Un Viko 20, 4 persone, un progetto coltivato per
anni forse un po' folle: 3 settimane interamente in barca su una che
"non è barca".
Domenica 7 agosto, ore 16,30
Dopo mesi di
preparazione molliamo gli ormeggi e iniziamo quella che per anni è stato
l'obiettivo per il quale Vikolocorto è stato comprato.
Il viaggio
procede bene, spedito, senza intoppi e con pochissimo traffico, a
Brescia ci fermiamo per prendere contatto con l'altro equipaggio che
giunge da Torino. Anna, Laura, Giulia e Gianni, una famiglia che non
abbiamo mai visto e solo io ho sentito un paio di volte per telefono;
sappiamo che sono appunto di Torino, che hanno un Viko, poca esperienza,
ma nulla più. C'è quindi un po' di ansia visto che passeremo 20 giorni
insieme. Sono circa le 18 quando arrivano e finalmente ci conosciamo,
paiono simpatici.
Ripartiamo per i successivi 600 km pieni di soste per fare gas e di pause per piccoli pisoli.
Lunedì 8 agosto
Alle
7 del mattino siamo al porto di Biograd, il Marina Kornati, entriamo e
ci indicano l'ampio piazzale dove poter armare le barche, così mentre le
signore si recano in capitaneria per le formalità e alla direzione per
il pagamento (deposito auto e carrello, ma anche l'ormeggio per tutto il
periodo per mia tranquillità) ci occupiamo delle barche caricando noi
le poche cose necessarie e loro la tonnellata di masserizie.
(Considerazione:
i forum sono pericolosi se non si ha anche una propria esperienza. Se
ci si legge "non so dove stoccare i 18 rotoli di carta igienica che mia
moglie consuma" non significa che bisogna portare 18 rotoli di carta
igienica!)Alle 13 siamo al pontile assegnato per la prima
notte, alle 14 al ristorante per un lauto pasto. Sono sveglio dalle 7
del giorno prima e devo dire che un po' di stanchezza c'è.
Martedì 9 agosto
Ci
siamo. Prima uscita in MARE. Obiettivo Vrgada un'isoletta a poco più di
5 miglia verso SE. Molliamo quindi gli ormeggi in linea di fila e
procediamo lungo il canale fra Pasman e la costa con una leggera brezza
al giardinetto perfetta per dare randa e fiocco e procedere con il vento
al giardinetto. Noi gli altri purtroppo palesano l'inesperienza aprendo
solo il fiocco e combinandolo con il motore.
(Considerazione: prima di intraprendere un'esperienza di questo tipo sarebbe bene essere molto ben preparati e coscienti)In
un'ora siamo a Vrgada, davanti a questa un isolotto e fra le due un
discreto numero di boe, ne scegliamo 2 su 2 metri di fondale e ci
ancoriamo per bagno e pranzo. Il posto è molto bello e già pregusto la
possibilità di passarci la notte, nemmeno il tempo di digerire l'idea
che il vento inizia a soffiare da NO giusto la traversia della baia,
ancora non sapevo, ma sarà una costante per tutta la vacanza, qualsiasi
previsione di cambio di direzione veniva smentita da un maestralino sui
10/15 nodi nel pomeriggio. Molliamo quindi gli ormeggi e lottando con
onde ripide e fastidiose, anche queste una costante probabilmete dovuta
ai bassi fondali. Per sera siamo comunque a Biograd, scendiamo a terra
per gli ultimi preparativi soprattutto per l'acquisto delle tessere
telefoniche e internet.
Mercoledì 10 agosto
Presa chiavetta e
subito c'è conferma meteo di bora, borino in realtà visto che non supera
i 20 nodi, ma noi preferiamo rimanercene tranquilli limitandoci ad un
bagnetto alla "spiaggia" del paese, alla spesa e alla pianificazione dei
giorni successivi, la bora infatti dovrebbe cadere già nella notte,
anzi è prevista una stabilizzazione della pressione per almeno una
settimana.
Decidiamo quindi di partire presto la mattina per una
prima giornata "spezzata" prima una baia a 8 miglia e quindi una seconda
con gavitelli a 5 miglia.
Giovedì 11 agosto
Molliamo gli
ormeggi dopo aver fatto acqua, da parte mia 20 litri in cisterna 10
nella tanica molle e 10 nel solar power, la rotta è SE per uscire dal
canale quindi aggirando Pasman 3 miglia fra le isole fino a Landin
un'insenatura con un fondo di sabbia sui 4/6 metri. Nessun pericolo e
poche difficoltà, unica attenzione alle coltivazioni di cozze e ad un
passaggio con bassi fondali tra Pasman e Zizanj, passaggio che poi
vedremo essere praticato tranquillamente da tutti.
Così alle 11 siamo
all'ancora a Landin in 3 metri di fondo di sabbia a 20 metri da riva
con un maestrale sui 10 nodi mentre i nostri compagni preferiscono una
boa un po' più lontana. Dopo aver controllato l'ancora faccio qualche
bracciata fino a riva dove mi è parso di scorgere un ristorante, non
prevedevamo in effetti cene fuori nei primi 3 giorni, ma una cosa che
odio è fare programmi e quando mi capita faccio di tutto per
disattenderli. Così poco prima delle 12 sono a riva a contrattare con un
pescatore sul pescato del giorno e sul suo compenso per cucinarcelo; ci
accordiamo per 6 kg di orate, vino e coca cola e qualche contorno per
100 kune a testa, senza avvisare gli altri (errore imbarazzante) mi
accordo per farci venire a prendere per le 19 torno così alla barca a
provvedo a spostarmi ad una boa che nel frattempo si è liberata. Niente
secondo trasferimento quindi, per la notte si rimane li.
