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Nuove foto in bancadati di Gabri (30/09/2010 11:01:28) gabriele.mantovani@fastwebnet.it


Ci scrive Fulvio:
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ecco qualche foto del mio Piviere n° 136, acquistato di terza mano nel 1980, usato nel lago maggiore (dov'è affondato) fino circa al 1987 e varato a maggio a Bocca d'Arno dopo una ventina d'anni di pensose lavorazioni a secco, vicissitudini e pause infinite.
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le foto le trovate in bancadati... buona visione

Bella! di Guido (30/09/2010 11:40:39)

Complimenti, molto bella!!!
Mi interessa molto il meccanismo di riporto della deriva mobile nel pozzetto, puoi descrivercelo a parole e foto?
Inoltre, non ho capito che trattamento hai fatto al "soffitto"
bye
G.
Un sogno realizzato .... di Francesco (30/09/2010 12:07:17)

Bravo, veramente bella e poi finalmente il sogno di Mauro Mancini realizzato: un Piviere sul carrello.
Ancora complimenti, a me un Piviere così mi fa invidia.
Non ho potuto fare a meno .... di Francesco (30/09/2010 12:31:05)

.... di scrivere un articoletto: marinaiditerraferma.blogspot.com/2010/09/un-piviere-ed-il-suo-carrello.html
Invidia totale globale... di Luigi (30/09/2010 13:23:41)

Invidia totale globale!!!!!! Lo voglio pure io uguale uguale alla tua!!! Complimenti Fulvio!!!

Spero che scriverai piu' spesso le tue storie con il Piviere
Un saluto

Luigi
di Fulvio (30/09/2010 13:28:23)

Grazie Francesco per la citazione iconografica!

Specifico che il mio piviere non è di legno ma di vetroresina e i costi di manutenzione, rimessaggio/posto barca/ mantenimento sono inferiori a quelli di una bella moto tenuta in box :)

Il nastro di carta che si vede in foto sopra la linea dell'antivegetativa ha il suo perchè: ho dato la prima mano a Milano e la seconda a Bocca d'Arno!

Volevo commentare sul sito ma non ci sono riuscito.

Il meccanismo della deriva è semplice: tolto il verricello da dove stava (scomodo da usare e sempre tra i piedi)l'ho trasferito nel gavoncino di poppa, fa forza distribuita sulla paratia posteriore del pozzetto mediante una semplice struttura di acciaio inox. Fotograferò il tutto alla prima occasione, intanto i rinvii alla base del puntone dell'albero in cabina li avete già visti, sono due pulegge di alluminio che lavorano ognuna su un cuscinetto stagno a doppia corona di sfere. Si apre il gavoncino, si alza la manovella snodata ivi pronta all'uso comodo e si gira con due dita senza spostarsi dal timone!

Il soffitto della cabina l'ho semplicemente ripulito da tutto il pannellame e profilame degli anni settanta che c'era, ho denudato la fibra e l'ho lisciata un po' con la rotoorbitale grossa, poi ho verniciato con la stessa bicomponente poliuretanica che ho usato per la coperta (come si vede, non ho nemmeno chiuso alcuni buchi delle viti preesistenti, provvederò). Ho verniciato a spruzzo, credevo di morire. Voi non fate come me, usate il rullino :)

Sulle fiancate invece, via tutto e lisciato un po' come sul soffitto e poi sughero spessore mm3 incollato a bostik direttamente sulla stampata, è lì da vent'anni almeno. Un piatto di legno per coprire la giunta scafo-coperta. Sulla parte alta, sul piano degli oblò, tolto il rivestimento precedente, ho messo un compensato quasi-marino sottile anch'esso rivestito di sughero dietro il quale ho poi ficcato del tubo grigio rigido da 20mm da elettricista, comodissimo per infilarvi cavi da poppa a prua.
di Fulvio (30/09/2010 13:35:32)

Ciao e grazie Guido e Luigi, a volte m'invidio da me pure io ma consolatevi, più spesso è rabbia per non poterci andare in queste ultime giornate di bel tempo...

