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Racconti
Dinamite Blà ci porta in vacanza
Martedì 10 agosto, dopo
5 ore di viaggio arriviamo finalmente a Porto Corallo, carichiamo la
barca e andiamo a fare cambusa a Villaputzu. L'intenzione e partire
presto la mattina successiva.
Mercoledì 11 agosto, sono le
8 quando molliamo gli ormeggi, la sera prima abbiamo tolto le cime con
le molle e preparato le vele a prua così da essere pronti subito,
benzina è già fatta non ci rimane che uscire. Purtroppo di vento non se
ne parla e comincia così la "grande smotorata". Dinamite Blà ha un bel
15 cavalli che la spinge agevolmente a 5 nodi, ma a discapito di un
consumo di carburante simile a quello di un jet in decollo ed un rumore
simile ad un concerto degli Antrax.
In un paio di ore siamo a Capo Ferrato dove la nostra risalita di giugno fu bloccata sotto la minaccia delle armi
Lo
doppiamo sempre a motore e all'orizzonte comincia a profilarsi Capo
Ferrato, le bimbe continuano a dormire così verso l'una secondo
previsioni arriviamo in prossimità del capo e ci ormeggiamo in una
caletta per il pranzo e un bagnetto, il primo della stagione.
Nel
pomeriggio un po' di risacca ci consiglia di mollare gli ormeggi e così
ci avviciniamo al per me mitico capo che anche questa volta cerca di
"sconsigliarmi": vento in faccia e onde ragguardevoli da Libeccio
cercano di ributtarmi indietro; moglie e figli a prua si divertono
quando questa si immerge nelle onde, io al timone un po' meno. Tant'è
verso le 6 chiamo via radio Villasimius, in pochissimo tempo ci vengono
ad accogliere all'ingresso e ci accompagnano all'ormeggio.
Professionalità ai massimi livelli, il gommone si dispone perfino per
aiutare l'ingresso nel posto assegnato come fossimo un 60 piedi, a terra
2 ormeggiatori prendono le nostre cime e un terzo ha già pronta la
trappa; il 4°, una giovane figliola, ha invece il modulo da compilare
plastificato con relativo pennarello adatto che appena ultimata la
manovra mi allunga il tutto spiegandomi nel contempo l'organizzazione e
la pianta dei servizi portuali compresa l'ubicazione della lavanderia,
della banca, dello ship chandler e della SPA. Tutto molto bello, ma noi
brasati anzi arrostiti dalla prima giornata crolliamo in cuccetta alle 9
dopo una cena frugale.
giovedì 12 agosto, la giornata prevede
un breve trasferimento fino a Capitana così dopo meno di un'ora
individuiamo una bella caletta e ormeggiamo in cinq, sett, diec,
quindici metri di fondo, senza ecoscandaglio non è mica facile. Visto il
fondo metto la maschera pinne in mano mi butto per controllare se
l'ancora ha fatto presa. Bollicine d'acqua fresca e morbida, pinna che
sfugge dalla presa, attimi di panico, torno a vedere, la pinna è sul
fondo! La mia pinna rondine che mi accompagna da 20 anni adagiata sul
corallino fondale! Metto l'altra e parto al recupero, pochi metri e sono
in affanno, spingo storto, non è pensabile raggiungerla; rimango li un
po' a pensare se usare un grappino o la canna da pesca... Alla fine
chiedo a Cinzia una delle sue pinne, taglia 39, porto il 43 ma forse a
destra riesco a metterla e così è. Cinzia e le bimbe sono ora in acqua e
mi guardano con apprensione mentre mi stendo sul pelo dell'acqua, con
il boccaglio inizio l'iperventilazione, ripasso la manovra di
immersione, piego il torso, stendo le gambe, bracciata e prima
compensazione, inizio a pinneggiare lento e costante, il fondo è
lontano, ma la mia pinna è la. Sono sul fondo la prendo e la stringo al
petto, mi giro a guardare la superficie. Azz! Colpo deciso di gambe e
parto come una freccia, sono fuori respiro e la pinna è con me!
Prima
di pranzo andiamo a riva, ma la spiaggia è di ciotoli e per nulla
attraente, torniamo quindi alla barca per goderci la salsiccia sarda
accompagnata da un ottimo melone.
Nel tardo pomeriggio un
leggero Scirocco ci accompagna fino a Marina di Capitana anche qui
chimiamo via radio, si ricordano di Dinamite e ci accolgono con tutti
gli onori memori dell'avventura passata con il maestrale poco tempo
prima.
Ormeggio, chiacchiera con l'ormeggiatore, registrazione
doccia e infine cena al ristorante del porto che non si smentisce per
qualità .
