Apprendere e migliorare | ||
Apprendere e migliorare |
Qual'è il miglior metodo per apprendere e migliorare le proprie prestazioni? Di solito si cerca un buon allenatore ma in barca non è proprio così. Un'istruttore o una scuola sono senza dubbio un punto di partenza fondamentale ma non tarderete a capire che su una deriva le variabili sono infinite e che molte risposte bisogna trovarle da soli. Come migliorare allora?
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Definire le priorità e lavorare sugli obiettivi |
La disponibilità di tempo è una risorsa fondamentale per migliorare la propria tecnica ed ottenere buoni risultati ma non c'è mai tempo sufficiente per provare tutto quello che vorremmo, proprio per questo bisogna imparare a procedere per priorità. Se fate regate per divertimento probabilmente non avrete tempo a sufficienza per occuparvi di tutte le sfumature del gioco (cura della barca, allenamento fisico, ricerca di uno sponsor): dovete decidere a cosa rinunciare. Se decidete di partecipare ad un campionato dovrete fare delle scelte, decidere se passare il prossimo week-end in allenamento o partecipando ad una gara. Fate attenzione a non farvi prendere dalla febbre delle regate, non vogliamo minimizzare l'efficacia di una regata come strumento per imparare ma ricordate che il massimo dell'apprendimento si ottiene in una seduta d'allenamento con altre due o tre barche ben preparate. Un obiettivo è qualcosa che ritenete importante raggiungere, può essere il sogno della vita (un nostro amico un paio d'anni fa si è posto l'obiettivo di "partecipare alle Olimpiadi di 49er") o qualcosa di più piccolo (quest'estate abbiamo deciso di "aprire il primo sito Internet sugli skiff in italiano") ma in entrambi i casi i risultati arriveranno più rapidamente e saranno sensibilmente migliori se seguirete un approccio per obiettivi. Porsi degli obiettivi (pochi e chiari) significa sapere esattamente cosa fare e non sprecare un colpo. Ogni obiettivo (es "imparare a partire bene") può essere scomposto in sotto obiettivi (es "partire sempre in prima fila") e questi a loro volta in sotto-sotto obiettivi (es "scendere in acqua 20 minuti prima della partenza e pensare ad una strategia di partenza"). In questo modo si arriva ad una lista di azioni di portata limitata sulle quali potete iniziare a lavorare. Nelle PagineGialle John Merricks e Ian Walker raccontano come prepararsi al meglio per affrontare le regate, ci parlano delle qualità di un buon obiettivo, della formazione dell'equipaggio, della preparazione fisica e ci danno qualche dritta su come trovare e gestire uno sponsor. |
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Le manovre |
Più ancora della velocità e della tattica le capacità in manovra sono diventate la base per vincere regate. La tendenza verso barche più veloci e percorsi più corti, le evoluzioni tecniche che si susseguono pongono un'enfasi maggiore sul saper manovrare al meglio. Non esistono delle vere e proprie regole, le soluzioni ai problemi possono essere diverse a seconda dell'intensità del vento, dello stato del mare, del peso e della preparazione dell'equipaggio, ... Come prima cosa dovete riuscire a gestire le principali manovre correttamente e meccanicamente (cioè senza pensarci troppo), questo dovrebbe permettervi di correre una regata senza troppi patemi e senza provocare danni a voi ed agli altri. Questo è il punto di partenza dal quale progredire: la pratica vi può rendere perfetti! Durante qualsiasi manovra inoltre è importantissimo mantenere la barca piatta e veloce tanto che pare che per gli australiani SKIFF stia per "Sail Keeping It Fast and Flat". La prima differenza tra la conduzione di uno skiff e quella di una deriva tradizionale è l'abitudine a non sedersi mai, occorre stare sempre in piedi, al massimo in ginocchio ed essere sempre pronti e reattivi. |
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2 modi di tenere il timone |
Quale
il miglior modo per tenere il timone? Come sulle derive tradizionali,
impugnandolo "a microfono" con la mano di prua, all'altezza del petto
o come sui catamarani, tenendolo con la mano di poppa, "a padella"? Il primo metodo è da preferirsi in andatura perché permette di utilizzare la mano di prua per tenere la scotta di randa quando si cazza o si lasca. Il secondo metodo è utilissimo in manovra, per non perdere la rotta in uscita di virata e strambata e – sulle derive a doppio trapezio - per aiutarsi quando il timoniere deve uscire in condizioni di vento e mare non proprio semplici. |
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Allenarsi tra 2 barche |
Sulle derive grafici, polari di rendimento e strumentazioni sono quasi inutili, il modo migliore per progredire è allenarsi confrontandosi con altre barche per trovare le regolazioni ottimali che poi devono essere memorizzate (tracking) per venire utilizzate in regata. L'obiettivo di questi esercizi è trovare per entrambe le barche la velocità massima: la barca più lenta varia le sue regolazioni fin quando non diventa più veloce così che l'altro equipaggio si trova a sua volta nella necessità di migliorare.
