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"SMETTIAMO DI ILLUDERCI !!!" di Giovanni (19/05/2009 13:49:41)

Ho letto ieri sera il post di mario e solo adessi i vs commenti...
Molto pacatamente dico, per citare il film di Rocky "Non è mai finita finchè non è finita".
Faccio una proposta: perchè come Circuito Piccola Nautica non redigiamo uno scritto seguito da una petizione popolare con raccolta di firme e portare poi il tutto all'attenzione delle camere?
Siamo sicuri che a livello di altre nazioni e nella comunità europea non ci sia niente che legiferi a ns favore?
Si potrebbe creare su Facebook ( per questa causa sono disposto anche ad iscrivermi!!) un gruppo di lavoro in modo da martellare come circuito chi di dovere? ( se in America con questo sistema sono stati in grado di condizionare le elezioni, qualcosa, forse, lo possiamo fare anche noi).
Sfruttando anche gli ADV e Velarossa, potremmo arrivare capirlarmente in ogni porto e raccogliere un sacco di firme.
Io risollevo con Fabio il problema della "registrazione" della nascita del ns circuito; non sono sono un avvocato e non vorrei che qualcun altro arrivasse bello bello e raccogliesse quello che abbiamo seminato fino ad ora.
La mia proposta è quella, quindi, dei piccoli passi ma accaniti; fare come fa il mastino che agguanta, stringe, fermo, e poi prende in bocca un altro pezzo di ciccia, con calma, senza fretta.
Dico questo, come dicevo ieri, perchè credo molto in questa " filosofia" ( la vela) e non vorrei trovarmi a non poterla praticare e farla praticare a chi vuole o, soprattutto a chi ne ha bisogno ( e leggete l'ultima parola in grassetto) solo per i giochi di potere di pochi.
Francesco sul suo sito ha scritto che il vento è libero e quindi molto pacatamente e serenamente vi chiedo di continuare a portare avanti le ns idee; ci arrenderemo quando non ci sarà più niente da fare ( nel mio caso quando i mari, i fiumi e i laghi si saranno seccati).
Ghandi con la non violenza ha cambiato il mondo e Madre Teresa è andata avanti per la sua strada, a dispetto di quello che le succedeva intorno e guardate dove è arrivata.
Forza e coraggio!
Un abbraccio a tutti
Giovanni
MICRO VELA ... KAPUT!!! di Mario (19/05/2009 18:41:57) v.maryone@libero.it

Vedi caro Giovanni il problema non è tanto la mancanza di quello che necessita a noi, quanto il fatto che tutto sommato i "masochisti" della piccola nautica a vela, come ci descrivono i "gommonauti", vanno letteralmente sparendo.
Poichè tutto sommato siamo rimasti quattro gatti, anche se abbiamo unghioli affilatissimi, domenica scorsa al Gombo (2 o 3 miglia dalla foce Arno, nel Parco di S. Rossore), gommonauti e motoscafi in centinaia hanno fatto a botte per ancore aggrovigliate tra loro!!.
Ricordo quando 30 anni fà c'eravamo solo noi e pochi altri!!!
Ho un amico con un Lanaverre 5,10 microcabinatino a vela che si è trovato con i familiari in difficoltà , in una situazione di pericolo per le onde turbolente provocate dai motoscafoni al rientro, per cui non navigherà più, per non rischiare con i familiari (ha due bimbe adolescenti) che con la mamma preferiranno passare la giornata sotto un ombrellone in uno degli stabilimenti dove c'è tutto tranne "il sacrificio" della conduzione di un piccolo cabinatino!!!
CIAO


da cosa nasce cosa di Gabriele (19/05/2009 21:35:31) gabriele.mantovani@fastwebnet.it

all'ultimo incontro è bastato scambiare qualche opinione per far nascere Naima.

Il 31 ci si vede di nuovo.
Perchè non farsi promotori di una campagna di comunicazione incentrata sul concetto della piccola nautica?

Gli assi portanti su cui muoversi potrebbero essere:
Passato, Presente, Futuro.

