Le
isole dei sogni
Percorrendo
l'arco delle Antille da sud verso nord come abbiamo fatto noi si incontra,
dopo lo stato di Grenada di cui già vi ho parlato, San Vincent che
con il suo gruppo di isole, le Grenadine, forma uno stato a se stante.
Se a
Grenada facemmo un tuffo nel profondo della cultura caraibica qui, alle
Grenadine possiamo fare tanti tuffi (questa volta veri e propri) nelle
più belle e cristalline acque dei Caraibi.
È
proprio qui che troverete le belle spiagge da cartolina con tante palme,
l'acqua color cobalto e la sabbia bianca. Infilando la testa sotto l'acqua
ancora vedrete pesci, conchiglie e coralli multicolori. Gorgonie che ondeggiano
al flusso e riflusso delle onde. Troverete anche tanto bel vento per esaltanti
veleggiate, tirando bordi o giocando con lo spi. Butterete l'ancora in
baie da sogno che purtroppo si vanno sempre più affollando di barche
ma è qui, che ancora potrete scoprire la vostra caletta deserta
e giocare al Robinson Crusoe.
Dedicateci
tempo, assaporate a fondo il gusto dell'aliseo che da milioni di anni batte
queste isole incantate. La storia le ha viste testimoni di truci battaglie
e lotte di potere, rifugio di pirati e di corsari. Basi di pesca alla balena.
Centro di commercio di schiavi.
Le isole
che compongono questo gruppo sono molte e relativamente vicine tra di loro
che ci permettono di programmare i nostri spostamenti a nostro piacimento
scegliendo distanze e rotte che meglio ci aggradano.
Per
i più pigri, e noi ci mettiamo tra questi, si possono fare traversate
di una decina di miglia e cambiare di ancoraggio ogni giorno senza dover
faticare troppo con le vele. Si può anche fare traversate tra isole
più lontane con spostamenti che implicano una giornata intera di
navigazione; in questo caso, magari, saltando ancoraggi su cui si può
ritornare in un secondo momento.
Insomma
ci si può sbizzarrire alle scotte, al sole, in acqua e......al bar
seduti di fronte ai famosi Rum Punch dei Caraibi.
Non
voglio, in questa sede, riscrivere una guida od elencare una sequenza di
nomi di ancoraggi e baie. Questo già tanti altri lo hanno fatto
e, tra l'altro, coglierei l'occasione per ringraziare Enzo e Rita Russo
del Tatanai, carissimi amici e pionieri tra gli Italiani d'oltreoceano,
che per primi hanno scritto una guida dei Caraibi in Italiano.
Si tratta
di una Guida succinta ma molto ben fatta, ricca di dettagli e consigli
nonostante l'aspetto diciamo non esuberante. Non mancate di portarla a
bordo, risulterà un valido aiuto.
Vorrei
invece esprimere delle mie idee e dare qualche consiglio nato dal nostro
girovagare in due anni per queste isole. La prima cosa che vorrei dire
è di fare attenzione alla navigazione notturna. Se si rende necessaria
per qualche lungo trasferimento che sia lontano da coste e bassifondi.
Non tentate atterraggi notturni specialmente se non siete già stati
in quell'ormeggio. Forse l'unico posto che riterrei sicuro arrivarci di
notte è "Admiralty Bay" a Bequia.
Assolutamente
non affidatevi a fari e segnalazioni che vengono riportati dalle carte.
Se ci sono la maggior parte delle volte non funzionano o i colori sono
cambiati o sono stati spostati. Anche di giorno fate molta attenzione ai
coralli che contornano queste isole. Non voglio essere pesante con le solite
storie del sole alle spalle all'arrivo degli ancoraggi però, provare
per credere.
Vorrei
dire anche una cosa che mai ho visto scritto da qualcun altro. Studiate
bene sulla carta e sulla guida l'ancoraggio e l'atterraggio anche molte
volte. Arrivateci lentamente e che tutto vi quadri sempre e, se serve,
fermatevi a riflettere perchè se qualche cosa non dovesse andare
e decidete per un dietrofront il sole, questa volta ve lo ritrovate in
faccia.
Fate
anche attenzione alla corrente, sopratutto nei canali tra le isole. Trovarsi
a lottare con tre o anche quattro nodi di corrente che ci spinge sui coralli
non è simpatico. Per quanto riguarda approvvigionamenti alimentari,
qui sono scarsi.
Con
questo non voglio dire che si muore di fame, ma solo che una dieta di pollo
e riso dopo un po' stanca. Quindi non cercate troppe raffinatezze oppure
compratele altrove o comunque sulle isole più grandi. Se nell'equipaggio
riuscite a imbarcare un amico cuoco dotato di estro vi verrà bene,
vedrete.
