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Il paradosso e la consapevolezza di Gabriele (05/04/2009 11:42:47) gabriele.mantovani@fastwebnet.it

I giornali riportano notizie rassicuranti sull'uscita della crisi.
I prezzi delle materie prime cominciano a risalire, indice che presto dovrebbe ricominciare la ripresa dei consumi.

A me questo sembra un paradosso.
Per sopravvivere tutti economicamente, dobbiamo consumare sempre di più.

Negli ultimi tempi è maturata una consapevolezza.
Per sopravvivere tutti in pace ed in serenità, occorre consumare/inquinare di meno.

Non trovo, ad oggi, un punto d'incontro tra queste due tensioni.

Da bambino vivevo in un sistema rurale, dove il rapporto con la natura era spropositatamente a favore di quest'ultima. Quanti raccolti distrutti dalla grandine!

Eppure non sapete quanto rimpianga quel periodo, pur con tutte le sue durezze.
X Gabriele: un raccontino alla Mario!!! di Mario (05/04/2009 13:32:26) v.marione@libero.it

C'era una volta un paesino di qualche migliaio di anime, nel quale ruotava una certa economia stanziale, vale a dire nel paese il macellaio comperava il pane dal panettiere, che acquistava la frutta dal verduraio, il quale si faceva accomodare le scarpe dal ciabattino, che si faceva aggiustare le finestre dal falegname e tutti questi, ed altri, compravano la carne dal macellaio, la verdura dal fruttivendolo, il pane dal panettiere, etcc...etcc.
In più alcuni erano stipendiati dallo stato ( postini, maestri, pensionati.......), ed altri lavoravano in altri paesi, per cui tutti quest'ultimi, incrementavano la totale redditualità del paesino, dal momento che il ricavato dei consumi interni restava in loco.
Un bel giorno però in periferia del paesino, fu costruito un luccicante Centro Commerciale, e tutti i paesani, abbagliati, nella loro ingenuità, dallo sfavillio di tutto ciò, inziò a comprare tutto, specie le meravigliose cose inutili,di cui fino ad ora non avevano mai sentito il bisogno.
Fu così che piano piano, tutta la redditualità del paesino compreso gli stipendi dei nuovi commessi, finì nelle tasche del Cenro Commerciale,che pensò bene di trasferirsela altrove, lasciando che questo paesino s'impoverisse, fino a morire.

Tanto c'enerano tantissimi di paesini da spolpare!!!
CIAO
così va il mondo di Alfredo (05/04/2009 14:57:09)

I paesi da spolpare sono finiti.
Amen.
Sono tropp pochi quelli che hanno capito il paradosso e accettato la consapevolezza del minor consumo, perchè il mondo non è infinito.

I truffatori sono sempre aiutati da chi, sotto sotto, si vuol far truffare, perchè non accetta una realtà che non gli piace e preferisce una bella balla che gli fa sognare.

-andiamo a vedere i ricchi che mangiano il gelato!
- ma perchè? Sei convinto che un giorno ti facciano posto e ti permettano di mangiare il loro gelato?
(vecchi detti sentiti nelle campagne toscane)

Ciao

Alfredo



di luigi (05/04/2009 17:14:28)

dobbiamo farlo capire ai nostri figli: solo loro potranno fondare un nuovo ordine mondiale dove benessere e sviluppo si sposeranno con ambiente, rispetto della natura, risparmio energetico....

....noi siamo chiamati ad un grande compito: insegnare loro quanto abbiamo sbagliato finora.

Luigi
di Fabio (06/04/2009 14:44:36)