Il passato perchè occorre preservare la memoria storica delle nostre piccole barche che hanno fatto grandi marinai.

Il presente perchè oltre a denunciare la deriva a cui siamo sottoposti nostro malgrado, occorre testimoniare il piacere dell'andar per mare con piccoli cabinati senza dover affrontare costi impossibili da sostenere.

Il futuro perchè è necessario trovare soluzioni e proposte attuali per rilanciare una cultura che a poco a poco sta scomparendo.

Gli interlocutori a cui rivolgersi potrebbero essere:
- istituzionali
- di settore
- organi di comunicazione
- "i vorrei ma non posso"

Sarebbe un'occasione per mettere a frutto gli anni dedicati a queste tematiche da tutti i siti del circuito e proporsi un obiettivo comune di più ampio respiro.
MULINI A VENTO di Mario (19/05/2009 22:45:18) v.maryone@libero.it

Il problema secondo me almeno per la mia zona è pressochè irrisolvibile.
Impossibile combattere contro mulini a vento, anche se ormai dichiarare di possedere una barca tipo le nostre, non fa più pensare come accadeva in passato di essere benestante o privilegiato.
Il fatto è che tutti i proprietari dei cantierini vivono solo di quello. In realtà sono un pò come i Bagni, ma con molto meno reddito : la stagione vera da noi inizia a Giugno e termina a settembre, hanno notevoli spese di demanio ed ora con le prossime fatture che dovranno emettere, saranno ancor più controllati anche dal fisco. Comunque non mi sembra che si siano fortemente arricchiti, anche loro sopravvivono bene , ma Sopravvivono , per cui sono attaccatissimi ai loro fazzoletti di demanio che stringono tra i denti per non morire.
PER CUI LA VEDO DURA . NON SO PENSARE AD UNA SOLUZIONE .
La nostra utopia potrebbe essere una drastica riduzione di spesa sovvenzionata per il resto non so come.
Il problema che "piccola nautica" è considerata anche quella a motore che oggi da noi va per la maggiore!!!
NELLA MIA ZONA IL PICCOLO VELIERO è MORTO. SIAMO MOSCHE BIANCHE E NEMMENO TANTO GRADITI. PARECCHI PENSANO CHE ANDIAMO A VELA SOLO PERCHè IL VENTO COSTA POCO!!!
I giovani poi vogliono solo correre.
Sì, fanno dei corsi di vela che fa moda , ma poi vanno con le moto d'acqua !!!
CIAO A PRESTO.
Un paese di santi e naviganti di franco (20/05/2009 09:16:53) francofavilla@libero.it

