NUMERO: 1836311903 | Lug - Dic 2012
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Racconti

sVikolata di pasqua

Questa volta è stata con un gruppo che più eterogeneo non era possibile, per età, esperienza velica, censo, cultura, carattere, capelli, massa grassa e/o magra. Solo un metro sembrava accomunarci, anzi 6: First, Meteor, Viko, ma a ben pensarci nemmeno loro sono simili, nemmeno in apparenza.
Eppure son stati 3 giorni fantastici con più di 60 miglia percorse in ogni condizione, dalla pioggia al sole caldissimo, dalle piatte nebbiose ai temporali urlanti, dai ristoranti ai pic-nic in pozzetto, dalle gite nei paesini alle panchine in tutto relax.

Ormai da molti anni per noi la pasqua è sacrilegamente dedicata alla barca, normalmente con il primo noleggio al mare, ma quest'anno si presentava l'occasione di fare finalmente una Vikoflotta a zonzo per il lago. Qualche settimana prima della data di partenza altre 2 barche si aggiungono. Venerdì saliamo, il tempo è veramente brutto e non promette proprio nulla di buono, siamo però tutti li nessuno vuole cedere di un passo sulla decisione presa.
La partenza è fissata per le 9 di domani, prepariamo le barche senza mai guardare il cielo, convinti che ci grazierà.

La notte si scatena l'inferno, pioggia, grandine, fulmini, vento, noi chiusi al calduccio nelle nostre piccole barchine continuiamo a sperare. La mattina ci accoglie ancora con una coltre minacciosa. Stoici indossiamo le nostre cerate più pesanti e partiamo lo stesso: Lisanza, Feriolo, Laveno, 15 miglia in tutto.











Si esce in sordina, issiamo le rande senza troppa convinzione in una piatta totale.
Rotta verso nord a piccolo trotto, distanziati di qualche centinaio di metri, si provano i VHF, litigo con i generatore del motore che ha deciso di lasciarmi proprio ora, a sprazzi un pallido sole e qualche refolo di vento fa aumentare l'allegria e svolgere o issare i fiocchi. Così pian piano giungiamo a Ranco dove il lago si apre e dove un po' di sole fa ancora capolino. È l'occhio del ciclone.
A Belgirate siamo tutti compatti per aver parlato di un'eventuale sosta per il pranzo commutata in pappa in navigazione per non perdere Feriolo. A nord è molto scuro, sia il cielo sia il lago, senza una parola le rande diminuiscono, chi una mano chi nel sacco con la cerniera ben chiusa. Arriva di colpo, le ochette dicevano fosse più di 10/12 nodi, ma non i 20/25 con onde ripide e confuse che ci investono. Confusione. Sul lago il vento è sempre meno maneggevole rispetto al mare, salta di improponibili quarte di qua e di la rendendo impossibile qualsiasi regolazione a barche ben più "possenti" delle nostre.
Mi ritrovo quindi alla cappa per ammainare la randa a cercare i compagni, l'altro Viko è sottocosta a secco di vele che prosegue ridossato tranquillo a motore, il meteor vicino a me sorpreso con il genoa leggero lo ammaina per non rovinarlo e si rimette in rotta con la sola randa, il Firstino dopo una digressione in poppa sfrutta la sua chiglia lunga e pesante e riparte a tutta tela con la falchetta in acqua.
Ammainata la randa mi rimetto in bolina larga con il solo fiocco.

La deviazione a Feriolo è saltata, ma una volta assorbito l'impatto e sperando non peggiori decidiamo comunque di raggiungere Laveno.
Con il fiocco, saltando sulle onde, decisamente bagnato dagli spruzzi Vikolocorto mi regala un paio di esaltanti "oltre 6 nodi" sul GPS, fino a Reno quando finalmente cala qualche nodo e posso issare nuovamente la randa con una mano, tolta di nuovo quando poggiando nel golfo di Laveno le onde rischiavano di traversarci comunque e sempre pensando alla sicurezza e tranquillità della famiglia.

Ormeggio da manuale, riunione estemporanea per raccontarcela su, facce felici e sorridenti si avviano chi alle docce chi al primo aperitivo.






.... La serata trascorre piacevole, chi una pizza chi un sontuoso fritto di calamari entrambi serviti da simpatiche rumene. Il momento della nanna giunge comunque presto, la stanchezza è tanta. Non prima di aver dato uno sguardo alla meteo e di aver deciso cosa fare l'indomani: meteo più che mai incerta, destinazione invece certa spavaldi decidiamo per i Castelli di Cannero. Notte piovosa con scrosci violenti.

