Il non-raduno di sabato 13 marzo 2010
Come suggerito da Pino più che un raduno si è trattato di un incontro tra vecchi amici.
La cosa sorprendente è che tra Pivieristi ci consideriamo vecchi amici anche quando non ci siamo mai conosciuti.
Io, ad esempio, non avevo mai incontrato Francesco di persona; ed anche con Mario, oltre agli scambi sul sito, cera stata solo una precedente occasione. E stato ai tempi del Subè, mentre ero in banchina a Riva di Traiano; avevo con me Francesca ed i miei primi due figli, allora piccoli, e Mario passando di là mi fece i complimenti per la mia famigliola e per la scelta della barca.
Da allora siamo diventati amici, ci scriviamo le email, discutiamo sul forum del Piviere e del Circuito Piccola Nautica. Condividiamo la stessa passione: un approccio al mare ed alla vela semplice e genuino, come solo la Piccola Nautica sa darti.
Come me, sia Francesco sia Pino hanno dato via il loro Piviere.
Ma il Piviere, si sa, ci è rimasto nel cuore e ci sentiamo Pivieristi a pieno titolo. Se la devo dire tutta, ho una voglia incredibile di armare nuovamente un Piviere, stavolta vorrei un 6,14 con deriva mobile, come quello dei primissimi Pivieristi, per assaporare un contatto col mare ancora piu spartano e totale.
Ci siamo dati lappuntamento davanti alla darsena di Fiumicino, resa quasi irriconoscibile dai lavori di dragaggio; hanno fatto andar via tutte le barche che lì stazionavano, compresa quella di Mario.
Quando arrivo trovo già Pino e Francesco sorridenti al sole: stanno già parlando di barche. Stringo la mano a Pino e lo trovo come sempre fortissimo, con una passione assoluta per il mare ed unenergia dentro che ti investe e ti sorprende sempre.
Poi stringo la mano a Francesco, che conosco da anni ma solo telematicamente e che non avevo mai incontrato prima. Il suo fisico asciutto, la sua cadenza toscana e la sua esperienza in giro per il mediterraneo con Salsedine fanno di Francesco il Pivierista perfetto. Lo conosco bene Francesco, ci scriviamo fin dallinizio del sito del Piviere. Non lo facciamo spesso, a dire la verità, ma i nostri scambi sono sempre sinceri. Ci siamo aperti il cuore ed abbiamo raccontato lun laltro la parte più profonda di noi. Lultima volta che mi ha scritto non sono riuscito neanche a rispondere, tutto quello che digitavo sulla tastiera mi sembrava banale. Forse è anche per questo che non ci scriviamo così spesso!
Oggi, al contrario, non mi aspetto che riusciremo a raccontare di noi: e così di fatto sarà.
Pino nel frattempo ha chiamato Mario (Mario ddt) il quale ci raggiunge e ci saluta come se ci conoscesse da sempre. Ci porta a mangiare in un bar-pasticceria dei cornetti appena sfornati e ci sediamo al tavolino con caffè e cappuccino davanti. Chiacchieriamo da buoni amici ed appare subito chiaro che Mario e Pino, con la loro storia, con i loro racconti, la faranno da padrone per il resto della giornata: ma siamo contenti così, Francesco ed io siamo più interessati ad ascoltare loro che a raccontare di noi e quindi non ci dispiace.
Mario ci invita a passare da casa sua ed accettiamo molto volentieri di seguirlo.
Nel giardino antistante lingresso ci mostra orgoglioso il suo nuovo acquisto: è una bellissima Suzuki Van Van, una motoretta da 125 cc che ricorda moltissimo le moto scrambler degli anni settanta. Devo dire che rimango veramente colpito, la moto è bellissima, nuova fiammante, ha le ruote tassellate molto grosse, i cerchi a raggi ed una sella in pelle enorme e che appare comodissima. E poi ha il faro rotondo, la qual cosa incontra moltissimo il mio gusto. Questa moto costa quanto uno scooter ma non ha niente a che vedere con uno scooter, è infinitamente più bella e, credo, divertente. Mario ci rivela che non vede lora di rimettersi su strada dopo la pausa invernale.