Al prossimo giro fotograferò qualche particolare.
Evviva il carrello ! di Enzo (30/09/2010 14:16:45)

Molto bella, e poi davvero carrellabile!
Mi fai pentire di non aver insistito sull'idea della deriva mobile.
Ma tutti dicevano che il bulbo fisso da più sicurezza...che alla fine
anche le cosidette carrellabili lo sono fino ad un certo punto ecc..ecc.. e invece sono tutte storie, la verità è che quando le circostanze ti suggeriscono di andartene da un porto ( e le motivazioni possono essere molte) tu te la carichi dietro l'auto e te la porti a casa invece io devo chiamare un tir, metterla sull'invaso e poi altro che parcheggio o garage !
domanda di Gabri (30/09/2010 15:03:55) gabriele.mantovani@fastwebnet.it

Fulvio che cos'è quel riquadro rettangolare sotto la bussola in pozzetto?
di Fulvio (30/09/2010 15:43:22)

E' un finestrino fisso. L'ho trovato già fatto, non lo ricordo esattamente, forse era con un vetro, e l'ho rifatto con policarbonato da 8mm fresato attorno e incollato dall'interno con la faccia esterna a filo esterno alla stampata, come fosse il vetrino di un gigantesco display.
di Giovanni (30/09/2010 17:52:51)

BELLISSIMO!!!
belli i lavori e bello il fatto di carrellarlo.
Una domanda tecnicax: credo che come peso tu sia stato al limite, tirandolo con la marea. Come ti sei trovato negli spostamenti?
Di nuovo complimenti....tanata fraterna invidia!!
GIOVANNI
di Fulvio (30/09/2010 22:29:02)

Grazie Giovanni!
La Marea pesa 1400 Kg, può trainare (da dati sul libretto) 1300 Kg e una larghezza massima di 240 cm. naturalmente, obbligatorio aggiungere specchietti larghi alla vettura. Qualsiasi altra vettura del genere può fare altrettanto ma controllate, ci sono stranezze. Basta la patente B dato che la somma auto+carrello non supera i 3500 Kg e il carrello non pesa più della vettura.
Il mio carrello è un Sacar 1100 e in base alla sua omologazione la sua massa complessiva (tara+carico) non può superare i 1100 Kg. Non ho mai pesato il carrello scarico (lo farò) e sul suo libretto la tara stranamente non è indicata, ma a occhio direi che saranno quasi tre quintali. Dunque restano diciamo 800 Kg di barca per arrivare ai 1100.
Sappiamo che il Piviere a deriva mobile a secco e senza motore pesa, come caratteristica dichiarata, 980 Kg; naturalmente per il trasporto è buona norma alleggerirlo di tutto il possibile e così ho fatto.
Insomma, credo alla fine di aver sovraccaricato un poco il carrello, meno di 100Kg, restando tuttavia ben al di sotto dei 1300 Kg massimi che la Marea può trainare. Un carrello a doppio asse di portata 1300 Kg sarebbe perfetto, ma alquanto ingombrante e difficile o impossibile da manovrare a mano.
Molto importante, specialmente su un carrello a singolo asse, avere gomme nuove e di ottima qualità, a otto tele e con pressione adeguata, da 4 a 5 bar.
Il traino non dà particolari problemi dopo qualche chilometro di pratica. Meglio fare pratica prima, andando a spasso col carrello vuoto attaccato. Col carico bisogna comportarsi da camionista giudizioso, si va a 80 Kmh massimo e si parte piano piano. Quando vedo certi coglioni che vanno a 120 col motoscafo sul carrello mi spavento e ne ho buona ragione. Le frenate vanno fatte gradualmente, una frenata brusca può avere effetti devastanti e andare a tamponare sarebbe ben peggio. Tenere una distanza di sicurezza esagerata.
Al casello, passate al centro corsia perchè la larghezza è quella di un TIR! Il pedaggio non mi pare cambi, se cambia è una differenza irrilevante.
E' utile e divertente imparare a far manovra in retromarcia, cosa che si può e si deve fare a carrello scarico, con calma e pratica si arriva a saper parcheggiare allineati o a entrare in retromarcia in un portone, o a mettere la barca precisamente sotto la gru.
complimenti di vincenzo (01/10/2010 00:25:41) vimoc@tiscali.it

Mi unisco al coro dei complimenti,veramente un bellissimo piviere,pensare che lo avevo visto molte volte somerso di neve, capisco solo ora che ce lo tenevisemplicemente nascosto :-).....Speriamo Buser alla fine dei lavori gli somigli un po, in fondo son parenti. B.V. a tutti vincenzo.
anima di Gabri (01/10/2010 08:00:02) gabriele.mantovani@fastwebnet.it

Se un oggetto è dotato di un'anima prima o poi troverà l'occasione per mostrarla.
Sta a noi trovare il modo per farla uscire.
Fulvio ci è riuscito in pieno.

ps. una volta in una intervista Auguste Rodin disse che le sue sculture esistevano gia' all'interno dei blocchi di pietra, lui non faceva altro che liberarle.
nome omen di Gabri (01/10/2010 08:03:31) gabriele.mantovani@fastwebnet.it

Fulvio: Dal latino Fulvus "biondo, giallo".

L'onomastico ricorre il 7 maggio in ricordo di S. Fulvio martire con i fratelli Agostino, Augusto e Fulvia.


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