Si può ancora navigare sottocosta con la propria barca minima?

I modi più diffusi attualmente oggi per andare a vela sono quelli che comportano essere in tanti, noleggiare uno barca da crociera e percorrere dei tratti di mare piuttosto frequentati alla ricerca più di più di posti noti che non luoghi solitari e tranquilli ovvero poco frequentati.
Anche gli armatori, I proprietari di medie o grandi barche a vela, sono spesso alla ricerca di passeggeri paganti o quasi, con cui dividere le spese. Sono rari I casi in cui, uno o due persone prendono da soli, una barca per un viaggio anche breve.


Allora, ha ancora senso parlare di Pivieri o delle altre barche nate con lo stesso programma di navigazione, ovvero navigare esplorando le baie e gli estuari dei fiumi, dove si incontra pochissima gente? E sopratutto dove le grandi barche col bulbo non possono entrare a causa del loro notevole pescaggio?
Perché ci serve allora un piccolo cabinato, a bassissimo pescaggio, magari con deriva mobile o addirittura spiaggiabile? Beh, per scappare dalla “pazza folla”. Non tutti sono così “social” e soprattutto, non sono disposti a perdere qualunque libertà, specie quella di sentire po’ di silenzio.

Avere una barca piccola da solitari o in coppia e godersela, non vuol dire essere misantropi, odiare il genere umano. Esiste sempre la possibilità di ritrovarsi con più barche in un luogo e fare dei tratti insieme e poi tornare ciascuno ai propri punti di partenza. C’è anche altro:

“A volte succede che, un appassionato di vela, privo di barca propria, fa da equipaggio sulle barche degli amici,in regate amatoriali. Prima o poi arriva ad un’età che non gli consente di essere agile a sufficienza per soddisfare le aspettative dei regatanti;però ha un po' più di tempo di prima, cosa che gli consente di comparsene una senza scopo di regata ma solo per fare qualche passeggiata, magari trainando una lenza da pesca. Se però aspetta ogni volta di avere qualcuno che lo accompagna, che lo aiuti nelle manovre e che condivida con lui il piacere di fare vela, resta a terra troppo spesso.”(A.V.)

Penso che sia normale ricercare una piccola barca, che è più adatta ad un solitario, vuoi per la facilità di manovra, vuoi per i pesi in gioco. È chiaro che una barca così, sentirà prima di una grande i problemi del mare che monta, richiede quindi maggior prudenza e una forte attenzione alle previsioni meteo. Ma questo è molto più facile oggi, con le informazioni meteo sempre disponibili, rispetto agli anni in cui fu progettato e costruito il Piviere di Mauro Mancini.
Ci sono, casomai altri problemi, la navigazione sottocosta è limitata più scelte politico-amministrative che non dalle dimensioni dell’imbarcazione usata.


Il Cat Boat

Quando Aldo Renai ha progettato il nuovo Piviere, ha scelto di abbandonare l’armamento velico a sloop a favore di un + semplice Cat Boat; una sola vela. Ha quindi pensato di utilizzare, in nome di una certa parsimonia, l’albero e la randa del Piviere 660. Il progetto del nuovo Piviere nasce per costruzione amatoriale, e non è una scelta casuale. Il cat boat ha una lunga storia, nata barca da pesca, diventatoanche un mostro da regata, ma più spesso una barca da navigazione rilassata. Qui ricordo solo che I cantieri francesi, nel passato recente, hanno prodotto per la piccola crociera costiera dei cat boat moderni, definiti Rando’, (da randonnier, equivalente di trekker, esploratore). Qualcosa è stato fatto anche da noi, ma la realtà è che fuori dai confini italiani si pratica molto più facilmente lo yacth camping, il campeggio velico con piccole barche a vela, il trekking velico appunto. Un armamento semplice e portabile da una sola persona è l’ideale per il randonnier.

Da tanto I cantieri navali non producono più piccole barche economiche, dicono che non hanno margini sufficienza; inoltre la classe a reddito medio basso ha perso enormemente potere d’acquisto, per cui si può avere un barchino solo se si restaura un oggetto che ha tanti anni o se si ha il coraggio di provare l’autocostruzione. Tuttavia, un Piviere 6,14 rimesso a posto, è ancora oggi un’ottima scelta. Si trova in vendita per cifre che variano dai 2000 ai 4000 euro in funzione delle condizioni. Fa stare bene due persone per una piccola crociera e ha un grande e comodo pozzetto. Credo che l’anzianità del progetto incida solo sul peso della barca, che supera, sia pur di poco, i mille chilogrammi, e quindi comporta maggior impegno per spiaggiarla o per caricarla sul rimorchio direttamente dallo scivolo, senza utilizzare il gruista.

Se si vuole un barchino più leggero, si trova facilmente un Limit TCI. Questo veliero, progettato da Sergio Abrami per un concorso del Touring Club italiano, è lungo circa 5 metri, si carrella e si spiaggia con una certa facilità. Allargando la scelta, si trovano ancora molti classe Micro, barche lunghe 5,50 metri, come il Micropomo e altri.
Se apprezziamo il legno, possiamo trovare barchini di compensato marino, come i Promenade 72 e 79 della Sibma navale, ai loro tempi venduti anche in Kit per autocostruzione, o barche gloriose come il francese Corsaire, costruito in italia da Sartini. Infine, se invece si vuole qualcosa di molto personale, un pezzo unico o quasi, possiamo dedicarci anzichè al restauro, direttamente all’autocostruzione, I progetti non mancano.

Alfredo