Costruirsi un Piviere
Sul comprarla bella e fatta, ci sono tante perplessità: è difficile individuare una barca nuova con le stesse caratteristiche che non costi proporzionalmente un'esagerazione.
Nel 2012, proprio Aldo Renai, progettista degli originali Piviere 614 e 660, stese il progetto di un nuovo Piviere, da costruire amatorialmente, e lo rese pubblico inviandolo alla Rivista Bolina.
Sicuramente c'era il desiderio di recuperare lo spirito originale del primo piviere con qualche interessante novità. Le dimensioni ed il peso limitate, la deriva mobile di alluminio. Lo scafo a spigolo per la costruzione in compensato marino, con un fondo idoneo per essere trascinato fino in spiaggia e poi la proposta dell'armamento a cat-boat. Se qualcuno fa un giro sui siti Nordamericani di autocostruzione barche o anche genericamente di piccole barche a a vela da crociera,troverà la diffusissima categoria dei Pocket cruiser. Di che si tratta: di piccoli cabinati a vela, dotati di albero facilmente abbattibile, quasi sempre dotati di deriva mobile e motorizzati sempre da fuoribordo. In più il loro vantaggio principale è la facile carrellabilità. Certo, l'appassionato nordamericano è avvantaggiato se vive in una di quelle in legno con giardino che si vedono in tutti i loro film o se fa l'agricoltore dilettante, ma se abita in città, non avrà, come la maggior parte di noi il posto per tenere il carrello con la barca sopra.
Quello che conta però, e questo per tutti i “pivieristi” in senso ampio, che la barca sia di dimensioni accettabili, intorno ai sei/sette metri di lunghezza, perchè possa essere un piacere e non una fonte infinita di problemi, spese e altro. E se i cantieri non ritengono più interessante produrre barche con queste caratteristiche, non resta che dedicarsi al restauro di una vecchia barca o alla costruzione amatoriale di un nuovo “Piviere”. Le possibilità non mancano, i progetti e i disegni nemmeno. Qui sotto c'è quello di Renai.