Magari
riuscirà anche a fare un bel risotto alle banane e curry come ho
imparato a fare io. Comunque tutto ciò che comprerete sarà
caro, mediamente il doppio che in Italia. Non parliamo del vino che vi
metterà sul lastrico se non vi abituerete a bere birra. Anche l'acqua
è un bene di lusso; non ne troverete ovunque e comunque la pagherete
cara.
D' altronde
queste isole, a parte banane e canna da zucchero, non producono quasi niente
e tutto viene importato. L'acqua viene raccolta dalla pioggia o ricavata
da desalinizzatori. Gli ufficiali delle dogane e uffici immigrazione sono
simpatici e disponibili ma ligi al dovere fino all'ultimo punto.
State
alle regole, per altro poche e semplici. Venendo da sud dovrete fare la
vostra entrata ufficiale a "Union" anche se troverete prima "Petit S.Vincent"
che è forse il più bell'ancoraggio delle Grenadine. Purtroppo
li non esiste un ufficio doganale e, quindi, ci dovrete tornare dopo di
bolina. Venendo da nord troverete il primo ufficio doganale a "Wallilabou
Bay" di S.Vincent. Questa è uno dei più impressionanti ormeggi
della zona.
Arrivateci
presto per utilizzare una delle poche boe (gratis) di proprietá
del ristorante e portando una cima a terra, legata a una palma. Se non
trovate boe libere, sarete costretti a dar fondo su venticinque a quaranta
metri portando sempre la cima di poppa a terra. Troverete ragazzini locali
che, per pochi spiccioli, vi porteranno la cima e la legheranno loro. Potete
farlo voi ma tante volte è meglio non rompere tradizioni che vanno
avanti da decenni.
Certo
poi andatevi a controllare il nodo della legatura a terra. Magari dopo
per non urtare la suscettibilità dell'improvvisato marinaio. Evitate
di pescare con reti o fucili. In tutto l'arcipelago è severamente
vietato e ci stanno molto attenti. Potete invece pescare con lenza e a
traina in ogni momento. Evitate anche di comprare aragoste dai locali durante
l'epoca in cui ne è vietata la pesca (se ben ricordo da maggio a
ottobre) che se vi prendono la multa ammonta a cinquemila dollari.
I mesi
migliori per visitare queste isole vanno da novembre a giugno. L'aliseo,
durante questo periodo, è al suo massimo e qualche volta, forse,
può anche risultare eccessivo.
Sarete
però al sicuro da tempeste tropicali e uragani anche se comunque
qui sono rari e vi risparmierete quelle giornate uggiose e calde che talvolta
si incontrano d'estate durante il passaggio delle frequenti onde tropicali.
Durante
i limpidi tramonti invernali volgete il vostro sguardo verso ovest e guardate
il sole calare oltre l'orizzonte. Con un po' di fortuna e molta pratica
riuscirete a vedere il famoso raggio verde dei tropici.
Un lampo,
una frazione di secondo, un sogno realizzato. Un sogno fatto di vento,
di vele, di mare, di sole e di libertà. Rinfrescati dall'aliseo
onnipresente sarete li; voi, la vostra barca, i vostri desideri e il saluto
del sole che con la sua strizzata verde vi dice "arrivederci a domani".
L'impianto idrico
di bordo
L'utilizzo
dell'acqua dolce a bordo è sempre stato motivo di litigi, separazioni,
vacanze rovinate, motivi di angustia.
Vediamo
allora di imparare a convivere con questo problema, affrontarlo e risolverlo
al meglio senza dover vendere la barca o cambiarla per una casa in montagna
con tanto di ruscello fuori della porta.
Sembra
assurdo che si decida di vivere la nostra vita sull'acqua con un mezzo
galleggiante e dover al tempo stesso cercare di risolvere problemi che
sembrano nati per un deserto. Eppure è così e ciò
che alla fine scombussola e ci rompe le uova nel paniere è solo
un po' di sale.
Semplice
sale che nella storia ha tanto servito e continua a servire l'uomo. Il
sale che nei tempi passati è stato motivo di guerre per il suo approvvigionamento
ed ora è qui intorno a noi a rovinarci la nostra crociera.
Queste
poche idee che vi fornisco sono dettate dalla nostra esperienza di sei
anni di girovagare ai Caraibi e non è detto che debbano a forza
incontrare la vostra maniera di pensare e di vedere le cose.
Innanzitutto
vediamo di strutturare il nostro impianto idrico di bordo.
