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Racconti
Velaraid 2011
Già dopo le prime battute ho capito che un equipaggio di 3 dodicenni è
incompatibile con l'attenzione continua necessaria per veleggiare su 30
cm d'acqua o in mezzo a vaporetti, motoscafi e briccole e da solo
proprio non riesco a tenere timone, randa e deriva costantemente da
regolare.
Lunedì si parte di buon'ora da Milano, barca in
perfette condizioni, gomme nuove al carrello, e tutto perfettamente
programmato grazie alle informazioni del Circolo Casanova. Viaggiamo
tranquilli sugli 80 km/h per non dover superare nemmeno il bilico più
lento e ci fermiamo spesso circa ogni ora per sgranchire le gambe
irrequiete degli adolescenti. Così fino poco prima di Vicenza quando
dallo specchietto vedo del fumo dalla ruota posteriore destra e subito
mi fermo la ruota è palesemente sgonfia, faccio scendere e scavalcare il
guardrail ai ragazzi e mi preparo a cambiarla, in sè l'operazione è
facile, ma è lo sgomento che accompagna la manovra a renderla complessa,
la ruota ha letteralmente sputato il cinturato interno e sembra un
porcospino, penso subito ad un difetto di costruzione e siccome le gomme
sono nuovissime ripartiamo e con ansia estrema viaggio con un occhio
alla sua gemella sull'altro lato. Poco dopo esco dall'autostrada per
cercare una gomma.
Così a metà pomeriggio siamo a San Giuliano
dove veniamo accolti dall'organizzazione che ci indica dove
parcheggiare, dove mettere il carrelli, dove sono le gru, i bagno, il
bar, il circolo. Organizzati, efficienti e fattivi ricevo anche l'aiuto
(non necessario, ma ben accetto) di alcuni soci per alberare. Alle 18 la
barca è in acqua e pronta non ci rimane che aspettare il breafing e la
cena. Spaghetti ai gamberi e torte salate con un ottimo vino.
Ed è
già mattina, veniamo svegliati dalla gru in piena attività per ammarare
le barche. 39 in tutto al via. Di fianco a noi c'è Eta Beta di Franco
una vecchia conoscenza e poco oltre Nausicaa il Viko di altri amici, ma
già dopo un'ora mi sembra che tutti siano amici di vecchia data, do una
mano ad alberare una barca e nel mentre qualcuno mi chiede lumi sulla
mia o mi consiglia come tenere le appendici sulle secche. Siamo
partiti puntuali, al colpo di cannone erò esattamente sulla linea di
partenza, credo perfino primo fra tutti, ma già dopo un paio di miglia
ho capito che il Viko con quasi tutta la deriva alzata non è facile da
portare, non è che scarrocci molto, ma per farlo andare dritto con 30 cm
di timone immerso bisonga giocare continuamente con i pesi e la scotta
randa condizione, come detto, incompatibile con dei ragazzini. Già a
metà del primo tratto cominciavano a chiedere quando ci saremmo fermati
per il bagno. Con un paio di bordi arriviamo a sfiorare l'Isola di
Campalto e dal GPS vedo il layline perfino Telsera, ma purtroppo non
faccio i conti con lo scarroccio che in quel bordo ci porta tanto a
ridosso di Murano da costringerci a Virare. A questo punto ci ritroviamo
in un canale, credo quello che porta all'aereoporto, possiamo abbassare
tutte le appendici e procedere più tranquilli anche se per un breve
tratto. Dopo poco infatti dobbiamo virare, l'obiettivo è a questo punto
ben sotto la layline, circa a 120° e così calcolo che con scarroccio e
quant'altro dovremmo farcela. Metto la prua su Burano e procedo con una
rotta vera che dovrebbe farmi scapolare l'isolotto di Madonna del Monte. Ancora
una volta i conti li fa l'oste, non ho calcolato l'inizio del riflusso e
così quando incrociamo il canale che porta a Burano siamo un bel miglio
sotto l'isola. Un altro bordo controcorrente in una foresta di pali non
me la sento di farlo, ammainiamo tutto prima di entrare nel canale e
procediamo a motore scapolando Madonna del Monte e piegando quindi a
destra nel canale (90 cm di fondo!) che ci porterà fino a San Francesco
del deserto dove ci aspetta la sosta per il pranzo. Nonostante la
smotorata finale arriviamo comunque dietro ad altre 20 barche, entriamo
nella piccola darsena e ci ormeggiamo in 3a andana, i ragazzi scappano
letteralmente a terra. Pranzo a base di tortellini, patate pasticciate e
l'onnipresente ottimo vino.
