Attendere prego, invio in corso
AREA OPERATORI               
Login Registrati»
Password?
Contributi
Flavio e Pilar (terzo doc.)  
Si parte, Grenada ci aspetta.  

 
Ci giriamo a guardare e, di poppa, vediamo Santo Antao sulla nostra scia. Siamo combattuti tra la tristezza di aver lasciato queste meravigliose isole e l'eccitazione della traversata che abbiamo davanti.  
In fondo è per questo che siamo partiti: i Caraibi, i Tropici ...  
Parole che risuonano nella nostra testa da oramai qualche anno stanno per prendere forma e divenire realtà. Una realtà che sempre ci dipingiamo con i nostri colori e che poi magari risulta essere con altre sfumature o forme.  
In questo momento veramente vorrei essere pittore per poter esprimere con un pennello quello che stiamo provando, quello che si vede, cio che si sente. Più di duemila miglia di mare davanti alla prua. Duemiladuecento miglia di acqua, di cielo, di vento.  
Tanto tempo per pensare, tanto tempo per sfruttare questa breve, ma intensa, parentesi di vita fatta di scotte, vele, pesci volanti , tramonti e albe. Uno scorcio di tempo che scorre sull'acqua insieme alla nostra fida barchetta, spinti solo dal vento, dalle onde e dalla voglia di andare, andare e non fermarsi piu'. 
Siamo soli e al tempo stesso accompagnati dall'orologio del firmamento che, con le sue stelle, da sempre scandisce i giorni, le settimane e i mesi. Sono loro che da sempre portano per mano i marinai di tutto il mondo. Siamo partiti il giorno 3 dicembre da Capo Verde.  
Tre barche di amici: Il Creme Caravelle, L'Atuna e noi. Destinazione Grenada.  