Venerdì 13 agosto, giorno e data sconsiglierebbero di
muoversi, ma noi non siamo superstiziosi così verso le 9 ci spostiamo
al benzinaio per rimpinguare la magra scorta, 50 litri partiti in 2
giorni! Per poi fare rotta su Cagliari, sabato è previsto brutto tempo
buona occasione per visitare la città . La rotta è impostata direttamente su capo Sant'Elia già visibile per il contrasto del bianco con il verde della costa.
Ci
avviciniamo convinti di poter ormeggiare sotto le sue scogliere, dopo
l'eperienza del primo giorno con uno scoglio apparso senza preavviso a
prua mettiamo sempre qualcuno a controllare il fondo. Purtroppo in
prossimità della costa è cosparso di rocce affioranti che ci
sconsigliano la manovra unitamente al cielo che va rannuvolandosi
velocemente, proseguiamo quindi per Cagliari. Dove entriamo e ci
ormeggiamo ad uno dei numerosi marina presenti. Pomeriggio dedicato alla
visita della città e ad una piccola spesa. Cena a bordo di uno strano
barcone ormeggiato vicino al porto e chiuso in modo pittoresco da assi
di legno e fogli di celophane. A nanna presto.
Sabato 14 agosto, piove,
piovigina, romba, ripiove, ripiovigina, ma lo sapevamo. La meteo
dovrebbe migliorare verso metà pomeriggio, ma noi vorremmo proseguire
verso ovest e la tratta molto lunga ci sconsiglia una partenza all'alba
rimaniamo quindi ormeggiati tranquilli attendendo che migliori il tempo
per fare un'altra capatina in città . A fianco a noi il mitico Dixie. Sembra
migliorare, ma nel frattempo ci siamo lungamente consultati, le bimbe
sono un po' stanche e per noi era chiaro fin dall'inizio che non avremmo
dovuto sovraccaricarle, visto che a poche miglia c'è un buon marina con
una bella spiaggia decidiamo di spostarci al Poetto per un paio di
giorni e quindi proseguire dopo una sosta. Vi arriviamo verso l'una e
siccome ancora dobbiamo fare benzina, Capitana era senza, ci accostiamo
al benzinaio e ci disponiamo ad attendere l'apertura fintanto che
mangiamo. Non è passata mezz'ora che arriva l'omino addetto che
rimpingua le nostre scorte e ci consiglia di chiamare sul 9 per chiedere
un assegnazione visto che vorremo rimanere li un paio di giorni. Giunto
in bici l'ormeggiatore ci prende subito in simpatia, ci parla prima di
un prezzo di 40 euro per notte, per poi ritrattare e scendere alla fine a
50 per 2 notti e ci fa pure scegliere l'ormeggio; nei giorni successivi
verrà più volte a chiedere se ci trovavamo bene o se avevamo bisogno di
qualcosa. Così domenica 15 agosto passa in ozio tra la spiaggia del Poetto e le bancherelle del lungomare.
Lunedì 16 agosto, 2
giorni di spiaggia hanno rinvigorito le pargole, hanno anche però fatto
constatare a noi che dopo questi primi giorni sentono giÃ
prepotentemente la necessità di sbarcare spesso e noi senza tender non
possiamo farlo. Proseguendo verso Carloforte ci aspetterebbero nella
migliore delle ipotesi altri 10 giorni di navigazione. Noi siamo
genitori accorti e anche un filo apprensivi, ma soprattuto consci che la
nostra vacanza sarà bella e rilassante quanto più la loro sarÃ
divertente. Sono appena le 8 del mattino quando usciamo da Poetto e mettiamo la prua su Villasimius. Ancora
niente vento purtroppo, ma per contro ho finalmente predisposto la
canna per la traina, una 15 libbre piccola ma tosta con un rapala che mi
hanno consigliato 20 anni fa e che usavo per la pesca alle trote in
cava a cui aggiungo un piombo da 6 grammi sperando che ai nostri 5 nodi
non rimbalzi troppo sulle onde. Dopo poco il mulinello inizia a far
girare la frizione, prendo la canna e stringo leggerment, ma continua a
svolgere, prendo il filo fra 2 dita e subito capisco che non ha
abboccato, ma è il mulinello 30 enne che ci ha lasciato. A fatica riesco
a recuperare il rapala, per fortuna di mulinelli nel ben 4 passo quindi
a quello più grande che uso di solito per il lancio dalla spiaggia
regolo la frizione su 5 libbre e filo un centinaio di metri, non passano
20 minuti e la canna si piega prepotente, il fondale è basso penso
subito si sia appoggiato sul fondo, ma la frizione dopo lo strattone non
parte come se fosse impigliato, ma a tratti riprendo quindi la canna e
inizio a recuperare o le alghe del fondo o qualcosa di guizzante è
sicuramente attaccato, pochi istanti e a 50 metri dalla poppa lo vedo
saltare e con me lo vede anche un gabbiano che tenta ovviamente il
furto. Urlo e lui si allontana. Recupero altri 20 metri con la canna che
si piega fin quasi a spezzarsi, nata per le trote non è molto a suo
agio, e il gabbiano riparte alla carica, ormai è vicino e agitando il
retino lo faccio scappare definitivamente tirando infine il pesce
sottobordo e accogliendolo nel guadino. Così con un bel piatto di
pasta al sugo di pesce accompagnato da birra gelata e un secondo di
pesce in tranci con fagioli arriviamo a villasimius dove ormeggiamo a
poche centinaia di metri dall'imboccatura in una rada che tutti a
ragione mi avevano consigliato. Bagnetto ristoratore nella solita
acqua calda, ma fresca e soprattutto morbida e verso sera disormeggio e
chiamata via radio. Ormai ci conoscono e non ci mettono quindi più fra i
cabinati, ma al pontile dei gommoni molto più adatto e soprattutto
silenzioso la sera al contrario dei pontili in transito molto rumorosi
fino a tarda notte. Dopo la doccia ristoratrice facciamo 2 passi per visitare il marina, i bei negozietti il market e il ristorante.