Alle
18 dalla banchina si stacca il gozzetto del pescatore e noi ci
prepariamo a trasbordare, in pochi minuti siamo tutti sbarcati a terra e
pronti per la cena, nonostante l'ora non certo tarda abbiamo
l'acquolina in bocca per ciò che si vede sulla griglia; oltre al pesce
sono già pronte quantità di patate lesse, zucchine e melanzane alla
griglia e dei fantastici pomodori, vino e coca come promessi, mentre i
ragazzi giocano sulla battigia noi ci dedichiamo a demolire il primo dei
4 litri di bianco, calduccio e resinato, ma piacevolmente rinfrescante.
Alle 21 prima che faccia buio ci riaccompagnano in barca.
Venerdì 12 agosto
Saline
è a solo 3 miglia da qui, decidiamo per saltare direttamente alle
incoronate, precisamente a Zut dove mi è parso di individuare una baia
ben ridossata dove poter ancorare anche per la notte. Facciamo quindi
rotta verso nord e poi ovest sorpresi sin da subito dalla quantità di
isole isolette scogli e secche che si frappongono fra noi e la meta, la
baia di Hiljaca.
Ivi
arriviamo poco prima delle 12, un rapido giro della baia per
individuare il luogo adatto per l'ormeggio. Purtroppo le zone di sabbia
sono già tutte occupate scelgo quindi un'area di scogli sui 3 metri in
modo da poter facilmente scendere a disincagliare nel caso l'ancora
dovesse incastrarsi, diamo fondo contemporaneamente e così ne approfitto
per controllare entrambe le ancore, qui con somma sorpresa mi accorgo
che la loro Danforth non è per nulla una danforth e che la catena è
miserrimamente corta. Impossibile in quelle condizioni pensare di
passare la notte in rada con un minimo di sicurezza, così mentre tutti
si dedicano al bagnetto io parlo con l'altro comandante delle possibili
soluzioni, in realtà ho una seconda ancora (nel caso perdessi questa),
ma in macchina e non ho voglia almeno per ora di tornare a prenderla,
poco a nord c'è un marina ACI e arrivandoci non tardissimo esiste la
possibilità con i charter ai cambi equipaggio, di trovarvi posto, so
essere il più caro della Croazia, ma non vedo altra soluzione se non
farsi 20 miglia fino a Biograd.
Nel tardo pomeriggio ormeggiamo
quindi all'ACI Marina Zut, ad un pontile di cemento che emerge da
un'acqua turchese senza molo foraneo e praticamente deserto, nemmeno 5
minuti e siamo tutti in acqua direttamente dal pontile. Già che ci siamo
approfittiamo anche delle docce per non intaccare le magre riserve
d'acqua dolce. Cena al ristorante del porto, non cara, ma deludente dopo
quella del giorno prima.
Sabato 13 agosto
Venerdì
e sabato come detto le flotte charter sono nei porti a cambiare gli
equipaggi, sono quindi i giorni perfetti per andare nelle zone da loro
frequentate una di queste è Telascika, un lungo fiordo che biforca la
parte sud dell'isola Otok e con nel lato SO un piccolo lago salato. Per
raggiungerla dovremo passare per lo stretto di Katina un canale con poco
fondo disseminato di scogli e molto frequentato perché è l'unico
ingresso dal mare aperto a nord e sud delle incoronate per 50 miglia. Il
passaggio di per se non è difficile, ma sono un po' preoccupato per i
nostri "soci", ogni giorno li vedo meno sicuri e sento su di me una
responsabilità che non vorrei avere a questo aggiungo che sono molto
simpatici e ci troviamo benissimo con loro e non ho nessuna intenzione
di scaricarli.
Molliamo quindi gli ormeggi da Zut e in meno di un'ora
siamo in prossimità del canale, qui, radio alla mano, do indicazioni a
loro su come infilarsi nel flusso di barche che si allineano per
l'attraversamento, su quale velocità tenere e su come comportarsi,
nonostante l'incrocio da cardiopalma con una nave di 30 metri che per
fortuna è capitato a me e non a loro passiamo e siamo dentro nel parco.
Subito
puntiamo a nord per una prima tratta con l'intenzione di arrivare al
campo boe in prossimità del lago salato, scendere a terra e andare a
piedi a visitarlo anche qui somma fortuna troviamo 2 boe vicine e
soprattutto vicine a terra, metto qualche cosa nella sacca stagna e
scendiamo a nuoto e una volta a terra loro si dedicano a visitare i
luoghi e io ad una bella Pivo ghiacciata.
Mentre li aspetto comincio a
guardarmi intorno, sono su un pontiletto in pietra dove vanno e vengono
in continuazione piccoli motoscafi, ci sono delle piccole trappe e il
fondale pare pulito da scogli e sassi anche se non sembra superare il
metro, e c'è alta marea, nella mezzora che aspetto il loro ritorno mi si
forma l'idea che non sia poi così impossibile fermarsi li per la notte.