 Creme Caravelle 
Creme Caravelle

L'isola più meridionale della catena delle Antille.  
Perchè Grenada è difficile dirlo.  
Non conosciamo ancora niente dei Caraibi e, quando eravamo ancora in Mediterraneo, un amico, che naviga solo, ci ha dato appuntamento per Natale a Grenada. Girando così in barca ci si ritrova spesso a dare appuntamenti a sei mesi di distanza quando sappiamo che i programmi possono essere cambiati mille volte. Forse il fatto che dovevamo comunque deciderci per un'isola da cui incominciare abbiamo mantenuto fermo questo appuntamento. Scopriremo, in seguito, che ciò invece non è stato fatto dal nostro amico.  
Se avessimo scelto un'isola più a nord, come ad esempio Martinica, avremmo risparmiato una cinquantina di miglia. Atterrando, invece a Barbados ne avremmo accorciate anche centocinquanta. Da notizie raccolte però, Grenada sembrava, fra tutte, la più selvaggia, la più vera; "e allora si!" ci siamo detti, tuffiamoci direttamente nel profondo dei Caraibi.  
Intanto però, Grenada è la', molto oltre l'orizzonte. Un puntino sulla carta. Un puntino come tanti altri che potrebbero sembrare uguali ma che invece vivono cadauno di un'anima propria.  
Basta zumare quel puntino, sempre più, ancora un po' e allora si vede che il puntino inizia pulsare e a prendere vita, colori e profumo di terra, di alberi e di fiori.  
Zumando ancora, si può veder muovere i suoi abitanti e poi si sentirà anche la musica e un calore di vita che trascende da tutto il resto che era la fredda carta dove riposava il puntino. Fino a che il famoso puntino si è trasformato in un panorama fantastico che ci avvolge con le sue bellezze fino ad inglobarci in lui... anche noi ora facciamo parte di quel puntino che altro non era che una serie di numeri impostati sul GPS.  
Anche questo è una traversata in barca a vela. La materializzazione di un sogno, giorno a giorno che ci si avvicina e si trasforma in realtà. Non sarebbe lo stesso arrivarci in aereo; poche ore, un film che già abbiamo visto, qualche forchettata di cibo dentro una scatoletta non più grande di un pacchetto di sigarette e confezionato duemila kilometri prima.  
Poi la voce maliziosa dell'hostess che ci dice che stiamo atterrando sul puntino e noi costretti a crederci perchè lo dice lei. Poi scaricati in un aeroporto uguale a quello di partenza. Solo i funzionari della dogana sono più scuri ... ma lo sapevamo, era sul depliant.  
Bisogna provarlo per capire che i due puntini non sono gli stessi e i nostri occhi non vedono le stesse cose. La differenza che c'e' ad assaporare quel sorso di vino che la sapiente pazienza e immenso amore del contadino ha saputo trasformare da pochi chicchi d'uva, o bersi rapidamente una gassosa, appena stappata, prima che le bollicine scappino lasciando il posto ad un liquido insipido e creato artificialmente per chi ha comunque poco tempo per gustarlo a fondo.  
Il Creme Caravelle è davanti a noi, qualche miglio.  
L'Atuna, invece, è subito sceso di latitudine.  
Siamo partiti da un paio di giorni e dopo poche ore già eravamo tutti fuori vista. Ma la radio a onde corte ci riunisce tutti i giorni, tre volte al giorno. Ci scambiamo impressioni, ricette, notizie. L'amico Pierluigi ci assisterà per tutta la traversata. Tutti i giorni la sua voce esce dalla radio a ricordarci che in Italia ci sono i nostri amici, lui per primo.  
Ci arrivano i saluti, mandiamo nostre notizie, la nostra posizione viene appuntata su un foglietto che domani verrà sostituito da un altro e poi un altro ancora. Anche Claudio, un altro amico, viene in radio a salutarci, siamo commossi, dice che ci verrà a trovare. Altri amici che abbiamo conosciuto strada facendo, stanno ora traversando, vengono in radio e tutti insieme ci auguriamo buon vento e ci diamo appuntamento a domani, stessa ora, stessa frequenza. Poi un clic, la radio smette di gracchiare e siamo di nuovo soli. Noi e la nostra barca, le sue vele e il vento che le sostiene e tutta la forza spirituale di questo oceano che docile ci culla mentre il nostro puntino si avvicina sempre piu'.  
Dopo i primi due o tre giorni che ci vogliono ad abituarci, la vita a bordo prende il suo ritmo normale, se normale si può chiamare muoversi e vivere con il suolo in perenne movimento. Pilar ha deciso di occuparsi della cucina per tutta la durata della traversata e questo, a dire il vero, non mi dispiace. È vero che una volta abituati al movimento si può cucinare praticamente con quasi ogni tempo, ma, è pur vero che comunque non è tra le cose più divertenti.  
