, ma abbiamo grandi cose da scrivere insieme. Sta a noi creare la migliore sinergia possibile intorno alla nostra regata. L’obiettivo resta quello di liberare tutte le energie della nostra barca e farla volare veloce”.

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Credit: Ufficio stampa Giancarlo Pedote
Redazione Velanet

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