NUMERO: 1836311903 | Lug - Dic 2012
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Esperienze personali

Tartana

Oggi voglio ricordare un piccolo periodo della mia vita, che mi ha fatto tornare alla mente il film L’Avventuriero con Antony Quinn, che ho rivisto molto volentieri sere fa alla tv .


In particolare inquesto film, mi ha coinvolto il suo restauro di una Tartana abbandonata  sulla spiaggia,  come si intravede dalle poche immagini che sono riuscito a trovare….

Una imbarcazione molto filante per quell`epoca  che poteva raggiungere i …9 nodi…e …

…..tutto sommato, dalle immagini, credo che non superasse i dieci metri al galleggiamento.





Ad ogni buon conto se qualcuno decidesse di averne una ... cosa ben rara… guardate qui`



Pensate un pò….. trasformata in abitazione …e… via a giro per il mondo….!!!!!


…..Magari qui sotto ….



Comunque a tal proposito, tornando indietro negli anni (…almeno 40..), ricordo che un pomeriggio con la Meri mentre passeggiavamo sul bagnasciuga oltre il Calabrone, all’altezza dei ruderi di quelle Colonie che… solo ultimamente, si sono decisi di restaurare … scorgemmo  lo scheletro di un peschereccio di legno, che era stato portato in secco dalle mareggiate semiaffondato nella rena,…

…  e probabilmente abbandonato lì da molto tempo.


La mia fantasia galoppò subito al possibile recupero del relitto .


Ritornati a casa, non vi nego che incominciai a rimuginare sul da fare per rendere possibile il restauro .


L’ indomani armato di una vanghetta di quelle militari, che ancora ho …..



tornai sul luogo, che infine, non era così distante da casa mia, poichè all’epoca, abitavamo in via dei Biancospini a sud di Tirrenia, vicino appunto al Calabrone.


Con la vanghetta iniziai a scavare intorno al peschereccio e mi accorsi che il fasciame era in buono stato e, dopo aver rimosso una grande quantità di rena anche sotto coperta misi a nudo la generosa ossatura interna che mi dette l’impressione di essere molto solida .


Mancava parte del ponte anteriore di coperta  ma tutta l’opera viva mi sembrò in buono stato  anche tutto lo scheletro era intatto e di generoso spessore.


Fu così che coinvolsi anche la Meri a darmi una mano a togliere di torno la maggior quantità di rena possibile e disporla verso il bagnasciuga in maniera da creare una barriera alle probabili onde in caso di sopravvenuto libeccio che avrebbe di nuovo risommerso il relitto.


Lavorammo nelle ore libere come forsennati affascinati da questa nuova impresa .

L’idea  era di costruire tutto intorno al relitto una specie di vasca da utilizzare come cantiere all’aria aperta….  era stagione balneare morta e la zona  allora era  pressochè deserta.


Una delle fatiche più laboriose fu quella di asportare da quel barcone quel blocco di ruggine del motore, primaria fonte di peso e puzzo di nafta , che nemmeno i risciacqui ripetuti del mare era riuscito a togliergli.


Comunque, con pali di legno, come leve e carrucole, tutto recuperato in zona e sul relitto, riuscimmo, coinvolgendo anche il nostro carissimo amico Elio, che in un primo momento ci prese per matti, a vuotare lo scafo di tutto quello che non appartenesse alla struttura lignea intrinseca, di ciò che restava del peschereccio .


Infine, dentro quella “buca di rena”, si presentò in tutto il suo disastrato splendore ciò che restava di quel relitto.


Era leggermente inclinato sul fianco destro, disposto con quest’ultimo a circa45 gradi rispetto al bagnasciuga con la prua verso il mare.

….Ad osservarlo bene non era niente male ….

Anche la Meri vi potrà confermare quanto fu il nostro stupore di vedere che scavando a poppa, c’era ancora l’elica e l’asse di un buon 50 mm ancora intatti, forse per i due generosi pani di zinco collegati dalle parti.


Invano cercammo sigle ,dati o nomi verniciati per una identificazione, ma le mareggiate avevano portato via tutto.


Lo scafo era di una decina di metri, con poppa tonda, con sotto, dietro l’elica, un generoso timone di lamiera di circa 2 cm di spessore, anche questo protetto dagli zinchi .

La coperta fino al motore era recuperabile.

  A prua invece la cabina era stata asportata dal mare come un pezzo di scafo, ma ricostruibile con un pò di passione e buona volontà.


Purtroppo la nostra idea di recuperarlo si …. “infranse”…controi…”frangenti” impietosi di quel forte Libeccio che non durò 3, ….ma ben 6 giorni…vanificando tutto il nostro lavoro…


La natura vince sempre…


Tornammo sul luogo….…dalla sabbia sporgeva a malapena l’orlo superiore della poppa …..


Il mare non solo aveva ricoperto tutta la buca che avevamo scavato tutto intorno , ma ci sembrò che le ondate avessero scavato anche sotto affondandolo maggiormente nella rena .


La Meri che già si era affezionata all’idea di quel gioco, quasi ci pianse …

…e per non illuderla oltremodo, con speranze di recupero ulteriore,…

….. fu lì che insieme …decidemmo di trasferire nel cassetto dei nostri ricordi anche questa avventura…..


Poi tornando sul posto trovammo un tipo strano con un bel barbone e una bellissima faccia solare, che ci disse che avrebbe provato lui a recuperarlo.


Gli raccontammo la nostra storia  e gli augurammo buona fortuna .


In seguito seppi che anche il suo lavoro,….. forse più duro del nostro,…che  avevamo vissuto come un gioco,… era rimasto sopraffatto dagli implacabili eventi naturali …

…aveva recuperato solo l’elica…


Anni dopo... il relitto…semidistrutto, ridotto a uno scheletro, era ancora lì nelle vicinanze,…. ma ormai…. pressoché affogato….stava navigando lentamente alla deriva verso il largo…senza muoversi,… imprigionato nella rena, dentro i flutti, ma non per un suo moto,….. bensì…

….. per l’erosione del bagnasciuga da parte di un mare….. sempre più ingordo…..


CIAO A TUTTI




12/03/2010 Mario Volpini
v.maryone@libero.it

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