Comunque lei è svelta e, fin dall'inizio, ha capito il trucco; piatti unici, semplici, nutrienti e soprattutto rapidi da preparare.  
La mattina una colazione a base di biscotti, latte, caffè o fette di torta di banane industriata da Pilar per dar fondo al casco che va rapidamente maturando.  
Il pranzo è il pasto forte del giornata. Lei riesce a fare ogni giorno una cosa differente: pasta, riso, vegetali e molto pesce (dorado) che non manca mai di abboccare alle nostre traine.  
La sera, l'idea e' di fare uno spuntino, ma dopo i primi giorni di buoni propositi, questi spuntini aumentano sempre di volume sino a divenire sostanziosi pasti. 
Comunque il proposito sempre mantenuto è quello che la cucina deve essere chiusa, ordinata e pulita prima del calar del sole. Questo per praticità e risparmio energetico. Forse questa è stata la più bella idea e alla sera seduti in pozzetto, prima di iniziare i turni notturni, ammiriamo il sole che lentamente si tuffa in questo oceano acceso dalla sua stessa luce.  
Ci saluta ricordandoci che qualcun altro, da un'altra parte del globo, sta aspettando la sua rinascita, oggi come ieri e come domani; una rinascita perpetua che da la vita e la organizza. Come la da a noi e ci organizza le nostre giornate lasciandoci comunque ora in compagnia dei suoi custodi; la luna e le stelle che nella loro vita oscura ci lasciano il tempo per pensare, per riflettere sopra la nostra giornata.  
Ci accorgiamo allora quanto è bello vivere e aspettare ancora il sole che torni per il suo giro; perchè sappiamo che tornerà e noi lo accoglieremo ancora a braccia aperte per un nuovo giorno, su questo mare che ci permette tutto ciò.  
Perchè la vita è bella ma dura quel che dura; ogni giorno che abbiamo passato rinchiusi dentro a quattro mura non abbiamo salutato il sole e non lo abbiamo visto tornare ... e questi giorni non c'e' li ridarà più nessuno perchè sono andati per sempre nell' oscurità tenebrosa di un neon acceso, magari seduti dietro ad un telefono che squilla e squilla a ricordarci che in fondo siamo ancora vivi ... basterebbe non rispondere. Ma rispondiamo, perchè il nostro capo e il capo del nostro capo ha deciso per noi e la società ha deciso per tutti dimenticando per sempre quanto il sole e la luna siano grandi, potenti ma anche deboli perchè bastano quattro mura per spegnerli per sempre. Intanto un altro giorno è passato ed un'altro ancora.  
Il Creme Caravelle sempre avanti, l'Atuna sempre a sud e il nostro puntino sulla carta che, piano piano, sta' prendendo forma materializzandosi insieme al nostro sogno.  
Come saranno le palme ? E le spiagge ? quasi le vediamo; "ancora un po' di pazienza" ci sussurra il vento e noi gli crediamo e con pazienza ci organizziamo per i turni notturni.  
Si dorme quattro ore ed altre quattro, in pozzetto, si vigila per eventuali cambi di vento o navi che passano. Qualche volta al cambio turno si da una cazzatina ad una scotta o rollatina alla vela se il vento è rinforzato ma per il resto è tutto calmo.  
La sesta notte passa con una leggera apprensione per la notizia di un container galleggiante avvistato da una barca francese. Per radio ne è stata data la posizione sul net spagnolo. Siamo vicini ma l'oceano è tanto grande che le possibilità di urtarlo sono minime anche se comunque reali. Ad ogni modo non ci si può fare niente. Di notte non sarebbe possibile avvistarlo per tempo; neanche se decidessimo di star seduti sul pulpito.  
Il pilota automatico continua a timonare la barca da quando siamo partiti. Il suo instancabile occhio elettronico non vede ostacoli, non legge carte ma è pur sempre il miglior membro dell'equipaggio che ci permette di dimenticare completamente il timone per dedicarci a tutto il resto, non ultimo la lettura. Divoriamo libri a più non posso, mai avevo assaporato e goduto letture come da quando siamo in barca.  
Ancora più, in questa traversata, riusciamo ad avere tanto tempo per noi che sfruttiamo principalmente per la lettura.  
Un paio di volte al giorno il tavolo di carteggio mi ruba dieci minuti per aggiungere una crocetta su questa carta, calcolare i progressi e vedere che la corrente continua ad aiutarci. 120, 136, 140, e così via. Oggi addirittura 168 miglia nelle ventiquattro ore.  
Certo che siamo fortunati, Tony più a nord, partito dalle Canarie, sta consumando tutto il suo gasolio e così anche Thomas. Noi abbiamo bisogno di solo un paio d'ore di motore al giorno; in folle, per ricaricare le batterie.  
Di solito sono io che mi subisco il suo rumore durante il primo turno notturno, tanto mia moglie ha il sonno pesante e non viene disturbata nei suoi sogni.  
