Apprendere e migliorare

Apprendere e migliorare

Qual'è il miglior metodo per apprendere e migliorare le proprie prestazioni?

Di solito si cerca un buon allenatore ma in barca non è proprio così. Un'istruttore o una scuola sono senza dubbio un punto di partenza fondamentale ma non tarderete a capire che su una deriva le variabili sono infinite e che molte risposte bisogna trovarle da soli.

Come migliorare allora?

  • Al termine di ogni uscita discutete su cosa ha funzionato, cosa non ha funzionato e cosa vi ripromettete di provare la prossima volta

  • Cercate di uscire spesso con altre barche fate molta attenzione a come manovrano gli equipaggi che vi stanno davanti

  • Imparate dagli altri equipaggi, fate un sacco di domande: spesso agli equipaggi vincenti fa piacere raccontare i loro "segreti"

  • Tenetevi aggiornati, leggete riviste, libri (e siti Internet)

  • Sviluppate un sistema per prendere nota di tutto quello che avete imparato, scrivendo si ha un'ulteriore occasione per riflettere e soprattutto si crea un archivio di conoscenze che può rivelarsi utilissimo in futuro (per inciso, questo è il motivo per cui abbiamo deciso di creare questo sito)

  • Lavorate sempre sugli obiettivi

In acqua per un allenamento
Definire le priorità e lavorare sugli obiettivi

La disponibilità di tempo è una risorsa fondamentale per migliorare la propria tecnica ed ottenere buoni risultati ma non c'è mai tempo sufficiente per provare tutto quello che vorremmo, proprio per questo bisogna imparare a procedere per priorità.

Se fate regate per divertimento probabilmente non avrete tempo a sufficienza per occuparvi di tutte le sfumature del gioco (cura della barca, allenamento fisico, ricerca di uno sponsor): dovete decidere a cosa rinunciare. Se decidete di partecipare ad un campionato dovrete fare delle scelte, decidere se passare il prossimo week-end in allenamento o partecipando ad una gara. Fate attenzione a non farvi prendere dalla febbre delle regate, non vogliamo minimizzare l'efficacia di una regata come strumento per imparare ma ricordate che il massimo dell'apprendimento si ottiene in una seduta d'allenamento con altre due o tre barche ben preparate.

Un obiettivo è qualcosa che ritenete importante raggiungere, può essere il sogno della vita (un nostro amico un paio d'anni fa si è posto l'obiettivo di "partecipare alle Olimpiadi di 49er") o qualcosa di più piccolo (quest'estate abbiamo deciso di "aprire il primo sito Internet sugli skiff in italiano") ma in entrambi i casi i risultati arriveranno più rapidamente e saranno sensibilmente migliori se seguirete un approccio per obiettivi.

Porsi degli obiettivi (pochi e chiari) significa sapere esattamente cosa fare e non sprecare un colpo.

Ogni obiettivo (es "imparare a partire bene") può essere scomposto in sotto obiettivi (es "partire sempre in prima fila") e questi a loro volta in sotto-sotto obiettivi (es "scendere in acqua 20 minuti prima della partenza e pensare ad una strategia di partenza"). In questo modo si arriva ad una lista di azioni di portata limitata sulle quali potete iniziare a lavorare.

Nelle PagineGialle John Merricks e Ian Walker raccontano come prepararsi al meglio per affrontare le regate, ci parlano delle qualità di un buon obiettivo, della formazione dell'equipaggio, della preparazione fisica e ci danno qualche dritta su come trovare e gestire uno sponsor.

Le manovre

Più ancora della velocità e della tattica le capacità in manovra sono diventate la base per vincere regate. La tendenza verso barche più veloci e percorsi più corti, le evoluzioni tecniche che si susseguono pongono un'enfasi maggiore sul saper manovrare al meglio. Non esistono delle vere e proprie regole, le soluzioni ai problemi possono essere diverse a seconda dell'intensità del vento, dello stato del mare, del peso e della preparazione dell'equipaggio, ...