Entriamo in casa e accettiamo volentieri lofferta di Mario di farci vedere le foto della sua Maddalena. Le ore passano piacevolmente Mario ci racconta un sacco di cose sullarcipelago ed alterniamo la vista delle foto a quella di Google Map per capire dove la foto è stata presa. Mario non ci deve convincere che quel posto è un vero paradiso, e che tutti dovremmo passare del tempo li prima o poi; sia Francesco, col Piviere, che io, con la mia famigliola in vacanza, ci siamo già stati e non facciamo alcuna fatica ad essere daccordo con Mario.
Mario ci fa vedere anche le foto del suo Piviere ed in particolare dei lavori fatti qualche anno fa per istallare un entrobordo della Nanni. Ci spiega con un disegno la soluzione che ha adottato per lasse motore, utilizzando una cuffia in inox lunghissima, in pratica un lunghissimo tubo che dal motore collega il piede dellalbero ed allintermo della quale gira, in tutta sicurezza, lasse.
Nel cercare le foto passiamo dal computer a quelle stampate; ad un certo punto salta fuori una cartella azzurra della CBS che contiene un sacco di materiale interessante per il nostro sito. Chiedo subito a Mario il permesso di prendere tutto in prestito per poter pubblicare il materiale e Mario ovviamente, visto il mio entusiasmo, non può negarmelo.
Ci sono fotografie in bianco e nero di barche della CBS, Piviere, Serenity, il famoso CBS 499, disegni vari, documenti della CBS ed anche una fotocopia di un numero del 73 dellASSOPIVIERE il famoso giornalino che era allegato al Giornalino Nautico di Nistri Lischi e che veniva curato da Edo Azzolini, raccogliendo i racconti dei Pivieristi di quegli anni. Quasi mi emoziono a tenerlo tra le mani e non vedo lora di metterlo a disposizione dei Pivieristi di oggi.
Nel frattempo si avvicina lora di pranzo e Pino, che ha prenotato per tempo, ci porta in un cantiere vicinissimo, quello di Giua a Fiumicino, dove su una specie di catamarano a motore dismesso si mangia primo secondo e dolce a prezzi stracciati.
Arriviamo con qualche minuto di anticipo e ci concediamo un giro tra le barche in secca del cantiere.
Cè un Arpege in vendita e Mario ci rivela che sta accarezzando lidea di prendersi un Arpege. Poche parole scambiate su questo nuovo progetto e capiamo che, poiché lintenzione è sempre quella di andare in barca solo per navigazioni giornaliere (si direbbe day sailing o day cruising) è molto probabile che lidea dellArpege rimarrà solo un idea: il Piviere offre già tutto quanto serve per questo scopo.
Ci avviamo verso il catamarano ed entriamo in questo locale unico ricavato allinterno dove troviamo una tavolata apparecchiata per circa dieci persone.
Alluna e un quarto in punto la signora, che nel frattempo ha cucinato per tutti, suona la sirena e tutte le persone che stavano lavorando sulle barche fanno capolino a bordo.
Ci sediamo tutti insieme ed inizia il pranzo.
Tra una tagliatella al ragù ed un pollo con le patate si parla un po di tutto ma largomento principale rimane sempre il mare.
Parliamo dellultima Coppa America (che farsa!), dei viaggi in solitario, dei prezzi delle barche artigianali della Comar e di quelle in serie francesi. Largomento più interessante riguarda il restauro di vecchi rimorchiatori per un utilizzo diportistico. Nel cantiere, infatti, la persona che mi siede a sinistra sta restaurando un vecchio rimorchiatore e ci racconta le caratteristiche di queste macchine fenomenali da lavoro. Imparo un sacco di cose che non sapevo su di esse.
