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"MAHON" CIRCUMNAVIGA L’ITALIA

Tre amici in barca a vela da Albarella a Lavagna.
BARCA
IVANO
Ivano Bonanomi autore dell’articolo a bordo di Mahon.

Tutto iniziò circa tre anni fa, quando Maurizio ed io che l’avevo aiutato nella costruzione, varammo MAHON una barca a vela di nove metri autocostruita. E’ stata realizzata in compensato marino ricavandola da un progetto di R. Foschi che la prevedeva in ferro.

Inutile narrare le nostre incertezze sul comportamento che una simile barca potesse avere, ma confortati dallo stesso progettista, che vedendola in acqua sentenziò sui due piedi: "appesantiscila di altri 200Kg e poi è perfetta", nonché dalle nostre precedenti esperienze costruttive, dalla cura e dai calcoli a volte empirici ma sempre validi, constatammo con grande gioia che funzionava.

Certo abbisognava di tante rifiniture ed aggiustamenti, anche secondo il carattere del proprietario che tende a farsi la barca su misura. Infatti nonostante le mie insistenze per aumentare l’altezza in cabina, non volle ascoltarmi, per lui bastava così.

Quindi mi rassegnai ad abbassare la testa ogni volta che passavo sottocoperta; certo questo chinare il capo mi dava un senso di riverenza e di rispetto, ma non di sottomissione.

Poi pian piano incomincerò a conoscerti, mi dicevo, carpirò i tuoi segreti comportamenti, sentirò vibrare la tua struttura sulle onde, verificherò il tuo passaggio sull’onda ed infine godrò della spinta del vento sulle tue vele.

Notazione marginale ma, non meno importante, è quella di ricordare che il varo avvenne il 13 gennaio vicino a Chioggia; chi conosce la zona saprà quali difficoltà comporta, per chi non la conosce ricorderò solamente che la temperatura era di otto gradi sotto lo zero e, che prima di vararla dovemmo rompere la crosta di ghiaccio che si era formata nottetempo sull’acqua della laguna.

Con l’avvicinarsi dei mesi estivi iniziò il caldo, finimmo l’indispensabile ed incominciammo a navigare; la prima uscita fu sul canale del Porto di Chioggia, poi sempre più in mare aperto. Naturalmente ogni fine settimana che andavamo al mare, qualche ora era dedicata alla navigazione ed il restante tempo ad appuntarci la lista dei lavori e delle modifiche da fare, dei materiali da acquistare, ecc.

Arrivarono le vele nuove, i lavori erano ormai finiti, incominciarono quindi le uscite più impegnative, le piccole regate tra vicini di ormeggio, che finivano sempre in grandi discussioni tecnico-teoriche e riunioni serali con pane salame e vino a volontà.

L’Adriatico ci andava stretto, era lontano da Monza dove abitiamo, durante l’inverno eravamo costretti a rimanere all’ormeggio nella nebbia per interi fine settimana; fu allora che pensammo di trasferire la barca in Liguria.

Caricarla su un camion e trasferirla via terra?

E perché non approfittare di una lunga vacanza e circumnavigare la nostra penisola trasferendola via mare?

Inutile dire che tale situazione ci "prendeva" parecchio!

La possibilità di fare un’esperienza di navigazione lunga, con poche soste tecniche come collaudo di più grandi ed impegnative navigazioni, finora solamente sognate.

Discussioni, preparativi, convincimento delle rispettive famiglie a passare le vacanze senza padri e mariti, collaudi e continue messe a punto dell’attrezzatura, acquisto delle carte nautiche e di nuovi strumenti, cambusa per una autonomia pressochè totale ci tennero parecchio impegnati: finchè il 3 agosto 1997 molliamo gli ormeggi dall’Isola di Albarella con destinazione il porto di Lavagna in Liguria.

