Nel racconto metafisico "barca ferma che va" (pubblicato a
dicembre) Mario ha ben descritto le miglia percorse da fermo dal suo Merien.
Pur rimanendo ormeggiato alla riva di un fiume, la corrente sfiorante
lopera viva, gli ha fatto percorrere in dieci anni circa 35.000 miglia. A
pensarci bene, lo stesso avviene per la nostra vita. Che si corra o si rimanga
paralizzati in un letto, il tempo passa inesorabile per tutti.
Pur nellapparente semplicità, questa metafora rappresenta
tutte le complessità del nostro vivere.
Quando cerco di darmi delle risposte, puntualmente mi perdo.
Allora penso alle profondità dello spazio, mi immagino come
meteora che incontrando latmosfera di un pianeta sconosciuto sillumina. Luce
fugace, dovuta esclusivamente allattrito terrestre.
Poi la corse prosegue, al di fuori, nello spazio privo
datmosfera, in attesa di trovare altri mondi sconosciuti.
Ho ripensato spesso al binomio tempo/fiume.
Ho ripreso un racconto di uno scrittore a me caro che
affronta questo tema, ne riporto a conclusione, la parte finale:
"Negare la successione temporale, negare lio, negare
luniverso astronomico, sono disperazioni apparenti e consolazioni segrete. Il
nostro destino non è spaventoso perché irreale; è spaventoso perché
irreversibile e di ferro. Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
Il tempo è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume; è
una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io
sono il fuoco. Il mondo, disgraziatamente, è reale; io disgraziatamente sono
Borges."
Nuova confutazione del
tempo
J. L. Borges Altre
Inquisizioni ed. Feltrinelli