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Racconti
L'inverno lacustre
Andata benissimo. Sulla barca 5 cm di neve, molto asciutta e compatta e venuta via completamente con l'ausilio della scopa.
Dovevamo
essere in 2 barche, ma all'ultimo momento... il terremoto, le
cavallette, la nebbia, il freddo, il sole che è freddo, non ho fatto
gasolio, ho un gomito che mi fa contatto con il piede, sono da mio
fratello che è rimasto chiuso nell'autolavaggio. Insomma son partito da
solo. :lol:
Nel serbatoio circa 5 litri, una seconda tanica da
10 perché le previsioni danno... motore, 8 miglia da percorrere entro il
tramonto, porto di arrivo Laveno dove lasceremo Vikolocorto per qualche
tempo a poca distanza dalle bellezze del centro lago.
Alle 13,30
fatti i preparativi accurati per una navigazione semplice, ma al
contempo complessa per le avverse condizioni invernali mollo gli
ormeggi. Il motore a metà regime mi spinge a circa 4 nodi, il pilota è a
segno sul primo waypoint e il GPS indica le 17,30 come ETA. Scapolo la
punta di Lisanza cambio direzione di 2 quarte a destra e con circa 1
miglio davanti scendo ad accendere la stufetta e a prepararmi qualcosa
da mangiare.
È già piena di alcool accendo e subito si diffonde
un piacevole calore, in giro non c'è anima viva a parte 2 barchette di
cacciatori che mi guardano esprimendo, son sicuro, simpatiche
espressioni per il mio passaggio rasente alle loro tristi
paperelle/esca. Ogni 5 minuti controllo la rotta, come detto non mi
preoccupo di incroci, finchè ormai vicino ad Angera esco per impostare
la seconda tratta.
Davanti al lungo lago, il primo incrocio della
giornata, la motonave Daino che mi passa da sinistra andando ad
ormeggiare all'imbarcadero, da buon marinaio coscienzioso comando un
cambio di rotta di 30° a sinistra a segnalare chiaramente la mia
intenzione di passargli di poppa. Passa quindi e si ormeggia, io sfilo a
20 metri da lei seduto comodamene di spalle sorseggiando una birra alzo
la mano in segno di saluto ricambiato dal comandante. Pochi secondi e
lo sbarco è finito, la motonave molla l'ormeggio e con grande piacere da
parte mia, rimane ferma attendendo di avere acqua per potermi passare
di poppa.
Punta di Ranco, il porticciolo alla mia destra è tutto
innevato, da dietro il muro si vedono spuntare solo un paio di alberi le
altre saranno tutte in qualche ricovero per l'inverno, non fa freddo,
ma vedendo tanto spazio disponibile per l'ormeggio devo trattenermi dal
fare una sosta. Imposto quindi la 3a tratta, la più lunga, che mi
porterà dritto a Laveno passando rasente a Belgirate da un lato e a
Cerro dall'altro. Un accurato giro di orizzonte per verificare eventuali
rischi di abbordaggio e scendo a farmi il caffè. Purtroppo vento non ne
arriva accellero allora leggermente sull'acqua liscia come uno specchio
Vikolocorto naviga con il motore che borbotta appena a più di 5 nodi.
Il bollitore si scalda in pochi minuti e con lui io, metto un cucchiaino
di nescafè nella tazza e verso un mezzo bicchiere d'acqua, raffreddando
poi il tutto con un "goccio" di grappa. Fuori la testa per controllare,
davanti a me a circa un miglio vedo un'altra barca in rotta contraria
esco quindi per sicurezza.
Ci incrociamo davanti a Belgirate un
Bavaria di 30 e passa piedi che procede verso sud. Belgirate ha un
piccolo pontile in transito ancora una volta resisto alla tentazione di
fermarmi per fare 2 passi. I paesini sul lungo lago in inverno offrono
suggestivi scorci addentrandosi nei vicoli.
Rotta quindi diretta
verso Cerro il silenzio interrotto solo dal motore (purtroppo il vento
non si vedrà per tutta la giornata) e dagli sms degli amici con cui mi
riunirò per la serata.
Attraverso il lago con un po' di
apprensione, l'aqua è a 10° attorno non ho nessuno, sono ovviamente in
sicurezza con il salvagente e ben legato alla barca, ma conscio che
qualsiasi cosa succeda in questo punto non avrei alcuna possibilità di
salvezza.
La punta di Cerro è il 4° passaggio obbligato per
raggiungere Laveno, il lago infatti è tutt'altro che dritto ma fa
numerose anse come fosse un fiume, a ben pensarci è un fiume. A cerro
c'è un piccolo porticciolo, lo conosco bene essendomi fermato numerose
volte, sono le 15 e sono in anticipo mostruoso, di fianco al porticciolo
c'è un barettino dal quale si vede benissimo l'ormeggio, così non devo
togliere pilota gps o quant'altro. Mi fermo.
Accosto lentamente,
il lago è molto alto quindi non rischio di toccare, ma al contempo
l'acqua sommerge il primo tratto di pontile di sottoflutto, quello che
di solito utilizzo per il transito. Oltre inizia la discesa per il varo
delle lance da lago, inizia, ma non si sa mai bene dove e il rischio di
toccare è ben presente. Mi giro e mi avvicino di poppa così da mostrare
il fondo ai miei occhi e al sensore dell'ecoscandaglio posto nel gavone
di poppa. Nessun problema, trovo lo spazio per ormeggiare a poppa di
una Lucia con ancora 2 metri sotto il timone salto a terra e passo le
cime in due dei tanti anelli sempre presenti. Cerata ancora in dosso
entro nel bar e ordino un toast e un tè caldo.
Dal bar guardo
Vikolocorto ormeggiato, alcuni anziani onnipresenti in questi paesini si
avvicinano curiosi, un bambino non perde occasione per tentare il tiro
all'albero con una palla di neve subito redarguito dal papà, avrei
voglia di uscire e dirgli di lasciarlo fare. Da bambino io stesso non
avrei resistito.
Passa una mezz'ora e il sole è ormai vicino alla
cima del mottarone, la montagna di fronte, meglio proseguire. Accendo
il motore, mollo gli ormeggi lasciando le cime alle bitte visto che le
dovrò usare fra poco, spingo e salgo a bordo.
L'ultima
tratta mi porta a scapolare la punta di Laveno e ad entrare nel golfo,
poco meno di 2 miglia. Entro nel golfo, 2 traghetti si incrociano
portando 3 automobili in tutto, un comet 910 della scuola vela fa
lezione muovendosi lento nella lieve brezza che sempre si forma in
questo punto anche quando il lago è completamente piatto. Non resisto,
il sole è tramontato e fa ora un freddo cane, ma non posso esimermi.
Isso la randa srotolo il fiocco e spengo il motore.
La situazione
è ridicola, ci sono 4 nodi al traverso, con il fiocco mi muovo si e no,
ho i parabordi fuori e le cime di ormeggio che passano sulle draglie a
prua e a poppa. C'è perfino quasi buio e non resisto alla tentazione di
mostrare a tutti (tutti chi!) di avere una barca degna di tale nome e
accedo le luci di via. Tiro così un bordo di 500 metri fino in
prossimità dell'imboccatura del porto e quindi ammaino le vele dopo non
meno di 22 minuti di vela.
Non mi rimane che affiancarmi al
finger, rassettare la barca e attendere gli amici che mi verranno a
prendere. Vikolocorto rimarrà qui per un mesetto nella speranza di
qualche gita fra le isole.
22/12/2010 Stefano Madella vikolocorto@vikoclass.org
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