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Racconti
sVikolata di pasqua
Questa volta è stata con un gruppo che più eterogeneo non era
possibile, per età, esperienza velica, censo, cultura, carattere,
capelli, massa grassa e/o magra. Solo un metro sembrava accomunarci,
anzi 6: First, Meteor, Viko, ma a ben pensarci nemmeno loro sono
simili, nemmeno in apparenza. Eppure son stati 3 giorni fantastici
con più di 60 miglia percorse in ogni condizione, dalla pioggia al sole
caldissimo, dalle piatte nebbiose ai temporali urlanti, dai ristoranti
ai pic-nic in pozzetto, dalle gite nei paesini alle panchine in tutto
relax.
Ormai da molti anni per noi la pasqua è sacrilegamente
dedicata alla barca, normalmente con il primo noleggio al mare, ma
quest'anno si presentava l'occasione di fare finalmente una Vikoflotta
a zonzo per il lago. Qualche settimana prima della data di partenza
altre 2 barche si aggiungono. Venerdì saliamo, il tempo è veramente
brutto e non promette proprio nulla di buono, siamo però tutti li
nessuno vuole cedere di un passo sulla decisione presa. La partenza è fissata per le 9 di domani, prepariamo le barche senza mai guardare il cielo, convinti che ci grazierà.
La
notte si scatena l'inferno, pioggia, grandine, fulmini, vento, noi
chiusi al calduccio nelle nostre piccole barchine continuiamo a
sperare. La mattina ci accoglie ancora con una coltre minacciosa.
Stoici indossiamo le nostre cerate più pesanti e partiamo lo stesso:
Lisanza, Feriolo, Laveno, 15 miglia in tutto.
Si esce in sordina, issiamo le rande senza troppa convinzione in una piatta totale. Rotta
verso nord a piccolo trotto, distanziati di qualche centinaio di metri,
si provano i VHF, litigo con i generatore del motore che ha deciso di
lasciarmi proprio ora, a sprazzi un pallido sole e qualche refolo di
vento fa aumentare l'allegria e svolgere o issare i fiocchi. Così pian
piano giungiamo a Ranco dove il lago si apre e dove un po' di sole fa
ancora capolino. È l'occhio del ciclone. A Belgirate siamo tutti
compatti per aver parlato di un'eventuale sosta per il pranzo commutata
in pappa in navigazione per non perdere Feriolo. A nord è molto scuro,
sia il cielo sia il lago, senza una parola le rande diminuiscono, chi
una mano chi nel sacco con la cerniera ben chiusa. Arriva di colpo, le
ochette dicevano fosse più di 10/12 nodi, ma non i 20/25 con onde
ripide e confuse che ci investono. Confusione. Sul lago il vento è
sempre meno maneggevole rispetto al mare, salta di improponibili quarte
di qua e di la rendendo impossibile qualsiasi regolazione a barche ben
più "possenti" delle nostre. Mi ritrovo quindi alla cappa per
ammainare la randa a cercare i compagni, l'altro Viko è sottocosta a
secco di vele che prosegue ridossato tranquillo a motore, il meteor
vicino a me sorpreso con il genoa leggero lo ammaina per non rovinarlo
e si rimette in rotta con la sola randa, il Firstino dopo una
digressione in poppa sfrutta la sua chiglia lunga e pesante e riparte a
tutta tela con la falchetta in acqua. Ammainata la randa mi rimetto in bolina larga con il solo fiocco.
La
deviazione a Feriolo è saltata, ma una volta assorbito l'impatto e
sperando non peggiori decidiamo comunque di raggiungere Laveno. Con
il fiocco, saltando sulle onde, decisamente bagnato dagli spruzzi
Vikolocorto mi regala un paio di esaltanti "oltre 6 nodi" sul GPS, fino
a Reno quando finalmente cala qualche nodo e posso issare nuovamente la
randa con una mano, tolta di nuovo quando poggiando nel golfo di Laveno
le onde rischiavano di traversarci comunque e sempre pensando alla
sicurezza e tranquillità della famiglia.
Ormeggio da manuale,
riunione estemporanea per raccontarcela su, facce felici e sorridenti
si avviano chi alle docce chi al primo aperitivo.
.... La serata trascorre piacevole, chi una pizza chi un sontuoso
fritto di calamari entrambi serviti da simpatiche rumene. Il momento
della nanna giunge comunque presto, la stanchezza è tanta. Non prima di
aver dato uno sguardo alla meteo e di aver deciso cosa fare l'indomani:
meteo più che mai incerta, destinazione invece certa spavaldi decidiamo
per i Castelli di Cannero. Notte piovosa con scrosci violenti.
2° giorno 15 miglia
La mattina è uggiosa, non promette nulla di buono, nemmeno il vento.