2° giorno 15 miglia






La mattina è uggiosa, non promette nulla di buono, nemmeno il vento. Usciamo in linea di fila e impostiamo la rotta per Caldè, visto che si smotora tanto vale fare delle soste culturali, così in un'oretta siamo a Caldè ormeggiati ai pontili in transito e subito dopo invadiamo il paese con la nostra allegria: breve passeggiata culturale alle fornaci, incursione nei vicoli caratteristici, verifica dei cartelli affittasi con solite affermazioni sull'utilità o meno di una casa al lago, infine aperitivo all'onnipresente bar sul porto.





Sembra salga un pochino di aria, da sud finalmente, lesti issiamo le vele, ma sarà una mera illusione. Raggiungiamo così i castelli mezzo a vela e mezzo a motore. Giro intorno ai castellli, tentativo di ormeggio ad una chiatta con relativo incaglio e poi via con l'inverna che finalmente si mostra, ovviamente di bolina nel ritorno.

Tutta tela, spaio subito per non subire lo smacco di essere lasciato indietro, imposto con precisione il primo bordo sul pilota e mi dedico alla regolazione di fino delle vele. Sono alla sponda piemontese, mi preparo a virare guardo in giro prima di cambiare bordo e con sommo stupore mi accorgo di essere parecchio sopravento agli altri. Viro. Sul secondo bordo sarò ben a sud di Caldè quando gli altri avranno prua poco sotto Luino. Altri due bordi divertenti e sarò alla punta di Laveno. Nota: parlo al singolare perché la famiglia oggi è in sciopero sottocoperta a giocare a domino.

Prima di attraversare la rotta dei traghetti aspetto gli altri, chiamo il porto per la sera. Insieme entriamo in porto, ormeggio, meno concitato del primo e siamo pronti per lo struscio di decompressione a cui segue subito la cena visto che siamo affamati come lupi. Altra piacevole serata.

Nanna più tardi complice la colomba pasquale. La rotta domani sarà decisa in funzione del tempo, in caso di tramontana stabile rientro verso sud, la voglia di utilizzare le vele portanti è tanta, viceversa Feriolo, saltato all'andata, e poi a casa. Ovviamente la mattina il vento è quantomai incerto, nemmeno gli indigeni sanno rassicurarci, il sole invece è questa volta ben deciso ad accompagnarci.
Vista l'incertezza la flotta si separa, una barca esce dal porto alle prime avvisaglie di vento, issa lo spy e rivolge la prua a sud; gli altri puntano su Feriolo con un bel bordo al traverso.

3° giorno 6 miglia finmo a Feriolo


Come da programma: visita al paesino, benzina sulla statale, aperitivo allungato in barca, pennica e poi.....

3° giorno 22 miglia fino a casa
Mollati gli ormeggi da Feriolo andiamo verso nord a raccogliere il vento che i pieni di benzina fatti dovrebbero averci garantito. Detto fatto arriva una invernina che ci spinge piacevolmente nel primo bordo verso casa, casa che il GPS mi da 70° a destra con un ETA scandaloso, ma non importa. Sirio rimane un po' indietro, nello spirito competitivo che ci contraddistingue torniamo indietro a dargli manforte girandogli intorno come falchi sulla preda, dando consigli a destra e a manca incasinando ovviamente quel poco che c'era di buono nelle regolazioni.
Per fortuna il vento cala altrimenti saremmo rimasti li a dar consigli fino al tramonto. Puntiamo quindi verso le isole Borromee per un ultimo scampolo culturale. Bolgai allucinante di traghetti, aliscafi, battelli, canoe. Qualsiasi cosa galleggi trasporta avanti e indietro orde di turisti assatanati di ninnoli e prodotti "tipici". Le isole letteralmente scompaiono sotto i piedi di questio dannati della pasquetta. Andiamo oltre senza indigio alcuno. Ripensando con nostalgia alla bellezza delle isole nelle nebbioline invernali quando si mostrano nel loro reale grigiore tipico del lago, molto ma molto più belle.

Dopo le isole il vento torna a trovarci, in un crescendo che ci esalta e demoralizza allo stesso tempo, per l'intensità e per la direzione che, ovviamente, è sul naso.
Ci sono 8/10 nodi, ma provo lo stesso l'ammazzapatane, pochi minuti e l'apparente si attesta sui 13/15 e la velocità sui 5 nodi, pochi minuti e salta la ritenuta del boma consumata dall'uso improprio che ne stavamo facendo. Bompresso retratto, vela sottovento avvolta in tutta fretta e sostituita con il fiocco. Terminiamo il bordo a 2/3 nodi con le vele "convenzionali" scapolando la punta che ci proteggeva dal vento che per fortuna aumenta fino ad una quindicina di nodi sufficienti per tornare a medie oltre i 4 nodi. Gli altri nel frattempo sono molto avanti.











21/04/2009 Stefano Madella
vikolocorto@vikoclass.org

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