Nulla da eccepire sulle boe, ma i ragazzi hanno bisogno di muoversi, di
sfogarsi e se non gli si lascia il tempo necessario diventano poi
intrattabili. È sempre stata mia convinzione che la mia vacanza sarà
bella solo se lo sarà la loro. Tornati in barca aspetto quindi che
diminuisca il traffico dei motoscafi e lascio la boa per approcciare,
comunico ovviamente la mia intenzione agli altri dicendogli che nel caso
fosse possibile si sarebbero potuti spostare anche loro, ma di
attendere perché ovviamente una volta mollata la boa questa viene
immediatamente occupata da altri in attesa.
Mi avvicino lentamente,
c'è un po' di vento al traverso e con la deriva alzata per metà
scarroccio parecchio, ruoto leggermente il motore per aumentare la
componente laterale e procedere dritto, mentre accosto il guardiaparco a
terra mi fa cenno di fermarmi, so che non è per un divieto ma per la
paura del basso fondale, gli urlo in inglese che ho poco pescaggio e
così si prepara a prendere le mie cime. Con una facilità che non credevo
in pochi istanti sono ormeggiato, fermo tranquillo e protetto dal
vento. Chiamo via radio e faccio avvicinare anche gli altri, a parte un
contatto un po' rude con il pontile sono anche loro al pontile. Ceniamo
al ristorante, noi, e in barca, loro.
Domenica 14 agosto
Giornata
da dedicarsi a Telascika, percorrere il fiordo. Raggiungere il suo
apice è poca roba partiamo quindi direttamente a vela anche se il vento è
pochino tanto non c'è alcuna fretta. La navigazione è complessa sembra
di essere al lago dove il vento salta in continuazione, risaliamo piano
piano fino all'ultima parte dove l'insenatura si apre leggermente, ma al
contempo ha 2 isolotti nel mezzo che creano una sorta di "8" con circa
100 metri di spazio di manovra e nella sua parte culminante ci sono 4
bestioni sopra i 20 metri ancorati di traverso. Noi comunque non ci
lasciamo intimidire e la percorriamo tutta a vela facendo numerosi bordi
e passando anche tra i due isolotti con meno di 20 metri di spazio,
poco fondo e il vento che rifiuta, finalmente un po' della vela a cui
sono abituato.
Dopo la visita integrale cerchiamo e troviamo una boa
dove fermarci, questa volta è un po' lontana da riva ed è una sola, la
prendiamo comunque e riceviamo poi sul nostro fianco l'altra barca. Così
rimaniamo fino al tardo pomeriggio, l'acqua in un'insenatura così
profonda non è molto invitante, calda si, ma anche molto torbida, quasi
lattiginosa. Facciamo il bagno ma non molto volentieri, anche nuotando
fino a riva non si scorge il fondo se non quando si può quasi toccarlo.
Alle 16 molliamo gli ormeggi per tornare al pontile della sera
precedente dove purtroppo ci fermiamo solo noi perché gli altri non se
la sentono viste le difficoltà e preferiscono fermarsi alla boa, sarà il
primo sintomo di cedimento della compagnia dovuto proprio
all'impreparazione a cui accennavo prima.
Lunedì 15 agosto
Soddisfatti
dal parco di Telascika, anche se un po' delusi dalla sua bellezza forse
troppo decantata, rimettiamo la prua a sud per ripassare Katina e
quindi dirigere a nord lungo la costa di Otok, è il nostro 5° giorno e
se pur abbiamo ancora tutta l'acqua dolce (noi) le scorte di cibo e kune
scarseggiano e necessitiamo di un ormeggio nella civiltà. La meta sarà
quindi Sali, un piccolo paesino a poche miglia verso nord.
Il vento è
propizio e appena superato lo stretto issiamo la randa e srotoliamo il
code0, con 6/8 nodi di Scirocco che ci spingono a farfalla sotto pilota
percorriamo velocemente la distanza e poco prima di pranzo siamo già in
porto. Le signore alle docce e noi a sciacquare le barche oltremodo
salate.
Pomeriggio con un breve bagnetto dagli scogli di sopraflutto e
quindi spesa e ristorante caratteristico per cena questa volta tutti
insieme.
Martedì 16 agosto
Dopo
il breafing della sera prima si è deciso di tentare qualche notte
randagia, boe o ancora, puntiamo quindi verso una passe fra due isole
dove il fondale di sabbia e rocce sui 3 metri dovrebbe darci
tranquillità e per sicurezza a meno di un miglio è presente una baia con
un benzinaio dove solitamente la sera è sempre possibile trovare
rifugio. Via allora a vela prima per un'ispezione a Triluke dove i
motoscafari mi guardano sconcertati mentre mi infilo a vela fra loro in
attesa delle loro tonnellate di gasolio e poi velocemente verso Krknata
dove la passe ci aspetta e dove diamo fondo su 3 metri di sabbia che
sembra tenere molto bene, purtroppo per la presenza di numerosi
charteroni che ormai hanno ricominciato a navigare, rimaniamo un po'
esposti.
