Abbagliati da questa esplosione di colori, inseguiamo il nostro appuntamento giornaliero con le splendide e incontaminate baie dal colore verde smeraldo con ricchi e colorati fondali, rosse stelle marine, spugne gialle a forma di canne d'organo e, per i piu' fortunati, un rapido saluto di una cernia che si ritira immediatamente nella sua tana.
Solo a sera inoltrata, arriviamo a Korcula, stanchi ma appagati della lunga veleggiata, ci concediamo una visita alla cittadina che ha ospitato Marco Polo e il mattino seguente nuovamente ci vede protagonisti di una nuova sfida contro il vento.
E mentre le giornate volano veleggiando e ascoltando le lezioni di Ivo sulla meteorologia o sul flusso laminare del vento sulle vele o qualunque altra curiosita' che a noi neofiti della vela viene in mente, decidiamo di spingerci fino a Dubrovnik, dal significato fiabesco di "foresta di querce".
All'interno delle alte mura bianche a difesa della citta' antica, si presenta uno spettacolo architettonico che ci lascia letteralmente a bocca aperta.
La accomuna alle sue sorelle Trogir, Korcula, Hvarr, dove maggiore e' stato l'influsso della Serenissima, la presenza dell'armoniosa architettura rinascimentale ma anche gotica, barocca, tanto da essere stata nominata dall'UNESCO patrimonio mondiale. Citta' marinara rivale di Venezia, ha ospitato artisti italiani che oggi testimoniano la loro presenza con gioielli architettonici: la chiesa gesuita di S.Ignazio, la fontana di Onofrio nel Palazzo del Gran Consiglio.
Gia' sazi di tanta bellezza, navighiamo verso Mljet, proclamata nel 1960 parco nazionale. Lauta cena a base di aragosta e ricciola e programma per il giorno dopo: affittare le mountain bikes per un giro dell'isola per poi salire su un barchino che attraversa il lago salato dove e' situata una delle tante meraviglie della natura: un verde isolotto che ospita un monastero, fino al XVI secolo abitato dai monaci benedettini, e' Veliko Jerezo, un'isola nell'isola.
E di nuovo prua al vento verso Lastovo. Andiamo di bolina, purtroppo il vento non e' a nostro favore e bordeggiando, cerchiamo di avvicinarci alla nostra meta.
Ma come un appuntamento indesiderato e con un po' di trepidazione, assistiamo all'avvicinarsi del maestrale. Ecco aumentare il vento: 15 nodi, 17 nodi, 20 nodi punta massima 25 nodi. Scotte in mano pronti ad eseguire i comandi di Ivo, falchetta sotto vento continuamente solcata dall'acqua, la prua che scivola all'interno dell'onda per poi risalirla. Sulla nostra rotta, a dritta, ecco profilarsi un piccolo isolotto, cartine alla mano controlliamo la profondita' dei fondali, c'e' un attimo di apnea generale e un'uscita dell'ultimo residuo di aria dai nostri polmoni quando siamo certi che il, seppur calcolato rischio, e' ormai alle nostre spalle.
Al tramonto riusciamo finalmente ad addossarci alla parte piu' riparata della costa e come se la natura volesse premiarci per i nostri sforzi, ci regala un tramonto sul mare rosso fuoco e l'ombra del traghetto che si staglia sul sole, e' un clic di foto unisono.
Stremati ma contenti ormeggiamo a Ubli.
Ore 20,00 del 24 agosto, Komiza, dopo un piatto di bucatini all'amatriciana, prendiamo il largo, direzione Italia.
Issiamo olimpico e randa, fuori, in mare aperto, ci attende il maestrale.
E' un vento che ci ha accompagnato spesso in questa nostra avventura, ma non ci ha mai colti impreparati.
Questa e' la grande sfida che accoglie la vela ogni qualvolta il vento la stuzzica.
Alla prossima veleggiata e buon vento a tutti gli amanti dell'enorme "pozzo blu".