NUMERO: 1836311903 | Lug - Dic 2012
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Autocostruzione

Una flotta barche piccole e carrellabili da farsi in casa

Mi capita spesso di navigare sui siti internet nord americani dedicati alle barche piccole, (pocket boat) che nascono proprio  per essere facilmente carrellabili. Da quanto posso capire, visto che negli Usa non ci sono mai stato, ci sono delle condizioni che facilitano la passione nautica anche in luoghi molto distanti dal mare. Sicuramente la presenza di luoghi belli, di tutta una regione coperta da grandi laghi e due oceani a disposizione facilita l’idea di una nautica di movimento, ma le distanze sono notevoli, sicuramente più ampie di quelle Europee. A completare il tutto, lo spirito pionieristico, l’uso diffuso dei grandi truck, i camioncini americani e il fatto che una grossa fetta della popolazione non abiti nei grandi palazzi ma nelle villette di legno con annesso garage, barbecue e giardino, fa si che ci sia una grande diffusione della nautica carrellabile. E’ altrettanto diffusa la voglia di costruirsi un oggetto nautico con le proprie mani, metterlo su un carrello e portarselo a spasso, per cui ci sono  tanti club di autocostruttori e altrettanti progettisti che lavorano per loro. Le dimensioni  ed i pesi di questi manufatti, però sono simili a quelle che si potrebbero vedere e utilizzare nel nostro vecchio continente, per cui una carrellabilità di tali mezzi sarebbe altrettanto possibile.  Ci sono talmente tanti appassionati e tanti progettisti, che, periodicamente,  vengono banditi dei concorsi di progettazione per autocostruttori, con dei temi ben precisi, come un trailer cruiser al limite della normale carrellabiltà, oppure un veliero per uno specifico raid velico. Quello che uno non si immagina è di trovare fra i vari vincitori di questi concorsi un ingegnere navale di Genova. La coincidenza mi ha  incuriosito, e quando ho visto le foto del modellino di  "Alice 14" sul sito " barche autocostruite, ho pensato di contattare il progettista.

Ne è seguito uno scambio di e-mail molto interessante; ho ricevuto  una serie di foto e disegni che corrispondono, di fatto, ad una vera flotta di piccole barche da costruirsi in casa.

Due parole sul progettista;

Si chiama Flavio Faloci, è ingegnere navale e lavora a Genova, presso Il R.I.N.A, come ispettore.

Nel tempo libero veleggia, fa l'istruttore presso il Centro velico di Caprera, e poi disegna barche da autocostruttori.

Flavio mi ha raccomandato di evidenziare che nessun progetto delle belle barche che descriverò è completo; si tratta di studi di fattibilità, con i relativi calcoli strutturali e idrodinamici. Molti sono nati proprio per i concorsi, anche, se non dovrebbe mancare molto per portarli a termine. Flavio mi ha scritto che dovrebbe completare il "Dodo", entro l'inverno. Prima di descrivere queste barche, vorrei sottolineare alcuni indirizzi della filosofia costruttiva di Flavio, perché sono convinto che dovrebbero essere seguiti anche per le imbarcazioni piccole e carrellabili costruite in serie:

  1. niente zavorra fissa esterna: per gli autocostruttori è un problema e poi , aggiungo io i vantaggi della deriva mobile per una barca piccola sono superiori agli svantaggi.

  2. niente entrobordo; anche sulle barchè più grandi Flavio preferisce fare un pozzetto apposito per il fuoribordo, esattamente quello che ha fatto Mario Volpini allungando il piviere 6,14.

  3. la barca, (sono parole di Flavio) "....deve essere poter portata anche in solitario, o - per navigazioni lunghe - da una coppia"

     

  4. la barca  deve ASSOLUTAMENTE essere inaffondabile ( con schiuma e gavoni vari ) e deve essere autoraddrizzante in caso di scuffia a 90°.

     

Per quanto riguarda l'autocostruzione, Flavio sostiene la necessità di non progettare  una attrezzatura velica spinta per non incidere esageratamente  sul costi globali del manufatto.

C'è poi il problema della semplicità costruttiva confrontata alla possibilità di avere una barca bella, ed anche a me piacciono barche che in qualche modo ricordano quelle da lavoro. Molti Amatori hanno scritto a Flavio chiedendogli una barca come quelle di Bolger ma non così Brutte.

Qui permettetemi una divagazione personale. Phil Bolger è stata un designer  originale ed ha sempre cercato delle soluzioni controcorrente, ottenendo spesso critiche di natura estetica. Ma molte delle sue barche squadrate (square boat)                     

non sono proprio brutte, anzi possono avere un certo fascino. Ne cito solo una, L'advanced sharpie 29 ,

evoluzione dello sharpie americano, barca trasportabile (viste le dimensioni non è facilmente carrellabile), pensata per crociere di un certo respiro, che secondo me, modificandone gli interni, si presterebbe per essere un ottimo peschereccio a vela. E se decidessi di cambiar vita e fare il pescatore, mi costruirei in mezzo così, a vela.

Per quanto riguarda il metodo costruttivo a Flavio non piace più di tanto il cuci e incolla, perchè ad una iniziale velocità di assemblaggio corrisponde un lungo lavoro di levigatura, che se fatto in ambiente non attrezzato professionalmente, può portare persino a prendere allergie alle resine utilizzate. Viceversa, con una progettazione accurata e con il taglio computerizzato dei legnami, si può lavorare bene con un montaggio tradizionale senza essere necessariamente espertissimi.