Una volta avevo a dire a riguardo della massima: UN PAESE DI SANTI E DI NAVIGANTI....che i SANTI sono i poveri individui vessati da un sistema governativo ancora medioevale ed i NAVIGANTI sono coloro che vivono scivolando tra le pieghe di questo sitema, intrallazzando e galleggiando a dispetto degli altri; il mare e le barche nulla centrano con quasta storia, se poi c'è qualcosa di liquido non è acqua ma mazzette e commissioni in nero.
Non credo che sia possibile affrontare questi nostri temi in modo pubblico, occorre modificare il rapporto con l'ambiente: avere degli approdi per l'Italia significa riuscire ad aver raggiunto una coesione di gruppo tale da permettercene la gestione in multiaffitto, consentendo itinerari organizzati da approdo ad approdo.
Il modo di andare con piccole barche e carrelli è una filosofia che ricorda i tempi in cui si viaggiava facilmente in autostop: sobbarcandoci i disagi e gli imprevisti come parte integrante dalla filosofia stessa.
Oggi l'armadietto delle cerate sulle barche non esiste più perchè quando piove si sta al bar( riportando un discorso di Foschi...)e se piove lo dice il bollettino a cui mandiamo le mail di protesta se sbaglia.
I miei amici di Pioltello si guardano sconcertati, l' idea che sostiene questo gruppo da più di dieci anni è quella di una vela che costi poco e che sia praticabile da tutti quelli che lo desiderano: fanno la festa dello sport, attaccano i manifesti, pitturano le barche, ma quest'anno andranno a Rovinio in otto e si porteranno solo tre pellicani dei cinque che hanno e tengono efficenti.
Tra le barche di questi amici ci sono, munite di carrello ed auto per trasportarle due 470 in stato decente per divertirsi ed imparare.
Trovatemi voi quattro ragazzi che siano interessati a uscire con queste barche.............noi non ci siamo riusciti.
Avete mai visto le facce e dedotto l'età di coloro che navigano con i Contender (deriva di 85Kg con solo randa molto performante e divertente disegnata quel genio di architetto dai mille pseudonomi inventore delle alette di AUSTRALIA2)a parte alcuni che sono rappresentati sui cataloghi ARKEN gli altri si avviano a passare la mezza età......
Forse ormai avranno vita solo i 18PIEDI che volano sulle onde e scuffiano in avanti infilando la prua dentro l'acqua e fanno molto stile di sport estremo.
......non è che i posteri troveranno piacere a navigare con il vento cosmico dalle mille particelle neutroniche, senza timoni e vang e sartie e tutte quelle cose che conosciamo di cui la gente ci accusa perchè non vuole capirle.
Sarà un universo cosmico, nero e siderale il prossimo viatico dell'uomo?
Io sono vecchio e preferisco le ultime spiagge della Polinesia e al posto di Armston non mi interessa di esserci, di marte non me ne frega nulla, rimpiango soltanto di non essere stato con l'Endevur quando scoprì Thaiti: palme, sole, belle donne e clima meraviglioso.......
Forse per questo vado a vela e spesso mi ritrovo da solo.
di Fabio (20/05/2009 16:00:34)

La passione per le piccole barche non sarà cosa da ricchi, ma è quantomeno cosa per persone (per fortuna moltissime in Italia), che hanno almeno la pancia piena.
La piccola nautica ha quindi anche un’utilità sociale, ma la ha ne più ne meno di quella che può essere riconosciuta a qualsiasi altro sport. Il vero “sociale” è un’altra cosa. Questa è una nostra passione, un nostro gioco, bello e nobile, ma tale è. Non mi sogno nemmeno quindi di neppure ipotizzare la richiesta di “contributi” da chicchessia per il nostro mondo né diretti, né indiretti. Troverei ad esempio assurdo che un Comune dia dei soldi per costruire una darsena per la piccola nautica per “finalità sociali”: se c’è una lira che cresce la sia dia a qualche opera assistenziale. Non è un discorso pauperistico. Non mi scandalizzo che gli individui spendano parte del loro denaro per divertirsi o per concedersi o fare qualcosa di bello (il divertimento e il bello sono connaturati all’essere uomini). Trovo insopportabile, invece, che un ente pubblico (che non essendo un uomo non ha bisogno di divertirsi nè della bellezza) spenda i soldi di tutti per finalità che non sono chiaramente e palesemente di pubblica utilità. La piccola nautica a vela può quindi affidarsi solo alla passione di chi la pratica e all’utilità economica che può dare alle comunità territoriali che la ospitano. Senza di questo non c'è futuro. Segnalo a tutti che a Venezia c’è un’associazione molto attiva e che ha un’impostazione culturale molto simile alla nostra, che si chiama “I Venturieri”. Molti conosceranno il loro sito. Organizzano raduni, restaurano barche e ne costruiscono. Penso che sarebbe bello e utile in qualche modo collegarci a loro.
Ciao a tutti.
X Fabio di Mario (20/05/2009 16:45:35) v.maryone@libero.it

Il "contributo" ipotetico a cui "pensavo io" riguardava una ipotesi utopica di "premiare" , riducendo gli oneri(tasse e costo demaniale) a quei "cantierini" che ospitano i nostri tipi di barche, da far ricadere obbligatorialmente sull'abbassamento dei nostri costi di "affitto del posto" (PER CUI AUMENTERà LA DOMANDA DI TALI POSTI ED I PROPRIETARI DEI CANTIERI NON AVRANNO DIMINUZIONE DI REDDITO) a umentando invece i canoni suddetti agli altri "cantierini" che hanno clienti di lusso come ce ne sono moltissimi in ARNO.
CIAO.
di Alfredo (20/05/2009 21:04:31)

