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Lavori 3 - Il puntale dell'albero sottocoperta di lop (23/08/2011 09:23:51)

Il puntale dell'albero sul vostro 6.14 dove "scarica" le forze? Mi spiego:
Sono nel pieno della fase di smantellamento della barca: sta restando solo lo scafo: solo per smontare tutta l'attrezzatura di coperta ci ho messo un botto.
Ogni passo, ogni giorno di piu', scopro dettagli costruttivi e particolari che mi permettono di capire, fare ragionamenti e anche pensare, perche' no, eventuali miglioramenti.

Parliamo quindi del puntale dell'albero:
il mio appoggia a centro barca, sopra all'attacco di deriva e bulbo imbullonati allo scafo (stiamo parlando di un deriva fissa): a contrasto tra chiglia e base del puntale ci sono alcuni zoccoletti di legno, quadretti di circa 10x10cm.
Ora: la cosa migliore sarebbe se il puntale distribuisse il carico di forze su un intero madiere (quelle "costole" di traverso che sono resinate "direttamente a pavimento") quindi, come per tante cose sul mio Piviere, mi chiedo se sia la soluzione originaria o se anche qui qualcuno e' intervenuto in modo posticcio.

altra domanda che vi farei e': quanti madieri (quanti "travetti incollati di traverso") avete sul fondo dello scafo del vostro 6.14? secondo me sul mio ne hanno aggiunti un po'.

riprometto di scattare foto e impostare: il problema di questi giorni e' che posso farlo solo in orario pre tramonto, o per il gran sole vengono tutte foto troppo sovraesposte; pero' quando arrivo a sera sono sozzo come uno dei sette nani dopo la giornata in miniera, e manovrare la macchina fotografica in quelle condizioni proprio non mi va.
proprio nessuno?? di lop (30/08/2011 10:06:54)

suvvia, seiequattordicisti: fate un grande favore a questo povero carpentiere:
alzate qualche coperchio del pagliolato sottocoperta del vostro Pivierino e ditemi come e' fissato in basso allo scafo il vostro puntale dell'albero...heeelp!
di Pino (30/08/2011 12:46:44)

Non tocca la base, poggia su una traversa posta per baglio, che a sua volta scarica su due per chiglia.
Restauro in corso... di Antono Cipolletta (02/09/2011 22:08:33) morbidox@tin.it

Ciao Lop, anche io sto restaurando un Piviere 6,14, il numero 53...ho smontato TUTTo quello che era montato sulla coperta, ho smantellato TUTTI gli interni, scartavetrato tutta l'opera viva, l'opera morta e l'intera coperta. Ho rimosso le strisce di mogano intorno alla barca e ne sto facendo delle nuove, a giorni darò il fondo all'intero scafo, e nel frattempo sto realizzando dei nuovi interni nella mia falegnameria...ho scattato diverse centinaia di foto durante i lavori, e se ti occorre qualcosa chiedi pure. Magari facciamo un restauro insieme, e ci scambiamo pareri passo-passo...In bocca al lupo x i lavori ;) Antonio
restauri di lop (03/09/2011 22:46:00) info@lop.it

Antonio, a me manca la falegnameria per essere "competitivo" sui tempi di realizzazione, comunque ottimo a sapersi del tuo percorso perche' quando appaltero' le realizzazioni di falegnameria ti contattero' senz'altro (ma dove sei basato?).

Poi: dove posso trovare la documentazione del tuo restauro di cui mi hai parlato?