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Scuffiare! |
"Lo
scorso weekend sono salito per la prima volta su uno skiff. Dopo 90
secondi di gloriosa planata siamo scuffiati. Abbiamo cercato di
raddrizzare quell'aggeggio almeno sette o otto volte prima di farcela.
Era incredibile! Abbiamo lascato tutto il lascabile, vang compreso ma
questa maledetta continuava a rotolare. Sono sempre riuscito a salire in
barca ma mi sembrava di non essersi mai nel posto giusto per impedirle
di ritornare l'albero in acqua. Ci saranno stati al massimo 12/15 nodi
di vento ed entrambi pesiamo piú di 70 chili ma bastava un nulla e ci
ritrovavamo ancora in acqua! Sono sicuro che riusciremo a domarlo ma nel
frattempo ci sarebbero utili un po' di dritte su come recuperare una
scuffia. Grazie. Michele". Quando se non durante gli allenamenti in uno specchio d'acqua che conosciamo a memoria possiamo portare al limite la conduzione dell'imbarcazione senza correre troppi rischi? La cosa peggiore che ci può capitare è una scuffia, gli skiff sono velocissimi ed hanno una velatura enorme, scuffiare è decisamente facile! Ecco alcuni consigli per recuperare dopo una scuffia. |
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Ultima spiaggia per prevenire una scuffia |
Sugli skiff ci vuole un po' di pratica per imparare a gestire bene lo sbandamento della barca: in particolare nei buchi di vento il prodiere si fa carico della maggior parte del lavoro più "fisico" mentre il timoniere reagisce cazzando randa e - se non bastasse - poggiando leggermente. Una scuffia sottovento può (a volte) venire salvata sganciandosi dal trapezio ed aumentando l'effetto-leva appendendosi alle maniglie Se
invece ci si dovesse trovare a mollo sopravento (il prodiere conosce
bene questa situazione con il soprannome di "bustina del the")
mantenete la calma: a volte é la barca stessa - grazie alla ripresa del
vento o grazie ad un timoniere che poggia e cazza randa - che vi
riporterà a bordo. Se
questo non succede la superficie bagnata dello scafo causerà spesso una
straorza e di conseguenza una scuffia. Come ultima spiaggia il timoniere può tentare una poggiata molto decisa. Questa manovra a volte (raramente) funziona. Se cosí fosse però state pronti a reagire rapidamente quando la barca riprenderà potenza per non finire scuffiati sottovento. In
ogni caso prima o poi vi troverete in acqua. |
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2 tipi di scuffia |
Dopo
circa 300/400 scuffie si comincia a poterne fare una classificazione:
innanzitutto è fondamentale dividerle a seconda che albero e vele
rimangano in acqua sopra o sottovento rispetto allo scafo. Una volta
fatta "esperienza" vi accorgerete che ci sono scuffie semplici
e scuffie complesse. |
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Scuffia semplice (albero e vele in acqua sottovento) |
Le scuffie semplici sono generalmente quelle sottovento:
Se non siete così agili ecco alcuni dettagli da tenere ben presente:
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Scuffia complessa (albero e vele in acqua sopravento) |
E’ importante capire da che parte la barca andrà a posizionarsi rispetto al vento una volta scuffiata. Con una brezza decente di solito uno skiff tende a ruotare mettendo lo scafo sottovento alle vele. Bastano pochi minuti perché il vento vi metta in questa posizione quindi ci si ritroverà molto spesso in una situazione complessa di scuffia sottovento. In questo caso non c’è molto da fare, bisogna accettare il fatto che una volta raddrizzata la barca tenderà a riscuffiare subito dall’altra parte. |
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Portare la prua al vento |