Martedi 17 agosto, mentre le bimbe dormono ancora molliamo gli ormeggi per doppiare nuovamente il capo in assenza di vento e soprattutto onda. L'idea
è entrare nella rada di Porto Giunco e passarci la notte successiva,
arrivando presto dovremmo riuscire ad ormeggiare vicino a riva prima dei
bestioni. così alle 10 siamo già alla fonda in 5 metri d'acqua con la
catena ben distesa e l'ancora ben testata, tendalino e sopratutto tender
in acqua e così passiamo la giornata tra bagni e bagnetti. Fin verso le
14 quando noto che siamo veramente vicini a riva e che le altre barche
sono almeno 100 metri oltre noi. Non voglio incorrere in problemi con le
autorità , o forse è solo una scusa per giustificare il disormeggio, ma
fatto sta che il bello della barca è proprio la sua libertà e poi soffia
uno scirocco ben disteso sui 15 nodi, perché non approffittarne? Detto
fatto un'ora dopo abbiamo Serpentara di poppa e navighiamo a vele
spiegate verso nord con il vento che ci spinge al giardinetto.
Doppiamo
quindi nuovamente capo Carbonara accompagnati da molte altre barche che
approffittano del bel vento, compreso un catamarano che ci arriva di
poppa e senza degnarci di uno sguardo ci passa a 20 metri sottovento
senza nessuno al timone. Verso sera arriviamo a Porto Corallo,
entriamo subito dietro proprio al catamarano e ad altre 2 barche che
hanno fatto la tratta con noi salutandoci contenti di riconoscerci. Abbiamo
il nostro posto prenotato e quindi non mi preoccupo di avvisare gli
ormeggiatori, mentre entro ho dietro un gommone che scalpita per
passarmi, Dinamite Blà o meglio il suo motore non ne vuole sapere di
spingere in retromarcia e siccome noi si ormeggia di prua la manovra va
fatta molto lentamente e così mi avvicino al pontile lentissimo con
dietro sempre il gommone, quando sono a 10 metri da pontile con la
marcia indietro inserita e lo scirocco che mi spinge contro al pontile
da dietro una voce in falsetto acida e scontrosa urla "quello è il
nostro ormeggio", penso che potrebbe anche esserlo, ma io ho prenotato e
comunque di fermare la barca non se ne parla quindi proseguo
rispondendo che di posti ce ne sono 3 mi fermo e poi nel caso mi sposto.
La distrazione è fatale, prendo abbrivio e arrivo troppo forte,
accellero, ma l'elica cavita senza sortire effetto, Cinzia per fortuna è
prontissima salta sul pontile con una delle come e con forza bruta ci
ferma e pochi millimetri dal muro di cemento, passa la cima su una bitta
e recupera la trappa... Altro urlo! "Quella è la nostra trappa!" quante
volte vi è capitato di prendere quella sbagliata a me tante, la lascia
mentre rispondo all'acidula gommonauta di non preoccuparsi che non le
avrei rubato il suo diritto di ormeggiare di fianco a me, ma da buon
polemico a questo punto presa la trappa giusta e passata sulla bitta di
poppa mi preoccupo di farlo in modo che la poppa si traversi occupando
il loro spazio e quindi con la dovuta calma mi dispongo a sistemare le
cime a terra sostituendo il doppino con le molle sempre con la vocina
stridula che mi spiega che non voleva essere scortese ma loro hanno la
trappa con la boetta che è loro personale e... bla bla bla... Finito
di sistemare metto il doppino alla trappa e faccio ruotare la barca così
anche il gommino può ormeggiare. E... sommo divertimento, la loro
trappa personale è stata presa dal vicino di destra! E loro che fanno?