Compagni in questa avventura sono: Maurizio, il comandante riconosciuto nonché proprietario dell’imbarcazione; Ivano, desideroso di grandi navigazioni con in serbo il progetto di realizzare un barca a vela tutta sua e di viverci navigando sui mari del mondo; Guido, che per una barca tutta sua , forse ha messo da parte la voglia ma, che è sempre disposto a condividere ogni esperienza di navigazione nonché di contatto e conoscenza con ogni persona incontrata, insomma per farla breve il nostro P.R. nel lavoro come in vacanza, data la sua naturale attitudine ai contatti umani.

La prima tappa prevista è Termoli che raggiungiamo nel pomeriggio del 5 agosto; sosta per gasolio, doccia, bucato e per dormire una notte fermi in banchina. Il mattino dopo all’alba lasciamo l’ormeggio per continuare la navigazione e passare vicino alle Isole Tremiti per poi riportarci su una rotta più vicino alla costa in vista della tappa successiva. Il tempo bello e soleggiato del mattino non fa prevedere quello che capiterà di li a poco.

Infatti nel pomeriggio incomincia ad alzarsi una leggera brezza, issiamo al randa poi lo yankee e la trinchetta, è indubbiamente la prima lunga veleggiata da quando siamo partiti. Un paio d'ore così poi inizia a rinforzare vento e mare, riduciamo la randa una mano, poi una seconda, poi riavvolgiamo lo yankee, infine il "capitano" ordina: "a turno mettersi la cerata". Non so per quanti di noi sia stata la prima volta, ma per me lo è stata, lottare tutto il pomeriggio contro il mare ed il vento contrari, sotto un temporale che violento si scatenò sotto costa; continuiamo con turni al timone fino all’imbrunire quando tutto sembra calmarsi un po’.

La notte la passiamo riposando a turno con un mare ancora agitato, temporali in lontananza che rischiarano con i loro lampi le onde che spumeggiando frangono sulla prua della barca.

La sera del 7 agosto ci vede ormeggiati accanto ad alcuni pescherecci nel porticciolo di Savelletri, unici turisti in un porto di lavoratori del mare. Ci concediamo una serata per ritemprare le forze con una buona cena a base di pesce spada alla griglia ed ottimo vino locale, in un ristorantino affacciato sul mare, siamo in vacanza!!!

Un’altra tappa del nostro giro d’Italia ci attende, quindi le prime luci dell’alba ci trovano già al largo con la prua verso Santa Maria di Leuca. Il Canale d’Otranto ci impensierisce per il traffico di imbarcazioni e navi che troveremo; la notte ci vedrà tutti svegli con gli occhi puntati in ogni direzione. Infatti pescherecci, navi, traghetti ed imbarcazioni d’ogni tipo incrociano in questo tratto di mare; (ricordo che è il periodo della fuga degli Albanesi dal loro paese) inoltre elicotteri di pattuglia ed una motovedetta della Guardia Costiera che, a luci spente, accosta ed illuminandoci con un potente faro ci scruta e controlla prima di salutarci ed augurarci buona navigazione.

Dopo una veleggiata notturna veramente piacevole, la mattina del 9 agosto siamo al largo del porto di Santa Maria di Leuca, in attesa dell’alba che, con il suo chiarore ci permetterà di entrare in Porto ed ormeggiarci senza difficoltà.

La giornata passa velocemente tra manutenzione della barca, rifornire la scorta del gasolio, una bagno alla spiaggetta vicina al porto ed il dolce ozio tipico delle vacanze che incominciamo ad assaporare.

Il giorno successivo ci aspetta la traversata del Golfo di Taranto per poi proseguire fino a Reggio Calabria, attraversare lo Stretto di Messina e poi su verso l’arrivo in Liguria.

La traversata del Golfo di Taranto ce la sorbiremo per l’intera giornata con una burrasca forza sette (come da Bollettino della Capitaneria) dove filiamo al traverso con trinchetta e randa ridotta di due mani ad otto nodi di media. Ma la velocità massima l’abbiamo raggiunta appena passato lo Stretto di Messina, dove con la stessa velatura ridotta, il Log rimaneva per parecchio tempo a fondo scala che segnava dieci nodi.

