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                                                                          L'INTERVISTA


"Eccolo è entrato...ora si sta avvicinando al palco..."
L'intervistatore è elettrizzato, era giunto il fatidico momento tanto atteso.
A tu per tu con il grande navigatore, l'idolo dei sognatori del grande oceano, il faro che illuminava con la sua grandezza il popolo degli aspiranti avventurieri, il simbolo della grande scommessa con il destino che il mare promette a tutti.
Nella sala gremita oltre l'impossibile le teste ondeggiarono sopravvento e poi,
pian piano, con fini regolazioni di colli, orzarono per poi piantarsi su rotta comune orientata verso il grande palco che attendeva oscillando con un leggero beccheggio, pronto ad accogliere con riguardosa deferenza il piede marino di sua Marinità.
Il leggero sciabordìo che aveva accolto l'eroe alla sua entrata in sala, lasciò il posto ad un silenzio irreale ,non appena il tallone del mito si posò sul podio.
Si volto verso la platea : lo sguardo lungimirante, avvezzo ai larghi orizzonti
oceanici ,sciabolò le creste delle teste come un faro nella notte.
Solo un gemito femminile si udì dal fondo della sala, prima avvisaglia di quella
partecipazione viscerale che tutti stavano aspettando.
L'intervistatore è come impietrito. Il microfono gli pende miseramente da
un polso senza più forze, l'emozione generatasi dal cospetto di quella figura
sovrumana aveva volatilizzato ogni sua disciplina oratoria.
Tese pietosamente la mano al Dio dei mari che l'afferrò con un sorriso che mise a bella vista i denti affilati che solo un uomo capace di disputare la preda a uno squalo bianco a morsi come si vociferava di lui , poteva avere; la mano che aveva imbrigliato con tenacia le forze possenti del vento si chiuse sulla sua,come il coperchio di un catafalco di pietra :si senti un sinistro scricchiolìo che a qualcuno fece venire in mente il cigolio di travi e paratie di un veliero d'altri tempi.
Un altro gemito stavolta con una punta di orrore si senti partiredal centro della sala.
E poi parlò.
"Eccomi qui..."
Forse sollevato dal greve compito di interrompere quel silenzio che soltanto quella voce tonante poteva rompere, l'intervistatore, stringendo i denti per sopportare il dolore provocato da quella stretta virile, tentò di profferire quelle solenni prime battute che ormai da settimane aveva accuratamente preparato.
"Ecco a voi...Lui." Ogni altra presentazione sarebbe suonata blasfema.
Come nell'impazzire improvviso di un uragano tropicale, la saccatura depressionaria a lungo trattenuta delle isobare ravvicinate, scatenò la sua energia in un fragoroso, turbinoso frangente di applausi . La pedana su cui stava ritto lunghi-capelli-al vento ebbe un violento sobbalzo, alzò il musone e impavida affrontò ancora una volta la sfida. Lottò con indomabile accanimento contro il frangente che, riversatosi sul tavolo, lambì con evidente reverenzialità i fianchi del Faro-vivente e poi curvandosi maestosamente su un fianco lasciò scivolare sotto di se quel tripudio di ovazione quasi mistica.