Sganciano l'altro gommone e si riappropriano dei loro possedimenti gli
faccio presente che se vogliono possono attacarsi a me che sono 2 metri
più lungo e poi rivolgersi in capitaneria perché è pericoloso sganciare
gli ormeggi altrui. Ovviamente senza alcun risultato. Nota: nei
giorni a seguire i vicini oltre a fonte di aneddoti spassosi di cui poi
vi farò partecipi sono diventati anche simpatici vicini.
La
nostra crociera itinerante è terminata, non ci rimane che preparare la
cena decidendo infine come nostro solito di andare al ristorante.
Mercoledì 18 agosto, speranzoso
per una leggera brezza da grecale mollo gli ormeggi in solitaria, non
fossi stato al mare dove le regole sono ferrei avrei bordato il fiocco
uscendo a vela, ma qui non è possibile accendo quindi il motore
svegliando purtroppo Cinzia che poco dopo esce a farmi compagnia in
pozzetto, visto lo stato comatoso le intimo di non aiutarmi e con il
pilota inserito tolgo i parabordi e preparo il circuito dello spi. Non
siamo praticamente fuori dal porto quando la randa è già a segno e il
tangone già in posizione pronto a trattenere il braccio, torno in
pozzetto e appena la poppa esce dal molo di sopraflutto ***** il braccio
regolo la scotta e isso. La sensazione è sempre fantastica la barca
accellera immediatamente mentre il pilota contrasta un'iniziale tendenza
orziera, l'apparente diminuisce immediatamente e la randa tende a
stallare, orzo di 20° e proseguo. Non c'è rotta ne destinazione solo
divertimento. In un tempo che mi è sembrato istantaneo siamo quasi a
Capo Ferrato, potrei orzare e passarlo, potrei andare di nuovo a
Villasimius nessuno mi trattiene. Quasi nessuno. Le bimbe nel frattempo
si svegliano e cominicano a ribadire che il programma prevedeva
spiaggia! Non posso far altro che ammainare e ripartire di bolina per
il ritorno, utilizzando tutte le tecniche in mio possesso per
prolungare il più possibile la veleggiata.
Giovedì 19 agosto, barca ferma, gita alla spiaggia di Quirra
Venerdì 20 agosto, oggi
con un colpo di mano sono riuscito ad uscire nuovamente in barca e un
po' a vela e un po' a motore percorrere le 8 miglia che ci separano
dalla baia di Quirra, dove risiede la base militare che a giugno fu
colpevole o meritoria della nostra sosta a Porto Corallo. Dopo un paio
di ore di navigazione ci ormeggiamo su un fondo di sabbia bianca e
conchiglie rotte in 5 metri di acqua per la più classica delle giornate
da trascorrere oziando, tuffandoci e pescando infruttuosamente fino a
che l'immancabile termica del pomeriggio non ci consente di rientrare
veleggiando, questa volta con il solo genoa per consentire al cagnaro di
rimanere montato e ripararci dal sole.
Sabato 21 agosto, ieri
doveva essere l'ultimo giorno del diario di bordo, la barca ormai
ormeggiata definitivamente, ma mi preme raccontarvi della gita terrestre
cultural mangereccia fatta a Barrumini in visita ad una delle strutture
nuragiche meglio conservate della Sardegna. La civiltà nuragica vale la
pena di essere menzionata per la sua indefinita e fantastica storia,
3500 anni fa le popolazioni sarde non ancora contaminate da Spagnoli e
Romani si rifugiavano nell'entroterra alla ricerca di acqua e,
ovviamente, protezione dalle invasioni che di volta in volta il mare
portava. Nascono così queste strutture, veri e propri castello torriti
alti anche 20 metri e muniti di merli e feritoie, sorta di castelli
medievali in anticipo di 2000 anni! Su nuraxi ha poi altri vantaggi, è
vicino ad un ottimo ristorante dove si può gustare la cucina
dell'entroterra sardo per un controvalore più che accettabile e, se
l'oste è coccolato a sufficienza, acquistare anche un litro di mirto
fatto in casa. I resti del castello, una torre centrale con 4 torri
esterne unite da contrafforti spessi 6 metri, il tutto alto oltre 20
metri di cui 7 ancora visibili oggi.
E con questo sperando di
aver stimolato la vostra curiosità senza avervi troppo tediato, concludo
dicendo che i giorni successivi li abbiamo realmente passati in
spiaggia spalmati su lettini a noleggio come nella miglio tradizione
della mia infanzia ligure in quel di Celle.
01/09/2010 Stefano Madella vikolocorto@vikoclass.org
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