AUTOBUS
Salgono sullautobus sovraffollato che scodella lungo le curve della strada costiera turisti low cost e dignitosi abituees attenti al soldo per virtù o sopravvenuta necessità.
Lui e lei. Non avranno diciottanni. Sono belli, di quella bellezza affusolata e pulita che hanno quelli di buona famiglia. Si stagliano bianchissimi tra le facce e le braccia arrossate dei low cost e le discrete abbronzature degli abituees. Quasi impercettibilmente e senza destare scandalo si ritagliano due posti a sedere vicini, incuranti della mamma che, cerca di tenere insieme il passeggino ripiegato con il bimbo destinato a starci dentro, e della traballante vecchietta truccata, che tenta disperatamente di far ricordare che una volta era proprio una bella donna. Lui ha una rada e lunga barba nera, quasi da studente coranico, lunghissimi capelli a treccine, pesanti jeans larghissimi con il cavallo a mezza gamba, scarpe da ginnastica con una grossa suola di gomma. Ho caldo per lui. Lei ha capelli tagliati a ciocche, colorati di verde e arancione e uno spillo che le buca il labbro. Siedono affiancati guardando fissi ognuno davanti a sé lo stesso vuoto, le pupille dilatate, le palpebre a metà. Nessun interesse, nessun neppur lontano barlume di gioia nei loro volti.
Cosa è gli è accaduto per annegare in tanta insensatezza i loro diciottanni?
Mentre soffro per il lancinante dolore che trasmettono quegli sguardi perduti, lei si gira verso di lui, che risponde, e si baciano.
Mi giro dallaltra parte per non apparire un guardone.
Ma sembrava che, finalmente, sorridessero.
27/07/2009 Fabio Fazzo
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