Oggi per la prima volta abbiamo compagnia di notte. Al calar del buio, notiamo una luce bianca di prua. Proviamo a chiamare sul sedici, niente. Durante tutta la notte la lucetta si avvicina ci passa a dritta e poi di poppa. Probabilmente una barca a vela, di poco più lenta di noi. Con la luce del giorno la fiammella sparisce, domani non riapparirà: buon vento amici e grazie della compagnia. Ancora un giorno, siamo ben oltre metà strada.  
Il Creme Caravelle sempre avanti, l'Atuna un poco indietro e ancora a sud. La Silvia, da bordo dell'Atuna ci dice che Elisa, la grande, fa un po' di capricci mentre Andrea, non camminando ancora, si è creato il suo regno in cuccetta protetto dal telo antirollio e contornato di giocattoli.  
È finito il pane comprato a Capo Verde e Pilar sforna una pagnotta calda e fumante..."poteva finire prima quel pane insipido e pieno di grasso!" Questa mattina l'alba ci ha portato un dorado di oltre un metro. Un'ora per tirarlo a bordo e tanta eccitazione. Ma la sua morte ci lascia un po' di rammarico e tristezza per il resto del giorno. La sua bellezza e i suoi colori sembrano creati apposta per sfrecciare in simbiosi con questo oceano; lo vediamo spegnersi sdraiato sulla poppa della barca, "scusa amico! Forse non è stato giusto".  
Neanche il sapore della sua carne in forno con le patate ci fa dimenticare che poco prima era un re e il mare il suo regno. Forse un piatto di pasta sarebbe andato bene uguale. Per i prossimi giorni la lenza rimarrà a bordo ... anche perchè venti kg. di pesce in filetti sono tanti da finire e il frigo di bordo fa quel che può.  
Impareremo più tardi a fare il pesce sott'olio da conservare per giorni e luoghi di ...magra. A proposito di frigo, è ora di metterci la bottiglia che abbiamo riservato per quando avvisteremo terra. Ci siamo riproposti di aprirla e scolarcela qualunque sia l'orario, anche se dovesse sostituire il caffè mattutino. È così è; avevo da poco finito il mio turno e mi ero addormentato profondamente. "Flavio, corri fuori" mia moglie mi chiama.  
Sprizza gioia da tutti i pori e mi passa il binocolo per vedere quella fioca fila di lucine poco alte sull'orizzonte. Ci abbracciamo, gridiamo di gioia come bambini. Grenada e la'. Il nostro sogno divenuto realtà, il nostro puntino inanimato che si materializza in un pulsare di vita.  
Sotto quelle lucine ci sono loro, anime vive del nostro sogno ignare della gioia che noi stiamo vivendo. Loro dormono e aspettano il giorno per riprendere la vita quotidiana dopo il giusto riposo. La ci sono loro, qui ci siamo noi e, in mezzo, ancora poche miglia.  
Dietro la poppa però c'e' tutto un mondo che sempre porteremo dentro di noi. Un spettacolo intenso sul quale mai calerà un sipario. La radio che gracchia, le notti stellati, i tramonti infuocati, il pane sfornato e la morte del dorado. Poi ancora le nuvolette dell'aliseo che si rincorrono in cielo come per gioco, i groppi con la loro pioggia, le onde che sono state gentili con noi, le nostre cuccette sfatte, il tavolo di carteggio e le crocette sulla carta, oggi mettiamo l'ultima ... no non è mai l'ultima. C'e' sempre un'isola oltre l'orizzonte e l'isola più bella è sempre la prossima.  
Salta il tappo della bottiglia, ci laviamo con lo spumante delle Canarie. Tanti altri l'hanno fatto, ma questa volta la bottiglia è la nostra e non c'e' la toglie nessuno.  
Si leva il sole che spegne le lucine ma illumina le montagne di Grenada. Il verde della foresta tropicale, il celeste del mare e le palme. Non ricordo più come le avevo immaginate. Erano belle prima come lo sono ora dal vero perchè quel conta è che sono le nostre palme, i nostri Caraibi, dopo la nostra traversata e non quelli imposti da quel depliant dietro il vetro dell'agenzia.  
Siamo qui con la nostra barca e il nostro sogno, immersi nel sogno, tutto il resto non conta niente. L' ancora si tuffa a riposare su un letto di sabbia bianca, la strana immobilità della barca ci fa girare indietro a cercare le onde. Altre barche intorno a noi, un gommone rosso si avvicina, Luciano e Sonia vengono a bordo, ci abbracciamo, domani abbracceremo quelli dell'Atuna.  
Il groppo che ci ha colto nell'entrare nella baia di Secret Harbour ha riempito l'aria di un odore di terra bagnata, di muschio. Alle nostre orecchie arriva una strana musica mai sentita prima, è una steel band che si prepara per il Natale.  
Quasi non ci crediamo siamo parte del puntino che era su quella carta. Questa notte sognerò un dorado che mi dice "non ti crucciare, ero parte del sogno ed è giusto così ". Per mangiare anche in traversata. 