L'unica via che mi sembra praticabile per la piccola nautica è valorizzare che se è a vela o se è a motore con poca potenza, obbiettivamente ha un livello di inquinamento minimo o nullo. Valorizzando questo discorso si potrebbero limitare alcune zone e sopratutto le foci dei fiumi, utilizzando le stesse normative dedicate a laghi. Lo sò che è ridicolo pensare di ridurre l'inquinamento dei fiumi impdendo l'accesso ai motoscafi e alle moto d'acqua, ma otterremmo sicuramente un calmieramento di prezzi. Il problema è che se ci azzardiamo a fare una proposta del genere ci trattano come fanatici che levano di bocca il pane alle famiglie che ci campano.
Tratterebbero nello stesso modo chi pretenderebbere le spiagge libere al posto dei bagnetti (su cui però, si sono arricchiti tanti furbi che non hanno mai fatto nulla di utile in vita propria salvo un mare di nero, inteso come assenza di ricevute fiscale e pagamento di tasse in generale.)
Il risultato è che tutti gli operatori piangono miseria se gli si chiede di lavorare alla luce del sole, in compenso non troviamo nè un angolo di spiaggia nè un approdo libero.

Sono sicuro, però solo che questo modo di fare lavoro ed economia non è affatto sano e sta per dare i suoi frutti più velenosi.

Detto questo, concordo pienamente con quando detto da Fabio compreso il discorso sui Venturieri di Chioggia e la loro filosofia.

Un abbraccio

Alfredo
Un fatto culturale... di Luigi (21/05/2009 10:22:21) Luigi_papetti@yahoo.it

Come ho già detto in qualche intervento, a mio avviso, c’è un principalmente un problema culturale, di piu’ ampia portata rispetto alle problematiche della piccola nautica.

Il nostro è un paese con piu' di 7.000 Km di coste, con posti bellissimi, ed un mare che, solo 30 anni fa, era favoloso pressoché ovunque, perché non inquinato.

Siamo 60 milioni di Italiani, almeno 1/4 - mi tengo basso - vive in una città che guarda il mare, almeno la metà ha il mare a meno di 100 Km d’auto.

Abbiamo una tradizione ed una storia marinara militare e commerciale d'eccellenza: gli Italiani, quando ci si sono messi, sono sempre stati in cima alle vette della vela internazionale.

Tutto questo ce lo dimentichiamo, e invece dovrebbe farci riflettere sul fatto che il mare deve essere al centro della nostra attenzione: lo dobbiamo rispettare, lo dobbiamo tenere pulito, ma lo dobbiamo anche saper sfruttare a dovere.

Il settore della piccola nautica sarebbe un segmento di mercato che potenzialmente avrebbe delle capacità di crescita enormi. Come dice Fabio, molti Italiani potrebbero permettersi una barca (a vela o a motore) invece del SUV.

Oggi questo non avviene…perché?

Non ci sono le occasioni, non ci sono le strutture, non c’è un mercato, non c’è un indotto. Gli Italiani si bloccano al primo dei problemi: se mi compro una barca dove la metto? E se voglio fare una vacanza con la barca dove vado? Per non parlare poi della manutenzione e di tutto il resto.

Chiediamoci, però, se questa situazione è il motivo per cui nel nostro paese non esiste una cultura diportistica popolare, oppure ne è figlia? Viene prima l’uovo o la gallina?

Un esempio molto scemo: io ho fatto la scuola dell'obbligo poi il Liceo Classico e poi Ingegneria. Eppure quando ho fatto il corso per la patente nautica, e ho studiato le materie d’esame come la lettura delle carte nautiche, il carteggio, la teoria della nave, i rudimenti di astronomia etc..….mi sono chiesto: ma perché in tutti i miei studi non ho mai affrontato materie cosi’ interessanti, cosi’ vicine alla mia esperienza, cosi’ formative?