E quindi la domanda: tu all'interno cosa hai e cosa hai fatto sulla superficie dello scafo?
Intendo: io ho una serie di riporti in vetroresina molto brutta: tutti pelazzi disorganizzati, non totalmente impregnati e sembra poi reipiastricciati con una sorta di gelcoat: morale una infinita' di anfratti per farvi annidare ogni possibile impurita', muffa, insetto.

vorrei "spianare" l'obbrobrio e poi magari ripassare con resina e peeling per ottenere superfici compatte e relativamente liscie al tatto.
...e i lavori vanno avanti! di Antono Cipolletta (04/09/2011 09:09:17) morbidox@tin.it

Allora, per prima cosa ti scrivo da Napoli, e ti dico che tutte le foto che ho scattato sono in mio possesso (sto cercando un sito di hosting x postarle in rete, ma a causa della mia cronica pigrizia informatica nn l'ho ancora fatto!!!
Ieri ho verniciato l'opera viva ed è venuta davvero bene, sono riuscito ad evitare colature, e imperfezioni varie, e oggi impegnerò questa domenica x occultare eventuali cicatrici che il fondo ha messo in evidenza. Ho utilizzato un prodotto bicomponente, della Boero, si chiama sottosmalto poliuretanico (o qualcosa di simile...). Ne è bastato un solo kg, diluendolo al 10% come indicato e la resa è stata ottima, applicandolo con una pistola a spruzzo, con ugello da 1,4 (quello che si usa x lo smlto). Per quanto riguarda gli interni, nel mio caso, rimosso il rivestimento originale (quello con tutti buchetti) è uscito fuori una superficie irregolare, poco curata, e piena di pelazzi di vtr non impregnata, proprio cm hai scritto tu. Io ho rimosso tutto il legno presente sotto coperta, e con calma ho ricominciato a riprogettare il tutto ex novo(vorrei un open-space). Per prima cosa ho disposto sul pavimento delle tavole di legno opportunamente sagomate,resinate sul fondo che servono sia da rinforzo x lo scafo, che da supporto per il futuro pavimento (ai lati della cassa di deriva ne ho posizionate 2 per lato x rendere il tutto più resistente)per farti avere un'idea sono alte circa 20 cm(misurati dal centro della chiglia), spesse 6cm e larghe quanto lo scafo. Poi sopra a queste assi ho posizionato delle tavole che fungono da pavimento ed ho realizzato dei gavoni a proravia che serviranno da letti.le pareti rimaste scoperte dai gavoni saranno ricoperte nei prossimi giorni con dei fogli di compensato marino da 6mm (dopo una lunga ricerca, ho optato x qsta soluzione xkè x me è la più pratica, avendo la possibilità di lavorare facilmente il legno...)ho anche provato a levigare, stuccare e tinteggiare una piccola parte delle pareti xkè volevo lasciare la vtr a vista ma il risultato è stato poco soddisfacente e davvero TROPPO faticoso!!!
Oggi, x stuccare ho acquistato della resina epossidica, da miscelare cn delle microsfere, marca Stoppani, che dà uno stucco finissimo, anche se non molto carteggiabile, quindi bisogna prestare molta attenzione nella fase di applicazione. Se mi resterà del tempo, vorrei fissare anche il bottazzo nuovo, realizzato interamente in massello di mogano, praticamente come l'originale, e per farlo mi sa che utilizzerò un consiglio trovato qui sul forum: farò dei fori passanti,bloccherò il mogano allo scafo con dei perni, poi resinerò ber bene il tutto, e rimuoverò i dadi, resinando i fori rimasti...
Buona domenica e buon lavoro!
di Fulvio (04/09/2011 11:31:10)

