|
|
||||||||||
Ho saputo, ovviamente da internet, che per Socrate il mondo si divide in tre: i vivi, i morti e quelli che navigano: io, fortunatamente, appartengo alla prima ed alla terza specie, ed è forse per questo che ho intrapreso l’avventura che segue, non pago dell’indimenticabile crociera in Grecia dello scorso aprile. Correva il 1998, mentre lui correva la grande Quantilla, gozzo in legno cabinato, era felicemente venduta trovando una degna allocazione in Sardegna, dove l’amico e già comproprietario Marco si è speso le ferie con il nuovo armatore ...per ripararla! Molto più saggiamente Adriano, un altro socio, non sapendo come navigare senza di lei, coinvolgeva lui stesso (ovviamente), il sottoscritto e la moglie (sua di lui) per una crociera. Ma non finisce qui, perchè anche un noto e degno ufficiale della Capitaneria di Genova, chissà-da-cosa-spinto decideva di unirsi a noi con moglie (sempre sua, di lui, ma non la stessa di cui sopra). L’equipaggio, così, era fatto: Alberto, skipper, detto Parakalò
detto Flipper,
Trascuriamo, per pudore, i preparativi iniziati con l’approntamento della cambusa e lo smontaggio e rimontaggio del, pardon, cesso, nonchè la preparazione della suite matrimoniale di prua con relative cuscinerie, fino ad ora costituita da due disagevoli brande, nonchè il tentativo di finire gli ultimi accessori del ponte in teak, sorvoliamo sulla stupida superstizione del non partire al venerdì, tanto con tutto quello che c’era da fare non ci saremmo comunque riusciti, ed infine tralasciamo le gozzoviglie del pre-partenza con risottino e vino ai graditi ospiti "terzi" quali Fabio, Maddalena ed amica, nonchè Donato, Giacomo con Giorgia ed Enrica: ma, si sa, partenze di questo tipo non capitano tutti i giorni e la banchina è un brulicare di curiosi e di parenti che ansiosi di poter dire "c’ero anch’io" rinunciano anche a serate mondane di cinema estivi all’aperto pur di venirti a salutare e portarti il conforto della loro presenza, presenza che resterà nei nostri cuori nelle lunghe e penose navigazioni che intraprenderemo, ma il richiamo del mare è troppo forte e non sapremmo farne a meno; non so se anche Socrate lo pensasse, ma è molto probabile, anche se internet non lo riferisce. Comunque, deludendo le aspettative popolari decidiamo di riposarci e partire all’alba delle 5, che diventeranno quasi le 6 per problemi alla luce di via poppiera che, peraltro, una volta riparata non servirà più perchè sarà praticamente giorno.... Non rispondiamo alla chiamata della torre piloti: sarò poi redarguito di tale mancanza, peccato, anche perchè potevamo restare ancora un po' in contatto con il mondo che ci siamo lasciati a poppa e che non sappiamo quando rivedremo con tutte le nostre cose care.... Il vento, che soffiava gagliardo da terra scompare, perciò sciogliamo le briglie ai cavalli-vapore, o meglio cavalli-gasolio; la navigazione si svolge tranquilla, motore a 1800 giri/minuto, barometro che mantiene i suoi costanti 1014 mbar e mare piatto. Alle 16.20 a latitudine 43°34.938’N, longitudine 9°19.738’E, log 2662.55 incontriamo l’Excellent di Grimaldi in rotta per Genova e poi alle 19.04 a 43°21.973’N 9°21.765’E incrociamo il MobyVincent (e spero che questi dati non siano in violazione alla legge sulla privacy delle navi, dei loro equipaggi e dei passeggeri). Apprezziamo il servizio di bollettino "in continua" sul canale 68 vhf, anche se per riuscire a beccare i venti che ci interessano impieghiamo almeno tre quarti d’ora, perchè continuiamo a distrarci e perderli, e sarà così per tutta la crociera. La navigazione prosegue di notte con una meravigliosa luna piena che rischiara a giorno la nostra rotta, dalle 23 all’una riusciamo anche a far vela, con prora 160°, ma ridaremo motore per altre due ore sino alla fonda di Macinaggio, alle 3 in punto, ed è già domenica.
