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RICHIESTA CONSIGLI COPERTA CEDEVOLE di FILIPPO (31/03/2009 15:27:49)

Ciao a tutti, mi sento un po' in colpa a scrivere solo per chiedere consigli, senza partecipare a tutte le altre vostre ottime iniziative, ma il tempo è poco e quel poco che mi avanza cerco di dedicarlo il più possibile alla barca.
Comunque eccomi qui con i primi lavori primaverili, primo tra tutti risolvere il problema della coperta cedevole. Dopo essermi documentato sia su questo sito si in internet sarei dell'idea di bucare la coperta dall'alto, verificare lo stato dei bagli trasversali (speriamo siano ancora buoni) e togliere il marciume che si è formato e procedere a riempire il tutto con "CORE BOND" della cecchi. http://www.cecchi.it/italiano/htm/core.html
Qualcuno di voi ha già usato questo prodotto? avete qualche consiglio da darmi a riguardo? aspetto vostre notizie, anche perchè ho una voglia matta di mettermi al lavoro per risolvere una volta per tutte questo problema ma allo stesso tempo una paura matta di sbagliare e di perdere soldi e tempo senza alcun risultato.

Ciao a tutti
a presto
di Fabio (31/03/2009 18:46:42)

In attesa che qualche pivierista ti risponda (siamo un po' mosci ultimamente, ma io non mi posso lamentare perchè sono stato assente a lungo), vai sul CERCA, inserisci le parole: "ex post manutenzione di gabriele" e troverai una lunga discussione iniziata il 30 gennaio 2008 sullo stesso argomento.
Ciao.
di Fabio (31/03/2009 18:57:24)

PS: con tutto il rispetto per il Piviere, le barche di una volta non sapevano neppure cosa voleva dire coperta cedevole (adesso vedrai che il forum si anima!).
ciao
coperta cedevole di lop (31/03/2009 19:28:03)

dear fabio, le barche di una volta pero' sapevano cosa voleva dire titare la coppale ogni anno per tutta la barca, mentre il piviere no; ad ogni modo mi pare ci siano dei collegamenti generazionali tra i propri trasporti emotivi verso le barche di legno prima e verso il piviere poi, ma sempre di "barche di una volta" parliamo: ecco perche' anche un Luca Brenta in carbonio e teak ha la sua anima.

Veniamo alla coperta: io ho lo stesso problema e purtroppo non riesco a dedicarmici come vorrei. Giusto il consiglio di cercare sul forum: c'era un lungo post.
La mia osservazione e':
1: la coperta cedevole mi da fastidio, ma ancora piu' fastidio mi da' il vedere la linea della coperta tutta bombata: ecco: io (per me) mi preoccupo soprattutto di riuscire a ridare alla coperta una sua curvatura uniforme.
Credo che agendo da sotto sia piu' complicato; tra l'altro il piviere ha tutti i pannelli di faesite da togliere per arrivare alla VTR, quindi penso che da sopra si fa doppiamente prima.
io i pannelli dentro non li ho piu', tra l'altro, e devo dire che la VTR e' molto a pelazzi di vetro, cioe' molto "grossolana": mi da' la sensazione che se ci fai un buco con il trapano anziche' un bel foro pulito ti sfilaccia via una tana da 5 cm di diametro.

cambiare o sostenere i bagli? bella cosa, ma come fai? la coperta e' un sandwich e i bagli stanno nel mezzo: per vederli dovresti scoperchiare letteralmente la coperta: tu te la senti?

il prodotto della Cecchi in teoria dovrebbe gonfiarsi e facendo pressione riportare la coperta in su come se dovesse raddrizzare da dentro una bottiglia schiacciata, per intenderci; pero' su una coperta deformata da anni e anni di sollecitazioni non credo che il materiale conservi una minima memoria di forma, insomma non credo che anche spingendo la schiuma la coperta si rimetta in sesto secondo le proprie linee perfettamente.
di Fabio (31/03/2009 20:14:44)

Visto che sono riuscito ad animare il forum?
So bene che anche le barche d'una volta avevano i loro problemi. Erano però fatte per durare per la vita di un uomo e anche di più. Bastava curarle. Forse fatta esperienza sul nuovo, varrebbe la pena di recuperare qualcosa del vecchio. Ad esempio, oggi possiamo usare il compensato marino o il legno impregnato di epidossica. Quanto al ponte, so bene per l'esperienza di un mio caro amico su un Arpege (stesso problema di cedevolezza della coperta) che non si può pensare di cavarsela artigianalmente con un lavoro del genere: si rischia seriamente di fare guai o schifezze (spendendo comunque parecchi soldi). Butto quindi lì una possibile eresia: tagliare via una fetta di ponte e rifarla in compensato marino opportunamente sorretto.
L'ho detta grossa?
Ciao.
di Gabriele (31/03/2009 21:30:44) gabriele.mantovani@fastwebnet.it

rispondo a Filippo in ritardo a causa di impegni di lavoro infiniti.

