Sono solo con la mia barca nel canale tra i due moli che conduce al nostro ormeggio.
Il sole è forte, la luce bianca e nitida. Il vento è completamente assente e nell'acqua stagnante si riflettono le forme ed i colori delle barche che via via, quasi schierate in assetto militaresco, sfilano al nostro passaggio. L'assenza di vento ha permesso al sole di scaldare questa giornata che altrimenti sarebbe stata troppo fredda.
Decido di ridurre il motore al minimo. Percorro il tratto tra i due moli molto lentamente. Metto spesso la leva dell'invertitore sul folle, in modo che la barca continui ad avanzare rallentando sempre più.
Ho il tempo di ripensare alle manovre che facevo durante il corso di patente, e a quando, durante l'esame, ho accostato la barca (un 11 metri) ad un rimorchiatore ormeggiato in banchina. La barca era praticamente ferma ed incollata al rimorchiatore, mancavano solo gli ormeggi. La manovra era stata cosi' perfetta e l'accosto cosi' dolce che l'esaminatore, distratto da una conversazione con l'istruttore, non si era accorto che eravamo fermi incollati alla nave alla quale mi aveva indicato di accostare. Avevo ben imparato la lezione: il segreto delle manovre è muoversi piano, anzi più piano.
Torno in me, sposto di nuovo l'invertitore in avanti e l'elica ricomincia a girare spingendo di nuovo la barca, rimetto poi l'invertitore sul folle. Ormai sono vicino, comincio la manovra di accosto.
Metto la barra a sinistra. La barca devia dolcemente verso destra, ma solo per un attimo, subito porto la barra a destra. La prua si sposta a sinistra, la barca avanza piano, reagisce alle mie azioni di governo descrivendo un piccolo arco di circonferenza. Ora si dispone parallela alla banchina, già in asse rispetto allo spazio che dobbiamo occupare, e si ferma.
Proprio ora mi accorgo che la barca sta eseguendo esattamente ciò che il suo timoniere vuole, l'allineamento con la banchina e con il posto barca è perfetto e la velocità è nulla.
Vengo pervaso da un sentimento di stupore, non sono preparato alla bellezza che mi trasmette l'esito di questa manovra. Come quando assistevo ad un lancio di Platini, o ad una punizione di Maradona, la manovra si rivela una pennellata perfetta, ancora più bella in quanto inaspettata: è un tocco di eleganza che riempie questo primo pomeriggio di questo sabato invernale.
Chi può negare che anche una piccola barca come questa può trasmettere una sensazione di grandezza, di maestosità, di classe ? Grazie Subé, grazie anche per questo !
Ma non è finita, devo continuare a manovrare.
Metto l'invertitore nella posizione di marcia indietro, l'elica ricomincia a girare. Tra piccoli vortici e mulinelli la barca comincia ad indietreggiare. Manovro col timone verso sinistra, dove voglio che la poppa si diriga. Rimetto l'invertitore sul folle. La barca continua ad indietreggiare perdendo velocità.
Prendo in mano il mezzo marinaio e con esso afferro la cima d'ormeggio alla mia destra sul molo.
Do volta sulla bitta di destra e metto l'invertitore sulla marcia avanti. La barca prova a ripartire trattenuta sulla sua bitta di sinistra e scade con la prua verso destra appoggiandosi dolcemente, con i suoi tre parabordi, alla banchina.
A questo punto, con in mano il mezzo marinaio, vado a prua ed afferro la cima d'ormeggio che avevo lanciato precedentemente sulla banchina e che legata alla catenaria sul corpo morto rappresenta il mio ormeggio di prua. Recupero la cima, la faccio passare sul passacavi, la metto in forza dandogli poi volta sulla bitta. Torno a poppa, recupero la seconda cima d'ormeggio (quella di sinistra) ed infine spengo il fuoribordo.
Guardo l'orologio: sono le tre del pomeriggio.
Mi guardo intorno. Sulla banchina, che riflette la luce fortissima, non c'è nessuno a testimoniare questa manovra perfetta, sono solo con me stesso…e forse con Dio.
Bhé… il giorno del Giudizio passate da me, Vi offrirò da bere!
B.V.
Sabato 20 gennaio ’01
L.P.