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Racconti
7 dicembre nel pozzetto del Piviere.
Sono i primi di luglio, quando durante una cena mio cugino Claudio mi prospetta l'ipotesi di cedere il suo Meteor 8, anche lui si è scontrato con i costi proibitivi degli ormeggi, ed a malincuore ha maturato l'idea di privarsi del suo motorsailer, usato ultimamente sempre meno.Decisione che comprendo, avendo qualche anno prima fatto la stessa scelta, cedendo il piccolo cabinato che tenevo sempre più spesso fermo all'ormeggio, preso dagli impegni che la vita e la professione ci costringe ad ottemperare. Ci troviamo così a parlare di barche più piccole, più facili da gestire, anche dal punto di vista della gestione economica.Il discorso non può non concludersi che sul Piviere, barca da entrambi apprezzata da sempre per le sue caratteristiche, barca che sarebbe stata l'ideale per le uscite quotidiane sottocosta e che eventualmente avrebbe concesso qualche "avventura" nello stupendo arcipelago toscano che abbiamo la fortuna di avere davanti a noi. Quasi per scherzo si ipotizza di prenderne uno in società, del resto la passione per il mare e per le barche fa si che io partecipi a tutte le azioni di carenaggio, varo ed alaggio che sono state eseguite sul meteor, oltre chiaramente a goderne delle uscite che il poco tempo libero mi consente di farci. Nei giorni successivi ci penso sempre più spesso, controllo gli annunci sui siti, torno a controllare i post del forum del piviere che seguo passivamente da molto tempo, fino a che, dopo una nuova chiacchierata di conferma che ho con Claudio, decido di inserire un post per la ricerca di un Piviere. Alcune risposte mi mettono sulla buona strada, e dopo alcune e-mail e qualche telefonata si concretizza l'ipotesi di diventare coarmatore di un bel Piviere.Verso la metà del mese di luglio siamo a Marina di Pisa, incontriamo Sergio che ci presenta il suo Buser, è il Piviere numero 21, non gode di una splendida forma, riposa su tre fusti di lamiera, ha il suo albero in legno, bello e romantico, denota tutto il suo potenziale affascinante. Sembra robusto, senza flessioni della coperta, senza danni evidenti.Ci raggiunge Mario, mi aveva indicato lui sul forum la possibilità di vendita del Buser, è un piacere conoscerlo,scoprirò in seguito le sue grandi doti.Anche Sergio è una bella persona, traspare dalle sue parole quanto abbia amato ed ami ancora la sua barca. Ci fa una richiesta molto modesta, prendiamo le misure della larghezza per verificare se entra tra le briccole dell'ormeggio, i presupposti ci sono, il Piviere numero 21 è nostro. Sono i primi di agosto quando con un carrello si trasporta il Buser dal suo rimessaggio di Marina di Pisa ad un mio terreno a Follonica dove saranno eseguiti nell'inverno i lavori che abbiamo pensato di fare. Il programma prevede il suo varo nella primavera prossima. Mio padre che è il "fattore" di quel terreno è anche lui un appassionato di piccola nautica, anzi di piccolissima, tanto che il Piviere per lui è un "Bubbone", ci indica ugualmente però lo spazio dove siamo autorizzati a posizionarlo per eseguire i lavori. Nei giorni successivi si manterrà sempre a distanza dalla barca, scuotendo il capo silenziosamente in segno di dissenzo ogni volta che ci vado a fare qualche lavoretto.Sono trascorsi alcuni mesi, nei fine settimana e nel tempo libero ho iniziato a fare qualcosa, la cabina di prua sta prendendo la forma che abbiamo deciso. E' il 7 dicembre, sono intento a modificare il pagliolato della cabina di prua, sento un rumore alle spalle, è lui che ha vinto le esitazioni, è salito sul piviere, per la prima volta è nel pozzetto, entra nella cabina, si siede, chiede a che punto sono, discorriamo per alcuni minuti sulle soluzioni adottate e su quelle ancora da fare,gli scappa detto : però è bella.... viene bene....., poi se ne va, ha un appuntamento con una Beccaccia ed è quasi l'ora. Quella conversazione inattesa mi ha un po stupito, mi torna alla mente la prima esperienza con la vetroresina fatta tanti anni prima sotto la sua guida, la prima barchina comprata prima ancora del motorino ed ancora in mio possesso, le altre, alcune portate in piu pezzi nel suo laboratorio artigiano e rimesse a posto, prima col suo aiuto poi da solo, un "restauro" venduto ad un pescatore locale per realizzare i soldi per la patente di guida. Mi vengono da fare delle considerazioni che in tanti anni non avevo mai fatto, riflessioni sul metodo educativo che era stato applicato su di me, dalla prima bicicletta comprata dal ferrovecchio e corredata di carta vetrata, vernice e pennello per farla tornare decente.Realizzo che in modo indiretto mi era e stato insegnato a conquistare ogni piccola cosa, che con il suo comportamento mi era stato insegnato che non necessariamente le cose si trovano nei negozi specializzati, si puo avere cio che si desidera anche senza spendere tanti soldi, basta un po di volontà e di lavoro, un po di sana manualità che magari si è appresa smontando da piccoli una bicicletta per riverniciarla. Smetto di lavorare, mi distendo sulla cuccetta del Piviere e penso. Mi torna in mente il primo contatto con la vela, lo scafo era un canotto della Pirelli, il pagliolo in legno, sul fondo un vetro che consentiva di vedere il fondale, l'armo era un ombrellone, il timone un remo, l'equipaggio erano le mie cugine Patrizia e Cristina che non finirò mai di ringraziare per la loro pazienza, consentendomi di fare il comandante mi seguivano pazientemente da Torre mozza a Carbonifera, trainando il canotto, per poi discendere a favore di vento fino alla loro baracca. Poi siamo cresciuti, il lavoro e la famiglia ci hanno coinvolto, il tempo libero è sempre meno, il tempo dedicato a parlare coi nostri cari spesso e involontariamente non si trova o si rimanda. Le barche son diventate vere, un dingotto, un paio di pilotine tripesce,alcune lancie,alcuni gommoni,un gozzetto, un gozzo cabinato, un trimarano ed oggi un piviere in società. La sera è calata durante queste riflessioni e questi ricordi, chiudo il Piviere e vado a casa, continuerò domani i lavori, ho la giornata libera.Sono contento, ho provato un grande piacere in quella breve conversazione per i tanti ricordi cha ha fatto riaffiorare alla mia mente.Ci penso ancora quando vado a letto, sono sereno, mi addormento con una felicità strana, ho deciso che dovrò farlo piu spesso, la cabina del Piviere in fondo è stata davvero una sorpresa.Purtroppo non sarà possibile, nella notte in punta di piedi quasi come per non disturbare il mio babbo Guido se ne è andato per sempre, resterà credo indelebile nella mia mente quell'ultima conversazione.
29/12/2010 Vincenzo Mocellin vimoc@tiscali.it
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