L'Atuna a Grenada
L'Atuna a Grenada

Preparare la barca per una lunga traversata non è un impresa particolarmente difficile; semmai, bisogna fare i conti con il fatto che saremo in un altro paese, parlando un'altra lingua e senza tutti i negozi che già conosciamo bene al nostro lato.  
Direi però che questo, forse è il lato piu divertente della cosa. Presupponendo dal fatto che la barca sia già in buone condizioni di manutenzione e attrezzata di tutto punto vorrei qui analizzare solo ed esclusivamente ciò che riguarda la cambusa e lasciare il resto per un prossimo discorso. Quello che vi dirò, ovviamente, sono nostre idee personali e lungi da essere considerate legge. Anzi, direi, anche con mia moglie, qualche volta non siamo d'accordo su qualche particolare ... in fondo due più due, in barca, non fa sempre quattro.  
La cambusa gioca un ruolo abbastanza importante nell'impresa.  
Io mi sono fatto delle idee un po' particolari e spero di riuscire qui a spiegarle. Tenendo presente che tutto ciò che mandiamo nello stomaco è un piacere (non solo il caffe') vediamo di organizzare la cambusa secondo i gusti e costumi dei partecipanti e lasciamo un po' dietro ciò che leggiamo sui manuali datati.  
Chiarisco con un esempio. Ricordo una frase (non me ne voglia chi l'ha scritta): " i cavoli verza sono un buon apporto vitaminico, durano settimane o anche mesi, soprattutto se si ha cura di consumare, mano a mano, le foglie esterne" ora vediamo di analizzarla. 
Per quanto riguarda il discorso vitamine, forse, chi la scrisse, si ricorda delle traversate di Colombo, lo scorbuto e via dicendo. Penso che con tutta la birra che si carica in barca (chi non lo fa scagli la prima pietra) questo sia l'ultimo dei nostri problemi.  
Il fatto di consumare poche foglie esterne per volta forse può andare bene a chi si porta in barca la gabbia con i canarini; io ho sempre visto equipaggi che di verze se ne mangiano una a testa. Però, il problema principale è che quando noi imbarchiamo le verze, ci vanno sempre a male per il semplice fatto che non ci piacciono e non le mangiamo.  
Insomma, con tutte queste stupidaggini che ho detto volevo solo far notare che è meglio imbarcare ciò che piace e mangiamo volentieri. Non conosco persona a cui non piacciono le patate.  
Sono buone sempre, anche solo lesse e riesce a cucinarle anche chi non ha mai visto una pentola. Noi ne comprammo un sacco da venticinque kg alle Canarie e rimpiango di non averne presi cento con quel che costano ai Caraibi.  
Basta lavarle e asciugarle bene prima di riporle al buio in un posto ventilato. Le carote sono sempre un buon complemento anche se diventano subito molli.  
I pomodori, in barca, sono una leccornia salvo quando vanno a male senza accorgesene, allora procurano crisi isteriche a chi deve pulire.  
Imbarcateli in quantità, ma poco maturi e controllateli uno a uno continuamente. Le banane, soprattutto in casco sono un "must" e fanno parte del folclore ma siate pronti a mangiarle tutte insieme quando matureranno.  
Sempre i famosi manuali dicono che si possono mantenere tagliate a fette, fatte seccare stese su panni e vassoi, al sole di giorno e ritirate di notte, facendo attenzione agli insetti e senza metterci i piedi sopra. Ma chi ha scritto quei manuali non si è accorto che ai tropici l'unico frutto presente tutto l'anno, economico e abbondante sono le banane?  
Comunque se vi va di fare i guardiani alle fette di banane su una barca che rolla fino a mettere la falchetta in acqua... be! Fate pure.  
Frutta tipo, mele, arance, mandarini, limoni è sempre ben accetta da tutti e facile da trovare alle Canarie. Direi, per ovvie ragioni, di lasciar perdere insalate in foglie salvo gustarvene un bel piatto la sera prima di lasciare il marina.  
Anche per quanto riguarda le uova è proprio il caso di dire che le abbiamo provate tutte: la vaselina, la bollitura di un minuto... lasciate perdere, si mantengono a lungo così come sono; anche un mese, basta che siano fresche e ogni tanto giriate i contenitori perchè non stiano sempre dallo stesso lato. State pur sicuri che se non le consumate tutte in traversata, al vostro arrivo saranno comunque più fresche di quelle che comprerete nei negozi delle Antille.  
Non è una battuta, è la verità.  
Pane quanto volete e mangiatelo finche non inizia ad ammuffire poi...imparate a farlo in barca: ne riparleremo. Adesso vediamo il discorso del classico supermercato.  
Qui bisogna aprire una parentesi.  
Se la barca lo permette direi che bisognerebbe pianificare gli acquisti anche in rapporto a dove andremo, quanto ci staremo e quanti saremo. Alle Grenadine, per esempio, si trova poco e tutto costa mediamente il doppio che alle Canarie.  