Bagnetto quindi e poi pappa, ma dopo un paio d'ore da un
lato sono stufo di ballare per le onde dei motoscafi e dall'altro si è
alzato un bel venticello. Chiamo quindi i compagni e gli comunico la
nostra intenzione di andare a tirare un paio di bordi, su la randa e
l'ancora praticamente insieme e senza nemmeno abbassare il motore ci
infiliamo fra le barche ormeggiate con le vele a segno evitando teste
bagnanti e improperi urlanti puntando Srednji a nemmeno 4 miglia con il
vento al traverso, un'ora e siamo li l'isola appare bella, ma comunque
noi si deve tornare, viriamo e stringendo un po' di più il vento che è
nel frattempo diminuito facciamo rotta su Zman dove nel frattempo ho
visto sul Giorgiolano un ristorantino niente male. Ed è di bolina
stretta che entriamo nel porticciolo dove 2 barche ormeggiate al piccolo
molo ci guardano un po' sconcertate quando vengo al vento a 20 metri
dalle loro trappe e mi fermo con il fiocco a collo per scrutare il
paese, 2 minuti e da una delle due salta fuori un Triestino che con
forte accento mi comunica che il porto è di libero uso, che c'è fondo e
il ristorante è a buon mercato, ma i posti al pontile non si possono
prenotare, passo il fiocco, faccio portare e mi lancio fuori mentre mano
al cellulare chiamo gli altri intimandogli se non proprio di filare per
cubia almeno di caponare l'ancora più velocemente possibile, mentre
navighiamo verso di loro li vediamo sbucare dalla punta dell'isola e
subito sventiamo i velacci e le gabbie per attirare la loro attenzione
verso la flotta francese uscita da.... ops no quella è un'altra
storia... rallentiamo aspettandoli e quindi ritorniamo sui nostri passi
per andare ad ormeggiare.
Il porticciolo è molto piccolo e
accogliente, ci stanno giuste 3 barche 4 se contiamo le nostre 2
piccoline, a pochi metri un piccolo spaccio, la posta, un ristorante, un
piccolo bar e una spiaggetta di ciotoli, insomma perfetto. Dopo
l'ormeggio i ragazzi sono subito in acqua e gli adulti possono godersi
un po' di siesta sotto gli alberi del lungomare; io vado in
esplorazione. Il posto è chiaramente poco frequentato dai turisti, pare
più una località di vacanza per locali non ci sono in pratica stranieri
se non un gruppo di romani più o meno trapiantati, hanno comprato casa e
vi permangono 3/4 mesi l'anno, è alcuni Ticinesi (si proprio del canton
ticino) che suppongo comunque essere degli emigranti del posto.
Tant'è
il posto mi piace proprio e già verso sera la decisione di rimanere li è
presa, solo verso le 18 viene confermata dalla signorina che viene a
ritirare le 30 kune per l'ormeggio, oltre alla novella del costo esiguo
porta infatti con se un corpo da urlo e io rimango estasiato a guardarla
mentre annaffia i fiori dei vasi posti a protezione delle banchine.
Cena nel ristorantino suddetto a base di pizza, cevacpcici e dell'immancabile Pivo che qui costa letteralmente meno dell'acqua.
Solito filmetto dei ragazzi a bordo di Vikolocorto e poi a nanna.
Mercoledì 17 agosto
Come detto si rimane a Zman. Bagnetti, birrette, bagnetti, birrette, bagnetti, birrette, topa.
Gli altri invece partono per circunnavigare Pasman verso nord e tornare a Biograd passando da Zara.
Giovedì 18 agosto
Da qui in poi il diario non l'ho più tenuto, quindi mi baso più su reminiscenze che su fatti, ma tanto voi non c'eravate....
All'inizio
della vacanza mi ero posto alcuni puntelli, non più a nord e non più a
sud di precisi paralleli, Zman è già più a nord e comunque di cale e
calette ancora inesplorate ne ho anche tornando indietro. Una in
particolare sull'isola di zut, a nord, si chiama Kutsiceo è una piccola
baia con un'isoletta sul davanti e un fondale che il 777 definisce di
sabbia, ma con profondità inferiori al metro, praticamente una Vikobaia.
Mettiamo quindi la prua a sud e soli soletti proseguiamo la nostra
vacanza arrivando alla meta in poche ore con le ragazze che ancora
pisolano sotto coperta. L'insenatura non è piccola come me la aspettavo,
ci sono molte barche ormeggiate e aggirandomi fra loro sono un po'
deluso, solo dopo un po' mi accorgo che quella non è la zona che sto
cercando, proprio quando sto per andarmene scorgo infatti quella che
credevo un'isola è praticamente uno scoglio e fra questo e la costa c'è
una vasta zona turchese con 2 gommoni ormeggiati e alcune persone che
camminano con l'acqua alla vita. Detto fatto siamo ormeggiati anche noi
non senza difficoltà perché prima di dare volta al calumo dobbiamo
comunque calare i 10 metri di catena e su un metro di fondo non è mica
facile. Mentre le ragazze fanno il bagno preparo una buona colazione a
base di bruschette con pomodorini freschi e wurster ben accolti da
tutti.
Purtroppo
qui non si può rimanere, il fondo turchese non è in realtà sabbia, ma
un lastrone di granito che impedisce all'ancora di fare presa,
impossibile fermarsi per la notte, ci sono in effetti un paio di moli a
terra, ma le case sono abitate e non ho voglia di spiegarmi con i
villici per chiedere il permesso per la notte. Prua quindi verso Pasman
golfo delle Saline non prima però di una devizione verso nord verso
un'isola dove pare esserci un piccolo approdo. Nulla da fare, oltretutto
il vento rinforza come sempre e alla fine decidiamo per Saline, una
grande baia ridossata con numerosi gavitelli dove entriamo nel tardo
pomeriggio quando il vento inizia a calare. Puntiamo prima verso la
parte nord dove pare esserci un miglior ridosso, ma purtroppo non ci
sono boe libere, volgiamo allora a sud dove cercando boe nel fondo della
rada scopriamo una gentile vecchina che da un pontiletto in legno
sgangherato ci fa ampi gesti tenendo in mano quella che pare essere una
trappa. Una calamita per me, mi avvicino e sempre a gesti le chiedo
quanta profondità lei con una mano sullo petto posta di taglio mi indica
quello che credevo essere il fondale, mentre col senno di poi credo
trattarsi del segno internazionale della "pappa" perché una volta
all'ormeggio il mio eco segnava 30 cm! Tantè ci siamo fermati li e
abbiamo anche tenuto fede alla simbologia cenando con dell'ottimo pesce
"pescato" dalla vecchina in un enorme vasca posta sullo stesso molo e
pulito, per santa pace degli animalisti, mentre ancora guizzava.