Antonio, complimenti... Rivedo i lavori che ho fatto anni fa al mio 614 deriva mobile!
Posso aggiungere che ho rifatto nuovo il supporto dell'albero sottocoperta, in tubo inox da 50mm con due ampie piastre sopra e sotto a distribuire lo sforzo e l'ho messo in servizio già precaricato, è lungo due o tre centimetri più del precedente supporto, mettendo un poco in forza la coperta con un cric puntato in chiglia. Naturalmente sono anch'io arrivato a pulire, lisciare e riverniciare perfettamente la sentina; il puntone (come si chiama?) dell'albero sottocoperta spinge su un grosso blocco di mogano opportunamente sagomato posto sotto il piano pavimento e incollato in chiglia che distribuisce la pressione su un'area di circa cm 10x50; la base del puntone poggia inoltre sulla ferramenta posta a prua della cassa di deriva e ad essa rigidamente collegata su una vasta area. Con questo ho ottenuto un nettissimo miglioramento della 'rigidità' (non saprei come altrimenti definirla) della barca in navigazione; prima le sartie sottovento si lascavano in modo impressionante!... Adesso no.
Anch'io ho rifatto il mogano del bottazzo, rivolgendomi a una falegnameria dove mi hanno fabbricato il profilo a campione, non molto diverso da un corrimano. L'ho applicato con semplici viti da legno come il precedente e sigillato bene sopra con il sikaflex. Lo ripasso annualmente con olio di lino cotto, niente vernice.
Per le pareti interne, consiglio vivamente il sughero. Fogli di sughero da 3mm, incollati direttamente alla vetroresina con colla tipo bostik dopo una lisciatura di massima. Da vent'anni, non un difetto, non una macchia, non una scollatura e coibentazione meravigliosa. Inoltre, massimo spazio con soli 3mm di spessore e il naturale disegno del sughero maschera le irregolarità della superficie della vetroresina.
Il pavimento è fatto con compensato da 6mm che poggia su supporti in mogano sagomati e incollati in chiglia, ovviamente con i passaggi per l'acqua in sentina in modo da evitare la formazione di pozze e far sì che l'acqua vada tutta nel punto più basso, ovvero subito a proravia della cassa di deriva. Tutte la parti di pavimento che è possibile alzare sono alzabili, le birrette in sentina stanno alla temperatura ideale.
Concordo entusiasticamente con l'idea dell'allestimento open space, con il solo armadietto di prua.
Ultimamente ho realizzato due tavole di compensato da 6mm sagomate e irrobustite con longheroni in faggio incollati sotto. Le tavole riunite ne formano una sola, di forma circa triangolare con il vertice tronco, che poggia verso prua sui bordi dei sedili anteriori in cabina e verso poppa sulla cassa di deriva e su una mensolina apposita alla giusta quota sul puntone dell'albero. Il risultato è un ***comodissimo letto matrimoniale*** con gli oblò ai lati e il tambuccio apribile sopra, dove ci si può sdraiare persino di traverso se non si è molto alti e con in più spazio sotto per le borse sul pavimento.
Quella tavola ha cambiato completamente il nostro modo di vivere in barca!
Se per qualche motivo meteorologico non si profitta dell'immenso pozzetto, all'ormeggio si può stare seduti sui sedili posteriori in cabina: la stessa tavola nella sua parte verso poppa funge da comodo e sicuro tavolino per mangiare.
Ufff, che faticaccia! di Antonio (09/09/2011 16:46:22) morbidox@tin.it

Ciao Lop, rieccomi a parlare delle mie ultime FATICHE! Ho letto con piacere la tua risposta e ho rubato qualche prezioso suggerimento: il sughero mi sembra un'ottima idea x rivestire l'interno, e (per fortuna che mi ci hai fatto pensare!!!) è il caso che io rimetta il palo di acciaio che si trovava sotto l'albero...in fase di smontaggio l'avevo rimosso, e riposto in una zona dimenticata del mio box...e se non me ne avessi parlato tu molto probabilmente non l'avrei ricordato (GRAZIE!!!) Seguirò il tuo esempio e caricherò leggermente la coperta prima di installarlo. Nel frattempo ho iniziato a rifare il pavimento in multistrato di okumè, che precedentemente avevo fatto per prova cn delle assi di abete e del multistrato di pioppo (tutti scarti della falegnameria...). Ieri ho dato la prima mano di fondo alla coperta e stasera, col fresco (lavorare sotto al sole è inpossibile da un paio di gg!),darò la prima mano di antisdrucciolo. Per l'occorrenza ho acquistato un prodotto della Boero (Bise) spero funzioni. A breve ti comunico gli sviluppi del lavoro...spero tanto di riuscire a metterla in acqua entro la fine del mese! Buona giornata e...GRAZIE ANCORA!
di Fulvio (10/09/2011 00:34:33)