Usciamo in linea di fila e impostiamo la rotta per Caldè, visto che si
smotora tanto vale fare delle soste culturali, così in un'oretta siamo
a Caldè ormeggiati ai pontili in transito e subito dopo invadiamo il
paese con la nostra allegria: breve passeggiata culturale alle fornaci,
incursione nei vicoli caratteristici, verifica dei cartelli affittasi
con solite affermazioni sull'utilità o meno di una casa al lago, infine
aperitivo all'onnipresente bar sul porto.
Sembra salga un pochino di aria, da sud finalmente, lesti issiamo le
vele, ma sarà una mera illusione. Raggiungiamo così i castelli mezzo a
vela e mezzo a motore. Giro intorno ai castellli, tentativo di ormeggio
ad una chiatta con relativo incaglio e poi via con l'inverna che
finalmente si mostra, ovviamente di bolina nel ritorno.
Tutta tela, spaio subito per non subire lo smacco di essere lasciato
indietro, imposto con precisione il primo bordo sul pilota e mi dedico
alla regolazione di fino delle vele. Sono alla sponda piemontese, mi
preparo a virare guardo in giro prima di cambiare bordo e con sommo
stupore mi accorgo di essere parecchio sopravento agli altri. Viro. Sul
secondo bordo sarò ben a sud di Caldè quando gli altri avranno prua
poco sotto Luino. Altri due bordi divertenti e sarò alla punta di
Laveno. Nota: parlo al singolare perché la famiglia oggi è in sciopero
sottocoperta a giocare a domino.
Prima di attraversare la rotta dei traghetti aspetto gli altri, chiamo
il porto per la sera. Insieme entriamo in porto, ormeggio, meno
concitato del primo e siamo pronti per lo struscio di decompressione a
cui segue subito la cena visto che siamo affamati come lupi. Altra
piacevole serata.
Nanna più tardi complice la colomba pasquale.
La rotta domani sarà decisa in funzione del tempo, in caso di
tramontana stabile rientro verso sud, la voglia di utilizzare le vele
portanti è tanta, viceversa Feriolo, saltato all'andata, e poi a casa.
Ovviamente la mattina il vento è quantomai incerto, nemmeno gli
indigeni sanno rassicurarci, il sole invece è questa volta ben deciso
ad accompagnarci. Vista l'incertezza la flotta si separa, una barca
esce dal porto alle prime avvisaglie di vento, issa lo spy e rivolge la
prua a sud; gli altri puntano su Feriolo con un bel bordo al traverso.
3° giorno 6 miglia finmo a Feriolo
Come da programma: visita al paesino, benzina sulla statale, aperitivo allungato in barca, pennica e poi.....
3° giorno 22 miglia fino a casa Mollati gli ormeggi da Feriolo andiamo verso nord a raccogliere il
vento che i pieni di benzina fatti dovrebbero averci garantito. Detto
fatto arriva una invernina che ci spinge piacevolmente nel primo bordo
verso casa, casa che il GPS mi da 70° a destra con un ETA scandaloso,
ma non importa. Sirio rimane un po' indietro, nello spirito competitivo
che ci contraddistingue torniamo indietro a dargli manforte girandogli
intorno come falchi sulla preda, dando consigli a destra e a manca
incasinando ovviamente quel poco che c'era di buono nelle regolazioni. Per
fortuna il vento cala altrimenti saremmo rimasti li a dar consigli fino
al tramonto. Puntiamo quindi verso le isole Borromee per un ultimo
scampolo culturale. Bolgai allucinante di traghetti, aliscafi,
battelli, canoe. Qualsiasi cosa galleggi trasporta avanti e indietro
orde di turisti assatanati di ninnoli e prodotti "tipici". Le isole
letteralmente scompaiono sotto i piedi di questio dannati della
pasquetta. Andiamo oltre senza indigio alcuno. Ripensando con nostalgia
alla bellezza delle isole nelle nebbioline invernali quando si mostrano
nel loro reale grigiore tipico del lago, molto ma molto più belle.
Dopo
le isole il vento torna a trovarci, in un crescendo che ci esalta e
demoralizza allo stesso tempo, per l'intensità e per la direzione che,
ovviamente, è sul naso. Ci sono 8/10 nodi, ma provo lo stesso
l'ammazzapatane, pochi minuti e l'apparente si attesta sui 13/15 e la
velocità sui 5 nodi, pochi minuti e salta la ritenuta del boma
consumata dall'uso improprio che ne stavamo facendo. Bompresso
retratto, vela sottovento avvolta in tutta fretta e sostituita con il
fiocco. Terminiamo il bordo a 2/3 nodi con le vele "convenzionali"
scapolando la punta che ci proteggeva dal vento che per fortuna aumenta
fino ad una quindicina di nodi sufficienti per tornare a medie oltre i
4 nodi. Gli altri nel frattempo sono molto avanti.
21/04/2009 Stefano Madella vikolocorto@vikoclass.org
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