Risalire il vento | ||||||||||||||||||||||||||
La bolina migliore |
Quando bisogna risalire il vento non si sceglie la rotta in rapporto ad una boa o ad un punto fisso ma unicamente in rapporto al vento. In pratica non si sceglie veramente una rotta, questa varia continuamente in funzione del vento. La preoccupazione è concentrata sul mantenere una buona velocità per limitare lo scarroccio rinunciando ad avvicinarsi troppo al letto del vento. La bolina migliore si ottiene quando si trova il giusto compromesso tra rotta e velocità ma una volta trovato questo non è acquisito per sempre. Le condizioni cambiano continuamente, la miglior bolina è un concetto ideale la cui ricerca non è mai finita. Nelle regate il bordo di bolina crea spesso delle distanze importanti tra barche dello stesso tipo senza ragioni apparenti. Questo dimostra che la finezza nella regolazione delle vele e nelle manovre determina pesantemente il rendimento dell'imbarcazione. Per bolinare bene bisogna affidarsi all'istinto e ricercare sempre l'andatura alla quale si sente meglio la presenza del vento, la barca si mantiene spigliata e potente e si riesce ad andare più veloci. |
![]() |
||||||||||||||||||||||||
Tastare il vento | Una volta trovata quella che guidichiamo la bolina migliore agli inizi è un buon esercizio fare delle leggere orzate volontarie per controllare se possiamo guadagnare ancora qualche grado. Questo esercizio è da prendere decisamente con attenzione in quanto ogni volta si rischia di entrare nel letto del vento, perdere velocità e distruggere l'equilibrio rotta-velocità appena costruito. | |||||||||||||||||||||||||
Regolazioni | Prestate particolare attenzione alle regolazioni della vostra barca in bolina: generalmente una barca ben regolata di bolina lo sarà ugualmente alle altre andature! | |||||||||||||||||||||||||
Vento medio e regolare | E' fondamentale restare molto concentrati e cercare la bolina stretta. Siamo nella condizione ideale per cercare di stringere al massimo la bolina: riprendere velocità dopo aver messo il naso nel vento è facile e veloce, basta poggiare un po' e fare respirare le vele. Alcuni consigliano di appoggiare lo stick sulla falchetta dietro di voi ad un angolo di circa 90° per timonare con maggiore precisione, i puristi disdegnano questa posizione, a noi sembra poco elegante ma a volte efficace (cambiare posizione permette anche di riposare un po' i muscoli)... provatela e poi decidete da soli. Si naviga con le vele cazzate quasi a ferro ed il boma più vicino possibile al centro della barca che va tenuta dannatamente piatta. Per sfruttare il migliore angolo di bolina bisogna cercare di avere per avere una linea di galleggiamento più lunga possibile, pesi avanti e prua sempre a tagliare l'acqua. Tutto questo facilità molto lavoro al timoniere. Non uscite troppo presto al trapezio, l'uomo fuori provoca la tendenza a poggiare per tenerlo al trapezio. Se le condizioni sono tali da non poter uscire completamente restate alti sul trapezio in modo da poter uscire e rientrare facillmente, eventualmente abbassatevi nelle raffiche |
|||||||||||||||||||||||||
La virata sugli skiff |
La virata sugli skiff può essere leggermente più lenta che su una deriva tradizionale per diverse ragioni:
|
![]() |
||||||||||||||||||||||||
Virare | Partiamo
dalla situazione ottimale: siamo di bolina, l'acqua è piatta, c'è abbastanza vento per
