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I "puristi" della vela di Francesco Lenzi (08/02/2009 11:36:23) francescolenzi@tele2.it

Nel mio ultimo articoletto su NAIMA, intitolato "Quella volta sull'Arno", faccio notare ai lettori come possa essere insidioso un guasto al motore. In quella situazione ero proprio vicino a terra e me la sono cavata con poco, ma non voglio pensare cosa sarebbe potuto accadere, con bambini piccoli a bordo, se ciò fosse accaduto in alto mare. In un articoletto di fondo su Bolina, una volta lessi che per il vero velista il motore non è poi così indispensabile. Probabilmente ciò è vero, ma ritengo che sia valido per una ristretta minoranza di naviganti con molta esperienza e capacità e questo aspetto, in quell'articolo, non era sufficientemente messo in risalto. Ritengo che ciò sia molto pericoloso perché, purtroppo mi sono accorto, non è nella natura dell'uomo saper riconoscere appieno i propri limiti e le proprie capacità, anzi, normalmente si tende a sopravvalutarle. Concludendo invito tutti colo che non hanno una esperienza più che consolidata, e che si accingono a fare lunghe crociere o traversate, a portarsi il motore di riserva a bordo .... e che sia regolarmente revisionato. Ovviamente questo può non essere indispensabile per chi fa piccole crociere sotto costa.
l'ARNO di Mario (08/02/2009 12:51:25) v.marione@libero.it

Praticamente ho vissuto la mia vita nautica sull'Arno e ti posso garantire che il motore è necessario per il rientro all'ormeggio, in particolar modo quando la corrente che segue le maree è abbastanza elevata e il vento di mare è debole. Altresì se è presente vento di terra è praticamente impossibile rientrare a vela specie se hai l'ormeggio in un cantiere lontano dalla foce. Comunque in un lontano passato ricordo era molto in uso tra i giovani cimentarsi con le piccole derive a vela e destreggiarsi bolinando in Arno confrontandosi con venti e correnti. Purtroppo questo sano sport è stato abbandonato per rivolgersi a navigazioni più comode a motore e il gaioso brulicare di vele che riempiva la golena dell'Arno si è trasformato in una affollata autostrada di mezzi nautici spesso puzzolenti!!!
Risalire l'Arno di Sergio (08/02/2009 13:11:48) buser09@libero.it

Caro Francesco,ho letto con molto divertimento la tua esperienza lungo l'Arno,a proposito ancora non ho capito se a cadere nell'acqua sia stato Tommy o il mezzomarinaio(presumo questultimo).Come sai io tengo il Buser nell'Arno a circa 3 miglia dalla foce ed in effetti in Arno c'è l'ordinanza di non navigare a vela(ad eccezione di casi estremi come la rottura del motore).Risalire l'Arno non sarebbe complicato con vento di mare,ma il problema si pone con mancanza di vento o con vento di prua(considerando le doti boliniere del piviere).Perciò dopo tanti anni passati nella darsena a Viareggio,dove sono rientrato più volte a vela,nel nuovo rimessaggio a Marina,mi sono dotato di un secondo motore(honda 5 cv a gambo lungo che tengo nel gavone esterno di dritta ).L'ultima considerazione riguarda il gestore del rimessaggio:ti posso garantire che se succede,come già e successo(anche se non a me)i gestori del S.Ranieri(Cecio o Pino) partono subito col loro gozzo per andare ad aiutare chi ne ha bisogno e tutto si risolve in una bella bevuta al circolino.Saluto tutti con affetto Sergio
vacanze di Alfredo (08/02/2009 14:35:55) vinceland@virgilio.t

Credo che Francesco abbia messo in luce il vero problema, la causa principale di tutti gli incidenti, piccoli o grandi che capitano a noi. L'errore è proprio nel concetto di vacanza. Noi, figli di quest'epoca, viviamo la vacanza come un meritato premio alle fatiche di tutto l'anno, che ci fà bruciare molte, spesso troppe risorse economiche, raccolte con la fatica e lo stress del lavoro. Ragionamiamo così; I tempi sono ristretti, non bisogna buttare via il denaro. Dal piccolo contrattempo all'incidente grave il passo è breve, in mare, come in montagna. Faccio un esempio. Un buon nuotatore, quando soffia una libecciata o peggio una forte tramontana, il mare lo guardo dai tavolini dei caffè. Non ha l'ansia di sprecare un giorno di vacanza (o di ferie)per cui non fa la sua (la mia) abituale nuotata. Purtroppo sò che il giorno, dopo sul quotidiano si leggerà della morte per affogamento di due o tre persone, nonostante le attenzioni e gli strilli dei bagnini. Non si può perdere niente e quindi si rischia un pò di più, specialmente se si è giovani. Eppure la logica della prudenza dovrebbe essere opposta, è molto meglio rischiare la vita da anziani, quando abbiamo già vissuto, che non da giovani, quando abbiamo tutta la vita davanti.