Come prima cosa dovete riuscire a gestire le principali manovre correttamente e meccanicamente (cioè senza pensarci troppo), questo dovrebbe permettervi di correre una regata senza troppi patemi e senza provocare danni a voi ed agli altri. Questo è il punto di partenza dal quale progredire: la pratica vi può rendere perfetti!

Durante qualsiasi manovra inoltre è importantissimo mantenere la barca piatta e veloce tanto che pare che per gli australiani SKIFF stia per "Sail Keeping It Fast and Flat". La prima differenza tra la conduzione di uno skiff e quella di una deriva tradizionale è l'abitudine a non sedersi mai, occorre stare sempre in piedi, al massimo in ginocchio ed essere sempre pronti e reattivi.

2 modi di tenere il timone

Quale il miglior modo per tenere il timone? Come sulle derive tradizionali, impugnandolo "a microfono" con la mano di prua, all'altezza del petto o come sui catamarani, tenendolo con la mano di poppa, "a padella"?

Abbiamo una leggera preferenza per il primo ma riteniamo estremamente utile saperli gestire entrambi, a seconda delle situazioni. 

Il primo metodo è da preferirsi in andatura perché permette di utilizzare la mano di prua per tenere la scotta di randa quando si cazza o si lasca. 

Il secondo metodo è utilissimo in manovra, per non perdere la rotta in uscita di virata e strambata e – sulle derive a doppio trapezio - per aiutarsi quando il timoniere deve uscire in condizioni di vento e mare non proprio semplici.

Allenarsi tra 2 barche

Sulle derive grafici, polari di rendimento e strumentazioni sono quasi inutili, il modo migliore per progredire è allenarsi confrontandosi con altre barche per trovare le regolazioni ottimali che poi devono essere memorizzate (tracking) per venire utilizzate in regata.

L'obiettivo di questi esercizi è trovare per entrambe le barche la velocità massima: la barca più lenta varia le sue regolazioni fin quando non diventa più veloce così che l'altro equipaggio si trova a sua volta nella necessità di migliorare.

  • Le barche devono essere uguali e gli equipaggi più o meno allo stesso livello

  • Le regolazioni vanno cambiate su una barca per volta e non contemporaneamente, se una barca è costantemente più veloce vanno invertite le posizioni di timoniere e prodiere per annullare eventuali differenze di tecnica o di peso

  • Partite di bolina trovando l'allineamento tra la prua della barca sopravento e l'albero di quella sopravento, di tanto in tanto invertite le posizioni delle barche rispetto al vento

  • Tenete una distanza minima tra le 2 (poco vento) e le 4 lunghezze (tanto vento), se state troppo vicini la barca sottovento resterà coperta, se state troppo lontani rischiate di trovarvi in venti diversi

  • Mentre tornate di lasco avvicinatevi e discutete i risultati del bordo precedente, fate particolare attenzione a distinguere tra salti e giri del vento ed effetti delle regolazioni

  • Ripetete l'esercizio alle andature portanti

Scuffiare!

"Lo scorso weekend sono salito per la prima volta su uno skiff. Dopo 90 secondi di gloriosa planata siamo scuffiati. Abbiamo cercato di raddrizzare quell'aggeggio almeno sette o otto volte prima di farcela. Era incredibile! Abbiamo lascato tutto il lascabile, vang compreso ma questa maledetta continuava a rotolare. Sono sempre riuscito a salire in barca ma mi sembrava di non essersi mai nel posto giusto per impedirle di ritornare l'albero in acqua. Ci saranno stati al massimo 12/15 nodi di vento ed entrambi pesiamo piú di 70 chili ma bastava un nulla e ci ritrovavamo ancora in acqua! Sono sicuro che riusciremo a domarlo ma nel frattempo ci sarebbero utili un po' di dritte su come recuperare una scuffia. Grazie. Michele".

