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Come sottotitolo al decreto sui titoli professionali per il diporto metterei: un’occasione perduta, ovvero come aumentare il sommerso e non qualificare il settore….. Lavoro come skipper ed istruttore di vela da una ventina d' anni, e come attuale responsabile de La Via del Mare - scuola di vela dal 1986 - lavoro insieme ad altri istruttori nella formazione nautica. Da tanti anni cerchiamo di incrementare la professionalità del nostro settore, divulghiamo la sicurezza in mare, illustrando l’uso delle dotazioni di sicurezza , dall’apertura delle zattere all’uso dei fuochi, razzi, etc., ci siamo fatti promotori di tante iniziative da soli od in concorso con altre scuole di vela e con enti: C.R.I., Vigili del Fuoco e ovviamente la Guardia Costiera, esempio fra tutti SURVIVE 98 , mettendone le esperienze a disposizione di tutti, consultabili sul nostro sito www.laviadelmare.it . Sempre nell’ambito della professionalità degli operatori della nautica , quando per la prima volta, a livello legislativo , fu creata la figura del conduttore , inizialmente con un esame, anno 1995, andai alla Capitaneria di Genova per concordare il programma d’esame da conduttore e in accordo con i responsabili della Capitaneria preparammo il programma come La Via del Mare per l’esame ed il conseguimento del titolo, esame che in seguito fu abolito, e il titolo di conduttore diventò una semplice iscrizione. Perché? Da quell’esperienza sono nati i nostri corsi finanziati dal fondo sociale europeo che abbiamo realizzato per la professionalizzazione degli operatori del diporto con la Provincia di Grosseto, di Livorno e con la Regione Toscana che hanno riportato grande successo sia da un punto di vista formativo che occupazionale. L’impressione è che, vista l’esigenza sacrosanta di maggior formazione del settore diporto, si sia preso però i provvedimenti mirati per la nautica mercantile per riportarli pedissequamente sul diporto, in modo burocratico e para militaresco, in totale controtendenza al resto del mondo, senza fare un programma organico specifico. Un esempio facile : corsi radar, quando tutti sanno che il radar non è dotazione obbligatoria per le imbarcazioni. Sicuramente anche l’uso del radar può servire, ma quante cose servirebbero?…io ad esempio per “amore” ho studiato astronomia nautica e possiedo un sestante, ma nel lavoro serve veramente ? Pensiamo veramente che mentre attraversiamo a vela i canali dell’arcipelago della Maddalena con una imbarcazione istruendo un equipaggio di otto persone neofite, controllando che non mandino a scogli la barca; non si facciano male; non siano in rotta di collisione con la miriade di natanti che attraversano i canali; ma che imparino a navigare in sicurezza e si divertano perché si parla di turismo nautico; e cosa più importante trasmettendo l’amore per il mare, ci sia la possibilità di fare il punto con il sestante ? Auguri! E lo dico io che pretendo carte e portolani sempre a portata di mano, ed avendo i capelli bianchi ho navigato per anni senza GPS facendo una rotta stimata con carta e lapis e non ho mai mancato un bersaglio, e tuttora mi diverto e diverto gli allievi a fare i punti con la bussola da rilevamento.  Da sempre nella cultura del diritto quando c'è un adeguamento legislativo il pregresso viene salvaguardato, un esempio: i ragionieri prima potevano fare i commercialisti adesso no. La legge è cambiata, bisogna avere una laurea , ma chi era già iscritto da ragioniere come commercialista continua a lavorare senza bisogno di ulteriori esami. Nel nostro settore no. Dando per scontato che in Italia non esistano professionalità o esista l'incapacità di valutarla sul campo da parte delle istituzioni, si istituisce un ulteriore esame e qui credo che siamo al limite della legalità . Io sono iscritto come atleta alla Federazione Italina Vela, ho partecipato a tante regate e vinto anche qualche campionato anche importante e