Prima della patente nautica per leggere una carta andavo a cercare la scala in basso a sinistra e poi con un righello – o con un dito -mi ricostruivo le distanze. E quando non c’era la scala ero perso. Oggi, invece, quando guardo ad una carta geografica, qualunque essa sia, la prima cosa che cerco sono i gradi di latitudine: mi viene naturale. In fondo mi viene naturale perché cosi’ è stata concepita, cosi’ è stata “inventata”.

A mio giudizio, quindi, c’è un problema principalmente culturale, se un po’ di cultura marinara si insegnasse nella scuola dell’obbligo, se i genitori portassero i figli ai corsi di deriva, se invece di regalare la Wii, l’Ipod e il cellulare si regalasse un bel Laser usato, forse questo paese eccellerebbe anche nella nautica.

Quello che dobbiamo auspicarci è un cambiamento, investire sui nostri figli e fargli capire quale potenziale inespresso è il nostro mare. Sensibilizzare le istituzioni, ripartire dalle scuole dell'obbligo, far arrivare le nostre idee là dove possono attecchire e svilupparsi.

Luigi
Nautica sociale di Francesco Lenzi (21/05/2009 12:29:05) francescolenzi@tele2.it

Scusate ma non condivido affatto alcuni interventi. Tutto ciò che è un insieme organizzato in cui si condividono fini e comportamenti ha uno scopo "sociale", e sociale non significa necessariamente "socialismo". Molte attività dilettantistiche e sportive, anche veliche, prendono sovvenzioni perché chi le ha elargite ha ritenuto che avessero uno scopo sociale. Lo scopo sociale dovrebbe creare un "valore aggiunto", il più delle volte culturale, sportivo, agonistico, ma anche un indotto economico. Intorno al mio circolo velico di Castiglion del Lago ruota un importante indotto economico, pur essendo una associazione dilettantisco sportiva che ha beneficiato di notevoli sovvenzioni, anche se in maniera indiretta nella costruzione del nuovo porto. Spesso alcuni se ne sono approfittati, vedi posti barca nei vari circoletti velici e leghe navali, per non fare nomi, ma sostanzialmente ritengo giusto che vengano sovvenzionate attività con scopi sociali che non siano solamente quelli legati ai bisogni primari.
Ma veniamo alla piccola nautica senza divagare troppo. Ho un amico che va a pesca tutta l'estate nei pressi di Talamone. Giusto l'altro ieri mi ha detto che lo sfratteranno dal suo posto barca nel canale e ha concluso che venderà il gozzo e i 5000 Euro anno che spendeva in zona durante l'estate li userà per farsi dei bei viaggi. L'attività del mio amico, secondo me, anche se di puro divertimento ha un grande valore sociale, per la pratica della pesca con la canna e il suo significato sportivo, per la elevata distribuzione di denaro che viene destinata a tutto il territorio, e non solo all'ormeggiatore, e per altri motivi che non sto qui ad elencare. Ognuno nel suo piccolo, con lo sport o la passione per la vela, condivide uno scopo sociale che come minimo si può ricondurre ad un turismo ecosostenibile e pulito. Io sinceramente non voglio soldi da nessuno, ma almeno che mi venisse riconosciuto un minimo di rispetto perché quando vado in vacanza con la mia barca a vela spendo in appartamento, negozi, ristoranti, posto barca e distribuisco ricchezza a piene mani, e per giunta rispettando l'ambiente. Più sociale di così!!! Ritengo quindi, non solo auspicabile, ma una scelta intelligente da parte di amministratori avveduti e consapevoli investire del denaro sulla piccola nautica perché il ritorno, sia dal punto di vista culturale che economico sarà sicuramente grandissimo. Concludo affermando che la mentalità per cui la vela è uno sport solo per chi ha molto denaro da spendere e che è giusto che vada "spolpato" sta facendo morire la nautica in Italia.


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