Pivieri carrellabili, trasportabili, spiaggiabili....
Nella fase di ristrutturazione del mio Merien, in base ad esperienze passate ho previsto, nella robusta chiglia, dalla parte della poppa, un foro passante e ben resinato di circa 2cm, attraverso il quale tramite un robusto laccio e un argano manuale, ho provato a tirare il Merien in secco sulla spiaggia del Gombo, avendo l'accortezza di preparare sulla rena una specie di scalo, usando delle travi, recuperate qua e là, portate dalle varie libecciate in questa spiaggia deserta.
Loperazione che è stata eseguita con successo e soddisfazione, non nego, ha richiesto buone braccia e una buona dose di perseveranza, volontà e dedizione, ma era una prova che volevo fare, anche per avere una sicurezza in più in caso di necessità, e devo dire che le onde della risacca del mare, in questa manovra aiutano molto questo tipo di alaggio e varo.
Comunque ritengo che questa operazione, per lo stress dovutole, possa essere eseguita solo per una ragione importante, anche se i nostri avi pescatori con le loro pesanti imbarcazioni di legno, magari con vele latine, la eseguivano a braccia, in gruppo, ad ogni rientro dalla pesca.
Ho fatto questa prova, poiché in passato ho avuto una barchetta, che ritengo tuttora eccezionale per il campeggio nautico, la crocera costiera e il trasporto su strada e, con lo stesso sistema descritto, la sera, insieme alla mia compagna, la tiravamo in secco sulle spiagge citate, per dormirvi dentro senza essere sballottati dalle onde.
Si trattava dellALBATROS della "Comave", piccolo canterino, che ha costruito un esiguo numero di queste barchette, di cui allego i dati e le caratteristiche, ma come al solito fagocitato dalla meganautica assassina!!! ( Mi chiedo dove siano finiti gli stampi, e se qualcuno lo sapesse, potrebbe essere interessante).
Tornando al trasporto del Piviere o comunque altra imbarcazione di circa 1500kg, io credo che non sia uno scherzo trasportarla, armarla, vararla, solo per fare una sveltina, per poi riportarsela in giardino!
"Tuttalpiù" vedo molto bene il sistema attuato dal nostro amico Lischi, che il suo Piviere lo tiene nel cortile di casa, vicino a dove abito anchio, e destate quando viene al mare, lo carica su un camion munito di gru e lo porta in un canterino sullArno, vicino al mio, da dove parte per le sue ben documentate vacanze, per poi, al termine di queste, riportarselo in cortile in attesa delle prossime.
Inoltre siamo sempre lì col conto, quando sei giovane, smuovi il mondo, ma, mano a mano che vai in là con gli anni, sia te, e SOPRATTUTTO la tua compagna, desiderate maggiormente certe comodità.
Se poi hai veramente la passione per la barca, mettendo in conto tutte le varie spese di trasporto, macchine, carrelli, ganci, autostrade, collaudi e assicurazioni varie, per non parlare dei rischi connessi al trasporto, io credo che tutto ciò, più o meno, come costo, equivalga a tenere la barca in un canterino attrezzato, magari in acqua, pronta alluso immediato.
Ho letto con interesse larticolo di Francesco Cambiare barca, anzi forse ho letto anche quello che pur non essendo scritto traspare dietro le sue righe.
In particolare mi ha colpito laffermazione della consorte a proposito delle barche: almeno quelle ce le siamo godute!!!.
Questo è sempre stato anche il mio pensiero, poiché siamo esseri terragnoli e qualsiasi avventura in mare, bella o brutta, ma nemmeno brutta, diciamo, rischiosa, ce la ricordiamo bene sempre molto volentieri, noi appassionati di questo genere di navigazioni, molto più di qualsiasi, pur bella passeggiata tra i boschi, o gitarella fuori porta, proprio perché il mare (o il lago, insomma, lacqua), non è il nostro elemento principale in cui viviamo, ma che ci attrae enormemente!
Per cui finché si è giovani meglio sacrificare qualcosaltro di terragnolo, che puoi sempre fare un domani, al contrario di certe avventure marine che difficilmente ti verrà voglia di affrontare più tardi negli anni.
12/03/2009 Mario Volpini
v.maryone@libero.it
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