Antonio, invidio in senso buono la "tua falegnameria" che certo ti consente risultati ottimi in tempi e modi professionali... e pensi di varare la barca entro la fine del mese... io ci ho messo tanti anni. Rettifico il post precedente: le tavole del pagliolo (pavimento) e del 'letto matrimoniale' sono spessore 10mm. E' un sedicente 'compensato marino' trovato da bricocenter, in realtà un compensato non certo marino e che a occhio pare okumè ma, se ben impregnato e verniciato, per uso interno va bene ed è leggero.
Quanto al mogano del bottazzo, ti segnalo che il mio sulla lunghezza delo scafo si allunga con l'umido (inverno) e si ritira con il secco (estate); me ne rendo conto osservando una giunta che ho necessariamente fatto al mascone lasciando un paio di millimetri di fessura che ho riempito poi bene di sikaflex nero.
Avevo fatto il lavoro in estate: al primo inverno, con la barca ancora in secco su carrello stradale, il mogano si è allungato portando a zero la fessura, schiacciando e 'sputando fuori' di lato il sikaflex che si è staccato, poi in estate si è ritirato alla dimensione originale riaprendo la fessura. Mi aspetto che quest'inverno la fessura si richiuda. Dico questo perchè forse non è il caso di resinare il mogano, potrebbero aprirsi delle antiestetiche crepe e del resto il mogano va unto con olio di lino o impregnanti del genere, magari pure adeguatamente verniciato, per cui la resina non potrebbe comunque aderirvi. Il sikaflex invece sì, o quasi, e consente la dilatazione.
Aggiungo che nella parte sopra lungo il bottazzo ho messo sikaflex, sotto niente; ho lasciato aperto per evitare ristagni d'acqua sia piovana che di mare, che avrebbero conseguenze devastanti e che penetrerebbero alla lunga pure in parete della cabina, attraverso le viti. Inutile dire che anche le viti, inox coniche da legno, sono affogate nel sikaflex nero che ne copre anche le teste, leggermente incassate.
di Fulvio (10/09/2011 00:44:27)

p.s. rimontando il Piviere, avevo avuto un'idea poi abbandonata per mancanza di tempo ma sempre praticabile: sottocoperta sostituire il puntone dell'albero con una capriata metallica fissata in zona falchetta-lande ma anche alla coperta stessa, distribuendo il fissaggio in molti punti e facendola come si deve (traliccio in acciaio di qualità aeronautica, o in titanio, o profilo tubolare calandrato...) di spessore non superiore a qualche centimetro, di larghezza generosa e ovviamente curvato a seguire la coperta. Con questo avrei ottenuto due risultati: migliorare enormemente la vivibilità sottocoperta e consolidare la coperta stessa, che come sappiamo su qualche piviere è un poco cedevole proprio da quelle parti.
Stop forzato... di Antono Cipolletta (11/09/2011 00:14:29) morbidox@tin.it