Per evitare il via-vai delle imbarcazioni in entrata ed uscita dal porto e non andare a fondo...lasciamo la fonda e, per instaurare una rigida disciplina mattutina all’alba di mezzogiorno ci rechiamo al distributore, per un pieno di 64 litri, lasciando le ragazze (compreso Andrea) libere per shopping, con obbligo di tornare con le baguettes e lonzo! La giornata si preannuncia calda ma un po' di brezza ci accompagnerà verso sud, rosicchiamo formaggio e salame e ci alterniamo al timone navigando rilassati in totale tranquillità. Alle 17.47 in prossimità di Bastia, davanti a Miomo, una decina di delfini ci da una caldissima accoglienza con spettacolo pseudo-pirotecnico con piroette da circo: Andrea cerca di salire loro in groppa, ma ci guadagna solo un bel bagno perchè i delfini se ne vanno senza nemmeno accorgersi della sua presenza; una medusa si accorge, invece, di Luisa e malauguratamente ci tiene a darle il suo elettrizzante benvenuto, ma il Prep del Flipper pone rimedio a tutti i mali! Dopo il bagno proseguiamo per Bastia dove ormeggiamo al porto vecchio alle 19 in punto , scortati dal pilota locale venutoci incontro all’imboccatura con il suo gozzo. Ci becchiamo, compresa nel prezzo, la musica assordante del motoscafo al nostro fianco, che ricambiamo con un canale 68 vhf "a stecca": la battaglia va a nostro favore solo perchè i nostri chiassosi vicini se ne andranno a cenare fuori. La suggestione del porto viene sottolineata da un gradevole jazz di un’orchestrina da bar, anche se qualche zaffata puzzolente ci investe a tratti a mitigare la gradevolezza del posto. La consueta dose di pastasciutta di almeno 2 etti a testa, ci
avvia alla serata che trascorriamo in barca senza scendere a terra.
Lasciamo Bastia senza croissant nè baguettes perchè il forno è in chiusura settimanale, ci consoliamo con una bella veleggiata in una piacevole brezza che ci accompagna per buona parte della giornata sino alle 15.20 al traverso di Campoloro, da cui proseguiamo a motore su Alistro per attraccare a Solenzara alle 21, accolti da Enzo e Silene amici di Adriano & C., che ospitiamo per cena, non prima di una bella doccia con la manichetta sul pontile. Per non perdere l’abitudine mi faccio rasare la testa con la macchinetta a mano, questa volta senza finiture a mola flessibile, non è che il mio aspetto cambi molto, ma mi sento molto più fresco. La giornata, piuttosto monotona e calda è stata riposante
e, comunque, accettabile anche se non abbiamo fatto soste in rade (peraltro...rade
rare in questo tratto di costa piatta) nè bagni.
Adesso vogliamo davvero guadagnare il sole ed i mari del sud e lasciamo, quindi, la banchina foranea di Solenzara salpando l’ancora alle 6 in punto. In navigazione ci preoccupiamo per l’assenza dei nostri compagni
di prua, Andrea e Roberta, che non abbiamo ancora incontrato e che speriamo
non siano scesi prima della partenza: ormai non ci resterebbe che aspettare
una loro telefonata per un appuntamento in Sardegna, ma verso le 10 spuntano
dalla loro suite, da cui non hanno sentito alcun rumore di manovra, e sono
pronti a fare il bagno con noi alla Palombaggia, splendida spiaggia caraibica
sotto a Porto Vecchio.
L’aria da libeccio ci spinge piacevolmente di solo fiocco fuori da Santa Manza, da dove a motore affronteremo il ristretto passaggio della Piantarella, con il Tenente di Vascello impegnato a prua con il binocolo a seguire l’allineamento sull’isola Piana. Raggiunto Ratino ridiamo fiocco e scendiamo su Lavezzi dove daremo
fondo a cala Giunco, ovviamente affollata ma sempre splendida con le trasparenze
delle sue acque, i colori dei suoi scogli levigati dal mare e dal vento
e la suggestione ed il rispetto del ricordo della Semillant, persasi in
questo luogo con tutto l’equipaggio ed i soldati che trasportava.
Entriamo fra Budelli e Spargi e filiamo a vela a Palau per prenotare il traghetto per il rientro, ed in banchina ci aspettano Spizzica e Villa, con la barca purtroppo in avaria. Lasciamo, quindi, il caos delle 18 di Palau per ormeggiare a Villamarina su Santo Stefano. Peccato che dobbiamo lasciare la banchina, il cui fondale permette l’attracco all’inglese, per la presenza di orribili e sfacciati topi, Andiamo alla fonda, dove consumeremo il lauto pasto fatto, come
sempre, di solo primo e, passata mezzanotte, dobbiamo salpare perchè
stiamo arando come in un campo di grano anche se il vento non è
per niente rinforzato: alterni controlli ci faranno passare bene la nottata,
con la luna piena che veglia su di noi.
