NUMERO: 1836311903 | Lug - Dic 2012
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Esperienze personali

Il downshifting

Ieri sull'Uno c'era la partita, non mi interessano le disgrazie di Lippi, quindi ho girato sul TG5 dove verso la fine hanno mandato un servizio in cui ho ritrovato gran parte della mia vita e delle mie scelte. Entrato nel mondo del lavoro abbastanza tardi e grazie ad una raccomandazione, benchè invalido figuriamoci, ho cercato di dimostrare a me stesso e agli altri di essere capace a fare qualcosa e in pochi anni ce l'ho fatta. Da magazziniere e operatore ai collaudi sono salito gradino dopo gradino fino ai vertici aziendali, massimo livello impiegatizio da vero e competente Quality Manager, prima di diventare dirigente e acquistarmi un bel pezzo di fabbrica. Purtroppo è finita lì, la gallina ingorda strozza e qualcuno si è sentito in dovere di fermarmi. Poi qualche anno in grandi aziende e baracconi pubblici a fare il consulente e alla fine io e mia moglie abbiamo detto basta: stanco di viaggiare, stanco di pagare la stessa percentuale di tasse di un notaio, stanco di leticare al limite della separazione, stanco di non vedere i miei figli, il maggior tempo che avevo passato con mio figlio fino ad allora era stato quando, vittima di un grave incidente, l'avevo vegliato in ospedale per settimane. Ed è proprio in quei giorni che mio cognato Maurizio, bravo anestesista dell'ospedale di Arezzo, portò come regalo a mio figlio un inserto in cui si parlava di nodi marinareschi e di barche a vela. Fu allora che decisi di smetterla, valeva la pena continuare una vita così? Valeva la pena buttare i soldi in inutili scarpette da ginnastica che si pagavano tranquillamente 200 euro senza battere ciglio, o pensare di acquistare ogni due anni il nuovo fuoristrada o cose del genere? Valeva la pena rinunciare  alle cose più belle della vita solo per avere una casa in più o vestirsi meglio? No, assolutamente no. Ebbene abbiamo applicato anche noi il "downshifting", allora non sapevamo che si chiamava così, pensammo solamente: spendiamo meno e stiamo più insieme nella nostra bella casa in campagna vicino ad Arezzo, a girellare ogni tanto in barca, tutti assieme. Ora siamo certamente più poveri ma molto più felici e le disgrazie delle aziende che inquinano o che vanno male in cui ho lavorato appena ci sfiorano quando ascoltiamo i notiziari locali. Non serbo rancore verso quella gente e la loro arida mentalità imprenditoriale protesa solo verso maggiori guadagni, in fondo è grazie a loro che oggi posso vivere una vita così bella e gliene devo essere sinceramente grato, e poi danno lavoro a tanta gente. Non è questo il punto, il punto è che se si può bisogna avere la capacità di fermarsi, di non andare oltre per rovinare tutto, rovinare la vita a se stessi e agli altri, bisogna avere la capacità di scrutare sempre nuovi orizzonti e la fiducia che comunque il domani sarà migliore, la capacità di accorgersi che la vita offre sempre delle opportunità, magari diverse però pur sempre nuovi modi per poterla vivere come un dono prezioso quale è. Concludo meditando che forse non sono molti coloro che possono permettersi di fare scelte del genere, ma certamente molti di più di quelli che non crediamo, probabilmente parecchi anche tra tutti coloro che stanno leggendo "Naima" ... e che il vento li ispiri.

Link al servizio del TG5:

http://www.video.mediaset.it/mplayer.html?sito=tg5&data=2009/10/14&id=39842&from=link

 



15/10/2009 Francesco Lenzi


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