sVikolata della liberazione
sVikolata della liberazione
Ci
siamo spengo tutto e vado a casa, tutto è pronto e collaudato, naturale
partire per il lago per 3 giorni di sole e di vela. Non meno atteso,
solo naturale.
Siamo
al lago, c'è ancora luce le giornate si allungano ma fa comunque
freschino. Arriva Franco nuovo amico della bassa, purtroppo la gru è
sott'acqua e ci adoperiamo sotto la guida e il consiglio dell'Aldo per
trovarne una più alta. Presto fatto il Piccaluga è disponibile, domani
mattina vareremo anche Eta Beta pronti per fare vela insieme. Vi dico
subito che non conoscendo assolutamente Franco mi ha subito stupito la
sua flemma nel constatare di essersi fatto 200 km di traino e di non
poter varare la barca.
Mattino,
notte fredda mitigata dalla stufetta, alle 7 siamo in cantiere per
varare alle 9,30 pronti con tutte le barche in acqua solo il vento è
rimasto a casa ha mandato un cugino, ma piccolo piccolo, ma noi non ci
facciamo mica spaventare, i compagni con le barche più veloci salgono a
vela, noi paperette smotoriamo.
Passano così Angera e Ranco; qui il
lago si apre e comincia a far caldo, passiamo rasenti a Belgirate
sperando in un ripensamento degli amici di li che avevano dato forfait,
sentiamo Paola e Luciano che stanno ancora litigando con il tender
allagato. Intanto il gruppo ha il primo dissenso dopo centinaia di
miglia fatte insieme, la meta non è unanime, per un istante sembra ci
si debba dividere, l'istante passa e si prosegue tutti insieme,
cercando di stringerci attorno a chi può sentirsi in difficoltà. Questi
rallentano e io mi sento in apprensione, saprò dopo che il problema era
la peperonata sul fornello.
Laveno passa alla nostra sinistra nella patana totale, slalom gigante
fra tronchi e arbusti portati dalla corrente allargiamo per l'ultima
tratta a Cannero rallentando l'andatura sperando che l'inverna ci
raggiunga (non lo farà fino a domenica sera). Siamo in porto assistiti
da due gentil donzelle, una per prendere le cime e l'altra per pelare
20 euro, proprio quando la tramontana inizia a far sentire la sua voce,
ma noi siamo troppo stanchi per uscire di nuovo. Fermiamo quindi le
barche ben bene in previsione della sburianata e andiamo a farci il
primo aperitivo della serata, secondo aperitivo sul Trombo, terzo al
Sano Banano con cena a seguire. Stanchi e felici ci addormentiamo
cullati dalle onde.
Oddio cullati, più corretto sballottati il porto offre protezione più
alle onde che a noi, nel senso che vi entrano e non escono più.
La
mattina di sabato il cielo è terso, l'aria frizzante, il vento leggero
da nord, il lago calmo (a parte nel porto), colazione breafing
prepartenza in cui si decide di mischiare un po' gli equipaggi. Le
signore sul Trombo, almeno in parte, io proseguo da solo. Il favonio
non è per nulla disteso lascia anzi parecchie zone di piatta,
svikolando fra queste riesco a passare il comet di Paola, lei cerca di
farmi straorzare con una manovra alla Torben, ma io agile poggio e le
passo sottovento. Lo sguardo va teso verso il timoniere, ma nulla
possono li passo così lasciandoli presto di poppa.
Intanto il vento
si assesta sui 10 nodi ben disteso così la flottiglia si avvicina
veloce a Caldè, sosta prevista per il pranzo. Ci arrivo troppo presto
ammaino il gennaker e riparto di bolina, il gruppo è molto sparso solo
2 sono sopra vento e faccio rotta verso di loro, raggiungo Nane Oca e
mi ci accodo aprendo l'ammazzapatane, nato per venti fra i 3 e i 5 nodi
ora salvo rotture funziona fino a 10 e oltre, lo affianco vedo che ha
la macchina fotografica allora orzo per mostrargli un po' di carena.