Il serbatoio,
compatibilmente, con la stabilità della barca dovrà essere
il più grande possibile ma non dobbiamo assolutamente trasformare
la nostra casa in una bettolina. Ovviamente, in caso di una barca non autocostruita,
di serie ed acquistata usata, il serbatoio sarà già installato,
montato e funzionante. A meno di rotture, problemi strutturali o altri
motivi che ci dovessero far optare per una ridefinizione dello stesso in
genere teniamo ciò che abbiamo e adattiamolo alle esigenze.
Il materiale;
tanto è stato scritto! chi giura che non esiste altro meglio dell'inox.
Chi dice che la plastica ammorba l'acqua e la rende imbevibile. Qualcuno
inorridisce al pensiero di un serbatoio di vetroresina. L'alluminio è
cancerogeno e si corrode... insomma, indovinala grillo.
Ritengo,
da parte mia che se il serbatoio è ben costruito e ben piazzato
nella barca qualunque sia il materiale avrà i suoi problemi, difetti
e pregi. Facciamo un paio di esempi. Certi nostri amici sono partiti con
una barca che aveva i serbatoi in gomma flessibili sistemati sotto le panche
della dinette. Per capirsi, quelli che si gonfiano come palloncini.
Durante
la preparazione della barca hanno a lungo pensato di far costruire nuovi
serbatoi in inox. Poi però hanno preferito destinare quelle finanze
a qualche altro lavoro rimandando i serbatoi ad un altro momento.
Io non
condividevo l'idea per svariati motivi.
La plastica
impuzzolisce l'acqua, crea tante alghe sulle pareti, si rompono facilmente
e ci vuole una cura particolare quando si riempiono per non intrappolare
aria invece che acqua.
Sono
passati cinque anni dalla loro partenza, abbiamo tanto navigato insieme
e loro sono ancora con i loro serbatoi.
Ne ruppero
solo uno a Trinidad che rimpiazzarono con uno nuovo spendendo circa 120.000
lire (se ben ricordo). Una o due volte l'anno smontano i loro serbatoi,
li lavano e puliscono delle alghe con la facilità che si laverebbe
una maglietta e li rimontano puliti come nuovi. Operazione che gli prende
massimo due ore.
Se avessero
voluto montare serbatoi inox gli sarebbe costato qualche milione per i
serbatoi, lavori di carpenteria per distruzione e ricostruzione delle panche
e costruzione dei punti di fissaggio.... insomma tutto è relativo.
Un altro
amico si trovava in Brasile ancorato in un fiume. Il simpatico capitano
di un rimorchiatore di passaggio si offrì di regalargli un pieno
d'acqua. Accostatosi al rimorchiatore gli fu passata una manichetta (se
così poteva chiamarsi) e, con una pompa di bordo, gli fu mandata
acqua ad una tale pressione che gli sfiati non furono sufficienti e si
fessurò uno dei due serbatoi alla saldatura. Questo accadde perché
i serbatoi, per limitare il peso, erano stati costruiti con lamiere di
inox molto fini e prone a questo problema.
È
pur vero che il nostro amico (che si era costruito da solo la barca), conscio
che avrebbe potuto avere problemi con le saldature, ha fatto in modo che
i serbatoi fossero facilmente smontabili ed estraibili.
Quindi,
anche se con un po' di fatica, la riparazione fu possibile e in tempi brevi
(poche ore). Qualcuno potrebbe optare che si sarebbero dovuti costruire
in maniera più robusta ma il mio amico non la vede così e
i fatti (dal suo punto di vista) dimostrano che non ha sbagliato. Per tanti
anni ha navigato e continuerà a navigare con serbatoi che pesano
un centinaio di chilogrammi in meno, peso che può sfruttare, magari,
per caricare cento litri d'acqua in più e se un giorno dovesse lavorare
qualche altra ora per riparare un altra saldatura.... pazienza, non gli
fa paura.
Questo
solo per dire di fare attenzione a chi dice che solo una ricetta è
quella giusta; ciò non è vero, è questione di gusti,
di tasche e propri punti di vista.
Per
inciso, noi abbiamo un serbatoio in vetroresina originale montato dall'Alpa
vent'anni fa; va bene, contiene trecentocinquanta litri, lo abbiamo lavato
due volte in sei anni e non ci ha mai dato problemi. Vediamo ora come tirare
fuori l'acqua dal serbatoio. Qui ora mi impunto e dico la mia: pompe a
pedale.
Secondo
me non devono mancare e, per chi non vuole fare troppi sforzi, organizzi
anche un sistema con autoclave che lavori in parallelo ma, ragazzi, montate
tante pompe a pedale.