Il tempo per digerire è poco e la
strada da fare è ancora lunga. Dopo un breve breafing, sempre
precisissimo e in tutte le lingue dei partecipanti, ripartiamo. Questa
volta il percorso è tutto nei canali e il vento è diminuito molto; il
gommone risale per un centinaio di metri e posiziona la linea di
partenza. Al via siamo ben messi, c'è però ancora corrente uscente e
così le barche a fondo piatto ci sfilano tutte, rimaniamo così a lottare
per una mezz'ora con la corrente e poi ci arrendiamo ad accendere il
motore risalendo prima fino a Burano e poi seguendo il gruppo
costeggiando Torcello e risalendo quindi il fiume. Nella anse vedere le
vele scomparire e riapparire serpeggiando nei canneti è un'emozione
veramente unica emozione acuita dal fatto che il canale è fondo si e no
50 cm e largo quando la barca stessa. Dopo circa 3 miglia arriviamo
all'ormeggio, non prima però di aver superato un famigerato cavo
telefonico posto a circa 8 metri di altezza. Ci avviciniamo lenti e
sbandati, da terra ci fanno segno che possiamo passare, sbrang! Dalla
mia posizione vedo scendere mostravento e luce di via, per fortuna l'ST è
salvo, riprovo sbandando ancora di più e passo, ma ormai il danno è
fatto non mi rimane che consolarmi con un'ottima cena a bordo e con
qualche chiacchiera con i vicini di barca. Al breafing serale comunico
all'organizzazione che con sommo rammarico l'equipaggio ha deciso di
ritirarsi o di ammutinarsi a mia discrezione.
Martedì il percorso
è più semplice, tutto in canale, costeggiando ancora Torcello e Burano e
scendendo poi lungo il canale a Treporti. Convinco quindi i ragazzi a
partecipare almeno a questa tappa. Scendiamo il canale con ancora meno
acqua del giorno prima, ma per lo meno si passa con meno ansia sotto il
cavo, serpeggiamo in fila indiana fino a Burano dove il canale si
allarga e dove è possibile dare la partenza. Circa 1,5 miglia nel canale
fra Burano e Torcello con al corrente che ci da velocità di .6/.8 su un
bordo è 6.6/6.8 sull'altro! Bordeggiamo per circa un'ora così fino a
poggiare lungo il canale di Treporti dove per circa 3 miglia saremo in
acque libere con la corrente a favore e il vento al traverso e potremo
finalmente volare sopra i 6 nodi con tutte le vele a riva. Alla fine
del canale si volta a destra per Sant'Erasmo, meno di un miglio, ma
tagliando fuori dal canale si guadagna parecchio e così vedendo quelli
davanti a me che poggiano li seguo convinto che sappiano dove andare.
Nemmeno 100 metri e sento da prua un urlo "secca!", nemmeno il tempo di
sventare e alzare la deriva che lo sgancio del timone salta e la pala
schizza fuori spinta dal fondale che da 6 metri passa di colpo a 20 cm! Arrotolo
tutto e procedo cautamente lasciandomi scarrociare perché per fortuna
la corrente ci spinge proprio dove dobbiamo andare. Così poco prima
delle 3 ci ormeggiamo a 5 metri da Eta Beta, anche qui lui su 20 cm di
fondo e noi su 5 metri.
Pranziamo insieme e rimaniamo a
chiacchierare fino a che loro ripartono per la seconda parte della
tappa, mentre noi dirigiamo verso Treporti e il marina Fiorita che ci
attende per la sera. E questa è un'altra storia fatta di escursioni,
bagni e divertimento più consono alle nostre ansie da fondale.
22/06/2011 Stefano Madella vikolocorto@vikoclass.org
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