Certo, per tutti gli sport e quindi, anche, per la nautica, occorre la prevenzione, le attezzature devono essere controllate accuratmente, la tecnica rivista e ripassata, ma, senza quella prudenza naturale che supera la sindrome da vacanza non goduta, il rischio corso sarà sempre alto.E nessuno di noi nè è immune, io per primo.
Il vero lusso, la sola cosa che pochi possono o voglio permettere, non è il mezzo nuovo, costoso, supersicuro o l'assistenza dei mezzi di soccorso, ma è l tempo che ci si può permettere di perdere. "oggi non è il giorno giusto, aspettiamo". Non è un caso che in tutti i libri dei vagabondi dl mare, si legge che la vela è prima di tutto, una scuola di pazienza.

Ciao a tutti

Alfredo
di Giuseppe (08/02/2009 15:58:51) bigo12@alice.it

NOn posso che concordare in pieno con quanto affermato da Francesco. Un conto partecipare ad una regata con tanto di mezzi appoggio e gente che fa fare largo agli altri (allora forse si puo' rientrare a vela), un conto rientrare da una uscita "da passeggio", soprattutto se in zona la maggior parte dei diportisti e' costituita da motoristi, i quali non hanno neanche la minima idea dello spazio necessario per manovrare a vela, ne' conoscono (pur senza farlo apposta) le diverse doti evolutive di una barca a vela (anche se condotta a motore)rispetto ad una a motore. Di conseguenza, avere la certezza di poter fare affidamento sul fuoribordo e' fondamentale. Aggiungo il fatto che, in alcuni casi (come per esempio alle foci di piccoli fiumi), sia necessario sollevare la pala del timone per rientrare. In queste situazioni, senza fuoribordo efficiente, ci sono veramente poche alternative realisticamente applicabili.
di Fulvio (09/02/2009 13:24:48)

Alfredo, dici benissimo. Concetti semplici, eppure così ignorati. In altro ambito, sapessi quanta gente muore perchè va a volare in ultraleggero alla domenica, in giornate in cui la meteo non è ottimale o c'è foschia ma sono le uniche giornate in cui loro possono volare. E poi, volare così non è neppure volare, diventa un giro di giostra.

Quando anni fa (abbiate pazienza se non parlo di vele e venti) sono andato al mattino e tornato alla sera dall'Elba a Giannutri (60+60 mg)col gommoncino di 4mt/25hp; ho preparato tutto con largo anticipo, pronto a spiaggia. Benzina per il doppio del percorso andata/ritorno (ovvero per 240 mg!), motorino di scorta da 4cv, carte, acqua da bere, pile, cellulare, gps, ecc ecc.

Poi, 'dal tavolino del bar' come dici tu, ho ascoltato per parecchi giorni il canale 68 fino a quando ho avuto la ragionevole certezza di due giorni di mare piatto davanti. Un bel giorno, e il mare pareva un lago, sono partito. Quel giorno, manco avevo voglia di partire. Ma è stata una vera goduria: navigazione assolutamente nei parametri previsti, una beatitudine dello spirito. Specie al ritorno, di notte, con una luna abbagliante a far brillare mezzo miglio di scia e riferendomi ai fari imparati a memoria.
Concordo in tutto di Francesco Lenzi (09/02/2009 15:23:52) francescolenzi@tele2.it