Oggi gran parte del lavoro che mi ero programmato di fare è stato rinviato a causa di un piccolo incidente: mentre tiravo su la deriva per calcolare gli ingombri della stessa quando completamente issata all'interno dello scafo, si è rotto il cavo d'acciaio che collega la deriva stessa alla carrucola...per fortuna nessuno si è fatto male, ma ho perso molto tempo per smontare tutto il meccanismo e, visto che c'ero, mi son deciso a dare una bella ripassatina anche a questo. E' nei giorni come questo che mi prende lo sconforto e vorrei abbandonare tutto ma poi, puntualmente, ricomincio con più voglia di prima...del resto la vela per me è come una malattia ormai! prima dell'estate ho dato via una deriva con scafo a spigolo costruita in multistrato marino ed epossidica da un mio caro amico (era un 3,40 con randa/fiocco/spi...con un albero di ben 5 metri...passavo più tempo a rialzarmi dalle varie scuffie che a navigarci...ihih)pensando di poterla sostituire con il Piviere, ma visto che i lavori vanno a rilento domani mattina di buon ora partirò col mio carrello alla volta di Gaeta (prov. di Latina) per andare a ritirare in un cantiere del posto un vecchio 4,20...certo ha i suoi anni, ma dopo una bella lavata, qualche aggiustatina qua e là nel giro di un paio di giorni sono di nuovo a mare: non ce la faccio a starmene in casa con queste stupende giornate di sole!!!
Ps: scusa, ma tu di dove sei? e soprattutto, come faccio a mandarti qualche foto???vorrei avere un tuo parere sui miei work in progress...grazie!
idea... di Antono Cipolletta (11/09/2011 00:24:01) morbidox@tin.it

Riguardo la tua idea di rimuovere il palo e rinforzare la coperta (se ho capito bene avevi in mente di realizzare una cosa simile all'Omega presente sui Meteor, giusto?) ricordo che tempo fa ho fatto un lavoro simile (come idea) su una pilotina di un amico, però ho realizzato il tutto in legno...ti spiego come: visto che la coperta veniva usata spesso come prendisole, la vtr col tempo si era indebolita, e così ho iniziato a resinare dall'interno della cabina, sotto alla soffitta, delle strisce di compensato di 4mm di spessore e larghe circa 10 cm,una per volta fino ad ottenere uno spessore di 2 cm...certo non avevano la rigidità del ferro, ma ti assicuro che ne uscì fuori una cosa MOOOOOLTO resistente, al punto che decidemmo di farne altre 2 verso prora. Chissà se la cosa potrebbe funzionare sul nostro Piviere...quasi quasi ci provo!
di Fulvio (11/09/2011 11:30:21)

Potrebbe funzionare molto bene, immagino, per ovviare alla cedevolezza della coperta che in alcuni casi si nota fastidiosamente ma tuttavia non costituisce un problema tecnico.
Comunque, la mia idea di fare una capriata di supporto all'albero al posto del puntone è fuori luogo e non risolve un gran che nel caso del Piviere... perchè si eliminerebbe il puntone ma si dovrebbe realizzare una capriata di spessore tale che ci si picchierebbe la testa da seduti, e sappiamo bene quanto sia comodo, in una cabina così bassa, potersi spostare da seduti senza essere costretti pure ad abbassare la testa e a farsi male prima o poi. Alla fine ho concluso che il puntone è con tutta evidenza la soluzione più corretta per reggere la spinta dell'albero in coperta ed è anche la meno scomoda per la vivibilità in cabina. Al puntone ci si può agguantare, ci si possono attaccare accessori, oggetti... Io ci ho fatto un rinvio per il cavo della deriva ad esempio.
Se vuoi mandarmi foto, Antonio, ti ho mandato la mia mail. (scusate ma preferisco non scriverla qui per evitare spam, comunque non è un segreto :) )
p.s. di Fulvio (11/09/2011 11:40:24)

Il puntone mi è stato utilissimo anche per passare al suo interno i cavi che vanno dal quadro elettrico alla testa d'albero, con il seguente percorso: quadro - tubazioni interno gavoni cabina - parte più alta della sentina subito sotto il pagliolo - asola su pagliolo accanto alla piastra di base del puntone - foro su fianco del puntone sopra la piastra di base nel punto più basso possibile (tratto di cavi coperto poi da coperchietto inox) - salita fin sotto soffitto e uscita da foro iù alto possibile accanto alla piastra alta - attraversamento della coperta in corrispondenza dei connettori stagni. In questo modo le pareti e il soffitto della cabina sono del tutto sgombre da cavi tubi, ecc.


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