L'anima del Piviere
Che alle barche possa essere attribuita unanima, lo hanno già detto in tanti. Sul perché invece, ci sono versioni diverse. Sicuramente un manufatto in legno, rifinito in maniera pignola, tenuto come un mobile di casa, ha un aspetto che fa pensare allesistenza di una anima propria, anche se mi sembra difficile separarla dallanima del progettista, del costruttore e poi del proprietario. E io sostengo che la differenza fra uno yacht e un oggetto a forma di imbarcazione la fa lattenzione del suo proprietario.
Questa mattina mi sono in vena di speculazioni filosofico-psicologiche stile Carl Gustav yung e mi sono messo a distinguere lAnima e lAnimus delle barche.
Riguardando le foto del Wianno senior o del cap henry 21 o le bellissime immagini presenti sul sito di Fabio Fazzo (http://www.velanet.it/users/vela.aurica/home.html ) posso anche pensare che la barca sia qualcosa che assomiglia alla parte femminile delluomo, allAnima secondo Carl_Gustav_Jung
, quella che richiede delicatezza e attenzione, che è appagata dalla dolcezza di conduzione e dalla andatura stabile proprie di uno yacht a chiglia lunga.
Ma ci sono altre barche che hanno un anima di tipo collettivo. Sono imbarcazioni di serie, prodotte in numeri abbastanza sostenuti, che hanno avuto e hanno una universalità di utilizzatori. Hanno una storia di progettazione, diffusione , di utilizzo presso scuole vela, di scrittori e giornalisti che ne hanno lodato le qualità intrinseche, e spesso che un aspetto anticonvenzionale, perché nate da un atto di coraggio, dallidea di creare un oggetto economico perché più persone potessero averlo a disposizione.
Questa impostazione di vela pubblica da diporto è iniziata probabilmente col Folkboat, e proseguita soprattutto con i progettisti e costruttori francesi che hanno diffuso le costruzioni di serie in compensato marino prima ed in vetroresina. Adesso è completamente scomparsa. Lasciando al suo posto una vela costosa, senza anima che fa rima con soldi e affari, con pirati e predoni; ma non con yacht e yachtman.
Ma vedere delle persone a bordo di un Piviere, fanno Scuola vela, o semplicemente una uscita con amici, mi fa pensare allAnimus di Carl_Gustav_Jung, a qualcosa di ancestrale, che si ripete generazione dopo generazione, con lo stesso spirito di libertà e di pace interiore.
Bene il Piviere non ha unanima, ha molto di più, ha un Animus, ovvero unanima collettiva che si trasmette geneticamente, come il mito di Noé e di Prometeo.
Navigare su un Piviere è qualcosa di già visto, già desiderato, forse già compiuto. Per questo va oltre il barchino di vetroresina che ne è loggetto, e corre verso Simbad il marinaio, John Guzwell, Alex Carrozzo oppure verso Mauro Mancini. Lanima del Piviere appartiene a tutti coloro che amano una filosovia di vita, più che un oggetto ben fatto.
Rubo questa foto dal sito di Tutti a bordo (http://tabweb.blogspot.com/), ringraziando Guido per quello che che le immagini trasmettono, e che danno proprio le sensazioni di cui ho parlato.
Daccordo, smetto subito, prima che mi chiediate cosa ho preso a colazione al posto del caffellatte.
Ciao
Alfredo
20/06/2010 Alfredo Vincenti
vinceland@virgilio.it
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