C'ho fame. Aspetto che i primi ormeggino per farmi aiutare e mi accosto
in andana a Nane Oca, Luca e Elena con fare esperto mi prendono le cime
e sono a terra, arrivano altri, motoschifi e vele, ma non c'è più posto
anche con le barche in andana occupiamo tutti e due i pontili, un po'
mi spiace, ma son tutte grosse e non ce la sentiamo di offrirgli il
fianco dei nostri moschini. Aperitivo al solito baretto e poi pappa
tutti insieme sui pontili.
Al
riparo della rocca di Caldè non ci si accorge che il vento sta
aumentando, vediamo passare la flotta che partecipa alla Laveno/Ascona
e non ci accorgiamo di quanto sono sbandati. Usciamo. Io sempre solo
isso il gennaker ancora ridossato, giro la punta e mi ritrovo in mezzo
alle onde e alle ochette, il wind inizia a fischiare; il motivetto fa
più o meno così: coglioneeee coglioneee la senti questa voce? Ti
strapoooo tutto, ti strappo tuttoooooo! Santo avvolgitore salva il
gennaker, la madonna delle borose a circuito chiuso salva me e
Vikolocorto. Poggio con randa ridotta e fiocco e comincio a surfare. Le
mani mi si screpolano per tenere la barra e la scotta, ma non mollo. 7
nodi la velocità massima, 6 quasi sempre, mai sotto ai 5. Purtroppo o
per fortuna dura poco, in un'ora sono in vista di Laveno orzo, con
molta apprensione per il timore di sdraiarmi, per prendere la cappa e
ammainare la randa e..... sorpresa Vikolocorto non orza!
Timone
alla banda, traverso ma nulla più, randa sventata per forza di cose, ma
il fiocco porta bene. Che c'hai adesso? Guardo la cima della deriva....
lunga... la deriva è alzata! Scopro con sommo gaudio che il Viko tiene
una sua cappa al traverso proprio grazie alla deriva alzata e riesco
così ad ammainare la randa e poggiare di nuovo per infilarmi nel golfo.
Pace relativa, ma pace, le onde non ci sono più e il vento arriva solo
con qualche raffica, procedo lento fino ad addentrarmi ben bene quindi
riprendo la cappa, quella vera, e preparo parabordi e cime sui 4 lati,
non so dove devo ormeggiare e il porto offre il fianco ad una valletta
dove il vento scende gagliardo. Pochi minuti dopo mani premurose mi
agguantano in un angolino che più riparato non si può. Craker e
birretta me li sono proprio meritati.
La cronaca del gruppo è non meno perigliosa, a parte il Firstino che si
gioca di tacco a tutta tela i 25 nodi e oltre gli altri scendono con
fazzolettini. Trombo a parte, una stecca rotta che lo costringe a
smotorare. Ultimo momento di ansia quando il motore di Eta Beta fa
cilecca, per fortuna viene prontamente recuperato da Sirio.
1° aperitivo in barca secondo al bar, per variare, pizza con Franz in
aggiunta al gruppo. A nanna presto che sono sconvolto, Porto Labieno è
ben fatto e non c'è onda, solo gli schiamazzi della barca mi vicina mi
disturbano, un po', pochissimo. Dormo.
Domenica
ore 7 Franz è già li e pure docciato andiamo a far colazione insieme
Speravo in una diminuzione del vento, ma si sa il Verbano è on-off,
quindi ecco che ci troviamo a lottare con le bavette, per di più da
nord quando preferiremmo bolinare per fare apparente. Poco male
l'importante è esserci e poi piano piano arriviamo comunque a
destinazione. Si a destinazione, in mezzo c'è poco da raccontare,
saluti a Franz e al Trombo che si fermano a Monvalle, Nane e Sirio
partiti prestissimo per una regata, Lorenzo e Ale volati via grazie
allo spy. ci ritroveremo solo dopo aver rimesso sul carrello Eta Beta
per l'ultimo aperititvo.
03/07/2009 Stefano Madella
vikolocorto@vikoclass.org
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