Ho acquistato Dori (Piviere n. 138) nel 2006 con scarsissime cognizioni veliche. Nel frattempo ho frequentato un corso per la patente senza limiti, supportato la rinascita di questo sito, conosciuto tanti amici (in primis Luigi, Fabio, Sergio, Pino, ...) che mi hanno dato tanti consigli utili.

Anche io avevo il problema della coperta cedevole. Alla fine mi ci ero quasi abituato, poi la scorsa estate a causa della grande siccita' del Trasimeno e impossibilitato ad uscire dal canale in cui ero ormeggiato mi sono dedicato a tanti piccoli lavoretti.
Ho ricostruito le caviglie mancanti, carteggiato e riverniciato tutti i legni (bottazzo, tientibene, boccaporto, ecc), smontato e ripulito i mitici barbarossa ed infine affrontato il problema della coperta.

Ho acquistato in un negozio Brico del Poliuterano espanso (costo 5 euro), con il trapano ho fatto un foro in una zona della coperta veramente compromessa e ho spruzzato un piccolo quantitativo. Occorre prenderci la mano, si gonfia parecchio e non bisogna metterne troppo. Alla fine ho stuccatto tutti i fori, carteggiato e riverniciato. Adesso quando ci cammino sopra non ho più quella spiacevole sensazione di sprofondarci dentro.

Premetto che non sono consapevole se sia il procedimento giusto ma il risultato lo giudico soddisfacente, sempre nell'ottica della "filosofia piviere".
grazie di filippo (01/04/2009 09:20:38)

grazie, come al solito qui trovo sempre una voce amica, devo dire che anch'io ero tentato dalla schiuma come gabriele, sopratttto perchè riuscirei a risolvere il problema con una minima spesa sia di soldi che di tempo, magari rimandando un lavoro più serio quando ci sarà un po' più di tempoa disposizione,ma non sapevo qualesarebbe stato il risultato, il prodotto della cecchi mi sembrava una via di mezzo un po' più impegnativo, ma niente di particolarmente complicato (come sostituire parte della coperta). Resta effettivamente il discorso della linea della coperta che probabilmente resterebbe comunque un po' infossata.
Gabriele la schiuma ti ha risolto anche questo problema?
grazie comunque dell'aiuto e vi terrò aggiornati
linea della coperta di lop (01/04/2009 10:06:33)

io ho un'idea, ma devo pensarci su meglio perche' non so se alla fine e' idiota o no.
Se ci si costruisce di falegnameria una sorta di baglio da appoggiare sulla coperta all'esterno, ecco che avremo una guida per la linea della coperta medesima.

Se si riesce ad avvitare questo baglio in modo che le viti "tirino" la coperta verso l'alto facendola combaciare con il profilo sagomato, ecco che terremo la coperta allineata alla forma che dovra' avere.

A quel punto si inietta la schiuma e via.

L'approccio teorico non mi sembra male; resta da mettere a punto qualche passo, tra cui:
1 - che tipo di viti usare che possano tirare in alto la coperta anziche' spanare il foro e basta: a naso uno penserebbe agli stop ad espansione con le alette, ma spero esista qualcosa di piu' specifico e adatto.

2 - come fare il disegno di questi bagli e quanti farne e se fare l'operazione per bagli trasversali oppure fare profili da mettere in longitudinale.
di Gabriele (01/04/2009 13:13:09) gabriele.mantovani@fastwebnet.it

Per Filippo:

i punti cedevoli della mia coperta erano a prua (solo a dritta perchè sulla sinistra ho lo sportello del vano ancora), attorno all'albero e sul lato sx vicino al tientibene.

Il materiale gonfia parecchio e devo dirti che l'infossamento è quasi scomparso del tutto (la prua è venuta perfetta, meno attorno all'albero).

Ho cercato di forare meno possibile (a prua ho fatto un foro nell'intercapedine del boccaporto e dall'interno ho sparato il materiale cercando di dosare il quantitativo, idem lateralmente alla porta di entrata).
Ti consiglio di prepararti dei tappi artigianali da mettere sui fori per evitare che il materiale solidificando fuoriesca.

Ancora meglio se rimuovi i pannelli interni per verificare che il materiale non trovi vie di fuga interne.

Tutto quanto il lavoro è durato un pomeriggio e l'ho svolto da solo nella quiete del lago Trasimeno.

Gabri
Ripristino della rigidità sotto la coperta di Mario (01/04/2009 15:06:01) v.maryone@libero.it

