FareVela - maggio 1998

Tappa ad Anzio

RomaSailWeek. L'Eurolymp fa tappa in Italia per la consueta Settimana Velica di Anzio. Tra campioni affermati e giovani di belle speranze, la vela olimpica diventa sempre più specializzata e difficile. Ecco com'è andata...

Anzio, marzo - Perché regatare ad Anzio? Presto detto. Vento assicurato, onda consistente, campo tatticamente stimolante. Anche l'edizione 1998 della Settimana Velica Internazionale di Roma, unica tappa italiana del circuito Eurolymp preceduta dall'affollata regata per catamarani di cui parliamo nella rubrica Lay Line, ha confermato quanto sia appetibile per i migliori specialisti europei il campo di regata laziale. 260 equipaggi per un totale di 346 velisti provenienti da 22 paesi, confermano che Anzio, a dispetto dell'età (si trattava della XXIV edizione della regata) tira ancora. Soprattutto per gli atleti delle classi a singolo - Finn, Europa, Laser, Mistral - che proprio qui sperano di trovare quelle condizioni di onda e vento indispensabili per affinare la loro preparazione, specialmente nelle andature portanti. Ma non sono tutte rose. Se la classe 470 si mantiene stabile e i 49er non si\ fanno intimorire dalle onde del Tirreno Centrale, c'è anche chi sembra preferire altre rotte. I Soling ormai da anni non si fanno più vedere (c'era la concorrenza dell'Europeo Match Race di Torbole e la loro presenza era limitata a un norvegese e a due equipaggi locali). I Tornado hanno risolto la regata con una sfida in famiglia tra i Bodini, Della Torre e Meroni. Le Star, purtroppo, non sembrano ancora pronte a riprendere il circuito che conta dopo la riconquista dello status olimpico e, in ogni caso, non erano previste dal programma. Manca poi quel coinvolgimento con la città e i non-velisti che si trova invece in altre classiche tipo Hyéres o Kiel. La regata pare passare inosservata. Chi non centra in prima persona quasi non se ne accorge, se non fosse per quelle decine di carrelli, tende e camper parcheggiati sul lungomare. È l'eterna sfida contro i mulini a vento della vela olimpica, senz'altro la disciplina atleticamenteb più all'avanguardia del nostro sport ma anche quella che più difficilmente trova l'attenzione del grande pubblico e, con esso, degli sponsor. Patrocinatori che, peraltro, gli organizzatori della Roma Sail Week avevano quest'anno radunato in un pool che comprendeva Invicta, Unicell, Istituto Bancario San Paolo e Aeroporti di Roma. Prima di passare al dettaglio tecnico, alcune considerazioni. Le classi olimpiche stanno diventando ormai talmente specializzate da richiedere un impegno atletico, tecnico ed economico di altissimo livello. Conseguenza inevi-tabile: la partecipazione degli amatori risulta sempre più difficile. In classi come il Finn, il 470 o il Tornado è impossibile restare ad alto livello se non si ha tempo a disposizione per allenarsi e sperimentare. In una parola. professionismo. Classi una volta affollatissime, stanno sempre più sdoppiandosi tra un circuito pro internazionale e uno, più tranquillo, nazionale. Niente di maleb intendiamoci. Del resto, nessuno si sognerebbe di partecipare alle Olimpiadi nei 100 metri piani o nella Maratona. Cinque giorni di regata già di per sé, selezionano i partecipanti (studio, lavoro...), l'alto livello dei migliori, poi, non fa che accentuare le differenze. Sembra che anche da noi si stia diffondendo la tendenza, già prassi in altri paesi, che in queste classl regata chi alle Olimpiadi, un glorno, spera o quantomeno sogna di andarci davvero. Per gli altri ci sono una miriade di classi nazlonali o circuiti minori. Seconda considerazione. Pare che in ambito Fiv, il Presidente Sergio Gaibisso stia sempre più accentrando sulla sua persona le scelte tecniche relative alla squadra olimpica italiana, delegando sempre meno ai quadri tecnici. Ciò dovrebbe avere la logica conseguenza che i risultati dell'Italia a Sydney 2000 saranno sia nel bene che nel male di sua, anche se non esclusiva, responsabilità. Veniamo alle regate. Sette-otto (a seconda delle classi) le prove disputate, con un solo giorno di interruzione dovuto al mare grosso, in condizioni medio-leggere con vento prima da Scirocco e poi a regime di brezza. A proposito di livello professionistico, la regata dei Finn valeva quantomeno un campionato europeo. Il polacco Mateusz Kusnierewicz e il belga Sebatien Godefroid, rispettivamente oro e argento ad Atlanta, hanno fatto match race dimostrando una preparazione superiore. Entrambi reduci da un'inverno di allenamenti in Australia, per l'occasione sfoggiavano una nuova vela trasparente in Vectran a ferzi verticali. Ha vinto il giovane polacco (23 anni, fisico scultoreo, sarà uno dei fenomeni della sela del 2000) per un'incollatura sul belga. Primo degli italiani il croato Nenad Viali (non è uno scherzo,Viali è sposato con un'italiana e vive a Civitanova Marche), settimo, che al momento sembra il più preparato tra i nostri finnisti. Buon undicesimo lo spezzino della Marina Militare Massimo Gherarducci che, unico juniores italiano, comincia a farsi vedere in una classe dove la gavetta è parte integrante del risultato. A proposito, l'abolizione del giubbetto di appesantimento sta trasformando i finnisti in superatleti. I fisici dei migliori parevano tratti da una rivista della Nfl, la lega professionistica americana di Football. Alle prese con una settimana storta di quelle che lo affligevano fino a due anni fa, Luca Devoti, campione europeo in carica, che ha abbandonato la regata anzitempo per un fastidioso attacco di gotta. In progresso anche Mario Salani. Mentre i fratelli Francesco e Gabriele Bruni continuano a dominare il 49er nazionale con un'autorità frutto di un anno di lavoro al massimo livello internazionale, si segnalano altri equipaggi italiani. Nei Laser Diego Negri ha stravinto con sei primi davanti al sempre più convincente Michele Paoletti (che con Ravioli quarto e Casale sesto ha completato la buona prova delle Fiamme Gialle). Ottavo il giovane Michele Regolo e undicesimo il redivivo Emanuele Vaccari, di nuovo in gara dopo gli anni del Finn. Tra i 470 ottimo Lorenzo Bressani ( a prua Andrea Trani) che ha vinto sul greco Kosmatopoulos. Sesto Matteo Ivaldi con a prua il fratello minore Francesco, e settimo Gabrio Zandonà. Nelle tavole ennesima vittoria di Alessandra Sensini su un valido gruppo di avversarie guidate dalla francese Merret. Tra gli uomini soprendente il quinto posto di Alessandro Alberti, venticinquenne palermitano tutto surf e palestra, con Zinali settimo e Giordano ottavo. Vittorie anche per la bionda olandese Matthysse negli Europa (Bogatec quarta, Calligaris nona) e per la greca Becaratou nei 470 donne, dove la Pertusati si conferma con un terzo posto. A risentirci su FV di giugno per le cronache da Hyéres, al solito affollatissima.

Michele Tognozzi



FareVela - Maggio 1998