Si risparmia
acqua, corrente, rumore e soldi.
Lasciate
perdere quelle pompe manuali solidali con il rubinetto; per lavarci i piatti
o si è in due o ci si trasforma in polpo. All'inizio eravamo anche
noi partiti con l'autoclave e, a dire il vero, l'abbiamo ancora e perché
anche quella era originalmente in barca. Una buona autoclave costa dalle
cinquecento alle ottocentomila lire. Con la stessa somma si comprano pompe
a pedale e ricambi per le stesse per molti anni. Se poi avrete più
o meno saltuariamente gente non abituata all'uso parsimonioso dell' acqua
in barca state pur certi che finirete per odiare l'autoclave e tutti gli
ospiti che vi portate in giro.
A proposito
dell'autoclave vorrei raccontarvi l'esperienza di un nostro amico.
Partito
con la barca da Gibilterra, rotta per le Canarie, dopo poche ore di navigazione
si accorgono di avere i serbatoi vuoti nonostante aver fatto il pieno al
marina poco prima di partire. Dopo un accurato studio della situazione
si accorge che una fascetta, situata a valle dell'autoclave, era saltata
e, di conseguenza, l'autoclave aveva vuotato i serbatoi in sentina e la
pompa automatica di sentina ributtato l'acqua fuori bordo.
Nessuno
dei cinque membri dell'equipaggio si era accorto di niente perché
il rumore delle due pompe era stato coperto dal motore che andava per superare
la forte corrente dello stretto di Gibilterra......a voi le riflessioni.
Veniamo
ora all'acqua di mare.
Quella
cattiva e salata acqua di mare. Noi abbiamo una pompa (a pedale e uguale
alle altre) che attinge dal mare e attraverso un semplice filtro di quelli
da diecimila lire ci porta acqua salata in cucina. I mari dove solitamente
navighiamo sono ancora incontaminati e comunque quasi sempre più
puliti di tanti acquedotti di città. Noi usiamo l'acqua salata per
lavare i piatti, la frutta e la verdura. La usiamo molto spesso per cucinare.
Per
fare la pasta, con una parte di acqua di mare e due dolce, si evita di
mettere il sale e va molto bene. Poi noi cuciniamo molte cose al vapore
in pentola a pressione e anche qui l'acqua di mare va benissimo. Se poi
non siete schizzinosi va benissimo per lavarvi i denti e, a detta di qualcuno,
è anche migliore per il contenuto di fluoro.
Anche
la nostra doccia quotidiana si fa con acqua di mare. Sulla nostra plancetta
di poppa, un buon bugliolo d'acqua di mare, e un po' di bagnoschiuma o
shampoo lava ottimamente e per sciacquarsi .... un tuffo e il gioco è
fatto; non dimenticate che ai tropici l'acqua è di parecchi gradi
più calda che in mediterraneo.
Per
evitare poi di portare sale attaccato alla pelle sui lenzuoli o cuscini,
dopo ci diamo una spruzzata di acqua dolce usando uno di quei dispersori
a pressione che si usa nel giardinaggio. Il nostro contiene 12 litri e
ci basta per oltre venti docce. Certo ambedue abbiamo i capelli corti !!!!.
Veniamo ora al discorso dell'acqua da bere.
Mantenendo
i serbatoi puliti si può benissimo bere l'acqua che contengono.
Bisogna fare attenzione dove si carica l'acqua. Noi abbiamo un filtro da
5 micron che attacchiamo alla manichetta che utilizziamo per caricare l'acqua.
Aggiungiamo poi del cloro all'acqua. All'inizio utilizzavamo l'Amuchina
che tutti conoscono. Ottimo prodotto a costo, però, farmaceutico.
Ora abbiamo comprato una confezione di cloro (in polvere) per piscine che
costa trentamila lire e durerà' per almeno altri tre anni dopo due
che già la stiamo usando. Per imbottigliare l'acqua che beviamo
la facciamo passare per un filtro al carbone che toglie l'odore del cloro
e il gioco è fatto. Questo è l'unico caso in cui usiamo la
nostra autoclave perché la pompa a pedale non da la sufficiente
pressione (o comunque ne soffrirebbe) perché l'acqua venga spinta
attraverso il filtro. Esiste anche un prodotto fabbricato da varie case
sotto diversi nomi ed è a base di sali di argento; è un po'
caro e non sono sicuro sia reperibile in Italia.