Concordo con tutte le vostre osservazioni, la natura non deve essere sfidata mai e bisogna essere sempre pronti e preparati a risolvere qualsiasi evenienza. Purtroppo devo ammettere che non sempre mi sono comportato con responsabilità, preso dalla voglia di vivere finalmente ciò che avevo sognato per mesi. Spesso succede anche che si creda che una barca grande sia più sicura, questo è vero, ma solo se vengono costantemente mantenute tutte le condizioni di sicurezza. Questo significa anche molti costi in più che il più delle volte si vorrebbero evitare. Il discorso è complesso e molto legato a quale tipo di navigazione si vuole fare. Quindi attenzione al discorso della bandiera belga. E' valido solo se si agisce con responsabilità e può essere utile solo ad evitare le seccature, ma non l'obbligo di responsabilità
Per quanto riguarda i rischi anche in altre situazioni basta vedere cosa succede in montagna. Ho passato le vacanze a Chamonix per tanti anni, c'erano più di cento morti l'anno e un via vai di elisoccorso continuo. D'altro canto quando mi recavo nei pressi del Mer de Glace o dell'Argentiere (luoghi meravigliosi) si vedeva gente che attraversava i crepacci in scarpe da ginnastica. Cosa ci vuoi fare.
di Luigi (10/02/2009 22:20:17) luigi_papetti@yahoo.it

Provo a fare una riflessione diversa.

Credo che se Francesco fosse stato solo, senza la sua bella famigliola, senza avvertire la responsabilità della sicurezza dei ragazzi e della moglie, magari con un buon amico, questa sua avventura si sarebbe colorata di tutte altre tinte: ora saremmo a leggere un racconto del tutto differente, dove la passione del mare, della vela - senza l'ansia delle responsabilità - avrebbe avuto il sopravvento.

Lo dico perchè anch'io quando mi sono trovato in difficoltà (e andando per mare capita spesso di dover gestire situazioni di difficoltà) avendo a bordo i miei familiari ho vissuto la cosa molto male, con ansia e sentimenti negativi.

Un elemento fa la differenza tra le due condizioni (da solo o con la famigliola): il tempo.

Se si è soli si ha tutto il tempo di gestire l'emergenza: altro che criticità, puro divertimento, pura adrenalina!

Con la moglie ed i ragazzi a bordo la prospettiva temporale si restringe e non si vede l'ora di "portare a casa la pelle", anche quando in realtà la situazione non solo non è critica ma è addirittura divertente!!

Per cui...la morale è ...lasciamo a terra la famiglia!!

Luigi


di Alfredo (11/02/2009 07:40:44)

Aggiungo una ulteriore morale: per cui serve ancora meno, una barca grande.
Cercando di trascinare la mia famiglia con me,Ho vissuto anche io una esperienza negativa; da allora la vela è diventata una passione solo mia, in cui non coinvolgo la famiglia a meno che (se mai succederà)non me lo chieda. Tuttavia la prudenza deve restare sempre presente, perchè, se uno ha famiglia, morire è un lusso che non ci si può permettere. (..hai voluto la bicicletta?...).

Ciao

Alfredo
... in famiglia di Francesco Lenzi (11/02/2009 08:58:35) francescolenzi@tele2.it

Non la metterei in maniera così radicale. Ho vissuto diverse esperienze "negative" anche in montagna, e sono state occasione per imparare e non ripetere l'errore. Io non mi potrei permettere di fare la vela senza la mia famiglia, se non altro per dover conciliare i tempi necessari a ciascuno: meglio fare le cose tutti insieme. Certo mi sono dovuto ridimensionare:
a) in famiglia le crociere d'altura si possono fare solo con barche affidabili, quindi normalmente grandi e costose;
b) doversi sempre ritagliare il proprio "posticino" tra una esigenza ed un'altra. Purtroppo in questo modo la barca non si usa tantissimo, quindi si torna a dover escludere il punto 1), è inutile prendere una barca grande e quindi si evitano le crociere;
c) porre la massima attenzione alle condizioni meteomarina per mal di mare e mal di barca della figlia. Si cerca di andare sempre con il bel tempo ed in condizioni ottimali;
d) c'è chi vive e dorme molto più comodamente in casa che in barca (vedi moglie) , quindi si esce principalmente dalla mattina alla sera;
e) ... potrei tranquillamente arrivare fino alla z.
Morale: si cercano dei compromessi cercando di venirsi tutti incontro e "cedendo" su tante altre cose. Per me così funziona, certo non posso fare tutto quello che vorrei: raduni, raid, Elba, Laguna Veneta, Porquerolles, Egadi, ... mi devo accontentare del lago o poco più, ma comè il vecchio detto popolare? Chi si accontenta ...


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