"Grazie" disse al lento placarsi del maroso. Laconica, lapidaria, essenziale risposta di uomo avvezzo a domare ben altri mari impetuosi.
Adesso l'intervistatore ha in più anche il mal di mare. Ma trattenendo il conato
di vomito che tentava di farsi strada dalle sue viscere, forse agevolato da quella forza sovrumana che si irradiava dal monumento di divinità marine, ebbe la forza di rivolgersi a sua Sublimità con la prima richiesta di beatifici racconti sulle sue mirabolanti avventure
"Ci racconti, ci racconti, un po' delle sue imprese di sovrano degli oceani."
Si sedette sul bordo del lungo tavolo. Le sue mani callose si mossero come per dare una aggiustatina alla scotta. Guardò il segnavento con l'aria di chi scruta gli umori del tempo e poi afferrato con vigore il microfono come se fosse la razza di quella ruota da cui per mesi interi non si era mai staccato, si accinse a dire.
"Ah, beh, tutto normale, sono appena arrivato dal mio sessantesimo giro del mondo .Stavolta ci ho messo appena tre anni"
Un brivido serpeggiò dentro le cerate degli astanti. Eterno ! E' anche immortale !
Riprese. Il suo sguardo vagava nell'immensità delle rotte del tempo.
"Vi posso raccontare qualcosina del mio cinquantaquattresimo giro, quello
che ho concluso dieci anni fa, è stato uno dei più tranquilli, quasi noioso"
Le bocche di tutti erano aperte in uno spasmodico crampo collettivo.
"Dunque, mi trovavo al largo della Tasmania dentro un violento uragano subtropicale. Mentre stavo sottocoperta a leggiucchiare un fotoromanzo che
avevo già letto tre volte senza capire perché lui l'aveva lasciata, la mia barca
fa una capriola in avanti di 360 gradi e, distratto da quel fastidioso movimento, mi trovai quindi a perdere per la quarta volta il filo del discorso.
Irritato per ciò, ricominciai a leggere dall'inizio il racconto e mentre la barca si raddrizzava da sola arrivai alla fine ma non ci capì lo stesso un bel nulla. Mi riusciva difficile pensare che lui l'avesse lasciata per quell'altra che era una poco di buono. Comunque adesso ho comprato la seconda puntata e con questa
sono arrivato a CapeTown, dove lui ha capito che era meglio l'altra.
" E la barca ha avuto dei danni.. ?" - chiese l'intervistatore, rapito da quella minuziosa sagacia nello scrutare l'animo umano che rivelava l'eroe, ammirato,
come tutti, del sangue freddo che in simili frangenti consentivano all'eroe quella
sovrapposizione di futili eventi a mortali circostanze.
"No, lui non aveva la barca, nel fotoromanzo si vede solo una utilitaria che
aveva problemi all'accensione...le candele forse".
Brum...Brum venne dalla platea un gracidar di pignoni e rotori in una evidente identificazione con i crucci dell'utilitaria in difficoltà durante l'accensione.
"A proposito di accensione, un'altra volta al largo dell'isola di Ascension mi si sono spente le candele e sono andato a finire sugli scogli."
Sbang...dalla platea si sentì chiarissimo lo sfregolio della chiglia sul rude suolo in salita della battigia dell'isola
"E che successe poi ?" Pose la concitata domanda l'intervistatore ormai anche lui visceralmente partecipe delle inaudite avventure.
"Niente ! Tagliai un pò di tronchi nella vicina foresta e mi stavo costruendo una nuova barca quando, per totale assenza di chiodi sull'isola, dovetti abbandonare l'idea, quindi comprai le candele nuove e me ne andai via da li, con la mia barca sfondata. Solo che prima di partire avevo rubato una capra che pascolava nei dintorni per mangiarmela con le patate, ma il contadino mi rincorse in mare con un mini sommergibile e mi silurò ben bene affondandomi.
Un mormorio di disappunto si levò dalla sala. La unitaria mente dei presenti si dislocò ordinatamente sull'unica domanda possibile : "Come farà adesso ?".
"E dopo ?" fu l'ansiosa eco dell'intervistatore in perfetta sincronia col dramma
che viveva il gregge.
"Niente, raggiunsi a nuoto un'altra isola comprai i chiodi e poi con l'aereo li portai indietro e apri un negozio di ferramenta che prospera ancora oggi benino.
Poi con il ricavato dell'impresa di import export di chiodi da un'isola all'altra, mi comprai una nuova barca,usata e senza candele.Però senza candele non si potevano leggere i fotoromanzi per cui la dovevo demolire per fare i falò che mi servivano per vederci meglio."