In Venezuela si trova tutto ma certe cose importate sono care. Noi siamo di bocca buona e ci accontentiamo ma certe cose fanno proprio piacere.  
Imbarcammo prima di partire ben quaranta litri di olio di oliva. Ricordate, una volta lasciate le Canarie, non riuscirete a trovare un litro d'olio a meno di nove/dieci dollari.  
Anche la pasta, per cosi' dire italiana, in giro se ne trova poco ed è sempre cara, mediamente il doppio di quanto siamo abituati a pagare.  
Si trova ovunque pasta locale ma non la regalano e fa schifo. Il burro non si trova sempre; imbarcatene abbastanza di quello in scatola, si mantiene per anni.  
Attenzione ai pelati, se non ne comprate abbastanza arriverete a barattare la vostra randa per una scatola di quelli buoni.  
Il riso lo troverete sempre e, a volte, molto buono. Olio di semi anche. Se vi piace l'aceto buono compratene abbastanza.  
Lenticchie, fagioli e ceci sono molto comodi in barca peccato che richiedono qualche ora di ammollo. In pentola a pressione si può superare il problema allungando la cottura ma li mangeremo ... spappolati.  
Se avete il frigo a bordo, portatevi salumi, affettati o meno, formaggi, patè e intrugli vari in quelle confezioni sottovuoto. Sono un buon complemento per gli spuntini e in caso di sciopero del cuoco. La birra fa sempre piacere ma se è fresca. Altrimenti fa schifo. Per quanto riguarda il latte, noi, dopo tanto tempo, siamo definitivamente passati al latte in polvere. 
Non è troppo caro occupa poco spazio (un grande barattolo da 2,5 kg. rende 20 litri), si trova ovunque, non va a male e, soprattutto, si evita di doversi bere a forza un litro di latte perchè qualcuno voleva solo un caffè macchiato.  
A proposito, un termos di caffè o di cioccolata calda preparato la sera prima di chiudere la cucina, aiuta meglio a passare le ore di guardia. Il discorso vino è un tantino delicato per noi italiani. Semplicemente non riusciamo a farne a meno, almeno molti di noi.  
Compratene quello che vi occorre per la traversata e tutto quello in più che riuscite a stivarne. Poi lo pagherete a peso d'oro e quando lo trovate. Alle Canarie si acquista il famoso "Don Simon" bianco, rosso o rosato. È abbastanza buono e soprattutto viene in cartoni facili da stivare. Tutte le barche ne stivano molto ed è un segno di riconoscimento dei nuovi arrivati ai Caraibi: basta vedere i famosi cartoni gialli nell'immondizia che sbarcano.  
A proposito dell'immondizia vorrei dirvi come ci siamo organizzati durante la traversata. Tutti i rifiuti organici vanno a mare. La carta uguale.  
Le bottiglie rotte affondano anche loro. Le latte anche, avendo cura di romperle perchè affondino rapidamente. Rimane solo la plastica che se ben stivata occupa poco spazio e le buste puzzolenti, lavate prima di riporle.  
Siamo arrivati a Grenada con due soli sacchetti di plastica regolarmente gettati nel secchio di fronte alla dogana. Per quanto riguarda il discorso dell'acqua minerale, se non bevete l'acqua del serbatoio, fate voi i conti secondo i partecipanti.  
I famosi manuali parlano di due litri a testa al giorno, può darsi, ma in traversata si lavora poco e non si suda, il vero caldo lo si trova solo alla fine... fate voi. Fate in maniera che tutto ciò che viene a bordo venga stivato con ordine e oculatezza. Il famoso detto che in barca "ogni cosa a suo posto, ogni posto per la sua cosa" non è stato inventato per romperci le scatole a noi disordinati; probabilmente è il frutto di qualcuno che durante qualche traversata si ritrovava sempre a dover preparare colazioni o pranzi scavando nei gavoni alla ricerca di pacchi di biscotti o latte di pomodori introvabili.  
Dopo un po' si rischia di aggiustare la dieta a ciò che si trova in quel momento mentre la ricercatezza che tanto vorremmo riposa all'insaputa sotto casse di birra o con i filtri della nafta. Dimenticavo: un prosciutto spagnolo appeso da qualche parte in barca sarà forse meno folcloristico del casco di banane e più mediterraneo che atlantico ma quanto è più buono!!! 
Di banane ne mangerete abbastanza dopo. 

 Buon vento, Flavio e Pilar 

  
 

Pagina precedente
CONTRIBUTI
 

Velanet pubblica notizie utili, interventi, i resoconti delle vostre navigazioni e delle vostre esperienze di mare.
Tutti noi abbiamo qualcosa del navigare da raccontare: diari, esperienze, realizzazioni.

Se non siete in grado di realizzare un vostro sito potete inviare il vostro contributo che pubblicheremo il prima possibile.

Spedite una e-mail a Webmaster che contenga:
NEL SOGGETTO:
Contributi a Velanet
NEL TESTO:
  1. titolo
  2. autore
  3. e-mail (solo se volete che venga pubblicata)
IN ALLEGATO:
  1. i vostri documenti in formato .DOC o .TXT
  2. le eventuali immagini, non superiori a 50K, in formato .GIF o .JPG
 
   Website info    |    Contatti copyright 1996-2023 / Velanet