Quando se non durante gli allenamenti in uno specchio d'acqua che conosciamo a memoria possiamo portare al limite la conduzione dell'imbarcazione senza correre troppi rischi? La cosa peggiore che ci può capitare è una scuffia, gli skiff sono velocissimi ed hanno una velatura enorme, scuffiare è decisamente facile!

Ecco alcuni consigli per recuperare dopo una scuffia.

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Ultima spiaggia per prevenire una scuffia

Sugli skiff ci vuole un po' di pratica per imparare a gestire bene lo sbandamento della barca: in particolare nei buchi di vento il prodiere si fa carico della maggior parte del lavoro più "fisico" mentre il timoniere reagisce cazzando randa e - se non bastasse - poggiando leggermente.

Una scuffia sottovento può (a volte) venire salvata sganciandosi dal trapezio ed aumentando l'effetto-leva appendendosi alle maniglie

Se invece ci si dovesse trovare a mollo sopravento (il prodiere conosce bene questa situazione con il soprannome di "bustina del the") mantenete la calma: a volte é la barca stessa - grazie alla ripresa del vento o grazie ad un timoniere che poggia e cazza randa - che vi riporterà a bordo.

Se questo non succede la superficie bagnata dello scafo causerà spesso una straorza e di conseguenza una scuffia.

Come ultima spiaggia il timoniere può tentare una poggiata molto decisa. Questa manovra  a volte (raramente) funziona. Se cosí fosse però state pronti a reagire rapidamente quando la barca riprenderà potenza per non finire scuffiati sottovento. 

In ogni caso prima o poi vi troverete in acqua.

2 tipi di scuffia

Dopo circa 300/400 scuffie si comincia a poterne fare una classificazione: innanzitutto è fondamentale dividerle a seconda che albero e vele rimangano in acqua sopra o sottovento rispetto allo scafo. Una volta fatta "esperienza" vi accorgerete che ci sono scuffie semplici e scuffie complesse.

Scuffia semplice (albero e vele in acqua sottovento)

Le scuffie semplici sono generalmente quelle sottovento: 

  • La barca va giù, 

  • Voi siete particolarmente rapidi ed agilmente vi arrampicate sulla falchetta, 

  • Siete praticamente asciutti, passate sulla deriva, fate leva e...

  • Mentre la barca si raddrizza vi arrampicate e risalite elegantemente per riprendere il controllo della barca.  

Se non siete così agili ecco alcuni dettagli da tenere ben presente:

  • Sganciatevi subito dal trapezio per evitare di venire proiettati nella randa (con il rischio di strappare la vela e la certezza di accelerare il rovesciamento a 180°) o peggio sulle sartie (con il rischio di farvi male). Se è troppo tardi e state per cadere nella randa cercate almeno di ammortizzare l'impatto, non entrateci a piedi uniti ma cercate di ripartire il peso.

  • Subito dopo la scuffia l prima preoccupazione di uno dei due (il più vicino) deve essere quella salire sulla deriva più velocemente possibile per evitare che la barca passi da 90° a 180°. Non perdete tempo a nuotare attorno alla barca quando potete passare sotto la stessa (attenti a non affogare impigliati nelle cime)

  • Se non volete riscuffiare lascate il vang (in generale lascate tutto quello che si può lascare) e se era issato fate rientrare lo spinnaker

  • Per ottimizzare l'effetto-leva quando siete in piedi sulla deriva: uno dei due tira la barca dalla falchetta (o meglio ancora da una cima) e l'altro tira il primo abbracciandolo. Non state entrambi sulla punta della deriva perchè potrebbe non resistere al vostro peso e spezzarsi

Scuffia complessa (albero e vele in acqua sopravento)

E’ importante capire da che parte la barca andrà a posizionarsi rispetto al vento una volta scuffiata. Con una brezza decente di solito uno skiff tende a ruotare mettendo lo scafo sottovento alle vele. Bastano pochi minuti perché il vento vi metta in questa posizione quindi ci si ritroverà molto spesso in una situazione complessa di scuffia sottovento. In questo caso non c’è molto da fare, bisogna accettare il fatto che una volta raddrizzata la barca tenderà a riscuffiare subito dall’altra parte.