Un amico
ce lo portò dalla Svizzera. Il vantaggio di questo prodotto è
che assicura sei mesi di sterilizzazione dell'acqua al quale è stato
aggiunto. Il cloro, invece, come tutti sappiamo, evapora con il tempo a
volte dopo pochi giorni. Questo fa si che, con il cloro, se dopo aver consumato
mezzo serbatoio e passato magari un po' di giorni si rimbocca e si riempie
lo stesso, bisognerebbe di nuovo aggiungere la dose per l'intero volume
del serbatoio. Però con quel che costa questo non è un problema.
Veniamo
ora all'approvvigionamento dell'acqua.
Venendo
dall'Italia, un paese così ricco di acqua e così buona, non
ci rendiamo conto quale ricchezza sia tale acqua. In quasi tutti i paesi
dei Caraibi l'acqua se non scarsa è comunque un bene di valore.
Innanzitutto vorrei dire che dovremo dimenticare quello che da noi si chiama
acqua minerale. Ovunque troverete acqua "purificata" che è semplicemente
acqua dell' acquedotto che locali aziende purificano con comunissimi filtri
e imbottigliano, rivendendola, spesso, a prezzo di vino d'annata.
A parte
il costo, a volte si potrebbe ritenere dubbio anche l'originale igiene
degli impianti di lavorazione, l'efficienza dei filtri, la pulizia degli
ambienti di lavorazione. Inoltre, molto spesso questa acqua viene diffusa
in bottiglioni di plastica riusabili che dovrebbero essere rilavati ad
ogni uso dopo che sono riconsegnati dall'utilizzatore; come verranno lavati
? come saranno stati usati? meglio non pensarci.
A parte
questa possibilità per approvvigionarsi di acqua "purificata", ai
Caraibi si può fare acqua nelle marine, in molti distributori di
benzina, o anche molti bar e ristoranti mettono a disposizione rubinetti
per il rifornimento.
Questo
è sempre un servizio a pagamento e, con contatore o ... a occhio
e croce, pagherete l'acqua che utilizzate o che vi portate via. In molte
isole come Antigua, Santa Lucia e Grenada il costo è alto o perlomeno
tale considerando che si tratta di semplice acqua.
La qualità
è sempre più o meno accettabile e molto spesso con forte
odore di cloro. Però è vero che è meglio il cloro
della salmonella. Noi fino ad ora abbiamo sempre bevuto questa acqua, trattata
come vi avevo detto, e non ci è successo niente.
In fondo
quanto ci andiamo a gustare al bar uno dei tanti "rum punch" famosi ai
Caraibi non stiamo a guardare che ghiaccio ci mettono !!! e allora occhio
non vede cuore non duole. Nonostante tutto ciò la nostra migliore
fonte di approvvigionamento di acqua da bere viene dal cielo.
L'acqua
piovana, raccolta ovviamente sotto il cielo non inquinato dei Caraibi,
è la migliore e più sicura fonte di acqua da bere. Noi da
sempre la raccogliamo con un grande tendalino studiato all'uopo e mantenuto
pulito. Durante le piogge (e ai tropici piove spesso) lasciamo scorrere
la prima acqua, poi via a riempire tutti i contenitori per acqua da bere
e, una volta pieni, mandiamo il resto nel serbatoio. Ripeto che queste
sono le soluzioni alle nostre esigenze, del nostro portafoglio e maniera
di vedere le cose.
In alternativa
a quanto sopra si possono avere filtri con sterilizzatori UV che consumano
4 Ah e costano un milione. Desalinizzatori alimentati da generatori, dal
motore principale o anche a 12 volt. Costano da tre a decine di milioni,
necessitano manutenzione, devono funzionare tutti i giorni altrimenti vanno
trattati con prodotti chimici e i ricambi non si trovano mai.
Abbiamo
poi gli scaldabagni per produzione d'acqua calda che funzionano a scambio
di calore e/o elettricamente, si possono bucare per corrosione danneggiando,
in tal caso, il motore principale e ad, occhio e croce occupano il posto,
in volume, di dieci casse di birra.
Sta
a voi decidere in base alle vostre esigenze, alle vostre tasche e alla
voglia di lavorare a bordo invece di navigare e godervi il sole e le isole.
Non voglio con questo additare nessuna scelta che non sia uguale alla mia.
Se decidete
di andare a navigare per lo stretto di Magellano e installate uno scaldabagno,
mi sembra una scelta più che sensata .... magari non monterete il
frigorifero che a me, invece, da sempre grattacapi ma a cui non so rinunciare.
Bene
ragazzi per il momento vi salutiamo e vi auguriamo buon vento e una felice
estate.
Flavio
e Pilar. |