Venerdì 19 agosto
Sono
le 7 del mattino quando mollo il pontile a Saline con ancora tutta la
famiglia che dorme, essendo solo esco con già indosso l'autogonfiabile
ben assicurato alla barca e con il motore al minimo passo tra le barche
ancora addormentate e appena fuori dalla baia isso la randa e il fiocco
spengo il motore e mi lascio portare verso sud dalla leggera brezza,
l'obiettivo è una baia che ci è scappata durante la risalita e pare
essere niente male oltre che a sole 2 miglia da dove siamo ora e così in
nemmeno un'ora vi entriamo placidi con il motore al minimo per non
disturbare le barche in rada purtroppo non ci fermiamo, abbiamo infatti
deciso di tornare a Biograd per una notte e così riscendiamo tutta
l'isola di pasman per poi risalirla dall'altra parte e arrivare al
Marina Kornati nell'unico giorno in cui non ci si dovrebbe stare, il
venerdì giorno del cambio degli equipaggi dei Charter. Tant'è che
ormeggiamo poco dopo le 12 e già poche ore dopo sto cercando sulla carta
le prossime tappe della crociera. Nel frattempo infatti ci siamo
sentiti via sms con alcuni amici che stanno risalendo la costa per
riportare la barca a Venezia, così a cena chiedo agli altri se vogliono
venire con noi, ma purtroppo la loro saturazione verso il salino è colma
e vogliono prendersi un paio di giorni di riposo a terra.
Sabato 20 agosto
Così
sabato mattina lasciamo Biograd alla volta di un supposto incontro con
Calabuig, un Hanse 40 al comando dell'amico Andrea. L'incontro avverrà a
"Zut o in zona", così noi facciamo rotta per la "zona" senza nessuna
certezza di incontrarli.
Tanto detto tanto fatto arrivati nella cala
di Hiljaca, già visitata in precedenza riceviamo un sms che proprio
quella sarà anche la loro meta, con un ETA previsto intorno alle 15.
Mancano ancora molte ore e con l'esperienza del fondo della baia che già
a tentato di tenersi la mia ancora decido per approcciare il solito
pontiletto ospitale dove ovviamente vengo a mia volta accolto da un
ragazzino che sorridente mi indica come e dove fermarmi e soprattutto
dov'è il ristorante del padre (o del nonno mica ho capito bene), 300
kune per 2 ore di attesa degli amici accompagnate da un enorme vassoio
di spaghetti con le vongole, 4 medie e varie coche non mi paiono poi
molti.
Alle
15,30 arriva calabuig mi chiama via radio e mi informa che non ci sono
boe libere, che gli scogli a lui non piaciono e il fondo di posidonia
non lo tiene fermo, insomma non vuole stare li. Nema problema, saltiamo
in barca e lo seguiamo al Marina Zut che conosciamo a questo punto bene,
vi arriviamo un'ora dopo e ormeggiati utilizziamo la sua prua per i
tuffi e la mia scaletta di poppa per risalire, una vera sinergia.
La cena trascorre a bordo di Calabuig con una pasta con sugo di pomodori e cipolla che devo dire cominciavo a sognarmi.
Domenica 21 agosto
Il
loro obiettivo è molto lontano, Venezia e comunque con i nostri 4 nodi
contro i loro 7 li rallenteremmo moltissimo così con discrezione la
mattina dopo salutiamo e li lasciamo al loro viaggio puntando nuovamente
verso est e verso le baie che ci mancano in particolare quella visitata
il 19 e dove non ci siamo fermati.
La baia entrandovi sembra tale,
ma poi pian piano si sviluppa diventando un vero e proprio fiordo nel
suo lato più a nord, con una larghezza di 50 metri e profondo almeno
200, piccolo per i cabinatoni che frequentano queste zone, ma perfetto
per noi. Diamo ancora in 4 metri di fondo sabbioso con una cima a terra e
qui rimaniamo a ciondolare tranquilli per tutto il giorno.
Arriva
sera e il vento si fa un po' insistente soprattutto perché ci prende
sulla fiancata, l'ancora non ara, ma il tiro è molto forte sarei più
tranquillo se avessi rilasciato più calumo ma a questo punto non è
possibile e dovrei rifare tutto l'ormeggio, libero quindi la cima a
terra e con la barca che si dispone al vento lascio altri 10 metri di
cima all'ancora, a questo punto siamo tranquilli a meno che il vento
giri perché a quel punto rischieremmo di finire sugli scogli. Insomma
così non va bene e in luogo di un nuovo ormeggio tanto vale spostarsi
altrove. Altrove è a sud la baia della prima notte con il campo boe e la
probabilità di trovare tutto occupato o a nord Saline con il pontiletto
certo. A nord quindi, anche se con il vento dritto sul naso. 2 ore di
bordi con il Viko che cavalca le onde sbandando parecchio ma sempre in
sicurezza fino all'imboccatura dove l'onda si placa immediatamente e con
questa il vento, insomma aspettando le 6 saremmo rimasti dove eravamo.