Portare la prua al vento 

Il metodo adottato per recuperare una scuffia sulle derive tradizionali prevede che uno dei componenti dell'equipaggio in acqua tenga la barca da prua per permetterle di allinearsi al vento. A volte questo non é possibile perché serve il peso di entrambi sulla deriva per fare più leva oppure perché uno dei due dovrebbe risalire rapidamente in barca per contrastare la controscuffia. Una tecnica intelligente e poco dispendiosa per portare la barca scuffiata con la prua al vento consiste nel fare leva sulla deriva fino a quando la testa dell'albero e la penna della randa sono appena fuori dall'acqua. A questo punto non procedete a raddrizzare subito la barca, mantenetela invece in questo equilibrio: la maggior parte degli scafi in questa situazione tende a mettersi naturalmente prua al vento senza alcuno sforzo. Magari l’evoluzione avverrà lentamente ma non preoccupatevi ed abbiate pazienza e fiducia, la barca alla fine ruoterà nel senso voluto. Solo quando lo scafo si sarà allineato nel vento usate tutto il vostro peso per fare leva e raddrizzarlo (valgono ovviamente tutti i suggerimenti precedenti, ad esempio con molto vento resta efficace l'effetto-zavorra di un membro dell'equipaggio appeso alla deriva sottacqua).

California Roll (o San Francisco Roll o Eskimo Roll)

La scuffia complessa inizia sempre con qualcosa che non va per il verso giusto, si perde tempo e non si riesce a ritrovarsi sulla deriva in tempo per evitare che lo scafo si capovolga completamente. In tal caso abbiamo visto che senza riguardo all'orientamento dalla scuffia rispetto al vento lo scafo immerso ruota su se stesso e porta l'albero sopravento proprio mentre siete impegnati a risalire. Quindi indipendentemente da come siete scuffiati vi ritrovate nell’ipotesi peggiore: l’armamento sopravento allo scafo fa si che non appena raddrizzerete la barca il vento ve la rovescerà addosso ancora. In questo caso cercare di balzare in barca per bilanciarla in fase di raddrizzamento è spesso un invito a prendersi una botta in testa oppure impigliarsi e restare sotto lo scafo che si rovescia di nuovo. A questo punto siete comunque obbligati lasciar perdere, vi ributtate in acqua facendo attenzione a non finire nelle vele, nuotate intorno allo scafo e cercate di risalire sulla deriva mentre la barca ritorna a 180 gradi, vi fate una centrifuga in lavatrice e... siete pronti per ricominciare. Per interrompere questo ciclo negativo "della lavatrice" si può ricorrere alla  "California Roll": quando siete sulla deriva con l'albero sopravento iniziate a fare leva per raddrizzare la barca tenendo sempre un occhio alla penna della randa. 

Non appena questa esce dall'acqua fate un bel respiro: la barca risalirà velocemente e voi dovrete aggrapparvi alla deriva lasciando che vi porti sottacqua per poi ritrovarvi sempre sulla deriva dall'altra parte. 

A questo punto cercate di salire dalla falchetta sopravento. 

NB: l’uomo aggrappato alla deriva ha un doppio effetto positivo: fa zavorra per tenere la barca dritta e, in caso di controscuffia, si trova già sulla deriva sopravento.

Una volta risaliti a bordo possono capitare due cose: 

  • il vostro peso sotto la deriva è stato una zavorra sufficiente a contrastare il vento ed evitare una controscuffia 

  • oppure il vento é troppo forte e la barca scuffia nuovamente (ma voi sarete già sulla deriva pronti per rifarlo).

Se c’è parecchio vento questo metodo è la maniera più efficace (ricordate ovviamente di aprire tutti gli strozzatori e accertarvi che non ci siano scotte impigliate).

