NUMERO: 1836311903 | Lug - Dic 2012
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Racconti

Piccolo trasferimento Suna-Lisanza

... lasciate le auto nei punti strategici per riprenderle dopo il trasferimento alle 10 siamo in barca.

Le previsioni sono: 10 nodi con un lieve rinforzo nel pomeriggio, sole e temperature gradevoli, condizioni ottimissime per una piacevole navigazione. Mentre armiamo la randa passiamo la borosa della prima mano, a prua il genova pronto per l'issata e il fiocco fissato alle draglie si vedono i segni di un vento rafficato e incostante. Normale per il lago e ancor più in questo angolo riparato; una spinta dal pontile e siamo fuori, davanti a noi le isole borromee, a destra Montorfano luogo di memorabili tenzoni culinarie a sinistra il lago "aperto" con in fondo alcune vele che si preparano per la prima regata dell'anno a Cerro di Laveno.

Noi però non siamo li per regatare, il nostro obiettivo è portare la barca al cantiere per le abluzioni stagionali: pulizia della carena rinfrescatura di alcuni segni sulle fiancate e, poi decideremo, una controllatina alle boccole del timone che balla un po'. A bordo siamo l'armatore ed io.

Con il motore che borbotta mettiamo la prua ad ovest per issare le vele, il vento sta rinfrescando e ci pare più prudente issare la randa con una mano e il fiocco al posto del genoa, si farà sempre a tempo a cambiare, mando anche un messaggio a Luca per comunicargli che la giornata è molto bella e il vento maneggevole. Su la randa dunque, via al fiocco e... siamo già belli che... sdraiati :lol:
La barca, un Altura 601, da una sicurezza perfino eccessiva, nonostante il vento che di colpo inizia a sollevare ochette e spruzzi non fa una piega, si corica progressiva senza scarti, unico problema non vuole mettere la prua al vento. Impossibile in queste condizioni prendere la seconda mano, optiamo per l'ammainata della randa, quindi poggiamo e ci mettiamo in fil di ruota verso santa Caterina. Dietro a noi si alza subito l'onda, in quella zona con il fondale basso, molto fastidiosa, davanti a noi il lago che si sviluppa in lunghezza per molte miglia è già bello incazzato, le barche della regata sono sparite.
La prima mezz'ora passa studiando la rotta e i possibili ridossi, tornare alla boa di partenza è praticamente impossibile il motore non riesce a risalire il vento, così come risulta impossibile farlo con il solo fiocco. Conosco la zona molto bene e non sono preoccupato, al massimo possiamo entrare a Monvalle e così usciamo dalla protezione del golfo.
Il vento da nord, dopo lunga indecisione su come prenderci lo fa progressivamente, prima da NO poi decisamente da Nord, sale piano piano, prima 15, poi 20 infine si attesta sui 25 nodi. Dovendo allargare per scapolare la punta fra Stresa e Belgirate siamo costretti a procedere per la prima ora con le onde al traverso e soffriamo un pochino, io per il mio solito mal di mare e noi per gli spruzzi.

Il vento sale ancora le onde iniziano a frangere e le creste a staccarsi sollevate dal vento. La barca procede sicura, rari sono i momenti in cui il timone fatica, il GPS segna oltre i 5 nodi fissi con punte fino a 7, attorno a noi quasi nessuno, uno scafo sottovento risale saltando le onde con la prua, a riva un briciolo di randa e una tormentina tesa come un tamburo, penso a loro bagnati, ma sorridenti. Mi scopro a chiacchierare tranquillo e prendo la decisione, condivisa, di poggiare e procedere per la nostra meta, la barca non solo regge magnificamente, ma procede con una tranquillità imbarazzante. L'obiettivo successivo "sicuro" è il golfo di solcio, l'ETA lo indica intorno alle 13, perfetto per mettersi in cappa e consumare il pranzo.
Procediamo.

Onda in poppa, frangente, occasionali spruzzi per l'impatto sui masconi, più spesso riusciamo a salire a cavallo e planare spruzzando dalla prua baffi di spuma, un surfista incrocia la nostra rotta dandoci un po' di apprensione per il suo sparire e riapparire, passiamo Belgirate, il piccolo molo, dove di solito mi fermo per una sost,a salta sulle onde come un cavallo imbizzarrito e quindi Lesa, obiettivo tante volte raggiunto per notti tranquille, qui l'onda nonostante il lago decisamente basso raggiunge perfino il lungo lago. Una barca compare alla nostra sinistra in rotta di collisione di bolina stretta mure a dritta, poggiamo con largo anticipo e dopo averle lasciato ampio margine orziamo per passarle sottovento e salutare, un Altura anche lei, ma 900 la prua esce spesso dall'acqua ma la rotta è sicura e le due persone in pozzetto paiono rilassate.

È ora di strambare per ridossarci a Solcio, il golfo è più una curva che una vera rada, ma, piegando a ovest, solitamente ripara dal vento da nord creando una zona di quasi totale calma. Solitamente. Oggi il vento non pare trovare ostacoli, l'onda è inesistente, ma le piccole creste continuano a vaporizzare, proviamo a metterci in cappa, ma vi rimaniamo per pochi minuti poi la barca con uno strattone si riporta con il vento in poppa.

Il panino ha comunque raggiunto la sua destinazione naturale e non ci rimane che fare anche noi lo stesso, prua a sud quindi per l'ultimo tratto fino ad Angera. Appena usciti dalla protezione di Solcio le onde riprendono la loro progressione, 3/4 alte più o meno 1 metro, poi 2 più alte e frangenti ci fanno planare. Il fiocco è teso come un tamburo, le scotte, piccoline, paiono corde di chitarra. Il lago tra Angera e Arona si apre e ci mostra una distesa di creste bianche frangenti con spruzzi da... ovest! Il vento dopo la rocca invece di cadere per la sua protezione gira deciso di 90° e ci prende al traverso.

Non c'è però più onda e procediamo ancora tranquilli, noi, meno la vela che con il rinforzo dell'apparente al traverso pare iniziare a soffrire e così visto anche che manca meno di 2 miglia all'arrivo ammainiamo e prepariamo cime e barabordi. A secco di vele la velocità scende, dai 6 nodi a... 4! Filiamo ancora come dei missili, nonostante siamo a secco di vele la barca tiene la prua leggermente sopra il traverso. Solo alla punta del canneto accendiamo il motore per risalire gli ultimo 500 metri completamente contro vento.
Forse la stanchezza forse la voglia di arrivare è questo il tratto che pare più lungo e in effetti ci mettiamo quasi mezz'ora, entriamo tra i pontili con un po' di apprensione dopo esserci dati tutte le disposizioni possibili in caso di problemi, per essere pronti a uscire nuovamente o per prendere il pontile a sinistra o a destra, accostiamo precisi e tranquilli assistiti anche da terra.

"Eravamo un po' preoccupati, a nord hanno misurato raffiche oltre i 40 nodi"

E me non è sembrato così forte.


27/02/2012 Stefano Madella
vikolocorto@vikoclass.org

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