Giù la maschera !…Chi di voi non si è "ispirato" a qualche accorgimento adottato su un'altra barca, magari visto mentre si passeggia sulla banchina, e lo ha voluto riportare sulla propria ?…Anzi, sarò più diretto: chi non ha mai "copiato" sulla propria barca qualche soluzione che ha visto o sperimentato su altre ?
Ebbene io dico che è quasi bello farlo, mi diverto !.
Quando passeggio sui moli, sulle banchine, mi diverto a guardare le altre barche, sia perché trovo piacevole guardare in genere le barche, sia perché mi soffermo ad analizzare le soluzioni studiate ed attuate dagli armatori su di esse.
Sperimento poi quelle che mi sono più piaciute sulla mia barca (ho un Piviere 660) e, se risultano efficaci ed hanno un certo "stile", le faccio mie, diventano il mio Credo, la mia Fede…e, come ogni buon "Paladino" che si rispetta, annuncio il Verbo agli altri:
<<Come!? , Non hai ancora provato a fare così ?, Ma guarda che è molto meglio…Prova!>>
Né mi sento per questo privo di una mia personalità (né io né la mia barca), anzi la barca, sebbene abbia mutuato una serie di soluzioni viste, ispirate, o, per meglio dire, copiate da altre barche, possiede un carattere tutto suo !
Ma quali sono queste "soluzioni" ? In sintesi, eccole.
Attrezzatura velica
Quando la barca è al riposo, ancorata o all'ormeggio, tenevo il paranco della scotta della randa incocciato su uno degli anellini del pulpito di poppa, a destra o sinistra a secondo della convenienza; questo consentiva di avere molto più spazio in pozzetto.
Per far ciò mettevo un moschettone al paranco che mi consentiva di spostare la scotta della randa molto facilmente tra il carrello del trasto e il pulpito di poppa.
Attenzione però, tutto ciò va bene quando abbiamo brezze leggere o di media intensità; il moschettone invece diventa poco sicuro con vento forte. In questo caso è bene che il paranco sia incocciato sul trasto tramite un grillo, molto più resistente alle forze di trazione .
Ebbene si, alla fine mi sono deciso a spostare il trasto a ridosso dell'ingresso in cabina e a liberare tutto i pozzetto della barca! Non è stato difficile, è bastato svitare i controdadi della viti della rotaia del trasto, riposizionare il trasto nel punto migliore, ribucare la barca e avvitare nuovi controdadi sullo scafo. Il risultato è stato sorprendente. Ora abbiamo un pozzetto più grande di un dieci metri! Provare per credere..
I garrocci della randa non hanno un fermo e quindi quando ammaino la randa escono dalla culissa portandosi verso il basso la stessa trozza del boma. Ho provveduto a "stopparli" realizzando un doppio buco alla fine della culissa dove ho inserito una coppiglia che li realizza il fermo.
Non ho grandi problemi con l'amantiglio, riesco a regolarlo in maniera tale che quando isso la randa esso stia da solo, senza regolazioni, in bando, e quando ammaino si rimette in forza. Ho comunque riportato l'amantiglio in pozzetto, rinviandolo dal piede d'albero.
Però una bella soluzione c'è, ed è quella di armare un paranchetto con strozzascotte tra l'amantiglio e la varea del boma, per poterlo manovrare direttamente dal pozzetto. In questo modo l'amantiglio può rimanere fissato al piede d'albero ed essere regolato a mano direttamente sulla varea del boma. E' un consiglio da seguire i risultati sono ottimi!
Ho provveduto a mettere degli stroppini sulle draglie per raccogliere il genova quando lo ammaino. Ho armato anche una specie di contro drizza, manovrabile dal pozzetto, per ammainare il Genova direttamente dal pozzetto quando esco da solo.
Ho provveduto subito riportare il nome della barca (tramite verniciatura a spruzzo su una maschera) per scoraggiare eventuali malintenzionati. (ebbene si, si rubano pure quello). Anche sul salvagente ho effettuato lo stesso trattamento.
Attrezzatura di coperta
Ne ho due. Per tenerli a portata di mano in coperta (in caso di necessità sono sempre pronti e del resto non occupano spazio inutile a bordo) ho realizzato con una sagoletta un anello di tessile che passa dentro la redancia di ciascun terminale delle piombature delle sartie alte.
Poiché le lande sono collegate alle sartie tramite dei tornichetti gli anelli di tessile non toccano sulla coperta. I mezzi marinai sono infilati ciascuno nel suo anello e fissati alle sarti alte con delle sagolette.
In generale è una buona soluzione, qualche volta mi succede che la scotta del Genova si incattivi sotto al mezzomarinaio...sto studiando la soluzione
Utilizzo il gavone destro come cala vele e per le varie scotte (oltre la batteria). In questo modo sfrutto tutto lo spazio disponibile in cabina e non lo occupo inutilmente.