Quindi, riepilogando:

  • Entrambi appesi allo scafo scuffiato, l'albero e le vele (ahinoi!) sono in acqua sopravento 

  • Si aprono tutti strozzatori e si mette tutto bene in chiaro

  • Si sale in due sulla deriva

  • Quando la barca si raddrizza uno si arrampica sulla falchetta per salire rapidamente a bordo

  • L’altro resta aggrappato alla deriva e finisce a fare zavorra sottacqua

  • La barca si raddrizza per un attimo, poi spesso va giù dall’altra parte (vediamola positivamente: mette finalmente l’albero sottovento!)

  • Chi è salito in barca passa rapidamente dall’altra parte e si ritrova sulla falchetta sopravento

  • Con la barca che torna a 90 gradi l’altro riappare ben sciacquato e bello pronto sulla deriva

  • E' il momento di raddrizzarla rapidamente finchè siamo in situazione di scuffia sottovento (quindi più semplice).

Salire in barca in due contemporaneamente è parecchio più complesso ma si può fare, ricordate di accordarvi: di solito il timoniere sale dietro ed il prodiere - ovviamente - a prua.  

Dunque con la California Roll quando la barca riscuffia vi fate un bel bagnetto passando sotto la chiglia e riemergete subito dalla parte giusta per la manovre di raddrizzamento definitiva. Non dovete temere in nessun caso di restare sott’acqua: se anche qualcuno spegnesse improvvisamente l’interruttore del vento la barca continuerà a capovolgersi per inerzia (e comunque non è così lungo e difficile nuotare per riemergere). Si tratta di una manovra fondamentale per evitare di sprecare tempo prezioso nel nuotare intorno alla barca per risalire quando nel frattempo il vento tenderà a rimettervi nella sgradevole situazione di scuffia sottovento. Ricordate infine che per raddrizzare la barca spesso serve il peso di entrambi i componenti dell’equipaggio sulla deriva subito dalla parte giusta quindi entrambi devono farsi il bagnetto!

C'e poco da fare: questo 18 piedi sta per scuffiare!
 Scucchiaiata (the Scoop)

Se le condizioni di vento ed i rispettivi pesi lo permettono una volta portata la barca a 90° si può ricorrere alla tecnica della "scucchiaiata” (in inglese “the scoop"). 

  • Bisogna che uno dei membri dell’equipaggio sia sufficientemente pesante da poter portare l’albero fuori dall’acqua da solo. 

  • Questo sale sulla deriva e l’altra resta “seduta” in acqua tra il boma e lo scafo. 

  • Quando la barca si raddrizza quest'ultimo viene "scucchiaiato" in barca ed è subito pronto a bilanciarla per prevenire la controscuffia (inoltre può aiutare il primo a risalire se questo non è riuscito ad arrampicarsi in tempo).

Un recupero della scuffia tradizionale, da scuola di vela Se le condizioni sono veramente estreme si può  tornare alla teoria di tutte le buone scuole di vela: una persona prende la prua della barca, nuotando la porta al vento e solo da li si procede a raddrizzarla.
Consigli sparsi una volta raddrizzata la barca (come,  dove e quando risalire...) 

Dopo che la barca si è raddrizzata il timoniere può evitare di risalire subito ma restare aggrappato alla falchetta, impugnare lo stick e controllare il timone dall’acqua orzando al vento per stabilizzare ulteriormente l’imbarcazione. Nel frattempo sarà il prodiere che si occupa di risalire e bilanciare i pesi.

Quando il prodiere risale per secondo può essere utile che passi dallo specchio di poppa che negli skiff è quasi sempre aperto. In questo modo risalire è più facile ed inoltre il peso del prodiere si trova subito al centro della barca e non provoca sbilanciamenti ed ulteriori rischi di nuove scuffie. Fate semplicemente attenzione a non essere tanto goffi ed impacciati da impedire al timone di fare il suo lavoro.

Sui 49er, dove le ali sono particolarmente ampie, a volte il prodiere risale molto a prua, davanti all'albero per fare meno leva ed evitare di tirarsi la barca addosso (il che peraltro ci porterebbe di nuovo in posizione di "scuffia complessa" con le vele in acqua sopravento).

