NUMERO: 1836311903 | Lug - Dic 2012
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Racconti

sVikolata della liberazione

sVikolata della liberazione


Ci siamo spengo tutto e vado a casa, tutto è pronto e collaudato, naturale partire per il lago per 3 giorni di sole e di vela. Non meno atteso, solo naturale.

Siamo al lago, c'è ancora luce le giornate si allungano ma fa comunque freschino. Arriva Franco nuovo amico della bassa, purtroppo la gru è sott'acqua e ci adoperiamo sotto la guida e il consiglio dell'Aldo per trovarne una più alta. Presto fatto il Piccaluga è disponibile, domani mattina vareremo anche Eta Beta pronti per fare vela insieme. Vi dico subito che non conoscendo assolutamente Franco mi ha subito stupito la sua flemma nel constatare di essersi fatto 200 km di traino e di non poter varare la barca.

Mattino, notte fredda mitigata dalla stufetta, alle 7 siamo in cantiere per varare alle 9,30 pronti con tutte le barche in acqua solo il vento è rimasto a casa ha mandato un cugino, ma piccolo piccolo, ma noi non ci facciamo mica spaventare, i compagni con le barche più veloci salgono a vela, noi paperette smotoriamo.
Passano così Angera e Ranco; qui il lago si apre e comincia a far caldo, passiamo rasenti a Belgirate sperando in un ripensamento degli amici di li che avevano dato forfait, sentiamo Paola e Luciano che stanno ancora litigando con il tender allagato. Intanto il gruppo ha il primo dissenso dopo centinaia di miglia fatte insieme, la meta non è unanime, per un istante sembra ci si debba dividere, l'istante passa e si prosegue tutti insieme, cercando di stringerci attorno a chi può sentirsi in difficoltà. Questi rallentano e io mi sento in apprensione, saprò dopo che il problema era la peperonata sul fornello.
Laveno passa alla nostra sinistra nella patana totale, slalom gigante fra tronchi e arbusti portati dalla corrente allargiamo per l'ultima tratta a Cannero rallentando l'andatura sperando che l'inverna ci raggiunga (non lo farà fino a domenica sera). Siamo in porto assistiti da due gentil donzelle, una per prendere le cime e l'altra per pelare 20 euro, proprio quando la tramontana inizia a far sentire la sua voce, ma noi siamo troppo stanchi per uscire di nuovo. Fermiamo quindi le barche ben bene in previsione della sburianata e andiamo a farci il primo aperitivo della serata, secondo aperitivo sul Trombo, terzo al Sano Banano con cena a seguire. Stanchi e felici ci addormentiamo cullati dalle onde.
Oddio cullati, più corretto sballottati il porto offre protezione più alle onde che a noi, nel senso che vi entrano e non escono più.




La mattina di sabato il cielo è terso, l'aria frizzante, il vento leggero da nord, il lago calmo (a parte nel porto), colazione breafing prepartenza in cui si decide di mischiare un po' gli equipaggi. Le signore sul Trombo, almeno in parte, io proseguo da solo. Il favonio non è per nulla disteso lascia anzi parecchie zone di piatta, svikolando fra queste riesco a passare il comet di Paola, lei cerca di farmi straorzare con una manovra alla Torben, ma io agile poggio e le passo sottovento. Lo sguardo va teso verso il timoniere, ma nulla possono li passo così lasciandoli presto di poppa.
Intanto il vento si assesta sui 10 nodi ben disteso così la flottiglia si avvicina veloce a Caldè, sosta prevista per il pranzo. Ci arrivo troppo presto ammaino il gennaker e riparto di bolina, il gruppo è molto sparso solo 2 sono sopra vento e faccio rotta verso di loro, raggiungo Nane Oca e mi ci accodo aprendo l'ammazzapatane, nato per venti fra i 3 e i 5 nodi ora salvo rotture funziona fino a 10 e oltre, lo affianco vedo che ha la macchina fotografica allora orzo per mostrargli un po' di carena.
C'ho fame. Aspetto che i primi ormeggino per farmi aiutare e mi accosto in andana a Nane Oca, Luca e Elena con fare esperto mi prendono le cime e sono a terra, arrivano altri, motoschifi e vele, ma non c'è più posto anche con le barche in andana occupiamo tutti e due i pontili, un po' mi spiace, ma son tutte grosse e non ce la sentiamo di offrirgli il fianco dei nostri moschini. Aperitivo al solito baretto e poi pappa tutti insieme sui pontili.