Ma ormai siamo qui, tanto vale cenare.
Lunedì 22 agosto
Sentito
Giovanni la sera prima, la famiglia è rinvigorita dalla giornata a
terra e sono pronti a ripartire. A loro piacerebbe visitare le isole
intorno a Murter, faccio presente che è una bella sgroppata andata e
ritorno, ma loro sembrano decisi e per me poco cambia partendo
prestissimo posso fare metà della strada con la famiglia che dorme.
Appuntamento quindi a Vrgada per le 10 e alle 6,30 mollo gli ormeggi
come 2 giorni prima allontanandomi fra le barche con il minimo del
motore senza disturbare nessuno.
Un
po' a vela un po' a motore arrivo all'appuntamento con un discreto
anticipo, prendo una boa e tutti insieme facciamo colazione e bagno.
Alle 10,30 chiamo via radio e ripartiamo dandoci appuntamento lungo il
canale che separa Vrgada da Pakostane e da qui mettiamo la prua a sud
est con una bella brezza da ovest fino alla passe che consente di
entrare nel canale fra Tisno e Murter una zona che conosco avendola
frequentata 2 anni prima, così vdrso mezzogiorno diamo ancora davanti al
campeggio Jazeera che ben conosco. L'acqua è stranamente, ma
finalmente, calda, fino ad oggi non aveva mai superato i 23/24° ora è 26
ma questa piccola differenza fa molto. Rimaniamo quindi a lungo in
acqua con i ragazzi che giocano e noi che chiacchieriamo.
Solo verso
le 14 noto che il vento inizia a girare sempre più a nord rispetto
all'ovest e visto che la decisione di tornare a Biograd in luogo di una
sosta in zona è irremovibile, a parte tutto il giorno dopo sussiste la
possibilità di un ulteriore rinforzo, facciamo vela.
Parto spedito
con tutta la randa e il code0, con 10 nodi al traverso lo sempre tenuto
molto facilmente, purtroppo non è già più un traverso ma una bolina
larga e la prima raffica mi sdraia al punto che Giovanni sostiene abbia
messo i candelieri in acqua, francamente non ci credo, ma tantè il Code
viene avvolto in buon ordine e al suo posto viene srotolato il fiocco.
Ripassare dal canale del mattino non è pensabile oltre ad avere il vento
contro a quell'ora c'è il traffico di rientro e tutti passano di li,
rimaniamo quindi lungo costa passando a sud di Arta, una zona di
bassifondi e secche, ma ben segnati sulle carte. Pur procedendo spedito
di bolina non posso competere con un Viko che va a motore, ecco quindi
che in questo frangente per la prima volta mi vedo superare proprio
quando il canale stretto e insidioso fra Arta e la costa ci si presenta
davanti. A prima vista non pare difficile, è largo almeno 200 metri,
poco frequentato e l'isola blocca in gran parte il vento, solo che
subito dopo lo stretto tutto il lato destro è cosparso di secche e
bassifondi, ben segnalati sulla carta, ma invisibili senza di questa o
senza la sua consultazione. Sto per mettere mano al VHF quando li vedo
accostare decisi verso sinistra, segno che hanno letto la carta, mi
rilasso e proseguo sulla loro scia ormai anche io ridotto alla sola
randa per procedere controvento.
Doppiate le secche li perdo di
vista. Questo è stato l'unico vero momento di dissenso fra noi, cosa che
poi temo non abbiano nemmeno compreso, navigavo ormai da una decina di
giorni senza alcun rifornimento di carburante e il mio serbatoio era al
lumicino, stimavo circa 3 litri, giocoforza a motore non avrei potuto
coprire le 10 miglia rimanenti a motore controvento così nonostante lo
avessi fatto presente mi sono ritrovato abbandonato, non ero certo in
pericolo Vrgada a sinistra, Pakostane a destra, gli stessi Tisno e
Murter perfettamente sottovento avevo numerosi posti dove riparare, ma
il giorno dopo ci sarebbe stato ventone e sarei rimasto bloccato li,
volevo tornare a Biograd.
Mano quindi alla randa, con drizza e base
cazzate al massimo, vang e paterazzo anch'essi a segno, fiocco con 2
giri, pilota, salvagente, life line famiglia a gustarsi un film e via
per 4 ore di bolina che mi vedrà entrare in porto solo un'ora dopo di
loro alle 19 stanco ma felicissimo dell'impresa. Unico neo la quantità
d'acqua imbarcata dalla scassa di deriva che infradicia totalmente i
tappeti
Martedì 23 agosto
Gita a Krka. Trattandosi di
navigazione terricola mi limiterò a dire che alla fine di tutto NON sono
riuscito a mangiare il maialino alla brace, per il resto tutto
perfetto.
Mercoledì 24 agosto
Siamo tutti un po' stanchi,
manca la voglia di allontanarsi troppo quasi attendiamo il momento di
alare le barche e ripartire. Peccato però, ci sono ancora molti luoghi
da visitare, uno in particolare proprio li di fronte sull'isola di
Pasman, una piccola baia quasi circolare vista e rivista ogni volta che
passavamo per far rotta sulle incoronate e mai visitata.
