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Esperienze personali
Barca nuova paga da bere
Ovvero come le impressioni migliorano col tempo
Eccomi
qui, non sono un grande scrittore e sicuramente non riuscirò ad
esprimere il misto di gioia e malcontento che Vikolocorto ci provoca.
Barca nuova paga da bere e così ho fatto, ma non è di questo che volevo parlare.
Il titolo giusto è "Barca nuova che non sa di lago".
Quando siamo andati a vedere i Viko è stato per gioco, a noi piace ogni
tanto sognare, volevamo portare la nostra barchetta al mare e Bimba non
voleva e non poteva, volevamo una barca nuova senza quelle piccole
magagne che ogni volta si presentano quando hai 25 anni.
Ho cominciato allora a documentarmi sulle imbarcazioni che il mercato
offriva: Etap, Benetteau, Jeanneau propongono tutte un 20 piedi, ma
anche se di sogni si tratta questi erano oltre ogni portata. Poi, come
detto, ho visto i Viko e il sogno è arrivato fino al dormiveglia.
Giovedì 2 giugno mi sono svegliato. Armato di motore (il glorioso),
dotazioni e fratello, che per l'occasione si è prestato ad aiutarmi, ci
presentiamo al pontile dove Vikolocorto è già pronto e aspetta solo
noi. Il responsabile del cantiere è a bordo e cerca di cancellare ogni
piccolo segno di sporco (gabbiani di m...a). Saliamo a bordo e subito
le mie scarpe lasciano due impronte in pozzetto sotto lo sguardo
inorridito di Renata, mi guardo intorno, tutto è perfetto: le cime ben
riposte sui Winch tutte con un bel colore vivo, la tuga non ha nemmeno
un segno, il tambucco in plexy è tanto lucido che sembra una lastra di
vetro, le vele, già armate, sono bianchissime e con i segni delle
pieghe. Scendo sotto coperta per riporre lo zainetto, la cerata e i
documenti e la zaffata mi assale, l'odore di plastica, di vernice e
di... nuovo è fortissima nemmeno su un'automobile dal concessionario è
così presente. Forse perché una barca è fatta veramente a mano e qui si
vedono lampanti i segni lasciati da chi l'ha costruita, mi guardo un
po' in giro, in un angolo si vede un graffietto ritoccato (la fibbia
della cintura del verniciatore?), sotto i cuscini un pezzetto di fibra
di vetro, in bagno un pezzo di legno dimenticato, nei gavoni non ci
sono ragnatele, polvere, segni di umido, niente.
Usciamo. Il piccolo Johnson da 4 Cv è un po' anacronistico sulla poppa
ma non si lascia intimidire e dopo 23 anni di servizio e 2 di riposo
forzato parte (veramente) al primo colpo, mossi da una fretta che
sembra esorcizzarre la possibilità di svegliarsi molliamo gli ormeggi e
schizziamo letteralmente avanti, Vikolocorto e leggerissimo.
100 metri massimo e issiamo le vele, rollafiocco (ricordarsi di aprire
lo strozzatore del frullino), cerniera della sacca della randa e su
anche quella, con i carrelli sale che è uno spettacolo, in 30 secondi
siamo già al traverso, anzi andiamo di traverso? La deriva! Apro lo
stopper e anche quella va al suo posto. Traverso, bolina, bolina
stretta. Poi lasco e poppa, tutto normale tutto facile non cambia
nulla, solo le testate e le ammaccature su ginocchia e gomiti fanno
capire che non c'è proprio un gran feeling con la barca. Da riva
cominciano a telefonare ed è già ora di rientrare, avvolgiviocco
(figata!), randa che scivola nella sacca senza colpoferire e motore. Al
molo una folla di persone ci aspetta manovra da manuale e Vikolocorto è
all'ormeggio, visita di amici e parenti d'obbligo e poi, per la prima
volta, mi ritrovo solo sul mio Viko a... lavarlo (in tre giorni lo avrò
lavato 10 volte) è una soddisfazione vedere il bianco rispuntare
immediatamente sotto la spazzola.
22/10/2008 Stefano Madella vikolocorto@vikoclass.org
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