... lasciate le auto nei punti strategici per riprenderle dopo il trasferimento alle 10 siamo in barca.
Le
previsioni sono: 10 nodi con un lieve rinforzo nel pomeriggio, sole e
temperature gradevoli, condizioni ottimissime per una piacevole
navigazione. Mentre armiamo la randa passiamo la borosa della prima mano, a prua il genova pronto per l'issata e il fiocco fissato alle draglie
si vedono i segni di un vento rafficato e
incostante. Normale per il lago e ancor più in questo angolo riparato;
una spinta dal pontile e siamo fuori, davanti a noi le isole borromee, a
destra Montorfano luogo di memorabili tenzoni culinarie a sinistra il
lago "aperto" con in fondo alcune vele che si preparano per la prima
regata dell'anno a Cerro di Laveno.
Noi però non siamo li per regatare,
il nostro obiettivo è portare la barca al cantiere per le abluzioni
stagionali: pulizia della carena rinfrescatura di alcuni segni sulle
fiancate e, poi decideremo, una controllatina alle boccole del timone
che balla un po'. A bordo siamo l'armatore ed io.
Con il motore che borbotta mettiamo la prua ad
ovest per issare le vele, il vento sta rinfrescando e ci pare più prudente issare la randa con una mano e il fiocco al posto del genoa, si farà sempre a
tempo a cambiare, mando anche un messaggio a Luca per comunicargli che
la giornata è molto bella e il vento maneggevole. Su la randa dunque,
via al fiocco e... siamo già belli che... sdraiati
La
barca, un Altura 601, da una sicurezza perfino eccessiva, nonostante il
vento che di colpo inizia a sollevare ochette e spruzzi non fa una
piega, si corica progressiva senza scarti, unico problema non vuole
mettere la prua al vento. Impossibile in queste condizioni prendere la
seconda mano, optiamo per l'ammainata della randa, quindi poggiamo e ci
mettiamo in fil di ruota verso santa Caterina. Dietro a noi si alza
subito l'onda, in quella zona con il fondale basso, molto fastidiosa,
davanti a noi il lago che si sviluppa in lunghezza per molte miglia è
già bello incazzato, le barche della regata sono sparite.
La prima
mezz'ora passa studiando la rotta e i possibili ridossi, tornare alla
boa di partenza è praticamente impossibile il motore non riesce a
risalire il vento, così come risulta impossibile farlo con il solo
fiocco. Conosco la zona molto bene e non sono preoccupato, al massimo
possiamo entrare a Monvalle e così usciamo dalla protezione del golfo.
Il
vento da nord, dopo lunga indecisione su come prenderci lo fa
progressivamente, prima da NO poi decisamente da Nord, sale piano piano,
prima 15, poi 20 infine si attesta sui 25 nodi. Dovendo allargare per scapolare la punta fra Stresa e Belgirate siamo
costretti a procedere per la prima ora con le onde al traverso e
soffriamo un pochino, io per il mio solito mal di mare e noi per gli
spruzzi.
Il vento sale ancora le onde iniziano a frangere e le creste a
staccarsi sollevate dal vento. La barca procede sicura, rari sono i
momenti in cui il timone fatica, il GPS segna oltre i 5 nodi fissi con
punte fino a 7, attorno a noi quasi nessuno, uno scafo sottovento risale
saltando le onde con la prua, a riva un briciolo di randa e una
tormentina tesa come un tamburo, penso a loro bagnati, ma sorridenti. Mi
scopro a chiacchierare tranquillo e prendo la decisione, condivisa, di
poggiare e procedere per la nostra meta, la barca non solo regge
magnificamente, ma procede con una tranquillità imbarazzante.
L'obiettivo successivo "sicuro" è il golfo di solcio, l'ETA lo indica
intorno alle 13, perfetto per mettersi in cappa e consumare il pranzo.
Procediamo.
Onda
in poppa, frangente, occasionali spruzzi per l'impatto sui masconi, più
spesso riusciamo a salire a cavallo e planare spruzzando dalla prua
baffi di spuma, un surfista incrocia la nostra rotta dandoci un po' di
apprensione per il suo sparire e riapparire, passiamo Belgirate, il
piccolo molo, dove di solito mi fermo per una sost,a salta sulle onde
come un cavallo imbizzarrito e quindi Lesa, obiettivo tante volte
raggiunto per notti tranquille, qui l'onda nonostante il lago
decisamente basso raggiunge perfino il lungo lago. Una barca compare
alla nostra sinistra in rotta di collisione di bolina stretta mure a
dritta, poggiamo con largo anticipo e dopo averle lasciato ampio margine
orziamo per passarle sottovento e salutare, un Altura anche lei, ma 900
la prua esce spesso dall'acqua ma la rotta è sicura e le due persone in
pozzetto paiono rilassate.
È ora di strambare per ridossarci a
Solcio, il golfo è più una curva che una vera rada, ma, piegando a ovest,
solitamente ripara dal vento da nord creando una zona di quasi totale
calma. Solitamente. Oggi il vento non pare trovare ostacoli, l'onda è
inesistente, ma le piccole creste continuano a vaporizzare, proviamo a
metterci in cappa, ma vi rimaniamo per pochi minuti poi la barca con uno
strattone si riporta con il vento in poppa.
Il panino ha
comunque raggiunto la sua destinazione naturale e non ci rimane che fare
anche noi lo stesso, prua a sud quindi per l'ultimo tratto fino ad
Angera. Appena usciti dalla
protezione di Solcio le onde riprendono la loro progressione, 3/4 alte
più o meno 1 metro, poi 2 più alte e frangenti ci fanno planare. Il
fiocco è teso come un tamburo, le scotte, piccoline, paiono corde di
chitarra. Il lago tra Angera e Arona si apre e ci mostra una distesa di
creste bianche frangenti con spruzzi da... ovest! Il vento dopo la rocca
invece di cadere per la sua protezione gira deciso di 90° e ci prende
al traverso.
Non c'è però più onda e procediamo ancora
tranquilli, noi, meno la vela che con il rinforzo dell'apparente al
traverso pare iniziare a soffrire e così visto anche che manca meno di 2
miglia all'arrivo ammainiamo e prepariamo cime e barabordi. A secco di
vele la velocità scende, dai 6 nodi a... 4! Filiamo ancora come dei
missili, nonostante siamo a secco di vele la barca tiene la prua leggermente sopra
il traverso. Solo alla punta del canneto accendiamo il motore per
risalire gli ultimo 500 metri completamente contro vento.
Forse la
stanchezza forse la voglia di arrivare è questo il tratto che pare più
lungo e in effetti ci mettiamo quasi mezz'ora, entriamo tra i pontili
con un po' di apprensione dopo esserci dati tutte le disposizioni
possibili in caso di problemi, per essere pronti a uscire nuovamente o
per prendere il pontile a sinistra o a destra, accostiamo precisi e
tranquilli assistiti anche da terra.
"Eravamo un po' preoccupati, a nord hanno misurato raffiche oltre i 40 nodi"
E me non è sembrato così forte.