La mattina
ci vede quindi uscire alla sua volta, solo 3 miglia di navigazione a
motore e vi entriamo noi andiamo in fondo ormai alla ricerca di ormeggi
sempre più impossibili loro agguantano una boa appena entrati, diamo
ancora su 2 metri di sabbia e portiamo una cima a terra, loro a 150
metri da noi. L'idea è stare vicini lasciamo quindi il nostro angolino e
andiamo ad attaccarci a loro, le boe sono fatte per barche ben più
grandi non soffriranno certo per 2 Viko. Così passiamo la giornata tra
tuffi dalla delfiniera ed esplorazioni delle rocce fino alle 15 dove
godiamo anche del piacevole intermezzo di un bestione a motore sui 24
metri (targa diporto quindi non poteva essere di più) che tenta di
infilarsi tra noi e un paio di gommoni all'ancora in retromarcia con
marinai in livrea ovunque e gommone a poppa a tirare a mò di
rimorchiatore, tutto accompagnato da panzone e relativa nipote (da parte
di fava) mollemente accomodati sui lettini a prua. Solo dopo una
ventina di minuti e una mia comunicazione (erano italiani) che le barche
alla boa avrebbero invariabilmente brandeggiato prima o poi hanno
abbandonato la baia fra gli scroscianti applausi di tutti gli astanti.
Verso
sera a seguito di una visita natatoria nel fondo della baia
all'onnipresente ristorante inizia ad accarezzarmi l'idea di fermarmi
per la notte, purtroppo rimarremmo solo noi e le mie figlie non sentono
ragioni così rientriamo tutti insieme a Biograd per passare la serata
insieme
Giovedì 25 agosto
Ci siamo ormai si sente l'odore di
casa. Voglia di navigare ne ho poca perfino io e quasi mi costringo ad
uscire per un ultima svikolata Anna, la moglie dell'altro comandante,
propone timidamente di andare alla prima baia visitata, ma la
sconsigliamo tutti, sono 15 miglia e nessuno ha voglia. Rotta quindi su
pasman alla ricerca di un angolino dove fermarsi e tornare presto.
Costeggiamo l'isola dopo essere passati fra i 2 isolotti appena fuori
dal porto, ma non troviamo un luogo dove fermarci visitiamo anche il
porticciolo di fronte, carino e accogliente, ma con un odore di pesce
marcio da far venire il voltastomaco. Alla fine entriamo ancora a
Zaklopica e ci ormeggiamo alla "solita" boa questa volta direttamente in
andana. La giornata trascorre ancora fra tuffi ed esplorazioni, durante
una di queste vedrò l'unico polipo della stagione, ma talmente piccolo
da decidere di non prenderlo.
Non è invece diminuita la voglia di
fermarmi nel ristorantino, durante tutta la giornata continuerò a buttar
li l'idea di rimanere per l'ultima notte o quantomeno per cena tornando
magari in notturna. Potrei portare tutti a terra con la mia lasciando
l'altra al sicuro alla boa. Niente da fare, sono irremovibili e alla
fine ci lasciamo per rivederci a tarda sera. Noi accostiamo ad un
pontile che sarà forse il più sgangherato mai visto con rocce affioranti
tutto intorno e con il ristorante più buono mai incontrato anche se
forse il più assediato da vespe e mosche.
Degna conclusione della giornata una bella notturna fino a Biograd.
Venerdì 26 agosto
Domani
si parte e si vuole andar via presto. Necessario quindi iniziare già di
buon mattino prima che il sole diventi rovente a smontare le barche.
Procedo con ordine e metodo e pian piano partendo da prua cannibalizzo
l'intera struttura fino a che verso le 10 tutte le cime sono dissalate e
stese ad asciugare e non v'è più nulla a bordo se non il boma per
sorreggere il tendalino. Borse e dotazioni le rimandiamo alla serata
quando farà di nuovo più fresco. Nessuno ha più voglia di cucinare ci
concediamo quindi un ultimo Kebab che in realtà poi si trasforma in
cevacecic e patatine.
Nel pomeriggio l'idea sarebbe recarsi alla
"spiaggia" se così si può chiamare una gettata di cemento a circa 2 km
dal porto, inutile dire che nessuno se la sente, ma i ragazzi hanno le
loro necessità così convinco Anna e Giovanni a lasciarmi le figlie per
la prima volta e porto tutta la comitiva appena fuori dal porto per un
ultimo bagno, così dopo circa un miglio diamo fondo a 100 metri da riva
in 2 metri di fondo e li rimaniamo per un paio d'ore a giocare.
Purtroppo
nulla dura in eterno, ritirata l'ancora tento di rallentare il rientro
mettendo tutte le ragazze a prua e andando alla ricerca di onde per
bagnarle, un gioco che piace molto, dopo una mezz'ora siamo in porto,
ormeggiamo e ci docciamo presto perché il venerdì è il "charter day" e
fra poco ci sarà la calca.
Cena e a nanna presto, domani alle 7 ci aspetta la gru.
Sabato 27 agosto, ore 6,30
Mi sveglio controvoglia, non tanto perché so che è finita quanto perché so che mi aspettano almeno 14 ore di guida.
Cinzia
prende l'auto e si sposta dall'altra parte della darsena dove sono le
gru e i carrelli io faccio lo stesso con la barca. pochi minuti e siamo
al pontile dei servizi dove con mano ormai esperta provvediamo a
disalberare. La gru è pronta prima tocca a giovanni e poi a me, mentre
gli addetti sollevano la barca vado a prendere il carrello e lo
posiziono, Vikolocorto si appoggia sulle selle leggermente storto,
chiedo di ripetere l'operazione e questa volta è ben dritto e
perfettamente appoggiato, mi sposto nello spazio assegnato e salto in
barca per passare le ultime cose rimaste per caricarle in macchina.