Il metodo adottato per recuperare una scuffia sulle derive tradizionali prevede che uno dei componenti dell'equipaggio in acqua tenga la barca da prua per permetterle di allinearsi al vento. A volte questo non é possibile perché serve il peso di entrambi sulla deriva per fare più leva oppure perché uno dei due dovrebbe risalire rapidamente in barca per contrastare la controscuffia. Una tecnica intelligente e poco dispendiosa per portare la barca scuffiata con la prua al vento consiste nel fare leva sulla deriva fino a quando la testa dell'albero e la penna della randa sono appena fuori dall'acqua. A questo punto non procedete a raddrizzare subito la barca, mantenetela invece in questo equilibrio: la maggior parte degli scafi in questa situazione tende a mettersi naturalmente prua al vento senza alcuno sforzo. Magari l’evoluzione avverrà lentamente ma non preoccupatevi ed abbiate pazienza e fiducia, la barca alla fine ruoterà nel senso voluto. Solo quando lo scafo si sarà allineato nel vento usate tutto il vostro peso per fare leva e raddrizzarlo (valgono ovviamente tutti i suggerimenti precedenti, ad esempio con molto vento resta efficace l'effetto-zavorra di un membro dell'equipaggio appeso alla deriva sottacqua). |
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California Roll (o San Francisco Roll o Eskimo Roll) |
La scuffia complessa inizia sempre con qualcosa che non va per il verso giusto, si perde tempo e non si riesce a ritrovarsi sulla deriva in tempo per evitare che lo scafo si capovolga completamente. In tal caso abbiamo visto che senza riguardo all'orientamento dalla scuffia rispetto al vento lo scafo immerso ruota su se stesso e porta l'albero sopravento proprio mentre siete impegnati a risalire. Quindi indipendentemente da come siete scuffiati vi ritrovate nell’ipotesi peggiore: l’armamento sopravento allo scafo fa si che non appena raddrizzerete la barca il vento ve la rovescerà addosso ancora. In questo caso cercare di balzare in barca per bilanciarla in fase di raddrizzamento è spesso un invito a prendersi una botta in testa oppure impigliarsi e restare sotto lo scafo che si rovescia di nuovo. A questo punto siete comunque obbligati lasciar perdere, vi ributtate in acqua facendo attenzione a non finire nelle vele, nuotate intorno allo scafo e cercate di risalire sulla deriva mentre la barca ritorna a 180 gradi, vi fate una centrifuga in lavatrice e... siete pronti per ricominciare. Per interrompere questo ciclo negativo "della lavatrice" si può ricorrere alla "California Roll": quando siete sulla deriva con l'albero sopravento iniziate a fare leva per raddrizzare la barca tenendo sempre un occhio alla penna della randa. Non appena questa esce dall'acqua fate un bel respiro: la barca risalirà velocemente e voi dovrete aggrapparvi alla deriva lasciando che vi porti sottacqua per poi ritrovarvi sempre sulla deriva dall'altra parte. A questo punto cercate di salire dalla falchetta sopravento. NB:
l’uomo
aggrappato alla deriva ha un doppio effetto positivo: fa zavorra per
tenere la barca dritta e, in caso di controscuffia, si trova già sulla
deriva sopravento. Una volta risaliti a bordo possono capitare due cose:
Se
c’è parecchio vento questo metodo è la maniera più efficace
(ricordate ovviamente di aprire tutti gli strozzatori e accertarvi che
non ci siano scotte impigliate). Quindi, riepilogando:
Salire
in barca in due contemporaneamente è parecchio più complesso ma si può
fare, ricordate di accordarvi: di solito il timoniere sale dietro ed il
prodiere - ovviamente - a prua. Dunque con la California Roll
quando la barca riscuffia vi fate un bel bagnetto passando sotto la
chiglia e riemergete subito dalla parte giusta per la manovre di
raddrizzamento definitiva. Non dovete temere in nessun caso di restare
sott’acqua: se anche qualcuno spegnesse improvvisamente
l’interruttore del vento la barca continuerà a capovolgersi per
inerzia (e comunque non è così lungo e difficile nuotare per
riemergere). Si tratta di una manovra fondamentale per evitare di
sprecare tempo prezioso nel nuotare intorno alla barca per risalire
quando nel frattempo il vento tenderà a rimettervi nella sgradevole
situazione di scuffia sottovento. Ricordate infine che per
raddrizzare la barca spesso serve il peso di entrambi i componenti
dell’equipaggio sulla deriva subito dalla parte giusta quindi entrambi
devono farsi il bagnetto! |
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Scucchiaiata (the Scoop) | Se le condizioni di vento ed i rispettivi pesi lo permettono una volta portata la barca a 90° si può ricorrere alla tecnica della "scucchiaiata” (in inglese “the scoop").