Il tratto di Mar Ionio è comunque quello che ci ha regalato le maggiori sensazioni di libertà, di vela pura, di contatto con la natura del mare e dei suoi abitanti. La burrasca del primo giorno si contrappose ad altre di calma assoluta, il mare piatto e l’assenza di vento portarono più volte grossi gruppi di delfini a giocare vicino alla barca, addirittura a giocarci attorno. Emozioni semplici di contatto con l’immenso mondo marino che incanta per la sua purezza, immagini che non scorderemo mai, che rimarranno nella nostra mente e nei nostri cuori. Come ci rimarrà lo spettacolo delle stelle cadenti, del plancton fosforescente mosso dalla prua della barca, l’avvistamento dei fari della costa ed il profumo della terra bagnata dal temporale all’avvicinarsi alla costa.

L’Isola di Stromboli

Continuando la nostra rotta in direzione di Agropoli nel Golfo di Salerno, altri spettacoli

della natura ci avrebbero atteso per mostrarsi e stupirci in tutta la loro potenza e grandiosità. Una grossa nuvola bassa sul mare, forma sulla sua sommità dei grossi lampi che poi scarica in mare; il formarsi di una tromba d’acqua dapprima piccola ed appena percettibile sull’orizzonte e poi, in pochissimo tempo la vediamo ingrandirsi e percorrere un grande tratto di mare per poi dissolversi con la stessa velocità con cui si era formata.

Mente navighiamo al largo di Stromboli e tutto questo si verifica, penso allo spettacolo della natura mai uguale a se stesso, o meglio lo spettacolo è lo stesso da milioni e milioni di anni ma, nella nostra piccola e breve esperienza terrena non abbiamo tempo e possibilità di ammirarlo nel suo manifestarsi, nella sua completezza infinita.

La sera del 13 agosto prendiamo terra ad Agropoli, la giornata di domani la passeremo qui, visitando la città, la rocca sul porto e vivendo un po’ di "aria del Sud" con le sue tradizioni e le usanze tipiche del luogo. Gustando le specialità gastronomiche e facendoci coinvolgere nelle feste e negli spettacoli di piazza.

Il giorno di Ferragosto riprendiamo il mare per la tappa da qui a Cala Galera, passiamo vicino a Capri ed Ischia per giungere a Cala Galera la sera del 17 agosto, dove nella notte si scatena una burrasca che mette a dura prova l’ormeggio ed i parabordi, costringendoci ad intervenire verso le tre del mattino. Nella giornata successiva approfittiamo della sosta per leccarci le ferite: rinnovare le cime, effettuare i rifornimenti e la manutenzione.

19 agosto 1997 l’ultima tappa, da Cala Galera a Lavagna; un po’ di rammarico serpeggia nell’equipaggio, tutto per la fine del viaggio, ma mancano ancora molte miglia all’arrivo e considerando che da Messina abbiamo un vento di nord-ovest costantemente contrario, la fatica sarà ancora lunga. Infatti dopo un’intera giornata passata a bordeggiare controvento con mare agitato, decidiamo per una sosta a Punta Ala per la notte. Un’altra sosta forzata la faremo a Livorno per poi prendere il mare il mattino del 21 agosto e con una calma piatta per quasi l’intera giornata che, ci costringe a ricorrere all’uso del motore, alle ore 24.00 del 21 agosto 1997 entriamo nel Porto di Lavagna.

La nostra circumnavigazione della penisola è compiuta, il trasferimento della barca è avvenuto, abbiamo percorso 2500 miglia senza problemi né alla barca né a noi, abbiamo fatto le vacanze, ci siamo divertiti facendoci una grossa esperienza di navigazione e, saremmo pronti a ripartire di nuovo.

Ivano Bonanomi

A quanti che come me hanno deciso di costruirsi una barca, vorrei facessero proprie le parole di Antoine de Saint-Exupèry : "se hai deciso di costruirti una barca non partire riunendo un gruppo di uomini, ordinando loro di raccogliere legname, chiedendo di preparare i propri utensili. Non delegare il lavoro ad altri. Insegna a questi uomini a desiderare il mare aperto

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