Alle 10 docciati con molta calma siamo pronti a partire.
Conclusioni:
Il
Viko adattandosi è barca adatta a più settimane di permanenza a bordo,
forse l'unica cosa che scarseggia è l'acqua, ma ho anche visto che se si
cerca di aumentarne le scorte è più per necessità effimera che per
reale aumento della disponibilità. 20 litri non sono meno di 50 se si
pretende di far la doccia tutte le sere e allora tanto vale averne 20.
Noi abbiamo consumato circa 5 litri d'acqua la giorno più che altro per
sciacquare le stoviglie dopo averle lavate in mare e per le mani e la
faccia la sera, per i denti usavano acqua in bottiglia.
L'altro vero
problema è lo stoccaggio dei generi alimentari, non tanto per la
conservazione: salame formaggio e prosciutto durano una settimana così
come la frutta e la verdura, ma per lo spazio fisico dove metterli. Così
anche l'acqua potabile è stato un assillo costante, pur tenendo pacchi
da 6 di bottiglie sotto il tavolino non riuscivano ad avere più di 3/4
giorni di autonomia.
I generi personali, vestiti e abbigliamento in
genere non sono un problema, limitandosi al vero essenziale dato
dall'esperienza passata ce la si cava con una mezza mensola a testa: 2
pantaloncini, 2 magliette, 3 mutande, 2 costumi sono più che
sufficienti; noi avevamo un solo asciugamano a testa, consiglierei di
averne uno per il sale e uno per il dolce, anche se quelli in microfibra
si sciacquano in un attimo.
La flottiglia è stata un'esperienza
positiva, considerando che non ci conoscevamo minimamente se non per 2
telefonate la settimana prima. È altresì necessario mettere ben in
chiaro quali sono i cardini della propria vacanza e/o essere preparati a
sacrificarsi o in ultimo a separarsi ritrovandosi sporadicamente, cosa
che noi siamo riusciti a fare, credo molto bene. Non c'è nulla di più
imbarazzante di una proposta di ristorante nella quale non si comprende
la mancanza di disponibilità finanziaria, parlarsi bene prima e
stabilire i budget con coscienza.
Altra cosa importantissima in una
flottiglia, e per nostra fortuna (soprattutto mia) ciò è avvenuto in
modo naturale, pur discutendo gli itinerari vi deve essere
l'accettazione della decisione di un unico leader, il quale ovviamente
si prenderà poi la responsabilità. Difetto della flottiglia oltre alla
disparità di mezzi (non solo economici) e capacità è il numero stesso,
la quasi totalità degli ormeggi visitati sarebbero stati in grado di
contenere 2/3 Viko non di più.
Dotazioni di bordo. In realtà serve
pochissimo, oltre agli effetti personali, alle maschere per il bagno e
alle ciabatte abbiamo imbarcato posate e stoviglie che poi non sono mai
state utilizzate, s'è discusso lungamente sulla necessità del tender e
ancora se ne dibatterà, inutili totalmente tavolini e passerelle,
basilare la delfiniera così come un tendalino ben fatto.
Forse
un'ultima cosa la ritengo basilare: l'attrezzatura per l'ormeggio,
l'ancora in primo luogo con una catena degna di tale nome e non meno di
50 metri di cima, ma io avevo una seconda ancora da usare in alternativa
o appennellarla e se pur inusata mi ha dato tanta tranquillità; una
terza ancora a ombrello da tenere a poppa forse mi sarebbe stata utile
in un paio di occasioni. Le cime di ormeggio sono anch'esse basilari NO
assolutamente a roba di ripiego NO alle vecchie drizze, ma cime vere e
dedicate di giusta misura e lunghezza; non ultimo i parabordi che sia in
giusto numero e dimensioni, un paio di volte ho rischiato e sono stato
salvato da rocce e pontili imperfetti proprio dai miei 6 parabordi
Mille
altre cose mi vengono in mente, magari meno importanti, il secchio si,
ma meglio di quelli morbidi, la luce in pozzetto, la batteria ben
dimensionata, il pannello solare, almeno 20 litri di benzina e un
sistema di travaso facile (per un consumo di 1 litro/ora) forse il
frigorifero è inutile così come avevamo ma non ci sono serviti a nulla
le dotazioni di sicurezza.
Portomio:
I portolani sono, ormai
lo so, scritti per altri, dovremmo trovare un portolano per gommonauti,
ma anche con quello riuscire a carpire incrociando le informazioni. Un
baia con bassi fondali NON è pericolosa per noi, quasi mai, un
pontiletto che per noi è una reggia è ignorato totalmente dal 777, un
benzinaio con sempre molta coda ci guarda con simpatia quando ci
avviciniamo tanica alla mano sbarcando al pontile vicino. Insomma per
essere utile in qualche modo dovrei prendere pagina per pagina il 777
della zona che ho visitato e riscrivere praticamente tutti i commenti.
Temo che questo non sia possibile, da un lato per il lavoro improbo e
dall'altro per l'assunzione di responsabilità che non intendo prendermi,
forse anche perché ho inteso che quanto scrivo è preso un po' troppo
alla lettera da molti soprattutto senza richiedere una conferma diretta.
Non voglio più sentirmi dire che non si sa dove mettere i 18 rotoli di
carta igienica che io avrei detto di portare.