so bene che la federazione come mission ha quella delle derive olimpiche e la formazione agonistica. Ben altro è fare il lavoro di comandante del diporto che è gestire un gruppo, anche con cattivo tempo, (banalmente non esistono terzaroli sulle derive) sapere come trovare un ridosso, saper fare uno spurgo al motore, saper manovrare a vela e motore in acque ristrette, saper recuperare un uomo a vela o a motore caduto fuori bordo , saper fare un ormeggio ed un ancoraggio, saper affrontare emergenze sanitarie, tecniche e meteo, ma anche avere competenze gestionali, delle dinamiche di gruppo, saper offrire un turismo compatibile con l’ambiente…… ma questo c’entra qualcosa con i famosi corsi che sono tarati per la nautica mercantile ? Altro punto: con 36 mesi su una nave da turismo che fa da noi in Italia al massimo 3 o 4 mesi all’anno di stagione (fate voi il conto degli anni... dieci, undici, se uno è fortunato nove). ...e quante sono in Italia queste barche? Fra l’altro, sempre con lo stesso giro, gettando la cima, mettendo la passerella, offrendo frittura di pesce - cosa che mi piace, sia ben chiaro - cosa ci incastra con la formazione? ...ma si conosce la situazione italiana? Diventare cosmonauti è decisamente più veloce ! Imbarchi a ruolino: se uno fa una serie di fine settimana, magari alternati con altri, il venerdì dovrebbe imbarcarsi, il lunedì sbarcare , ovvero passare una quantità di tempo in Capitaneria. …ce ne rendiamo conto che gli imbarchi nel periodo invernali sono due tre giorni al massimo?....e che tutta questa burocrazia costerà così tanto a chi cerca di fare le cose seriamente e alle C.P. che dovranno gestirle? Non esistono solo le grandi navi da crociera finanziate pubblicamente o di società offshore di super lusso ma piccole realtà che in tutti questi anni di latitanza pubblica si sono fatti portatori dei valori del mare, con utenti normali, persone che hanno un lavoro normale e redditi normali e che più di quei giorni non hanno da passare in barca perché devono lavorare . Queste realtà , scuole di vela, circoli, piccole aziende di charter, che già si basano sulla passione dei loro istruttori, verranno uccise con questo ingolfamento burocratico creato dal decreto. Credo che purtroppo si siano ascoltati poco gli operatori che da tanti anni si occupano di formazione, inserendo corsi non mirati sul diporto a discapito della qualità vera degli operatori e mi chiedo perché ad esempio non si è cercato un collegamento con le scuole che in questi anni in Italia hanno formato al mare tante persone .Fra l’altro esiste un’ associazione delle scuole di vela italiane A.I.S.V.E., questa è stata interpellata dal ministero? Ci sono altri enti di formazione sportiva che avevano messo a punto un iter formativo, ad esempio la UISP, di cui per un periodo ho fatto formatore, questi sono stati interpellati ? Io come tanti amici negli anni ottanta, non potendolo fare in Italia, per formarmi sono andato in Francia, in atlantico ai Glenans. Perché non guardiamo come è stato affrontato il problema formativo da una nazione che nel diporto è avanti a noi di almeno venti anni ? Yacts.it con AMADI si sta facendo promotore di questo dibattito e ne sono profondamente grato perché con questo decreto si rischia di ingessare completamente questo settore ed in particolare chi cerca di lavorare seriamente, riportando tutto al nero ed al sommerso senza possibilità per gli utenti di poter capire la qualità degli operatori . Tristemente questa è ” la voce di banchina” che gira nei porti ; ma se esiste una possibilità di cambiamento del decreto ben venga questo sondaggio ed io invito tutti gli operatori ed in particolare le testate giornalistiche del settore ad aderirvi ed a dare il proprio contributo perché questo decreto non diventi un’occasione persa , ma al contrario un momento importante nella qualificazione del nostro settore che tanto amiamo. Marco Scala |
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