riprendere rapidamente velocità sulle nuove mura. La principale preoccupazione del
prodiere è passare velocemente da un trapezio all'altro e contemporanemente mantenere il
fiocco a segno. Il timoniere deve assicurare un'evoluzione progressiva del timone, il
passaggio della randa e deve coordinarsi con il prodiere
Gli errori più frequenti:
Nelle PagineGialle la virata su barche con doppio trapezio |
![]() |
||||||||||||||||||||||||
Barca orziera o poggiera |
In condizioni ottimali di vento ed onda la barca può virare (lentamente) anche senza timone, agendo sui suoi principali elementi di equilibrio:
E comunque in generale:
Questi accorgimenti sono spesso utilizzati per facilitare una virata in condizioni di poco vento. |
|||||||||||||||||||||||||
Vento debole e virata con rollio |
Per progredire con vento debole bisogna affidarsi all'isitinto e cercare sempre l'andatura alla quale si sente meglio il vento, e soprattutto essere molto dolci al timone e preservare l'abbrivio. Non è praticamente possibile bordeggiare in bolina stretta, la spinta aereodinamica è troppo debole per contrastare la resistenza opposta dall'acqua, bisogna poggiare per guadagnare un minimo di velocità. In manovra bisogna moltiplicare la concentrazione: ogni variazione è lenta ed ogni errore difficile da ricuperare. Le vele devono essere grasse e lasche per raccogliere più vento possibile, le balumine devono restare aperte per lasciarlo scorrere. I pesi devono essere caricati a prua per liberare lo specchio di poppa dagli attriti nell'acqua. La barca va sbandata leggermente sopravvento per ridurre la superficie bagnata ed orientare meglio le vele. Si può tentare di "lavorare" le vele: lasciarle gonfiare lascando dolcemente e trattenerle nel momento in cui raggiungono il giusto orientamento. Da ultimo, se il vento è quasi nullo, si può dare spinta facendo sbattere le vele con il rollio o spingendole a mano (non in regata però!). Ma soprattutto bisogna utilizzare la massima delicatezza al timone, evitare angoli bruschi e soprattutto stare ben lontani dall'angolo morto: in questo caso il vento di velocità rappresenta la componente propulsiva principale ericordate che se si stringe troppo il vento si rallenta e la diminuzione del vento apparente risulta molto accentuata. Potete orzare e cazzare progressivamente man mano che prendete velocità ma non appena la barca rallenta (perchè siete troppo orzati, per colpa di un'onda o di una virata fatta male) dovete poggiare subito e lascare le vele per riprendere velocità. Quando c'è poco vento un refolo è un patrimonio di energia che bisogna assolutamente far fruttare. Soprattutto di bolina permette sia di accelerare che di stringere al vento: una volta preso il refolo bisogna orzare e cazzare le vele (meglio agendo sul carrello piuttosto che sulla scotta), non appena il refolo è terminato bisogna poggiare e lascare per mantenere il più possibile l'incremento di velocità. Beninteso, siamo in condizioni di poco vento, ogni manovra va fatta progressivamente e non deve essere brusca! Con poco vento è necessario accentuare il rollio della barca in virata. Questa tecnica permette di mettere pressione alle vele sul lato sopravvento (e toglierla da quello sottovento), aumentare la velocità di rotazione, passare più rapidamente nell'angolo morto e favorire la ripresa di velocità sulle nuove mura.
