LE BARCHE HANNO UNANIMA E ALTRE PERLE DI SAGGEZZA DI CARLO SCIARRELLI
Le barche hanno un'anima. Lo si sa. Lo dicono tutti. Anche il più scettico uomo del mondo, con cui bisognerebbe stare bene attenti a incominciare un discorso sull'anima dell'uomo, non batte ciglio a questa asserzione. Non tutte però. Un gommone non ha un'anima. Non ce l'ha un quarter ton in fibra di carbonio e con la poppa senza specchio, non ce l'ha un potacontainer da duecentocinquanta metri. Ma forse non son barche. Forse ho trovato la definizione di barca. Una cosa fatta per galleggiare che ha l'anima. Le altre sono solo galleggianti. (CARLO SCIARRELLI, Lo Yacht, Milano, ed. 1998, pag. 458)
Lo yacht è la barca del gentiluomo, ma non costa di più della barca di un certo tipo di moderno povero. La povertà, che in questo caso coincide con la volgarità, sta nel fatto che per la stessa cifra, il povero vuole una barca molto più grande, più brutta e mal costruita. (CARLO SCIARRELLI, ibidem pag. 421)
Esporre al giudizio del pubblico una barca troppo bella è una sfida sfacciata, bisogna chinare il capo e sopportare lintransigenza di chi va in giro in gommone. CARLO SCIARRELLI, ibidem pag. 415)
Proviamo ad entrare col pensiero in un marina. Sono yacht quelle barche di serie in plastica con tughe e fiancate pitturate a strisce colorate, con rullaranda e rullafiocco, con a poppa una scritta in corsivo con la composizione dei nomi dei figli del proprietario? Sono yachtsmen i componenti della famigliola che stanno mangiando a bordo, poi si metteranno i pigiamini (se non li hanno già addosso) e andranno a dormire nelle loro cuccette e domani torneranno a casa incolonnati in macchina senza essere usciti dal porto e così avranno risolto il loro weekend? (CARLO SCIARRELLI, ibidem pag. 419)
Quello che però è sicuro è che io non provo più piacere nel vedere le barche moderne di serie. Ma è un problema mio, e devo tenermelo. Io sento molto lo squallore che si prova camminando lungo i pontili di un marina. File e file di consumistiche barche di plastica. Si respira mediocrità. Non si può passeggiare tra i condomini di una periferia moderna e sentirsi contenti. E pensare che chi fa il picnic settimanale su queste barche allineate senza mollare gli ormeggi è tecnicamente e socialmente soddisfatto. Perché oltretutto la pubblicità convince che mangiare la carne in scatola e a dare al bambino il cornetto avvolto nel cellophane è un traguardo sociale, ed in fondo è anche vero, perché i surrogati costano sempre di più delle cose che vanno a surrogare. E questo vale anche per le barche. Sono sempre orgogliosissimi i proprietari dellultimo Baltic. Per forza. Hanno speso il doppio di quel che costerebbe una barca della stessa lunghezza fatta da un artigiano, un pezzo unico in legno, ed almeno il quadruplo di duna barca in ferro. Come quando si è più orgogliosi se si ha addosso la maglietta di materiale sintetico del tipo che va di moda, rispetto a quando si indossa una maglia di vera lana fatta a mano dalla mamma. Maglia che non è di moda mai, cioè di moda sempre. (CARLO SCIARRELLI ibidem, 420)
Raccolte da Fabio Fazzo