La maledizione di Villamarina è in agguato, dopo i topi di ieri, oggi si presenta sotto le sembianze di un motoscafo che dato fondo sopravento a noi, mette in moto un rumoroso gruppo generatore ed attacca a carteggiare!!! Facciamo colazione e fuggiamo via a vela per golfo Saline dove siamo, però esposti al vento di ponente che soffia gagliardo e ci invita a veleggiare di nuovo per uscire dall’arcipelago. Uscita decisamente movimentata per via dei numerosi motoscafi che, condotti con la stessa educazione con cui i proprietari hanno fatto i soldi, ti passano ad un centimetro e ti inondano letteralmente, pur di non rallentare le loro folli corse senza meta: per fortuna ogni tanto qualcuno finisce su di una secca, ma è un’esigua minoranza che paga per tutti. Comunque sia, lasciamo le Bisce e capo Ferro per defilarci sotto la secca del Cervo ed affrontare a vela il passaggio delle Galere, su Li Ni Bani, con i soliti duelli con i motoscafari ed, infine, facciamo rotta sul golfo di Cugnana dove daremo fondo presso lo Swan 46 brasiliano di Manuelo ed alla simpatica barca rossa in ferro di Pedro. Comitato di accoglienza da parte di Michele e famiglia che, skipper di un Baglietto, ci è venuto a trovare con questo ferro da stiro. Pedro ci presta il suo pram per fare compere a Portisco, dove intravediamo la Quantilla, ma evitiamo di presentarci per non terminare le nostre ferie riparandola, come il già nominato Marco. La vista delle doccie invoglia il mio equipaggio all’ammutinamento, ma riesco a tenere duro ed effettuati i vettovagliamenti rientriamo a bordo. Decidiamo di scendere ancora più a sud e, a mezzogiorno,
muoviamo a vela per passare davanti a Porto Rotondo ed al golfo di Marinella,
sfiorare capo Figari, meravigliosamente a picco scosceso in mare e per
fermarci, quindi, a cala Moresca che con le sue trasparenze colorate è
proprio gradevole e, in più, è "ben frequentata" senza la
flotta di motoscafi del jet-set di cala Volpe e dintorni.
Adriano cattura una piovra gigante (polpetto di 1,5 etti) con cui faremo un buon sughetto. Quando arriva un Boston semicabinato, che attira la nostra attenzione, il caso vuole che sia quello degli amici dove Andrea e Roberta finiranno le loro vacanze sarde, e così abbiamo ancora visite a bordo: "...ma questo è uno Swan, il grande Swan 41’ Sparkman&Stephens" e naturalmente io mi pavoneggio e gli ospiti li trovo ancora più graditi. Lasciamo la bella cala Moresca per lambire Tavolara, bene illuminata dal sole delle 18 e scendiamo fino a porto Taverna avendo lasciato il relitto di una nave alla nostra dritta e siamo, infine, alla fonda all’ora più bella con un sole che sembra uscito dal pennello di un pittore, ma quale pittore l’ha posizionato dietro all’arco di monti che si stagliano nella sua vivida luce! Il tendalino è, comunque, provvidenziale perchè
dopo cena si alza la nebbia e la costa puntellata di luci praticamnete
scompare alla vista e l’umido è ovviamente forte.
La mattina si profila grigia di nuvole, ci permettiamo comunque un bel tuffo nell’acqua limpida appena svegliati, tuffo nel quale si cimenta anche Luisa, che notoriamente per carburare deve fare colazione, che stamattina farà più tardi. Il vento di scirocco non preannuncia nulla di buono, fiduciosi nel ferragosto che a queste latitudini immaginavamo diverso, ci trasferiamo, rigorosamente a vela vento in poppa, a cala Spalmatore di Tavolara dove rimontiamo il tendalino giusto in tempo per ripararci da un intenso acquazzone, mentre mi telefonano da Courmayeur che stanno facendosi il tradizionale soleggiato barbeque: ma noi abbiamo in forno un’ottima focaccia alla cipolla, tanto più ottima quanto più tardi la mangeremo, in funzione diretta dell’appetito che ci attanaglia. La barca alla ruota fa tutto il giro della rosa dei venti, i quali cambiano di continuo, prevalendo infine la brezza di tramontana il cielo si ripulisce e sembra... di essere nuovamente in Sardegna. Ci trasferiamo, allora, a Molara in una affollata ma azzurrissima baia, ricca di occhiate che nonostante gli adescamenti dei natelli di Adriano non abboccano e completa di servizio a domicilio di gelati-Motta-in-gommone: Portisco però ci attende, e con esso le (dal mio equipaggio) ambite docce. Ancora una volta navighiamo nelle ore più belle, con il sole che gradualmente scende ad infuocare con il suo rossore le rocce di Tavolara ed inscurire all’ombra capo Figari oltre il quale una lenta navigazione a motore ci farà arrivare a Portisco alle 21.... al primo scuro della sera.
Un’abile manovra di Alberto detto Flipper ci fa ormeggiare con sicurezza al posto E158 (al secondo tentativo di ormeggio, causa la solita incomprensione fra chi è a prua e chi è a poppa, e naturalmente essendo io a poppa la colpa non poteva che essere di chi si trovava a prua...). Ignari del richiamo della terra ceniamo a bordo, salvo una scappata ad ascoltare da vicino la musica al vivo del ferragosto Portischese.
E così ancora una volta è arrivato l’ultimo giorno, e con lui Ciccio, che si imbarca con una bordata di bombole da sub per affrontare i fondali della zona e dintorni.
Invece, Andrea e Roberta completeranno la loro settimana al golfo di Marinella, ripensando forse all’ imbarco di venerdì scorso... ed al modo di evitarlo l’anno prossimo!
|
|
Website info | Contatti | copyright 1996-2023 / Velanet |