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Un recupero della scuffia tradizionale, da scuola di vela | Se le condizioni sono veramente estreme si può tornare alla teoria di tutte le buone scuole di vela: una persona prende la prua della barca, nuotando la porta al vento e solo da li si procede a raddrizzarla. | |
Consigli sparsi una volta raddrizzata la barca (come, dove e quando risalire...) |
Dopo che la barca si è raddrizzata il
timoniere può evitare di risalire subito ma restare aggrappato alla
falchetta, impugnare lo stick e controllare il timone dall’acqua
orzando al vento per stabilizzare ulteriormente l’imbarcazione. Nel
frattempo sarà il prodiere che si occupa di risalire e bilanciare i
pesi. Quando il prodiere risale per secondo può essere utile che passi dallo specchio di poppa che negli skiff è quasi sempre aperto. In questo modo risalire è più facile ed inoltre il peso del prodiere si trova subito al centro della barca e non provoca sbilanciamenti ed ulteriori rischi di nuove scuffie. Fate semplicemente attenzione a non essere tanto goffi ed impacciati da impedire al timone di fare il suo lavoro. Sui 49er, dove le ali sono particolarmente ampie, a volte il prodiere risale molto a prua, davanti all'albero per fare meno leva ed evitare di tirarsi la barca addosso (il che peraltro ci porterebbe di nuovo in posizione di "scuffia complessa" con le vele in acqua sopravento). |
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Ed una volta risaliti... |
Il recupero della scuffia ha termine solo quando avete ripreso il pieno controllo dell'imbarcazione. Non commettete l'errore di rilassarvi troppo presto appena risaliti in barca. Riposatevi ma state all'erta: gli skiff sono molto invelati ed a volte anche con tutto lascato può essere necessario uscire subito al trapezio per evitare di tornare subito giù (con le immaginabili conseguenze deleterie su energie e motivazione). In condizioni di sopravvivenza o quando, in regata, si vuole ridurre al minimo il tempo di recupero di una scuffia il prodiere deve uscire al trapezio subito dopo essere risalito per dare stabilità alla barca e permettere al timoniere di rimettersi subito in rotta portando un doppio beneficio: ripartenza più rapida e maggiore stabilità grazie alla ripresa immediata di velocità della barca. |
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Recupero
dalla scuffia in singolo |
La
scuffia deve essere considerata parte integrante della vela sulle derive.
L'eventualità di una scuffia è sempre altissima, esercitarsi a recuperare la
posizione eretta di barca ed equipaggio é assolutamente fondamentale, una
situazione di scuffia può essere rapidamente recuperata anche da un singolo
velista purchè questo sia esercitato (e pesi almeno una cinquantina di chili,
meglio ancora se sui settanta).
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Recuperare
il prodiere in acqua |
Ecco
un'altra manovra tutto sommato semplice ma sulla quale vale la pena di
esercitarsi un minimo non solo per elementari norme di sicurezza ma anche per
ridurre i tempi di intervento in regata. Dunque,
una volta lasciato il prodiere in acqua su uno skiff doppio in qualsiasi caso vi
sconsigliamo di lasciarvelo se non altro perché, per quanto possiate ritenervi
preparati, specie con vento forte, la barca non è per niente facile da
governare da soli. Per
recuperare l'uomo in acqua si può ricorrere a diversi metodi, potete allenarvi
su queste tre semplici mosse:
Per
risparmiare sforzi non strettamente necessari il timoniere può facilitare
elegantemente il recupero issando il prodiere per mezzo del momento raddrizzante
dato dalla pressione del vento sulle vele (per metterla piú semplice: cazzando
randa). |
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