Il tempo scorre in un ambiente accogliente, il cibo è ottimo, mentre allesterno il tempo comincia a cambiare e la nuvolaglia del primo pomeriggio vince il sole del mattino.
Prendiamo il dolce e poi il caffè e poi Mario ci propone di andare a vedere il Piviere di suo figlio Marco che staziona in un cantiere poco piu a valle di quello in cui siamo. Accettiamo di buon grado, salutiamo i nostri commensali e, dopo aver pagato una cifra molto esigua, ci avviamo alla macchina, mentre la giornata diventa, ad un tratto, quasi fredda.
Arriviamo al Cantiere Nautico Porto Romano (da queste parti si chiamano quasi tutti nello stesso modo) e scendiamo sulla banchina.
Il Piviere di Marco è molto ben tenuto. Mario ce lo apre e ci mostra il meccanismo della deriva mobile.
La barca mi piace moltissimo e mi convinco sempre di piu che il mio prossimo Piviere sarà come questo, ormai ho la certezza che è solo una questione di tempo.
Anche Pino, di fronte alle indubbie caratteristiche positive di questa barca, ha un momento di ripensamento: il Piviere è troppo forte, è una sintesi perfetta tra le qualità nautiche che deve avere uno yacth daltura (linee di carena possenti, pozzetto enorme, rinvio di tutte le manovre in pozzetto) e dimensioni contenute (poco piu di una grande deriva) che permettono la gestione in solitario in tutta sicurezza.
Insomma anche Pino è assalito dal dubbio: avrò fatto bene a dar via Torakiki per Vega? Lo tranquillizziamo su questo, ma rimane il fatto che il Piviere è davvero una barca straordinaria.
Discutiamo anche dellalbero.
Questo Piviere di Marco è stato progettato con un albero armato a 7/8 ed è molto involato: s direbbe quasi una versione corsaiola, da regata. Sotto vela, ci dice Mario, questo Piviere va benissimo e cè veramente da credergli a guardare le manovre fisse.
La questione però è unaltra: qui in questo rimessaggio, o in quello di Giua dove siamo stati a mangiare, certamente ci sarebbero i posti barca che mancano invece a Fiumara Grande e certamente i costi sarebbero molto più competitivi (in quello di Giua si spende quasi la metà che da Chiaraluce!). Il problema è che da qui al mare cè prima il ponte del 2 giugno, e poi quello pedonale di Fiumicino. Questi due ponti si aprono a determinate ore del giorno e questo limita un po la libertà di usufruire della barca quando si vuole.
Lalternativa sarebbe, sempre se non ci fosse lalbero, quella di risalire il Tevere fino al bivio verso la Fiumara Grande e poi da lì passare sotto il ponte della Scafa.
Ecco qui lidea: ci vorrebbe un albero facilmente abbattibile da bordo, magari con un armo al terzo. Ci viene subito in mente il disegno del Piviere Classic del Lenzi (anche se quello aveva la randa Marconi). Mario non è daccordo, è troppo complicato abbattere lalbero in navigazione. Pino cita il meccanismo del Mac Gregor, per quanto brutta quella barca ha un metodo per abbattere lalbero davvero interessante. Decido dentro di me che devo approfondire la cosa: ecco come sarà il mio prossimo Piviere, avrà la deriva mobile ed un armo al terzo!
La giornata volge ormai al termine, siamo un po infreddoliti, il sole è andato via ormai e lumidità ci sta avvolgendo nel suo abbraccio ostile.
Torniamo nei pressi della casa di Mario il quale ci invita a bere un limoncello per scaldarci. Ma io ho già ricevuto una chiamata da casa per sapere quando penso di tornare e Francesco deve rimettersi in viaggio per tornare in Toscana.
Torniamo quindi a riprendere le nostre macchine parcheggiate davanti alla casa di Mario, il tempo di salutarci e siamo sulla strada del ritorno.
Entrambi abbiamo il sorriso sul volto.
L.P. marzo 2010
15/03/2010 Luigi Papetti
luigi_papetti@yahoo.it
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