Come dice Gabriele, non è che la vita prima dell'era consumistica fosse tutta rose e fiori. Nelle campagne si moriva di pellagra, nelle città ogni tanto arrivava il colera, e anche il rapporto con l'ambiente non era così idilliaco: i lupi e altri predatori furono sterminati nell'Italia della povertà (che non poteva sopportare i danni che arrecano alla pastorizia) e sono protetti e reintrodotti nell'italia consumistica (che quei danni li può sopportare senza quasi accorgesene), gli scarici civili finivano direttamente nei mari e nei fiumi, mentre oggi sono trattati, etc. Anche i truffatori ci sono sempre stati. Solo che una cosa è truffare sulla piazza del mercato del paese, altra è truffare sulla piazza elettronica mondiale. Il problema non sono i beni di consumo, nè la cattiveria del tempo corrente. Il problema siamo noi, o meglio, il modo con cui noi ci accostiamo alla vita e, quindi, alle cose.
Il problema è l'amore che c'è o non c'è. apparteniamo ad una generazione che non è stata educata ad amare. Magari diciamo di amare genericamente l'umanità, tanto nessuno la conosce, ma facciamo fatica ad amare chi ci sta vicino. Lo stesso atteggiamento si riverbera sulle cose, che sono usate perchè servono e basta. Se si guarda alle cose con amore, pensando magari al lavoro o per la perizia ideativa che contengono le si usano lo stesso, ma non sarà mau un "usa e getta" e si proverà più piacere da quell'uso.
Un sito come questo sarebbe stato impensabile nel mondo preconsumistico di una volta. Ma qui dentro comunque c'è amore.
Per questo lo frequento (e adesso torno a lavorare).
Ciao a tutti.
di Luigi (06/04/2009 19:58:45)

Io non dico che si stava meglio prima, dico solo che dobbiamo ripensare al nostro modello di sviluppo.

Un esempio?

I nostri antenati ci hanno lasciato un territorio bellissimo, città d'arte, luoghi stupendi, a misura d'uomo.

Negli ultimi 50 anni cosa abbiamo costruito?

Oggi per lavoro sono stato a Napoli con il treno. Arrivando nelle nostre grandi metropoli (nessuna esclusa Roma, Napoli, Milano) ci sono enormi caseggiati bruttissimi, senza anima, senza nulla....

Luigi
di Fabio (06/04/2009 20:27:53)

Un mio amico professore di lettere che in questa stagione porta i ragazzi in gita in giro per l'Italia, osservava che se fosse per quanto si è costruito in Italia negli ultimi due secoli ('800 e '900), nessuno verrebbe a vedere le nostre città d'arte.
Ciao.
delle barche e di altro di Alfredo (06/04/2009 21:04:24)

Bisogna vedere perchè un oggetto è stato fatto e chi ne ha goduto.
Della Roma degli imperatori è rimasto il colosseo, non la casa di fango della gente comune. Tornando al discorso di partenza, l'anima delle barche, che è fatta da chi le progetta prima e da di le usa poi, e si vede la differenza fra una cosa apprezzata e amata e una no.
Io Stimavo Sciarrelli, come stimavo il Bruno Genovese (Capitano Black)come stimo altri, ancora vivi, che mettono in secondo piano il massimo guadagno e per primo la loro passione e quella dei loro committenti. E' un fatto di cultura generale, che non è legato necessariamente nè ai titoli accademici nè ai premi delle riviste specializzate.
Allargando il discorso, sono dispiaciuto che il progresso dell'umanità sia stato solo tecnologio, e mai per le qualità umane. Forse siamo solo rimasti al livello dei bambini capricciosi.
Speriamo di crescere prima di estinguerci; purtroppo c'è ancora qualche imbecille che gioca con le atomiche e la vita di interi popoli.

Ciao a tutti

Alfredo


di Gabriele (06/04/2009 22:02:25) gabriele.mantovani@fastwebnet.it

Al di la dei paradossi che la società dei consumi ci propone ogni giorno, mi preme porre l'accento sulla consapevolezza.
La considero come la maturazione della conoscenza.

Quando ho consapevolezza che devo consumare meno energia, che devo cercare di salvaguardare l'ambiente, che devo rallentare i ritmi di vita quotidiana allora diventa difficile rapportarmi con stimoli che mi spingono a fare l'esatto contrario.

Ma se questa consapevolezza è condivisa... allora forse insieme si posso spostare montagne.
di Luigi (06/04/2009 22:32:06)

Consapevolezza anche che dobbiamo ri-educarci al "bello". Spesso (non sempre) il modello che fino ad oggi abbiamo seguito, quello della crescita fondata sul consumo, è andato contro al "bello" o lo ha trascurato.
Luigi
di Alfredo (07/04/2009 07:43:56)

Concordo.

Ciao

Alfredo


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