Al riparo della rocca di Caldè non ci si accorge che il vento sta aumentando, vediamo passare la flotta che partecipa alla Laveno/Ascona e non ci accorgiamo di quanto sono sbandati. Usciamo. Io sempre solo isso il gennaker ancora ridossato, giro la punta e mi ritrovo in mezzo alle onde e alle ochette, il wind inizia a fischiare; il motivetto fa più o meno così: coglioneeee coglioneee la senti questa voce? Ti strapoooo tutto, ti strappo tuttoooooo! Santo avvolgitore salva il gennaker, la madonna delle borose a circuito chiuso salva me e Vikolocorto. Poggio con randa ridotta e fiocco e comincio a surfare. Le mani mi si screpolano per tenere la barra e la scotta, ma non mollo. 7 nodi la velocità massima, 6 quasi sempre, mai sotto ai 5. Purtroppo o per fortuna dura poco, in un'ora sono in vista di Laveno orzo, con molta apprensione per il timore di sdraiarmi, per prendere la cappa e ammainare la randa e..... sorpresa Vikolocorto non orza!
Timone alla banda, traverso ma nulla più, randa sventata per forza di cose, ma il fiocco porta bene. Che c'hai adesso? Guardo la cima della deriva.... lunga... la deriva è alzata! Scopro con sommo gaudio che il Viko tiene una sua cappa al traverso proprio grazie alla deriva alzata e riesco così ad ammainare la randa e poggiare di nuovo per infilarmi nel golfo.
Pace relativa, ma pace, le onde non ci sono più e il vento arriva solo con qualche raffica, procedo lento fino ad addentrarmi ben bene quindi riprendo la cappa, quella vera, e preparo parabordi e cime sui 4 lati, non so dove devo ormeggiare e il porto offre il fianco ad una valletta dove il vento scende gagliardo. Pochi minuti dopo mani premurose mi agguantano in un angolino che più riparato non si può. Craker e birretta me li sono proprio meritati.
La cronaca del gruppo è non meno perigliosa, a parte il Firstino che si gioca di tacco a tutta tela i 25 nodi e oltre gli altri scendono con fazzolettini. Trombo a parte, una stecca rotta che lo costringe a smotorare. Ultimo momento di ansia quando il motore di Eta Beta fa cilecca, per fortuna viene prontamente recuperato da Sirio.
1° aperitivo in barca secondo al bar, per variare, pizza con Franz in aggiunta al gruppo. A nanna presto che sono sconvolto, Porto Labieno è ben fatto e non c'è onda, solo gli schiamazzi della barca mi vicina mi disturbano, un po', pochissimo. Dormo.


Domenica ore 7 Franz è già li e pure docciato andiamo a far colazione insieme Speravo in una diminuzione del vento, ma si sa il Verbano è on-off, quindi ecco che ci troviamo a lottare con le bavette, per di più da nord quando preferiremmo bolinare per fare apparente. Poco male l'importante è esserci e poi piano piano arriviamo comunque a destinazione. Si a destinazione, in mezzo c'è poco da raccontare, saluti a Franz e al Trombo che si fermano a Monvalle, Nane e Sirio partiti prestissimo per una regata, Lorenzo e Ale volati via grazie allo spy. ci ritroveremo solo dopo aver rimesso sul carrello Eta Beta per l'ultimo aperititvo.

  
 



   


03/07/2009 Stefano Madella
vikolocorto@vikoclass.org

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