Un dubbio che assale chi è alla ricerca di un piccolo cabinato a vela da diporto è quale sia la migliore soluzione riguardo al motore ausiliario.
Con la convinzione che il tema della motorizzazione sia uno di quelli d'interesse per chi si avvicina a questo tipo di barche, e lungi dal voler trovare sostenitori per una soluzione piuttosto che per l'altra, riporto nel seguito il mio pensiero.
Entrobordo o fuoribordo? Per dare una risposta a questa semplice domanda (si fa per dire), cominciamo con l'esaminare gli aspetti caratterizzanti l'una e l'altra soluzione e le conseguenze pratiche che ognuna comporta.
Molti pregiudizi sul fuoribordo sono relativi alla sua affidabilità.
Su questo occorre dire che molto è stato fatto per migliorare le prestazioni e l'affidabilità degli attuali motori. Sembra pertanto opportuno dire che, se deve essere fuoribordo, che sia recente costruzione.
Nell'altro caso invece, per l'entrobordo, in generale troveremo motori non recenti, potendo sperare al più in una manutenzione effettuata in modo irreprensibile dal precedente armatore od in un ricondizionamento di alcuni parti usurate.
La soluzione del fuoribordo, a parità di potenza, risulta più economica dell'altra: è infatti di semplice installazione e manutenzione e per piccole potenze consente anche una certa elasticità d'impiego, rendendo possibile l'utilizzo del motore su altre imbarcazioni.
Il fuoribordo offre il vantaggio di non occupare spazi sfruttabili a bordo, concentrando all'estrema poppa tutto il peso del motore e la spinta.
Di contro si ha maggiore difficoltà per gli interventi di emergenza, durante i quali occorre lavorare protesi fuori dalla poppa. Ma se l'intervento riguarda l'elica, il fuoribordo, permettendo il sollevamento del piede, si comporta meglio dell'entrobordo: per quest'ultimo si deve disporre di una attrezzatura da sub, o si deve far alare la barca.
La possibilità di sollevare il piede consente agli scafi senza bulbo con deriva pivotante di navigare su bassi fondali e di "spiaggiare", possibilità da non sottovalutare per i fautori del campeggio nautico.
In ultimo anche la manovrabilità, per esempio all'ormeggio, risulterà semplificata, potendo girare la testa del motore al limite di 180°.
Riguardo alla manutenzione e al rimessaggio non esistono sostanziali differenze tra le due soluzioni, anche se l'entrobordo a diffreneza dell'altro si può semplicemente "staccare" dalla barca e portare in un centro specializzato con costi contenuti rispetto all'entrobordo che ci obbliga ad essere fisicamente presenti sulla barca.
Nell'entrobordo inoltre il sistema di raffreddamento, il sistema di scarico e soprattutto la tenuta dell'astuccio dell'asse elica costituiscono tre impianti veri e propri, da mantenere, da ispezionare continuativamente; al contrario nell'entrobordo si trovano tutti raggruppati e concentrati nel piede.
Da un punto di vista idrodinamico la possibilità di fruire di una spinta nella direzione del moto (regolabile nel fuoribordo, mentre trasversale fissa nell'entrobordo), senza componenti verticali, migliora l'efficacia propulsiva, anche se tale beneficio è difficilmente apprezzabile su piccole imbarcazioni.
La soluzione entrobordo, o linea d'asse, è senz'altro la più semplice nei componenti ma la più complicata da realizzare e da gestire. L'allineamento di tutta la linea d'asse deve essere molto preciso per evitare vibrazioni dannose per lo stesso motore.
La barca risulterà "bucata" ed un astuccio (da ispezionare periodicamente) eviterà all'acqua di penetrare all'interno dello scafo dal necessario passaggio dell'asse.
Ovviamente tutti i cantieri ben attrezzati riescono a realizzare correttamente una linea d'asse tradizionale.
Gli ingombri e le appendici sotto la carena sono forse l'handicap più pesante: l'elica rende la barca estremamente vulnerabile in fondali bassi o infidi, cosi come nelle manovre di alaggio, trasporto, rimessaggio e varo.
Come già detto, ai fini dell'assetto in navigazione, nella linea d'asse la spinta dell'elica è sempre inclinata rispetto alla direzione del movimento, producendo una debole componente di spinta verticale, inefficace ai fini dell'avanzamento.
A vantaggio dell'entrobordo c'è una certa "marinità" di questa soluzione che da sola può far propendere per questa soluzione. L'entrobordo infatti rende la barca più robusta ai colpi di mare in quanto l'elica cavita con più difficoltà con mare formato (cosa che invece può succedere al fuoribordo)
In ultimo vorrei aggiungere che l'entrobordo sicuramente si comporta meglio riguardo al problema della "ricarica delle batterie" essendo progettato specificamente poter assolvere a questa funzione: in verità anche molti fuoribordo a partire da una certa potenza in su dispongono di questa funzionalità, il più delle volte essendo l'alternatore un "optional" fornito dalle case costruttrici.
Veniamo ora alle due soluzioni nel caso del Piviere.
Il Piviere 660 è stato prodotto nelle versioni con motorizzazione entrobordo, tipicamente il "Vire" a miscela, oppure predisposto per motore fuoribordo.
La prima versione era venduta per chi usava la barca in modo più crocieristico. In altre parole il cantiere consigliava l'entrobordo a chi pensava di percorrere in crociera tratti di diverse miglia.
Il Vire è uno storico motore Norvegese: rispetto a quanto evidenziato sopra circa i difetti dell'entrobordo circa questo motore si deve aggiungere dell'altro.
Intanto è un motore a miscela, col doppio svantaggio di essere a benzina ( e quindi potenzialmente più pericoloso) e di soffrire molto le condizioni atmosferiche per quanto riguarda la carburazione.
Poi non sono reperibili facilmente i ricambi (bisogna chiedere ad un vecchio importatore di Genova).
Inoltre, a dirla tutta, il Vire soffre di un difetto di progettazione: la girante, organo che per la sua funzione tipicamente è soggetto al consumo e alla sostituzione, risiede proprio sotto il motore. Ogniqualvolta dovremmo far sostituire la girante, dovremmo sbarcare l'intero motore. (Mi hanno detto che dopo un po’ di volte diventa un gioco da ragazzi e che si può tranquillamente fare da soli).
Conclusione
Credo che abbiate scoperto che mi annovero tra quelli che ritengono il fuoribordo la soluzione migliore, soprattutto per piccoli cabinati. Infatti credo che per queste barche, il cui fine ultimo è la semplicità d'uso e d'esercizio, la soluzione entrobordo non valga proprio la pena.
Voglio comunque spezzare una lancia a favore dell'entrobordo.
Se vi intendete di meccanica, vi piace sporcarvi le mani, siete abili nel fai-da-te, allora può darsi che le considerazioni che avete letto non si applichino per voi.
Siete sicuramente la persona giusta per scegliere la soluzione dell'entrobordo, centrando l'obiettivo di avere tutti i vantaggi di tale soluzione, senza soffrire troppo degli svantaggi che essa comporta.
Maggio '99
L.P.