Tra l'altro, il taglio computerizzato comporta minor spreco di materiale, perchè alla fine il suo costo aggiuntivo è assorbito dal minor costo dei legni.

Torniamo alle barche dell'ingegner Faloci:

Cominciamo dalle derive non cabinate. Mi piacciono questo tipo di imbarcazioni perchè sono pensato per l'uso di vela e remi, rinunciando completamente al motore. Così diventano maggiormente utilizzabili in ambienti lacustri, nei fiumi, e nelle lagune, e senza motore, diminuiscono i costi e i problemi.

 

Alice 14           

vedi anche  Barche autocostruite:

 

E' un deriva dalle dimensioni simili al  laser, ma con un
pozzetto abbastanza ( 1,80 m ) lungo da poterci dormire dentro un sacco a pelo;può navigare sia a vela, con una piccola vela a tarchia ( tipo optimist ) che con un paio di remi.  A bordo ci sono svariati gavoni e gavoncini per portarsi dietro abbastanza materiale per poter fare del camping nautico in solitaria.

Insomma una barchetta per starsene  in giro per lagune , laghetti, fiumi o posti tranquilli.
Il progetto si ispira, al melonseed skiff, una barca che un tempo veniva usata negli usa da quelli che andavano a caccia di anitre
negli stagni e che è ancora diffusa,  in versione modernizzata.

 






Qui sotto, gli schemi per il taglio computerizzato dei componenti.

 

 

 

Un'altra barca che mi ha colpito è il Pequod, che è nata da un concorso che richiedeva la barca per  l'"Everglades Challenge" un raid in Florida, terra di paludi e coccodrilli, da fare in due persone con un equipaggiamento completo persino di fucili, il tutto per dieci, quindici giorni di viaggio. Quindi un mezzo da regata, che sarebbe ottimo per fare i raid europei, a cominciare dalla Velalonga. Reso meno spinto, potrebbe essere ancora una barca da passeggio, un day sailer a vela e a remi.

 

 

Scrive  Flavio : "...  L'idea era di fare uno scafo abbastanza lungo ( circa sei  metri ) con lo spazio per parecchia roba , e una piccola cabina per dormire al
chiuso. La deriva è lunga e poco inclinata per poter navigare in fondali ridotti (meno di un fathom, cioè 90 cm ).
 La velatura è su due rande con un centro velico abbastanza basso, con la possibilità di navigare con una sola vela se il vento rinforza."

I cabinati:





 Il più piccolo,  "Dodo",  nasce per un concorso di progettazione per autocostruttori Con questo Tema: costruire una piccola barca idonea a fare almeno  due settimane di Yacht camping singolo  nello Stato di Washington, nell' area sud del Puget Sound. . Il budget per la costruzione della barca e di tutte le forniture  per il viaggio è di $ 2500.
Ecco allara la proposta di Flavio :
Dodo: lunghezza 4,65 m; larghezza 2,10 m; peso a vuoto 440 kg . dislocamento 590 kg. Ovviamente, come previsto dal concorso, è carrellabile.

           

 

 

 

La seconda barca, é  "Whoopy", è sicuramente la più classica nell'aspetto. E' un un 25 piedi carrellabile, per uscite giornaliere o regate di barche classiche, oppure  crocierine spartane per due persone. Il progetto si a classificato al primo posto insieme ad altri 2, del concorso di Classic Boat.

 

Il terzo progetto è "Joelle" così Descritta da Flavio: " un  28 piedi , a deriva mobile, e carrellabile trainato da un 2500 di cilindrata - (queste erano le specifiche del bando della rivista). mi sono classificato terzo  anche se il progetto non è esente da difettucci."

            

 

 

In effetti, anche Flavio pensa che le dimensioni massime per l'autocostruzione siano intorno ai 26 piedi ovvero 8 metri di lunghezza massima, che poi, aggiungo io, è anche il limite massimo per la carrebilità. Oltre si può fare solo se di mestiere si fà l'autotrasportatore.

".....se la barca è suppergiù oltre gli otto , nove , dieci metri la  costruzione per un singolo "amatore"comincia ad essere problematica, lunga costosa e difficoltosa.  Come stima di massima ci vuole un ora uomo al kg di barca;con un progetto ben studiato, e facendosi tagliare i pannelli a controllo numerico si può - credo - scendere a circa mezz'ora al kg. Un anno per fare la barchetta è ragionevole, due è fattibile, tre è ai limiti, da quattro in su non ha più senso; varare una barca dopo dieci anni di fatiche mi pare da grulli. Meglio comprarsi un usato da rimettere a posto o noleggiarsi un qualcosa charter. Si, c'è un gran potenziale di crescita per le barche piccine autocostruite, costruire un qualcosa di troppo grande è inutile, dispendioso e al di fuori della logica : piccolo, facile, semplice, economico......"

 

Che poi è quello che noi, del circuito della piccola nautica, sosteniamo anche per le barche di produzione industriale, che sono quasi scomparse, ormai.

Infine due foto rubate da internet: Il Nostro ingegnere al lavoro ed il Suo migliore assistente.

 

             

 



07/11/2009 Alfredo Vincenti
vinceland@virgilio.it


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