Il gavone posteriore contiene oltre al serbatoio della benzina con relativo tubo di alimentazione, anche l'attrezzatura di rispetto (cassetta porta attrezzi e materiale di rispetto vario) tubo per lavare etc..
Un buon consiglio è quello di utilizzare all'interno dei gavoni diversi buglioli che consentono di separare il materiale evitando l'inevitabile miscuglio che si creerebbe per i movimenti della barca in navigazione e permettono di recuperare facilmente gli oggetti semplicemente estraendo il bugliolo giusto.
Il gavone sotto il pozzetto, quello accessibile dalla cabina (la mia barca ha il fuoribordo) ancora non è sfruttato bene. Ma ho già in mente una soluzione "copiata" da un altro armatore di Piviere. Consiste nel sistemare le cose dentro contenitori di plastica quadrati. Penso che stiverò lì le provviste.
Nel comprarla (non ne avevo) ne ho scelta una rimovibile che uso solo per le lunghe navigazioni. Ho fissato la staffa sulla parte in legno del trasto della randa.
Questo mi ha consentito di non dover "bucare" la barca per istallarne una di tipo aereonautico ed inoltre, tenendo la bussola nella sua scatola originale quando non mi serve, si conserva dall'invecchiamento precoce.
In commercio esistono dei teli di plastica generici che hanno, nel bordo di contorno, occhielli già fissati.
Ho comprato la misura minima (2 metri per 3), mi è costato 6.000 lire. Fa egregiamente la sua funzione incocciato sulle sartie alte a prua, e sulla varea del boma a poppa. Provare per credere !
Nel gavone di prua tengo un piccolo secchio che raccoglie la parte di catena dell'ancora ed un paio di guanti.
Quando devo ancorare lo tiro fuori e questo mi aiuta a non strusciare la catena sullo scafo. Idem quando salpo. Se poi si praticano dei fori sul secchio sarà agevole risciacquare con acqua dolce la catena, una volta all'ormeggio.
Non vi ho ancora provveduto ma un buon consiglio da mettere in pratica è quello di armare un elasticone (del diametro di 10 mm o più) sulla linea d'ancoraggio, da manovrare da prua, per attutire i colpi che la barca da quando è all'ancora.
Un amico mi ha detto che in questo modo non si ara neanche con vento forte (e c'è da crederci avendo lui un 44 piedi !)
In cabina
Nello stipetto di destra sopra al cucinino ho visto una soluzione da copiare. Si tratta di prendere la forma della pianta dello stipetto, realizzare una tavola opportunamente forata per contenere le varie bottiglie d'olio, di aceto, di sale sale zucchero etc.. Ancora non l'ho fatto ma presto lo faro'.
Ho provveduto a comprare in un grande magazzino uno di quegli oggetti "salvaspazio" di stoffa da appendere (anzi veramente è di plastica) che offrono diverse tasche e consentono di stipare molte cose nelle tasche (ne ha 12 di tasche). L'oggetto che ho comprato aveva una sorta di stampella che ho tagliato. Ho provveduto poi a fissare il tutto sulla paratia di sinistra con una sagoletta incocciata sul soffitto del bagno stesso.
Qui la soluzione l'ha sperimentata il precedente armatore della mia barca se non addirittura il cantiere stesso che l'ha .
Si tratta di forare il tagliere (nella parte alta), e di inserire un piccolo oblò apribile dall'interno. Quando si dorme in cabina, nelle notti troppo fresche, ci si può chiudere dentro garantendosi una buona areazione alla cabina dall'oblò. E' anche una soluzione carina a vedersi.
E' un raccoglitore pieno di buste "favorit" che mi serve per tenere in ordine tutta quella documentazione della barca che serve, ma non è troppo importante, e quindi si può lasciare a bordo (istruzioni della bussola, del motore etc..).
Il resto della documentazione l'ho messa in una borsello che mi porto di volta in volta (patente documenti libretto, assicurazione etc,..).
Inoltre porto con me una borsa (di origine fotografica) dove tengo le apparecchiature portatili che è bene non lasciare a bordo: VHF, GPS, borsello documenti, macchina fotografica e telecamera.
Il vantaggio è quello di avere sempre a disposizione tali apparati anche quando parto da casa (e magari mi serve di ascoltare il Meteomar oppure voglio giocare con il GPS!).
Comprare in un negozio di ferramenta o forniture edili un tubo di PVS di 5 cm. di diametro e due fascette
Bene adesso raccontatemi le vostre soluzioni "copiate" (oppure copiate le mie!)
B.V.
prima stesura giugno 2000, revisione febbraio 2002, ottobre 2002
L.P.