La frantumazione della struttura cellulare del poliuretano espanso interno al sandwic di vetroresina di una coperta spesso dipende solo dal cattivo dosaggio dei due componenti che vengono impiegati e dalla temperatura di lavoro. La variazione, se pur minima dei due componenti per produrre il pliuretano espanso, che di solito è al 50%, produce un cambiamento della consistenza dello stesso, da uno stato molle come una spugna, a un cristallino e fragile composto, pronto a sbriciolarsi alla minima pressione diventando polvere. La temperatura in questa operazione è fondamentale. Se anche i componenti sono perfettamente dosati e l'operazione viene fatta a temperatura più bassa del dovuto, si ha il caso dello sbriciolamento per fragilità. Da studi fatti al C.N.R. di Pisa sul poliuretano espanso per la cura dell' osteoporosi, si evince che il secondo componente, di solito a base alcolica per un buon 70%, principale causa dello sbriciolamento delle macromolecole del poliuretano, opportunamente riscaldato ripristina le condizioni ottimali. Pertanto da prove fatte su varie strutture, come il ponte in sandwic danneggiato di una barca, per ripristinarlo facilmente, basta iniettare con una siringa e grosso ago, tipo quelle per veterinari, una buona dose di alcol e scaldare la parte con un fon od un ferro da stiro, e questa tornerà gonfia e rigida come nuova.
di Gabriele (01/04/2009 15:30:43) gabriele.mantovani@fastwebnet.it

Il mio caso rispecchia esattamente la tua descrizione.

Quando ho aperto il sandwich ho trovato l'intercapedine cava con la presenza di polvere diffusa.

A quanto leggo se avessi siringato con alcool e successivamente riscaldato avrei ripristinato la condizione iniziale?

Lo stesso problema è presente anche nel "pavimento" del pozzetto, penso che il n.138 è riuscito proprio male...
PESCE di Mario (01/04/2009 22:20:09) v.marione@libero.it

A proposito mi sono dimenticato di dire che il provvedimento sopra suggerito è valido e funzionante solo se eseguito prima della mezzanotte di oggi.
OK. La prima parte del messaggio riguardante il danno è vera. Il rimedio è da prendere con un po’ di filosofia!!! L’alcol , in particolar modo quello di una morbida Grappa, è meglio non sprecarlo per riempire una coperta, anche se si tratta del nostro amato Piviere!!!
Da domani si potrà comunque provare a ricorrere al collaudato metodo di iniezione dell'ormai “noto indurente in pasticche” sciolto in acqua, iniettandolo con la solita siringa nel poliuretano dove si è ammosciato!!!
CIAO A TUTTI.
E, da domani , bando agli scherzi!!! Prometto.
di Gabriele (01/04/2009 23:36:14) gabriele.mantovani@fastwebnet.it

abboccato in pieno :-)
X Gabriele di Mario (02/04/2009 09:19:33) v.maryone@libero.it

OK scherzi a parte, il tuo metodo di schiumare da un foro dello stesso diametro della cannuccia della bomboletta è giusto, pensa, io usavo la schiuma di polouretano per rendere inaffonabili le barche, rirmpiendo gli spazi vuoti, i primi tempi che nacque sul mercato. Comperavo i due componenti da mescolare al 50% da una ditta di Pietrasanta che mi insegnò l'uso, peraltro critico, come ho già detto nella difficoltà del dosaggio per avere le caratteristiche giuste, cosa che oggi è superata con le bombolette già pronte. Però ti devo dire che oltre al foro d'ingresso della schiuma è bene eseguire diversi fori a varie distanze dal punto di intervento è NON tapparli ma lasciare uscire la schiuma dagli stessi in maniera che puoi controllare che sia giunta a riempire dappertutto senza lasciare sacche d'aria, cosa possibile se hai tappato tutto e anche pericolosa nei casi di vetroresina sottile, se non trova sfogo la pressione formatasi nella reazione di espanzione che è abbastanza forte, può far rigonfiare troppo fino a schiantarsi. Poi una volta seccato con un taglierino togli tutti i bacherozzi di poliuretano usciti dai fori, scartavetri abbomdantemente, stucchi con stucco alla vertoresina che si usa anche in carrozzeria, rivernici e il gioco è fatto.
A proposito se non vuoi che il poliuertano ti si appiccichi dappertutto dove fuoriesce, basta che tu prima dell'uso dia sulla zona abbondante cera di quella da pavimenti (esistono anche cere apposta,quelle che danno sugli stampi per le barche) che è facilmente reperibile
CIAO e considerati "SLAMATO"!!! CON AFFETTO Mario.
l'ho fatto di filippo (06/04/2009 09:39:35)

Ciao a tutti grazie intanto per tutti i consigli anche quelli ......

Comunque mi avete convinto e per vari motivi non ultimo il fatto re risparmio ho deciso di inniettare schiuma espansa nella mia coperta.
Così sabato mattina sono andato in barca, munito di trapano, schiuma e stucco e ho fatto il lavoro.
Esternamente tutto ok la coperta adesso è risulta molto più solida al calpestio, il problema si è creato all'interno, dove la vetroresina si è gonfiata creando una pancia su tutta la zona centrale del soffitto.

Per il momento mi sa che lascerò tutto così, penserò a finire di sistemare la barca esternamente, ripitturarla riarmarla ecc... in modo da potermela godere quest'estate, per gli interni ci penseremo l'anno prossimo mettendo in preventivo un lavoro più completo.

ciao a tutti
POLIURETANO ESPANSO di Mario (06/04/2009 11:58:56) v.maryone@libero.it

Ecco perchè è necessario fare più fori possibili, per fare foriuscire il materiale superfluo, per evitare rigonfiamenti non voluti.


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