NUMERO: 1836311903 | Lug - Dic 2012
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Esperienze personali

Barca nuova paga da bere

Ovvero come le impressioni migliorano col tempo

Eccomi qui, non sono un grande scrittore e sicuramente non riuscirò ad esprimere il misto di gioia e malcontento che Vikolocorto ci provoca.

Barca nuova paga da bere e così ho fatto, ma non è di questo che volevo parlare.
Il titolo giusto è "Barca nuova che non sa di lago".
Quando siamo andati a vedere i Viko è stato per gioco, a noi piace ogni tanto sognare, volevamo portare la nostra barchetta al mare e Bimba non voleva e non poteva, volevamo una barca nuova senza quelle piccole magagne che ogni volta si presentano quando hai 25 anni.
Ho cominciato allora a documentarmi sulle imbarcazioni che il mercato offriva: Etap, Benetteau, Jeanneau propongono tutte un 20 piedi, ma anche se di sogni si tratta questi erano oltre ogni portata. Poi, come detto, ho visto i Viko e il sogno è arrivato fino al dormiveglia.

Giovedì 2 giugno mi sono svegliato. Armato di motore (il glorioso), dotazioni e fratello, che per l'occasione si è prestato ad aiutarmi, ci presentiamo al pontile dove Vikolocorto è già pronto e aspetta solo noi. Il responsabile del cantiere è a bordo e cerca di cancellare ogni piccolo segno di sporco (gabbiani di m...a). Saliamo a bordo e subito le mie scarpe lasciano due impronte in pozzetto sotto lo sguardo inorridito di Renata, mi guardo intorno, tutto è perfetto: le cime ben riposte sui Winch tutte con un bel colore vivo, la tuga non ha nemmeno un segno, il tambucco in plexy è tanto lucido che sembra una lastra di vetro, le vele, già armate, sono bianchissime e con i segni delle pieghe. Scendo sotto coperta per riporre lo zainetto, la cerata e i documenti e la zaffata mi assale, l'odore di plastica, di vernice e di... nuovo è fortissima nemmeno su un'automobile dal concessionario è così presente. Forse perché una barca è fatta veramente a mano e qui si vedono lampanti i segni lasciati da chi l'ha costruita, mi guardo un po' in giro, in un angolo si vede un graffietto ritoccato (la fibbia della cintura del verniciatore?), sotto i cuscini un pezzetto di fibra di vetro, in bagno un pezzo di legno dimenticato, nei gavoni non ci sono ragnatele, polvere, segni di umido, niente.
Usciamo. Il piccolo Johnson da 4 Cv è un po' anacronistico sulla poppa ma non si lascia intimidire e dopo 23 anni di servizio e 2 di riposo forzato parte (veramente) al primo colpo, mossi da una fretta che sembra esorcizzarre la possibilità di svegliarsi molliamo gli ormeggi e schizziamo letteralmente avanti, Vikolocorto e leggerissimo.
100 metri massimo e issiamo le vele, rollafiocco (ricordarsi di aprire lo strozzatore del frullino), cerniera della sacca della randa e su anche quella, con i carrelli sale che è uno spettacolo, in 30 secondi siamo già al traverso, anzi andiamo di traverso? La deriva! Apro lo stopper e anche quella va al suo posto. Traverso, bolina, bolina stretta. Poi lasco e poppa, tutto normale tutto facile non cambia nulla, solo le testate e le ammaccature su ginocchia e gomiti fanno capire che non c'è proprio un gran feeling con la barca. Da riva cominciano a telefonare ed è già ora di rientrare, avvolgiviocco (figata!), randa che scivola nella sacca senza colpoferire e motore. Al molo una folla di persone ci aspetta manovra da manuale e Vikolocorto è all'ormeggio, visita di amici e parenti d'obbligo e poi, per la prima volta, mi ritrovo solo sul mio Viko a... lavarlo (in tre giorni lo avrò lavato 10 volte) è una soddisfazione vedere il bianco rispuntare immediatamente sotto la spazzola.


22/10/2008 Stefano Madella
vikolocorto@vikoclass.org

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