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Il Forum del Piviere e del Circuito piccola nautica
Porti, ambiente e turismo sostenibile di Francesco (09/04/2008 17:37:13) francescolenzi@tele2.it Se ne parla su:
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Volevo inserire questa nota nel blog, ma non ci sono riuscito. di Alfredo (10/04/2008 21:30:57) Porti, ambiente e turismo sostenibile.
Faccio una premessa. Ho poca simpatia per il porto turistico tipo principato di Monaco. Senza scendere in particolari, ritengo che consumi delle zone naturalmente interessanti, trasformandole in strutture standard. Lo stesso principio con cui si costruiscono i residence in Sardegna, ognuno con la propria piazzetta stile Portofino. Oppure i villaggi turistici delle montagne nord americane, che imitano in maniera palese i paesini tirolesi. Se non è Holliwood è disneyworld. Bisogna vedere che cosa si intende per valorizzare il territorio. Renderlo più bello e fruibile, creando delle occasioni di lavoro oppure valorizzare solo gli utili privati di qualcuno pubblicizzando invece le perdite? Finite le invettive, parliamo di qualcosa di costruttivo. Intanto bisogna dire, che i nuovi porti hanno posti barca più piccoli, non inferiori a 8 metri. Questo fatto possiamo anche prenderlo positivamente come principio: La piccola nautica è costituita da barche di lunghezza non superiore agli 8 metri. Tra laltro questa misura mi evidenzia un altro limite: Difficilmente i mezzi di queste dimensioni superano le due tonnellate di peso. Ora, se uno fa un giro su internet, cercando notizie sul rilancio della piccola nautica, sulla barca carrellabile, sui porti a secco, sui campi boe ecc, a parte le chiacchiere, troverà sempre lassunto: piccole barche: fuori dei marinas. Non mi interessa dire se sia giusto o sbagliato, Non è utile, mi interessa di più vedere se ci sono soluzioni migliori. Anni fa, appena iniziato a lavorare e con i ricordi freschi della tesi di laurea, provai a fare unipotesi di impresa commerciale che avesse come oggetto la creazione di un franchising di porti spiaggia ( il concetto è quello di Benetton). Avevo in mente il tipico club velico per derive, da ampliare anche per tutti i cabinati carrellabili. Una struttura del genere occupa lo spazio di una struttura balneare. Al posto degli ombrelli ci sono gli invasi con le barche appoggiate in secco. Le derive leggere e i catamarani possono essere movimentati verso il mare con i soliti carrelli da spiaggia, mentre i cabinati carrellabili possono essere messi in mare tramite un muletto che alza invaso e barca e lo deposita in mare passando su una struttura tipo pontile o scivolo, o senza struttura in quanto anfibio.Tra l'altro, niente impedisce di organizzare uno spazio con ombrelloni per i familiari decisamente terragnoli. Tecnicamente parlo di cose già esistenti e funzionanti, se ne volete sapere di più, basta dare uno sguardo qui : www. Solitudo.it. Queste soluzioni sono possibili quando le dimensioni delle barche non superano otto metri e il peso non è superiore ai 2000 kilogrammi. Avevo fatto anche un calcolo molto approssimativo di resa economica per un gestore di struttura che pagasse lo royalty al promotore della rete in franchising, che avrebbe fornito tutta lattività burocratica necessaria per approvazioni e concessioni. Capii subito che era un esercizio accademico destinato a rimanere teoria, in quanto non avevo previsto che lo strumento per ottenere le concessioni non era la correttezza formale delle richieste, inoltre con lo stesso spazio si guadagna di più e si hanno meno problemi con lo stabilimento balneare. Però, oggi penso che strutture di questo tipo possono esistere, se alcuni appassionati si riuniscono, individuano un luogo e cercano di farsi riconoscere in quanto associazione ludica o sportiva. Il web e i forum a cui ci stiamo dedicando in molti può essere il motore per costruire strutture dovunque ci siano appassionati. E un club velico o di piccola nautica ben difficilmente avrà un impatto ambientale dannoso. Che ne pensate? Alfredo |
di Francesco (11/04/2008 10:01:45) francescolenzi@tele2.it Prima cosa: per inserire i commenti basta ripetere sul rettangolino bianco le letterine che sono scritte sul rettangolino grigio (scoperto dopo mezz'ora che andavo a cercare numeri in qua e là).