Il punto chiave di tutta la manovra è il ritmo, la sincronia tra timoniere, prodiere e barca. Con poco vento ogni errore sarà difficile da recuperare e rallenterà notevolmente la manovra, attenzione a non:
Se qualcosa non funziona e la manovra fallisce l'unica cosa da fare è poggiare, lascare le vele, riprendere velocità e ricominciare. |
|||||||||||||||||||||||||
Vento forte e raffiche | Quando il vento rinfresca l'obiettivo principale deve essere quello di tenere la barca piatta e veloce. Eccoci di fronte al dilemma tra rotta e velocità: poggiare per andare più veloci o orzare per risalire di più il vento? Come sempre non esiste una regola, la scelta dipende dalle condizioni del mare e del vento, dal tipo di barca, dal peso dell'equipaggio, dalla tattica di regata, dalla condizione fisica, ecc. Un equipaggio leggero di solito cerca di stringere la bolina mentre uno pesante sta più poggiato, ma anche una coppia di pesi piuma sa che con mare formato è meglio poggiare per non farsi inchiodare dalle onde, .... Le vele sono piatte, si comincia a fare esercizio fisico e dopo un po' si sente la fatica. Se il vento è rafficato si può viaggiare leggermente sbandati sopravento così da non farsi sorprendere, ammortizzare l'arrivo della raffica e rispondere meglio. Si può cominciare a portarsi un po' indietro per scavalcare le onde sempre pronti a tornare avanti nelle piatte di mare o di vento. Il prodiere deve massimizzare il peso al trapezio restando con il corpo teso, in punta di piedi ed un braccio dietro la nuca (l'altro tiene la scotta del fiocco). Può dare delle schienate in raffica per tenere la barca piatta (attenzione in regata: il regolamento vieta le schienate ripetute). La deriva generalmente va tenuta completamente abbassata per contrastare lo scarroccio. Tenete presente però che la portanza della deriva cresce in funzione del quadrato della velocità così che in alcuni casi è possibile rialzarne una parte. Sulle barche equipaggiate con deriva a perno può essere proficuo sollevarla leggermente per portarla verso poppa, spostare il centro di deriva ed ottimizzare così l'equilibrio dell'imbarcazione. In queste condizioni è fondamentale avere definito correttamente le regolazioni a terra: se abbiamo portato in acqua troppa potenza saremo condannati navigare con la randa lasca, se la potenza è troppo poca non riusciremo a tenere un buon angolo di bolina e saremo in difficoltà nelle piatte. L'ideale è fissare le regolazioni per il vento minimo previsto per la giornata e lavorare di cunningham per scaricare potenza quando il vento rinfresca. Il timoniere ha due soluzioni per trarre beneficio da una raffica (che si rivelano ancora più efficaci se adottate insieme). Può lascare la scotta (o lavorare sul carrello di randa portandolo sottovento) per aprire il piano di velatura e farlo scaricare meglio così che la barca invece che sbandare accelera (in questo modo inoltre la testa d'albero si incurva scaricando nella parte alta). E può andare per un attimo all'orza per sfruttare l'effetto del maggiore vento di velocità che fa ridondare per un attimo il vento apparente (operazione da fare con molta attenzione per non trovarsi nell'angolo morto una volta finito l'effetto della raffica). |
|||||||||||||||||||||||||
Vento fortissimo e mare formato | In queste condizioni la migliore regolazione a terra consiste nel... restare a terra, se si esce comunque bisogna preparare una barca leggera e poco potente. Uscire con queste condizioni può non essere particolarmente pericoloso (molto dipende dalle capacità dell'equipaggio) ma è quasi sempre inutile: gli skiff sono leggeri e sovrainvelati, oltre una certa forza di vento diventa praticamente impossibile non scuffiare e l'uscita si risolve invariabilmente in parecchio tempo a mollo, freddo, molta fatica per raddrizzare la barca più volte e manovre parecchio approssimative per ritornare a riva e scoprire qualcosa di rotto... Ciononostante capita a tutti di trovarsi in acqua con condizioni difficili, in questi casi spesso la teoria è inutile: si cerca di fare quel che si può a seconda delle condizioni in cui ci si è venuti a trovare. Possiamo solo darvi qualche consiglio sparso tenendo conto che alcune regole per navigare con vento forte su uno skiff sono in parte diverse rispetto al quelle delle derive tradizionali. Il timoniere deve innanzitutto stare alla larga dalle situazioni difficili, in queste condizioni anche una leggera poggiata per evitare un'imbarcazione può diventare impossibile da gestire. Deve fare molta attenzione con il timone e lavorare sodo alle cinghie o al trapezio per mantenere la barca dritta (barca piatta è un'eufemismo!) Il prodiere deve innanzitutto chiamare le raffiche al timoniere poi non gli resta che darsi da fare al trapezio: esce al massimo per contrastare le raffiche e rientra nei salti di vento, nelle raffiche più forti lasca il fiocco per evitare di scuffiare, cerca di stare indietro per evitare che la prua affondi nelle onde, ... Quando vento ed onda impazzano si vira come si può tenendo presente che:
|
Copyright © 1999 by FT. All rights reserved. Revised: 10 mar 2002 19:19:19 ora solare Europa occidentale |