I colli degli astanti prima rigorosamente paralleli tra di loro cominciarono ad
assumere la divergenza tipica dello smarrimento del popolo quando qualcosa
non quadra nella logica dei suoi governanti.
Ma l'eroe dei cinque oceani continuò sereno il racconto delle sue gesta.
"A furia di bruciare tavole era rimasta solo la prua, per cui ho fatto un altro giro del mondo senza potere finire la scorta dei miei fotoromanzi e conoscere la fine della storia."
"E come finì ?" Chiese l'intervistatore gocciolando sudore di partecipazione
emotiva allo svolgersi di eventi tanto drammatici.
"Niente ! Mi arrampicai sulla prua di un transatlantico che passava da quelle parti, per saperlo. Erano cinesi ma strano a dirsi quando glielo chiesi mi risposero che non sapevano nulla della storia del fotoromanzo e quindi mi fecero scendere dopo avermi regalato una scatola di cerini cinesi.
Ma io mi feci furbo e coi cerini mi ricostruì la barca, ma niente, non andava ci scivolavo dentro che era una bellezza."
Cominciavano a formarsi nella sala capannelli di spettatori che confabulando
pensierosamente davano come l'impressione di ritenere che, a parer loro,l'eroe non fosse conforme al prototipo che si era visto nel dèpliant informativo della ditta fornitrice.
Altri invece sostenendo l'assoluta e comprovata serietà della Ditta in questione
confutavano l'ipotesi accusatoria accennando ad un errore nella consegna del modello ordinato.
Altri ancora per nulla convinti che qualcosa uscisse dal consueto binario della
ovvietà conferenziera, continuavano ad ascoltare con impettita indifferenza alla
conseguenzialità logica le clamorose rivelazioni che il Supereroe continuava a
sfornare.
"A proposito di bellezza, mi viene in mente quella volta dalle parti di CapoHorn,
c'erano gli iceberg.
"Un'altra avventura ?" Gli occhi dell'intervistatore brillarono ancora in una rinnovata speranza di salvezza dello standard intervistatorio.
"No niente ! Erano una bellezza. A me piacevano perché avevo l'acqua fresca ogni giorno ; eppoi anche le foche erano una bellezza.
Una si era innamorata di me, ma io non le davo conto perché avevo imparato dal fotoromanzo che alle femmine non bisogna dare molta confidenza.
Poi un giorno arrivò tutta incinta e dovetti scapparmene per non assumermi certe responsabilità...capite noi navigatori amiamo la libertà e certi vincoli
non sono per noi."
Adesso anche il gruppo dei fedelissimi ascoltatori cominciò a coltivare germi di
scissione all'interno, anzi ci fù chi,colto da malore, si stese supino a terra e singhiozzando chiamava imprecisati genitori. Il Vate intanto continuava a snocciolare schizzi psicotici.
"Navigai in latitudini più tropicali per un paio di anni finchè il cerino capodibanda prese fuoco e gli altri si ammutinarono sciogliendosi, per cui rimasi
col sedere in acqua.
C'era uno squalo che voleva assaggiarlo, ma si ruppe un dente, io me ne impossessai e con quello lo uccisi, con la vescica mi costruì una canoa e arrivai
con quella in Africa dove la barattai con un cammello, anzi una cammella.
Navigai nel deserto per sei mesi, ma la cammella aveva troppe pretese e quindi un bel giorno presi l'aereo e eccomi qua..."

Negli occhi dei naviganti, adesso cheti, una luce prima fioca, accompagna lo svanir dell'ombre come all'apparir dell'alba, poi inesorabile il chiarore inonda nelle cose la pienezza della loro beffarda esistenza, così fugati i sogni che nella tenebra solean nutrir ombrosa essenza, un sano rinsavimento assicura alla
compattezza del pensiero forme più autenticamente concrete e un assiomatico
discernimento si apre larga breccia negli anfratti delle luminose certezze :
Svitati si è già alla partenza ,ma certamente lo si diventa all'arrivo.

Un sommesso e cauto plauso accompagna il commiato.
Uscendo dalla scena Re nudo inciampa sul tappeto e poi chiede : "Dov'è l'uscita ?".

L'indomani il mercato dell'usato velico ebbe un'impennata con una eccedenza di offerte che risultò ai più inspiegabile.

Ma qualcuno, più illuminato, collegò.....



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