Ed una volta risaliti... 

Il recupero della scuffia ha termine solo quando avete ripreso il pieno controllo dell'imbarcazione. Non commettete l'errore di rilassarvi troppo presto appena risaliti in barca. Riposatevi ma state all'erta: gli skiff sono molto invelati ed a volte anche con tutto lascato può essere necessario uscire subito al trapezio per evitare di tornare subito giù (con le immaginabili conseguenze deleterie su energie e motivazione). In condizioni di sopravvivenza o quando, in regata, si vuole ridurre al minimo il tempo di recupero di una scuffia  il prodiere deve uscire al trapezio subito dopo essere risalito per dare stabilità alla barca e permettere al timoniere di rimettersi subito in rotta portando un doppio beneficio: ripartenza più rapida e maggiore stabilità grazie alla ripresa immediata di velocità della barca.

Recupero dalla scuffia in singolo

La scuffia deve essere considerata parte integrante della vela sulle derive. L'eventualità di una scuffia è sempre altissima, esercitarsi a recuperare la posizione eretta di barca ed equipaggio é assolutamente fondamentale, una situazione di scuffia può essere rapidamente recuperata anche da un singolo velista purchè questo sia esercitato (e pesi almeno una cinquantina di chili, meglio ancora se sui settanta). Quando vi capiterà di scuffiare:

  • bisogna recuperare il gennaker (la maggior parte delle scuffie capita sotto spi) e liberare la scotta di randa;

  • se la barca e andata a 180° bisogna riportarla a 90° con l'albero orizzontale sull'acqua arrampicandosi su una terrazza e facendo leva sulla deriva;

  • a questo punto con la barca a 90° gradi se l'albero è sottovento basta salire sulla deriva e tirare la terrazza per raddrizzare la barca

  • quando l'albero esce dall'acqua ed arriva più o meno a 45 gradi bisogna rapidamente saltare in barca e cercare di prendere il controllo di timone e scotta di randa nel minor tempo possibile;

  • se invece la barca é sul fianco con l'albero sopravento (cosa piuttosto frequente specialmente quando si é dovuto impiegare del tempo per far rientrare lo spi o per recuperare un 180°) conviene, una volta saliti sulla deriva, aiutarsi con le scotte dello spi per fare maggior leva

  • non appena l'albero esce dall'acqua il vento si infila sotto la randa ed aiuta il raddrizzamento

  • in quel momento bisogna essere particolarmente rapidi nel saltare in barca e buttarsi subito sopravento (meglio se passando a prua dell'albero) per bilanciare e prevenire una sgradevole controscuffia sottovento;

  • come sempre la manovra si chiude recuperando immediatamente il controllo di timone e scotta di randa.

Recuperare il prodiere in acqua

Ecco un'altra manovra tutto sommato semplice ma sulla quale vale la pena di esercitarsi un minimo non solo per elementari norme di sicurezza ma anche per ridurre i tempi di intervento in regata.

Dunque, una volta lasciato il prodiere in acqua su uno skiff doppio in qualsiasi caso vi sconsigliamo di lasciarvelo se non altro perché, per quanto possiate ritenervi preparati, specie con vento forte, la barca non è per niente facile da governare da soli.

Per recuperare l'uomo in acqua si può ricorrere a diversi metodi, potete allenarvi su queste tre semplici mosse:

  • il timoniere porta la barca appena sottovento all'uomo in acqua,

  • tiene l'imbarcazione bilanciata dosando sapientemente peso e pressione sulla randa

  • il prodiere rientra in barca aggrappandosi a sartie, trapezio o alle cinghie.

Per risparmiare sforzi non strettamente necessari il timoniere può facilitare elegantemente il recupero issando il prodiere per mezzo del momento raddrizzante dato dalla pressione del vento sulle vele (per metterla piú semplice: cazzando randa).

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