Poi la cosa più importante: Per il resto condivido quanto hai detto, penso però che non dovremmo disperare, anzi, darsi da fare perché il tempo stringe. Guardiamo i fatti, qui siamo di fronte ad un bivio: o tornare agli errori del passato e rovinare definitivamente questo paese oppure renderlo migliore. La strategia vincente attuale è la prima: vedi Scarlino, costruzione di un grande porto per mega-yacht e relativa cementificazione. Tutti gli altri progetti sono uguali con l'intento, malsano, di fare dell'Italia la piattaforma turistica del Mediterraneo per tutti i proprietari di barche d'Europa e oltre. Questa politica, alla fine, allontanerà tutti perché le nostre coste, già deturpate, non le vorrà vedere più nessuno, né nessuno vorrà più venire in Italia a farsi rapinare da dei ladri. Questa sarà la conclusione se le cose continueranno così. Io non voglio vedere il mio paese rovinato completamente da questi scellerati. Ne ho abbastanza e bisogna farglielo capire proponendo alternative valide e concrete. Quella che hai proposto te è una soluzione che va attuata, ma ci sono anche delle vie di mezzo, magari progettando dei porti piccoli tipo 200 posti barca in molo e 200 a terra, costituiti da pontili galleggianti, una piccola diga foranea, il cemento necessario a contenere una gru e un bello scivolo, l'asfalto necessario per un parcheggio di auto e barche, un piccolo edificio club/ bar/ ristorante/ negozio e il resto tutto prato e alberi. Basta! Certo, dovranno essere costruiti anche porti grandi, ma solo l'indispensabile e questo può essere fatto solo se dietro c'è una pianificazione seria e responsabile. Purtroppo è una caratteristica che a noi italiani manca del tutto. In definitiva, cos'è quello che il Circuito Piccola Nautica potrebbe fare: 1) Richiedere al Ministero dell'Ambiente un'indagine ambientale e di impatto paesaggistico su vasta scala che tenga presente delle conseguenze che la costruzione di mega porti avrebbe sulla costa e biologia marina; 2) Richiedere ai Ministeri competenti un'indagine legata agli aspetti socio-economici-culturali che tenga presente quanto già accennato sopra, cioè che la modifica del paesaggio alla lunga non porta dei benefici economici, anzi dei danni. In pratica il turista viene se trova dei paesaggi incontaminati e belli da vedersi e non tonnellate di cemento. Tanto più è da considerare che il proprietario di yacht è sempre di passaggio e, probabilmente, sarà sempre meno disponibile a spendere nei luoghi di transito. Al contrario il turista, proprietario di piccole imbarcazioni, rimane e "spende" dove tiene la barca per il periodo di vacanza. Conclusione: In questa ottica una gran parte dei piccoli porti dovrebbe essere considerata come qualcosa a disposizione delle persone per periodi limitati, tipo 7/ 15 gg. In questo modo la disponibilità dei posti barca aumenta esponenzialmente, l'impatto ambientale è minimo e comunque il turista rimane veramente in zona. Questo dimostrerebbe che la scelta economica di fare mega porti è sempre meno conveniente. In più si ritorna la concetto originale che il mare e i laghi sono a disposizione di tutti e non solo di pochi, dei ricchi e dei privati. Nota finale: notato che mi piace chiaccherare, ma fino ad un certo punto. Certo mi piace dire le cose che penso, ma se queste devono essere puri esercizi mentali, alla fine, preferisco smetterla. Perciò, o facciamo proposte concrete a chi di dovere o meglio continuare a pensare solamente a quale sarà il momento in cui potrò rimettere il piede in barca: tempo, famiglia, impegni permettendo. DITEMI VOI! |
di Francesco (11/04/2008 10:27:31) francescolenzi@tele2.it Messa la risposta anche sul blog, intitolata: "Strategie per il Circuito Piccola Nautica"
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